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ITALIA

Corrispondenza Campidoglio

Sciopero della fame ponte galeria

Ieri sera una cinquantina di reclusi del Cie di Ponte Galeria – ribattezzata «la Guantanamo di Berlusconi, Bossi e compagnia» - ha ammucchiato tutti i materassi contro le gabbie ed ha indetto uno sciopero della fame e della sete. La scintilla che ha fatto esplodere la protesta: il tentativo dei crocerossini di sistemare nelle gabbie, dove già i reclusi dormono per terra, un nuovo arrivato con la gamba in cancrena. Allo sciopero partecipano anche i reclusi che stanno celebrando il Ramadan, che non hanno ritirato il cibo che avrebbero consumato la sera. Vi proponiamo un estratto dalla corrispondenza realizzata questa mattina con un detenuto del CIE.

IMMIGRAZIONE: SBARCO A RAGUSA, GOMMONE SOCCORSO NEL CANALE DI SICILIA

Sono 15 i migranti sbarcati la notte scorsa con un gommone nei pressi di Punta Braccetto. Secondo le prime informazioni fornite dai passeggeri, il pilota dell’imbarcazione li avrebbe lasciati a pochi metri dalla riva prima di ripartire; nove migranti sono stati fermati e tre ricoverati per escoriazioni, mentre proseguono le ricerche dei sei mancanti all’appello. Un gommone con 96 migranti è stato invece intercettato nel Canale di Sicilia. Dall’imbarcazione, localizzata 75 miglia a sud-est di Lampedusa, era partito ieri un s.o.s. raccolto, sembra attraverso un parente, da un immigrato recluso in un centro di detenzione a Malta. Un barcone con altri 54 migranti africani è stato intercettato ieri notte anche dalla Guardia Civil spagnola a poche miglia dalla costa di Granada, in Andalusia, sempre grazie a una chiamata effettuata da bordo mentre il natante stava imbarcando acqua.

ESTERI

Striscia di Gaza: uccisi due palestinesi

Due palestinesi sono stati uccisi ieri sera nell'area di Jabaliya, nella striscia di Gaza, da un carro armato israeliano appostato sulla linea di separazione fra il territorio palestinese e quello israeliano. Le due vittime erano membri di Hamas.

Cile, ondata di arresti per ex agenti della polizia segreta di Pinochet

Il giudice Victor Montiglio ha firmato 129 ordini di arresto per altrettanti rappresentanti della Dina, la polizia segreta di Augusto Pinochet, che nell'epoca della dittatura (dal 1973 al 1990) si macchiarono di omicidi, sequestri, massacri, di oppositori ed oppositrici al regime dittatoriale. In tribunale si dovranno presentare molti ex militari e funzionari della sicurezza del paese. Sotto inchiesta soprattutto l'Operacion Condor e la meno nota “Operación Colombo”, nata in seno alla DINA nel 1975 e che causò la morte di 119 attivisti cileni.

Honduras, l'Oea non riconoscerà le elezioni del 29 novembre

Il presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya, deposto da un colpo di Stato il 28 giugno scorso, ha trovato l'appoggio incondizionato dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa). La conferma arriva direttamente da Zelaya: "I paese aderenti hanno manifestato l'intenzione di non riconoscere le elezioni del prossimo 29 novembre”, ha affermato il presidente deposto, dopo aver discusso a lungo con il segretario generale dell'Oea, Miguel Insulza. Inoltre, sarebbe pronto un piano d'azione per adottare sanzioni contro il governo di Roberto Micheletti.

COLOMBIA: PARLAMENTO APPROVA REFERENDUM PER RIELEZIONE PRESIDENTE

Dopo due rinvii, la Camera dei deputati ha approvato il controverso referendum di riforma costituzionale che potrebbe consentire al presidente Alvaro Uribe di ripresentarsi alle urne nel 2010 per ottenere un terzo mandato consecutivo. Con 85 voti a favore, cinque contrari e 76 astensioni, l’iniziativa, già passata al Senato, ha ottenuto i consensi minimi necessari (84), in un clima di tensione e continue discussioni; durante la sessione, prolungatasi per 13 ore, l’opposizione ha contestato 16 ‘vizi procedurali’. Uribe era già riuscito a modificare la Carta nel 2006 per presentarsi alle urne in cerca del secondo mandato consecutivo grazie a un voto che è ancora oggetto di un’inchiesta giudiziaria dopo le rivelazioni di alcuni casi di corruzione. Spetterà ora alla Corte Costituzionale convalidare o meno la legittimità dell’iniziativa e su eventuali vizi, entro un lasso di tempo di 90 giorni. In caso di convocazione alle urne, oltre alla maggioranza dei ‘sì’ a Uribe, sarà necessaria un’affluenza pari ad almeno sette milioni e mezzo di elettori, in un paese in cui le ultime votazioni sono state contrassegnate da alti indici di astensione.