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'''Torino, successo dello sciopero contro il call center''' / Pur non disponendo ancora di dati ufficiali sulle altre sedi del gruppo, si può affermare che lo sciopero dei lavoratori Comdata nelle sedi di La Spezia, Torino ed Ivrea è ampiamente riuscito (pressoché totale la partecipazione nella sede ligure, circa il 70% di adesione nei due centri piemontesi), mentre i presidi organizzati sono stati ampiamente partecipati. A Torino una cinquantina di lavoratori e lavoratrici hanno partecipato all’esuberante presidio 'contro gli esuberi'. Con sound system ed interventi, striscioni e bandiere, abbiamo gridato che non accettiamo né il piano di ristrutturazioni e tagli che mette a rischio circa 1.500 posti di lavoro fra le sedi di La Spezia, Asti, Torino, Ivrea, Scarmagno e Milano, né l’atteggiamento arrogante di una direzione aziendale che dopo anni di fatturati, profitti, ricapitalizzazioni e acquisizioni, crede di padroneggiare le vite dei lavoratori e delle lavoratrici senza dare alcuna spiegazione né alle organizzazioni sindacali, né ai lavoratori stessi. La giornata, come sempre succede in questa sede, era iniziata... ieri sera: solita provocazione aziendale che, ogni volta che viene indetto uno sciopero, inventa presunti “lavori” e fa posizionare i soliti due furgoni di fronti all’entrata, nel patetico tentativo di rendere meno visibile il presidio. Questa volta però, la prontezza di spirito dei lavoratori ha guastato i loro piani: un’automobile parcheggiata in tempo utile ha impedito l’oscuramento della protesta, permettendo il posizionamento di striscioni e impianto voce. 'Meno furgoni, più assunzioni', questo lo slogan irriverente gridato dai lavoratori in piazza, molti dei quali a tempo determinato. [ http://snipurl.com/eg8p4 ] '''Torino, successo dello sciopero contro il call center''' / Pur non disponendo ancora di dati ufficiali sulle altre sedi del gruppo, si può affermare che lo sciopero di ieri dei lavoratori Comdata nelle sedi di La Spezia, Torino ed Ivrea è ampiamente riuscito (pressoché totale la partecipazione nella sede ligure, circa il 70% di adesione nei due centri piemontesi), mentre i presidi organizzati sono stati ampiamente partecipati. A Torino una cinquantina di lavoratori e lavoratrici hanno partecipato all’esuberante presidio 'contro gli esuberi'. Con sound system ed interventi, striscioni e bandiere, abbiamo gridato che non accettiamo né il piano di ristrutturazioni e tagli che mette a rischio circa 1.500 posti di lavoro fra le sedi di La Spezia, Asti, Torino, Ivrea, Scarmagno e Milano, né l’atteggiamento arrogante di una direzione aziendale che dopo anni di fatturati, profitti, ricapitalizzazioni e acquisizioni, crede di padroneggiare le vite dei lavoratori e delle lavoratrici senza dare alcuna spiegazione né alle organizzazioni sindacali, né ai lavoratori stessi. La giornata, come sempre succede in questa sede, era iniziata... ieri sera: solita provocazione aziendale che, ogni volta che viene indetto uno sciopero, inventa presunti “lavori” e fa posizionare i soliti due furgoni di fronti all’entrata, nel patetico tentativo di rendere meno visibile il presidio. Questa volta però, la prontezza di spirito dei lavoratori ha guastato i loro piani: un’automobile parcheggiata in tempo utile ha impedito l’oscuramento della protesta, permettendo il posizionamento di striscioni e impianto voce. 'Meno furgoni, più assunzioni', questo lo slogan irriverente gridato dai lavoratori in piazza, molti dei quali a tempo determinato. [ http://snipurl.com/eg8p4 ]

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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

Azione in solidarietà con i/le migranti e recluse/i in lotta

Questa mattina, alle 8.30 circa, è stata bloccata per alcuni minuti Porta Maggiore, uno dei principali snodi del traffico romano, in solidarietà con i/le migranti in lotta nei Centri di Identificazione ed Espulsione di tutta Italia e per Salah Souidani, assassinato dallo stato nel CIE di Ponte Galeria a Roma. Un piccolo corteo ha comunicato con striscioni, fumogeni e volantini. Di seguito il volantino distribuito: SALAH SOUIDANI: ASSASSINATO DALLO STATO La mattina di giovedì 19 marzo, all'interno del "Centro di Identificazione ed Espulsione" (CIE, ex CPT) di Ponte Galeria a Roma, viene trovato morto l'algerino Salah Souidani. Dopo aver accusato un malore gli sono state negate le cure, e dopo aver subito un pestaggio, accompagnato dall'ordinaria dose di insulti razzisti, è stato trascinato di peso nella camerata e lì lasciato morire (come testimoniato dai suoi compagni di detenzione).

  • Sappiamo che le consuete menzogne dei comunicati ufficiali vorrebbero nascondere la scomoda realtà della gestione brutale di questi lager, di cui Salah purtroppo non è la prima vittima. Non crediamo alle presunte "cause naturali" della sua morte, riportate nel referto medico della Croce Rossa italiana (responsabile della gestione di questo centro e di altri in Italia), e la riteniamo non una tragica fatalità, ma la diretta conseguenza delle politiche di sterminio del razzismo di stato.

La Croce Rossa, così come nelle cosiddette "guerre umanitarie" gestisce il business dei profughi e dei feriti, imponendo la pace armata degli eserciti, nei lager di stato del "Belpaese" rende possibile il lavoro sporco di altri assassini in divisa (quella della polizia) con un silenzio complice ed accondiscendente. Da giovedì scorso tutti/e i/le reclusi/e di Ponte Galeria sono in sciopero della fame, mentre in altri CIE italiani (da Torino, a Bari, a Lampedusa, a Bologna) da settimane si susseguono rivolte e gesti di disperazione di vario tipo: chi si è tagliato con delle lamette, chi ha ingerito delle batterie, chi si è cucito le labbra, chi è in sciopero della fame e della sete, chi ha dato fuoco al lager in cui era rinchiuso. A tutti loro va la nostra solidarietà, nella convinzione che la loro lotta per la libertà, contro le istituzioni carcerarie che mostrano il vero volto della democrazia, sia anche la nostra. SOLIDARIETA' CON I MIGRANTI E I RECLUSI IN LOTTA PER LA LIBERTA' DALLO STATO E DALLE SUE GALERE CHIUDERE I CIE CHIUDERE I LAGER TUTTI E TUTTE LIBERI/E Roma, 24/03/2009

Incidenti lavoro, morto agricoltore in Alto Adige / Un agricoltore di 65 anni è morto oggi all'ospedale di Bolazano dove era stato trasferito a seguito del ribaltamento del trattore con cui stava lavorando. L'episodio è avvenuto a Vernurio, frazione del comune di Rifiano, nella Val Passiria, in Alto Adige. La morte è stata causata da una seria ferita alla colonna vertebrale. [ http://snipurl.com/eg7z9 ]

Torino, successo dello sciopero contro il call center / Pur non disponendo ancora di dati ufficiali sulle altre sedi del gruppo, si può affermare che lo sciopero di ieri dei lavoratori Comdata nelle sedi di La Spezia, Torino ed Ivrea è ampiamente riuscito (pressoché totale la partecipazione nella sede ligure, circa il 70% di adesione nei due centri piemontesi), mentre i presidi organizzati sono stati ampiamente partecipati. A Torino una cinquantina di lavoratori e lavoratrici hanno partecipato all’esuberante presidio 'contro gli esuberi'. Con sound system ed interventi, striscioni e bandiere, abbiamo gridato che non accettiamo né il piano di ristrutturazioni e tagli che mette a rischio circa 1.500 posti di lavoro fra le sedi di La Spezia, Asti, Torino, Ivrea, Scarmagno e Milano, né l’atteggiamento arrogante di una direzione aziendale che dopo anni di fatturati, profitti, ricapitalizzazioni e acquisizioni, crede di padroneggiare le vite dei lavoratori e delle lavoratrici senza dare alcuna spiegazione né alle organizzazioni sindacali, né ai lavoratori stessi. La giornata, come sempre succede in questa sede, era iniziata... ieri sera: solita provocazione aziendale che, ogni volta che viene indetto uno sciopero, inventa presunti “lavori” e fa posizionare i soliti due furgoni di fronti all’entrata, nel patetico tentativo di rendere meno visibile il presidio. Questa volta però, la prontezza di spirito dei lavoratori ha guastato i loro piani: un’automobile parcheggiata in tempo utile ha impedito l’oscuramento della protesta, permettendo il posizionamento di striscioni e impianto voce. 'Meno furgoni, più assunzioni', questo lo slogan irriverente gridato dai lavoratori in piazza, molti dei quali a tempo determinato. [ http://snipurl.com/eg8p4 ]

ESTERI

Francia, test nucleari: arriva indennizzo per le vittime

Il governo francese disporra' almeno 10 milioni di euro di indennizzi alle vittime dei test nucleari condotti nel Sahara algerino e nella Polinesia francese, secondo quanto annunciato dal ministro della Difesa Herve Morin.

Israele, raggiunto accordo Netanyahu-Barak per formazione governo

Dopo giorni e giorni di negoziati, il premier incaricato Benyamin Netanyahu e il leader del partito laburista Ehud Barak hanno raggiunto una intesa per formare un governo di coalizione. Nel partito laburista sono emerse resistenze molto forti all'ingresso in forma subalterna in un governo guidato dall'estrema destra di Netanyahu. Secondo il sito Internet del quotidiano Yediot Ahronot questi sono i punti dell'accordo: Israele metterà a punto un accordo generale di “pace e di cooperazione” nel Medio Oriente; Il governo aspirerà a raggiungere accordi di pace con ciascuno dei vicini di Israele; Il ministro della Difesa (Barak) sarà partner paritetico nella conduzione del processo di pace e farà parte del forum ristretto per le decisioni di carattere politico, di sicurezza ed economico; il governo imporrà la legge sia nelle colonie in Cisgiordania che nelle zone palestinesi dove esiste edilizia illegale. L'estrema destra, intanto, è scesa in piazza questa mattina nella zona di Umm el-Fahm, nel nord di Israele, per una manifestazione che ha portato a scontri con la popolazione araba-israeliana.

Rapporto Onu: un crimine di guerra l'operazione israeliana a Gaza

“Sulla base delle prove preliminari disponibili vi è ragione di concludere che l'operazione israeliana 'Piombo Fuso' contro la Gaza ha rappresentato un crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale.” Lo afferma il rapporto di Richard Falk, relatore speciale dell'Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori occupati palestinesi, presentato ieri a Ginevra. Falk chiede un'indagine di esperti per accertare se le armi impiegate da Israele su un'area densamente popolata come la Striscia di Gaza consentisse di distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. "Se non era possibile fare questa distinzione - si legge nel rapporto - gli attacchi risultano un crimine di guerra". Falk afferma che anche senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, "è possibile trarre la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale". Il rapporto Falk critica inoltre il blocco della Striscia evocando la possibilità di crimini di guerra e contro l'umanità, ma soprattutto la decisione "senza precedenti" di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di uscire dalla zona di guerra.

  • Pesanti critiche a Israele sono state rivolte ieri anche dalla filiale israeliana della organizzazione Medici per i diritti umani (Phr), che accusa Tsahal di aver impedito il soccorso ai palestinesi feriti, aperto il fuoco contro ospedali e squadre mediche durante l'offensiva.

Il capo di stato maggiore israeliano, generale Gaby Ashkenazi, ha respinto le accuse di violenze gratuite da parte dei soldati israeliani.

Sri Lanka, Human Rights Watch: bombardamenti indiscriminati sui civili

Un rapporto, pubblicato ieri da Human Rights Watch, afferma che "l'esercito dello Sri Lanka, nonostante le smentite del governo, sta bombardando indiscriminatamente la 'zona di sicurezza' nel nord dell'isola dove migliaia di civili sono intrappolati dalle Tigri tamil (LTTE): oltre 2.700 civili sono morti negli ultimi due mesi, e il numero delle vittime aumenta ogni giorno". "Riceviamo informazioni di civili uccisi e feriti quotidianamente nei bombardamenti sulla 'zona di sicurezza' mentre il governo continua a negare gli attacchi", ha dichiarato Brad Adamas, direttore della sezione asiatica di Human Rights Watch. "Un bagno di sangue peggiorato dall'uso dei civili come scudi umani da parte delle Tigri tamil". Il rapporto è stato diffuso dopo l'ennesimo contatto telefonico con i dottori dell'ospedale da campo di Putumattalan, all'interno della 'zona di sicurezza': "Uno dei dottori ci ha riferito che solo ieri, fino alle 5 del pomeriggio, aveva ricevuto 14 cadaveri e 98 feriti. Poi la conversazione telefonica è stata interrotta da un nuovo bombardamento".

  • Secondo il sito TamilNet, ieri sono morti in tutto, fuori e dentro dalla 'zona di sicurezza', 96 civili, tra cui 19 bambini. Almeno 160 i feriti.

Secondo la documentazione raccolta dal personale locale delle Nazioni Unite, dal 20 gennaio al 7 marzo l'offensiva governativa ha causato al morte di 2,683 civili, e il ferimento di altri 7.241. Il rapporto di Human Rights Watch denuncia anche il fatto che le Tigri tamil continuano a impedire ai 150 mila civili rimasti nella zona dei combattimenti di fuggire, "usandoli di fatto come scudi umani". "Finora solo 4 mila civili feriti sono stati lasciati uscire dall'Ltte". In realtà, secondo la Croce Rossa Internazionale (Icrc) solo negli ultimi dieci giorni sono circa 7 mila i civili usciti dai territori dell'Ltte, 50 mila dall'inizio dell'anno.

PENA MORTE: SEMPRE PIU' VICINI AD ABOLIZIONE

Sono sempre di meno le esecuzioni capitali, ma ancora troppe e concentrate in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, é vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Per contrasto al continente asiatico - che concentra il record di esecuzioni con la Cina che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso (1718 su 2390) - spicca l'Europa dove è rimasta solo la Bielorussia a ricorrere ancora alla pena di morte. “Centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale", ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International in occasione della diffusione del Rapporto. Dopo l'Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perché riconosciuti innocenti.

L'unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. "La pena capitale non è solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo stato. A tutto questo deve essere posta fine", ha sottolineato Khan.

Azione contro i cie stamattina a Roma

http://roma.indymedia.org/node/8919

http://roma.indymedia.org/

Siparietto


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