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'''INTENSI COMBATTIMENTI TRA ESERCITO E INSORTI, CIVILI IN FUGA DA MOGADISCIO'''

Intensi combattimenti sono in corso dalle prime ore di oggi in diversi quartieri di Mogadiscio tra forze governative e ‘shebab’ (letteralmente ‘giovani’), gli insorti che controllano il sud del paese e ampie zone del centro. Lo riferiscono fonti locali della MISNA precisando che soldati e milizie vicine al governo del primo ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke hanno avviato una controffensiva per recuperare posizioni perse nelle scorse settimane. Combattimenti si stanno svolgendo nei pressi di Villa Somalia, sede della presidenza, e del mercato di Bakara. Nel principale ospedale della città, il Medina, sono stati finora contati tre morti e 22 feriti; ma i responsabili della struttura hanno detto alla MISNA che le vittime sono molte di più e che a causa dei combattimenti le operazioni di soccorso sono difficoltose. Nonostante sia venerdì – giorno festivo per i musulmani – gli ospedali funzionano a pieno regime, gli addetti sono stati tutti richiamati in servizio ed è un continuo andirivieni di ambulanze. Gli scontri hanno anche causato un nuovo flusso di sfollati: in queste ore migliaia di civili stanno abbandonando Mogadiscio in direzione di Balad e Afgoye, approfittando anche della fine di piogge torrenziali che ieri hanno causato la morte di 11 bambini. Nei giorni scorsi, per far fronte agli ‘shebab’ (che hanno nel frattempo preso il controllo di alcune città sulla strada per Mogadiscio, tra cui Jowhar), il governo aveva ordinato la distribuzione di armi a milizie di autodifesa e cittadini della capitale con incarichi di responsabilità in luoghi pubblici; sommari corsi di addestramento erano inoltre stati tenuti all’interno di basi dell’esercito.

'''VERSO NAZIONALIZZAZIONE GRUPPO IMPRESE SIDERURGICHE'''

Con un appello “alla responsabilità e alla lotta contro mafie, corruzione e cattiva gestione”, il presidente Hugo Chávez ha annunciato ieri la nazionalizzazione di un gruppo di società di differenti settori per la costituzione di un nuovo complesso industriale. Lo ha riferito la ‘Agencia bolivariana de noticias’ riportando i contenuti di un intervento di Chávez a Ciudad Guayana, nello stato di Bolívar. Ad essere interessate dal provvedimento, saranno in particolare alcune aziende del settore siderurgico ora di proprietà di gruppi stranieri (argentini e giapponesi) e venezuelani. “Le società che saranno nazionalizzate – informa l’agenzia di stato del Venezuela – sono Matesi, Comsigua, Venprecar, Orinoco Iron e Tapsa; sarà nazionalizzata anche la Cerámicas Carabobo dove da tempo è in atto una mobilitazione dei lavoratori”. Sottolineando che il provvedimento avrebbe essere dovuto essere preso molto tempo prima, il capo di stato venezuelano ha aggiunto che questo “nuovo corso deve essere intrapreso con responsabilità e con voglia di integrazione tra governo e lavoratori”. Con un provvedimento già entrato in vigore, Chávez ha intanto dato avvio all’espropriazione di tre stabilimenti per la produzione di gas di una società statunitense a Tulsa, nell’est del paese.

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INTENSI COMBATTIMENTI TRA ESERCITO E INSORTI, CIVILI IN FUGA DA MOGADISCIO

Intensi combattimenti sono in corso dalle prime ore di oggi in diversi quartieri di Mogadiscio tra forze governative e ‘shebab’ (letteralmente ‘giovani’), gli insorti che controllano il sud del paese e ampie zone del centro. Lo riferiscono fonti locali della MISNA precisando che soldati e milizie vicine al governo del primo ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke hanno avviato una controffensiva per recuperare posizioni perse nelle scorse settimane. Combattimenti si stanno svolgendo nei pressi di Villa Somalia, sede della presidenza, e del mercato di Bakara. Nel principale ospedale della città, il Medina, sono stati finora contati tre morti e 22 feriti; ma i responsabili della struttura hanno detto alla MISNA che le vittime sono molte di più e che a causa dei combattimenti le operazioni di soccorso sono difficoltose. Nonostante sia venerdì – giorno festivo per i musulmani – gli ospedali funzionano a pieno regime, gli addetti sono stati tutti richiamati in servizio ed è un continuo andirivieni di ambulanze. Gli scontri hanno anche causato un nuovo flusso di sfollati: in queste ore migliaia di civili stanno abbandonando Mogadiscio in direzione di Balad e Afgoye, approfittando anche della fine di piogge torrenziali che ieri hanno causato la morte di 11 bambini. Nei giorni scorsi, per far fronte agli ‘shebab’ (che hanno nel frattempo preso il controllo di alcune città sulla strada per Mogadiscio, tra cui Jowhar), il governo aveva ordinato la distribuzione di armi a milizie di autodifesa e cittadini della capitale con incarichi di responsabilità in luoghi pubblici; sommari corsi di addestramento erano inoltre stati tenuti all’interno di basi dell’esercito.

VERSO NAZIONALIZZAZIONE GRUPPO IMPRESE SIDERURGICHE

Con un appello “alla responsabilità e alla lotta contro mafie, corruzione e cattiva gestione”, il presidente Hugo Chávez ha annunciato ieri la nazionalizzazione di un gruppo di società di differenti settori per la costituzione di un nuovo complesso industriale. Lo ha riferito la ‘Agencia bolivariana de noticias’ riportando i contenuti di un intervento di Chávez a Ciudad Guayana, nello stato di Bolívar. Ad essere interessate dal provvedimento, saranno in particolare alcune aziende del settore siderurgico ora di proprietà di gruppi stranieri (argentini e giapponesi) e venezuelani. “Le società che saranno nazionalizzate – informa l’agenzia di stato del Venezuela – sono Matesi, Comsigua, Venprecar, Orinoco Iron e Tapsa; sarà nazionalizzata anche la Cerámicas Carabobo dove da tempo è in atto una mobilitazione dei lavoratori”. Sottolineando che il provvedimento avrebbe essere dovuto essere preso molto tempo prima, il capo di stato venezuelano ha aggiunto che questo “nuovo corso deve essere intrapreso con responsabilità e con voglia di integrazione tra governo e lavoratori”. Con un provvedimento già entrato in vigore, Chávez ha intanto dato avvio all’espropriazione di tre stabilimenti per la produzione di gas di una società statunitense a Tulsa, nell’est del paese.

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