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DOPO ACCORDO, ZELAYA ASPETTA PER GIOVEDÌ DECISIONE SUL SUO INCARICO
L’euforia iniziale per l’accordo politico raggiunto Giovedì scorso dopo quattro mesi di crisi ha ceduto il passo nel fine-settimana a timori e nuove tensioni in merito ai tempi dell’atteso ritorno di Manuel Zelaya alla presidenza. In base all’intesa, sarà il Parlamento, previa consultazione con la Corte Suprema, a decidere se restituire l’incarico a Zelaya, rimosso con un golpe il 28 Giugno: “Potrebbero esserci manipolazioni e un gioco oscuro, perciò dobbiamo restare in allerta…Per Giovedì il governo di unità dovrà essere formato e installato e per lo stesso giorno deve essere risolto il punto numero cinque dell’intesa”, quello relativo al presidente, ha detto Zelaya. Le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo ‘de facto’ sull’opportunità che Roberto Micheletti continui ad esercitare la presidenza in attesa del pronunciamento dell’assemblea o in caso di esito negativo per Zelaya, hanno ravvivato le preoccupazioni del fronte anti-golpe. I 128 membri del Parlamento “dovranno riunirsi immediatamente, è un loro obbligo perché attraversiamo una profonda crisi” ha avvertito il consigliere di Zelaya, Rasel Tomé; il ‘Fronte di resistenza al golpe’ ha fatto sapere che manterrà il boicottaggio delle elezioni presidenziali e legislative del 29 Novembre fino a quando Zelaya non tornerà effettivamente al suo posto. Oggi è prevista la creazione della Commissione di verifica incaricata di vigilare sull’applicazione dell’accordo: per la comunità internazionale ne faranno parte l’ex-presidente del Cile Ricardo Lagos e la segretaria del Lavoro statunitense Hilda Solís attesi domani a Tegucigalpa, insieme al segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa) José Miguel Insulza, per incontrare i due membri honduregni.
Pakistan: kamikaze su moto bomba fa strage a Rawalpindi
RAWALPINDI (PAKISTAN) - Ancora una strage in Pakistan, dove un kamikaze, probabilmente un talebano, con indosso un corpetto esplosivo si è fatto saltare in sella a una moto presso un grande albergo nel centro di Rawalpindi, grande città che sorge in prossimità della capitale, Islamabad, uccidendo almeno 34 persone e ferendone una quarantina.
Il terrorista suicida - non è chiaro se anche la moto fosse imbottita di esplosivo - si è scagliato su una fila di persone che attendevano la loro paga fuori da una banca, all'interno di un complesso che comprende anche un centro commerciale e l'hotel a quattro stelle Shalimar, non lontano dal quartier generale dell'esercito, teatro il mese scorso di un'incursione di terroristi con presa d'ostaggi che fece 23 morti. Secondo alcune fonti ufficiali, molte delle vittime sono persone anziane che erano in fila per ritirare la pensione.
L'attentato odierno, l'ultimo di una lunga e sanguinosa offensiva dei talebani, avviene mentre l'esercito cerca di strappare il controllo del territorio ai talebani nell'area tribale del Sud Waziristan, a ridosso del confine afghano, e nel giorno in cui il governo pachistano ha posto una taglia di 5 milioni di dollari sulla testa di Hakimullah Mehsud, capo del movimento dei Talebani del Pakistan (Ttp), e di altri 18 capi del movimento integralista armato.
Annullato il ballottaggio in Afghanistan
La Commissione elettorale indipendente dell'Afghanistan ha annullato il ballottaggio delle elezioni presidenziali in programma per il prossimo 7 novembre, dopo il primo turno del 20 agosto. E' quanto riferisce l'agenzia di stampa Dpa, dopo che l'ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah si è ritirato dalla corsa alla presidenza. L'unico candidato era rimasto il presidente uscente Hamid Karzai.
Poco prima, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in visita a Kabul, aveva ribadito che le Nazioni Unite "appoggeranno e rispetteranno" qualsiasi decisione prendano le autorita' elettorali afgane in merito allo svolgimento del ballottaggio delle presidenziali afgane.
ITALIA
Aggiornamenti su Stefano Cucchi
Aggiornamenti sulla vicenda di Stefano Cucchi, ascolta la corrispondenza con Checchino Antonini
"Un detenuto non si picchia in sezione" Audio shock dal carcere di Teramo "Queste cose si fanno sotto... Abbiamo rischiato la rivolta, perché il negro ha visto..."
TERAMO - "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra un superiore e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali.
ASCOLTA L'AUDIO (repubblica.it)
Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima.
In merito alla vicenda la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano. La deputata chiede al ministro Alfano se ritenga di dover accertare "se questi corrispondano al vero e di promuovere un'indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell'istituto".
E' polemica sulla morte in cella di Diana Blefari Melazzi. I legali e le associazioni che si battono per i diritti nelle carceri parlano di "morte annunciata". A stabilire che "fosse non incompatibile con la detenzione carceraria, tenuto conto del suo stato psicofisico, è stata la magistratura", ribatte il ministro della Giustizia Angelino Alfano in un'intervista a Mattino 5.
"Chiediamo lo sforzo di tutte le istituzioni del Paese affinché facciano quanto in loro potere per fare luce sulle responsabilità che hanno reso possibile questa tragedia". Questa la sollecitazione fatta da Alessandra Blefari Melazzi, sorella di Diana. L'auspicio è stato espresso, tramite l'avvocato Valerio Spigarelli, nel corso di una conferenza stampa tenutasi in Tribunale a Roma per iniziativa dei difensori dell'ex brigatista.
"Una morte annunciata", ha detto subito il presidente dell'associazione Antigone, Patrizio Gonnella, che si batte per i diritti nelle carceri. "Aveva senso tenere in carcere una persona che stava così male?". Perché da tempo Blefari "schizofrenica e inabile psichicamente", passava le sue giornate, come ricorda il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, "in completo isolamento, in una cella singola, per la maggior parte del tempo a letto e al buio rifiutando spesso cibo e medicine", senza rapporti con altre detenute e operatrici volontarie.
Blefari dal 21 ottobre era arrivata dal carcere fiorentino di Sollicciano dopo essere passata anche nell'ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino e nel penitenziario dell'Aquila. "Siamo sotto choc, abbiamo fatto tante battaglie, abbiamo cercato in tutti i modi di far riconoscere il profondo disagio di Blefari. Ora è troppo tardi", ha detto il suo avvocato Caterina Calia, difensore, insieme con l'avvocato Valerio Spigarelli. Il legale ricorda le numerose perizie psichiatriche a cui era stata sottosposta la terrorista per verificare la sua capacità di stare in giudizio. Secondo la difesa, Blefari soffriva di una grave patologia psichica e più volte le stesse difese avevano sollecitato il riconoscimento di tale situazione. Ultimamente sia la Corte di Cassazione sia nei mesi scorsi il gup del tribunale di Roma, avevano respinto tali istanze.
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