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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Femminicidi

Uomo picchia e violenta la ex Provincia di Foggia - Oggi è stato arrestato un uomo di 53 anni, accusato di violenza sessuale nei confronti dell’ex amante: una violenza sessuale reiterata, durante le vacanze di inizio d’anno e ancora, pochi giorni fa. È stata la donna a denunciare l’uomo.

RAVENNA:ABUSI SULLA FIGLIASTRA, 36ENNE A PROCESSO Spaccio, violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti della figliastra 15enne. Sono queste le accuse mosse nei confronti di un 36enne ravennate che verrà processato dal collegio penale del Tribunale.

Molestie su una bambina di due anni. Le lesioni sono state scoperte dai medici in ospedale a San Bonifacio a Verona. Nei guai è finito un amico di famiglia che sarà interrogato oggi

ARRESTATO CATECHISTA PEDOFILO BARI —Nei giorni scorsi a Va­lenzano è stato arrestato un catechista 45enne accusato di pedofilia per ben due anni ha abusato del nipote tre­dicenne. Il pm ha chiesto ed ottenuto dal gip un provvedimento di custodia cautelare in carcere per violen­za sessuale. Sono in corso altri accertamenti per verificare se nelle rete del pedofilo siano fi­niti altri minorenni.

Salerno – 8 novembre - Accoltellata dal marito, è grave, l’aveva denunciato per violenze

Montesilvano, provincia di Pescara – 8 nov un uomo che perseguitava l'ex convivente, evade dai domiciliari e le spara

MONTEFORTE IRPINO (7 novembre) – guardia carceraria uccide la moglie e si suicida

Varese – 7 nov – un uomo arrestato per violenza sessuale

Reggio Calabria – 7 nov -un uomo tenta di violentare una ragazza

Siniscola – 6 nov – donna violentata da un amico

CUCCHI: PRIMI INDAGATI PER LA MORTE DI STEFANO

Primi indagati nell'ambito dell'inchiesta sul decesso di Stefano Cucchi, il geometra 31enne morto lo scorso 22 ottobre nel reparto penitenziario dell'ospedale Pertini di Roma, dopo essere stato arrestato una settimana prima, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, per possesso di stupefacenti.

L'ipotesi di reato è omicidio preterintenzionale. I provvedimenti si riferiscono a chi fu in contatto con Cucchi in ambito carcerario dall'arresto in poi: carabinieri, polizia penitenziaria e detenuti del carcere capitolino di Regina Coeli. Per questo i pm hanno disposto una perizia calligrafica sul materiale sanitario. Ma cosa evidenziano questi documenti? Lo abbiamo chiesto a Luigi Manconi, animatore del sito abuondiritto.it, che ha pubblicato tutte le cartelle cliniche di Stefano redatte tra il 16 e il 22 ottobre.

AUDIO

Verità e giustizia per Marcello, Stefano e gli altri

Marcello Lonzi è morto a 29 anni nel carcere di Livorno, l’11 luglio del 2003. Il corpo di Marcello presentava numerose ferite ed ecchimosi, nonostante questo il referto dell’autopsia indicava una morte per ‘cause naturali’. In questi sei anni e mezzo la madre ha fatto di tutto per sapere la verità sulla morte di Marcello, ma ad oggi non c’è ancora nessun indagato. Dopo il caso di Stefano Cucchi, che presenta numerose analogie con quello di Marcello, la madre ha inviato una lettera al ministro Alfano per chiedere che oltre al caso di Stefano si occupi anche della morte di Marcello e di tutte le altre morti ‘sospette’, ma non ha ricevuto nessuna risposta.

L'iniziativa davanti al Parlamento prevista per il 12 novembre è stata rinviata. L'intenzione è quella di chiedere se è possibile che un ragazzo ridotto in quelle condizioni possa essere morto per ‘cause naturali’ e che, dopo sei anni e mezzo di lotte e di battaglie, sia fatta luce sulla morte di Marcello, prima dell'archiviazione del caso.

Genova, un anno di reclusione per Alessandro Perugini

Un anno di reclusione per Alessandro Perugini, vice capo della Digos di Genova nel 2001. Questa la pena [sospesa] inflitta al dirigente di polizia dalla terza sezione penale della Corte di Appello di Genova per il pestaggio avvenuto in strada e l’arresto illegale di alcuni manifestanti, di cui era accusato insieme ad altri quattro funzionari di polizia, Luca Mantovani, Enzo Raschellà, Sebastiano Pinzone e Antonio Del Giacco. Anche Del Giacco è stato condannato a un anno di reclusione [di nuovo, pena sospesa], mentre gli altri tre imputati sono stati condannati a otto mesi. Nessuno è stato interdetto dai pubblici uffici.

I cinque poliziotti erano accusati di avere aggredito deliberatamente in via Barabino, di fronte alla questura genovese, un gruppo di manifestanti che erano seduti a terra e di averli arrestati illecitamente, scrivendo il falso sul verbale di arresto, ovvero che gli arrestati stavano lanciando pietre contro la questura. Un filmato acquisito dagli inquirenti aveva immortalato l’aggressione, tra cui quella a Marco Mattana, il giovane ripreso urlante con un occhio gonfio dopo i calci che gli furono dati mentre era a terra anche dallo stesso Perugini.

ROMA

Corrispondenza dal presidio dei Compagni di Eutelia, quinto operatore di telecomunicazioni in Italia che sta dismettendo tutto il settore IT mettendo a rischio quasi duemila posti di lavoro. Stamattina all'alba e' stato aggredito da un commando di poliziotti guidato da Samuele Landi, il proprietario dell'azienda, che sono entrati negli uffici dell'azienda tentando di sgomberare il presidio.

Notizie dal CIE di Torino

Dopo le insistenti proteste di ieri, a cui ha dato voce anche Radio Blackout, ieri sera nel CIE di Torino è arrivato il supplemento di coperte richiesto, stamattina hanno portato il telecomando nuovo per il televisore ed è stato promesso che verrà messo il riscaldamento in mensa. Rimane pessimo e poco vario il cibo (grazie CAMST), e fare la spesa comporta sempre costi fortemente maggiorati.

Invece Sofian, l'uomo recluso nel CIE di Torino trasferito da Milano e protagonista dei gesti autolesivi che hanno fatto esplodere la rivolta in corso Brunelleschi la settimana scorsa, è ora libero ed è in Italia. Sul momento sembrava fosse stato espulso per vendetta. E invece no, la direzione del Centro, semplicemente, ha deciso di liberarlo dichiarandolo "incompatibile" con la permanenza nel CIE.

ESTERI

Il muro palestinese

Venerdì 6 novembre, in occasione del ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, gli abitanti di Bil’in, accompagnati da decine e decine di attivisti internazionali e israeliani, hanno protestato contro il Muro dell’apartheid che da oltre cinque anni opprime le loro vite. I manifestanti hanno marciato dalla moschea fino alla postazione dei soldati portando un muro fatto di polistirolo con la scritta “Berlin 1989, Bilin ?” e “ Non importa dove, non importa quanto alti, abbattere tutti i muri”. Alcuni manifesti dicevano “Ich bin Biliner”, ricordando la famosa frase “Ich bin Berliner’. Diversi cori sono stati scanditi e discorsi al megafono ricordavano quanto l’unico desiderio sia quello di vivere in pace, ottenendo come unica risposta una pioggia continua di lacrimogeni. I manifestanti hanno posizionato il muro di fronte al cancello, al di là della recinzione, in modo da farlo abbattere dai soldati stessi. L’azione ha avuto il risultato sperato visto che i soldati per rimuovere il cancello lo hanno fatto cadere accompagnati dalle urla di giubilo dei dimostranti e sommersi dai lacrimogeni lanciati dai loro stessi commilitoni. Crca venti anni fa, Bil'in ha dovuto subire la perdita delle sue terre, espropriate dallo stato di Israle per costruire delle colonie illegali. Poi sette anni fa la decisione di Israele di costruire una barriera tra i Territori occupati e lo stato ebraico, che però non segue il tracciato che ufficialmente segna i confini dello stato che di fatto è riuscito ad annettere ulteriore terra palestinese. Solo a Bil'in, degli oltre 40.000 ettari rimasti dopo la costruzione delle colonie, il muro ne ha annessi più della metà. In cinque anni di proteste nei villaggi che sorgono lungo il tracciato del muro, 23 manifestanti sono stati uccisi dall’esercito durante delle manifestazioni pacifiche.

Striscia di Gaza, a fuoco decine di ettari di terreni agricoli.

Dalla tarda mattinata di oggi, le forze di occupazione israeliane stanno bruciando decine di ettari di terreni agricoli e alberi da frutto, nella provincia centrale della Striscia di Gaza. Il fuoco ha già divorato quasi 15 ettari di terreno coltivato e di frutteti che si trovano a est dei campi profughi di al-Bureij, al-Maghazi e Deir al-Balah. E' la prima volta che le forze di occupazione israeliane incendiano coltivazioni palestinesi in modo così devastante.

Pakistan, autobomba nel mercato di Charsadda. Almeno 30 morti Si tratta del terzo attacco in tre giorni per mano di un kamikaze

Un'auto imbottita di esplosivo guidata da un kamikaze è esplosa questa mattina nella cittadina pakistana di Charsadda, a nord di Peshawar, capoluogo della turbolenta provincia della frontiera nordoccidentale. A quanto riportato dall'inviato della Tv satellitare 'al-Arabiya', i morti sarebbero almeno trenta. Altrettanti i feriti. La bomba è esplosa in un mercato affollatissimo. Si tratta del terzo attacco in tre giorni consecutivi nel nordovest del Pakistan. Lo riferiscono fonti della polizia. "Abbiamo ricevuto diciotto cadaveri, tre di questi bambini, più di 25 i feriti - racconta il medico Zulfiqar Ahmad all'Afp, dell'ospedale principale della città, alla periferia della città di Peshawar - Abbiamo dichiarato lo stato d'emergenza all'ospedale". Altre vittime sono state portate invece a Peshawar. Si tratta appunto del terzo attacco suicida in tre giorni nella regione, nella zona tribale piena zeppa di guerriglieri che appoggiano Al Qaeda e i talebani, i cui militanti stanno lanciando una delle più violente offensive ormai da un mese.

Guatemala

Amnesty international ha attivato un appello di richiesta di protezione per Norma Cruz che in Guatemala lavora per un’organizzazione dei diritti delle donne. Norma Cruz è la direttrice della Fondazione dei sopravvissuti (Fundación Sobrevivientes), un’organizzazione che fornisce servizi di assistenza alle donne che subiscono violenza. In particolare, insieme con altre sue colleghe riceve messaggi con minacce di morte. La Fondazione dei sopravvissuti gestisce un centro di crisi per le vittime di violenza sessuale e offre sostegno a coloro che hanno il coraggio di intraprendere un’azione legale per portare i responsabili di fronte alla giustizia. Nonostante nell’ultimo decennio, in Guatemala, il numero di donne assassinate sia cresciuto in modo esponenziale, lo stato non ha fornito una protezione adeguata a tutte coloro che si trovavano in una situazione di rischio.

FILIPPINE: INDIGENI IN MARCIA CONTRO COSTRUZIONE DIGA

In marcia dal 5 Novembre, un gruppo 200 persone, tra cui un centinaio di indigeni, accompagnati attivisti per i diritti umani, è prossimo al suo obiettivo: il palazzo presidenziale a Manila. Gli indigeni di varie comunità vogliono bloccare la costruzione di una diga a Laiban, che sommergerà le loro terre e i loro dieci villaggi. Lo sbarramento dovrebbe raccogliere le acque dei fiumi Kaliwa e Kanan, distruggendo quasi 28.000 ettari di terreni coltivabili. Secondo gli oppositori del progetto per aumentare il flusso d’acqua sarebbe sufficiente la riparazione e la buona manutenzione delle condutture idriche.

Francia: notte bianca per le lavoratrici in nero

A Parigi, il 4 nov, piu' di 200 donne che lavorano come assistenti domiciliari si sono radunate e hanno ripreso simbolicamente la notte per denunciare la loro situazione lavorativa ed esigere una regolarizzazione contrattuale. Le condizioni del lavoro di cura domiciliare rendono difficile l'organizzazione di scioperi e proteste, hanno solo le loro voci per farsi sentire ed essere visibili.

Le lavoratrici senza documenti delle pulizie e del tessile, che sono in sciopero, si sono unite alla lotta.


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

PALESTINA

Report da Batir

Il nostro viaggio oggi ci ha portato nel villaggio di Batir, poco distante dal campo di Dheisheh. Il villaggio, completamente circondato dagli insediamenti, ha riacquisito le proprie terre confiscate nel '48, solo dopo la contrattazione con lo stato occupante e cedendo unicamente sulla costruzione della ferrovia israeliana. Mescolati ad un folto gruppo di ragazzi/e del campo, entusiasti di passare una giornata immersi nel verde distante dal grigiore quotidiano, tra grida euforiche e un sali e scendi caotico dal bus, siamo arrivati in poco tempo dalla famiglia che dovevamo incontrare. Il rituale del caffé non è mancato all'accoglienza e raccolte le energie, tutti/e insieme, compresi i/le bambini/e, ci siamo diretti/e all'uliveto. Il lavoro si è svolto sotto un caldo sole invernale che ha rallegrato tutti/e, in un contesto rurale caratterizzato dalla presenza anche di palestinesi che non avevano mai visto quei campi e in un clima di condivisione forte che lasciava intuire a tutti la Palestina che potrebbe essere. Scoccata l'ora del pranzo, seduti tra gli ulivi, donne, uomini e bambini/e hanno consumato un pranzo scaldato sulle pietre, un pranzo come momento raro di socialità tra persone che l'oppressione dell'occupazione tende a dividere ed isolare. Terminato il lavoro abbiamo deciso di passeggiare tra gli ulivi per conoscere meglio il territorio; siamo così arrivati in una gola terrazzata e coltivata grazie alla presenza di una sorgente ed un sistema di canali risalenti al periodo dei romani. Abbiamo poi risalito la pendenza dal lato opposto e il paesaggio aperto e incontaminato strideva con quello claustrofobico che abbiamo percepito nella vita quotidiana del campo profughi. Durante il nostro percorso abbiamo incontrato un frantoio moderno e lo abbiamo visitato,dopo questa immersione totale nella vita contadina palestinese siamo tornati tra gli stretti vicoli di Dheisheh... impossibile sentirsi liberi senza la loro libertà.

Report da Nihlin

A vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, il Muro dell'Apartheid continua a opprimere

Di L.M. (*) , da Bil'in.

Venerdì 6 novembre, in occasione del ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, gli abitanti di Bil’in, accompagnati da decine e decine di attivisti internazionali e israeliani, hanno protestato contro il Muro dell’apartheid che da oltre cinque anni opprime le loro vite. I manifestanti hanno marciato dalla moschea fino alla postazione dei soldati portando un muro fatto di polistirolo con la scritta “Berlin 1989, Bilin ?” e “ Non importa dove, non importa quanto alti, abbattere tutti i muri”. Alcuni manifesti dicevano “Ich bin Biliner”, ricordando la famosa frase “Ich bin Berliner’. Diversi cori sono stati scanditi e discorsi al megafono ricordavano quanto l’unico desiderio sia quello di vivere in pace, ottenendo come unica risposta una pioggia continua di lacrimogeni. I manifestanti hanno posizionato il muro di fronte al cancello, al di là della recinzione, in modo da farlo abbattere dai soldati stessi. L’azione ha avuto il risultato sperato visto che i soldati per rimuovere il cancello lo hanno fatto cadere accompagnati dalle urla di giubilo dei dimostranti e sommersi dai lacrimogeni lanciati dai loro stessi commilitoni. Crca venti anni fa, Bil'in ha dovuto subire la perdita delle sue terre, espropriate dallo stato di Israle per costruire delle colonie illegali. Poi sette anni fa la decisione di Israele di costruire una barriera tra i Territori occupati e lo stato ebraico, che però non segue il tracciato che ufficialmente segna i confini dello stato che di fatto è riuscito ad annettere ulteriore terra palestinese. Solo a Bil'in, degli oltre 40.000 ettari rimasti dopo la costruzione delle colonie, il muro ne ha annessi più della metà. In cinque anni di proteste nei villaggi che sorgono lungo il tracciato del muro, 23 manifestanti sono stati uccisi dall’esercito durante delle manifestazioni pacifiche.

EL SALVADOR INONDAZIONI: ANCORA ZONE ISOLATE, PROSEGUONO RICERCHE E SOCCORSI

Proseguono le ricerche e le attività di soccorso dell’esercito e della protezione civile nelle zone del centro del Salvador maggiormente colpite dalle forti piogge dei giorni scorsi legate al passaggio dell’uragano ‘Ida’. Fonti locali fanno sapere che nella zona centrale di San Vicente vi sono ancora alcuni villaggi isolati raggiunti finora solo dagli elicotteri delle forze armate, mentre tutte le vie terrestri restano chiuse. Proprio le difficoltà legate al maltempo che sta proseguendo e all’isolamento di alcune aree, fa sì che i bilanci in circolazione siano ancora provvisori e confusi. Se, infatti, secondo la protezione civile il numero di morti confermato è salito a 130, i dati raccolti dagli uffici di medicina legale del paese parlano di 145 morti, mentre la Procura fa sapere di aver identificato finora 124 vittime. Intanto è salito a quasi 14.000 il numero delle persone danneggiate, molte delle quali rimaste senza un tetto e ospitate da alberghi e strutture pubbliche. Per gestire con più libertà gli aiuti e avviare la ricostruzione, ieri il Parlamento di San Salvador ha approvato all’unanimità, in una sessione straordinario, lo Stato di calamità pubblica e di emergenza in tutto il paese decretato dal presidente. Con questa misura il governo potrà attingere liberamente ai fondi di tutti i ministeri per finanziare i soccorsi e avviare un regime temporale di esenzione di imposta nelle zone più colpite.

Obama ha deciso: in Afghanistan altri 30-35mila soldati Washington, 10-11-2009

Se non saranno i 40mila chiesti dal generale Stanley McChrystal, saranno pochi meno. Barack Obama manderà almeno trentamila uomini in Afghanistan, ma l'annuncio non sarà dato prima della conclusione del tour del presidente Usa in Asia. Lo dà per certo la tv Fox News secondo cui tra la richiesta "ad alto rischio" di inviare 15mila soldati di rinforzo e quella "a medio rischio" di dispiegarne 45mila, il presidente avrebbe optato per una via di mezzo. Cbsnews cita una fonte militare vicina al generale McChrystal: il numero delle truppe "alla fine sarà molto vicino a quello indicato" dal comandante delle forze americane in Afghanistan A partire dovrebbero essere la 101ma divisione aviotrasportata da Fort Campbell e la 10ma divisone di montagna da Fort Drum per un totale di 23mila uomini ai quali si andrebbero ad aggiungere altri settemila uomini da dispiegare a Kandahar.

ITALIA

ROMA

Corrispondenza dal presidio dei Compagni di Eutelia, quinto operatore di telecomunicazioni in Italia che sta dismettendo tutto il settore IT mettendo a rischio quasi duemila posti di lavoro. Stamattina all'alba e' stato aggredito da un commando di poliziotti guidato da Samuele Landi, il proprietario dell'azienda, che sono entrati negli uffici dell'azienda tentando di sgomberare il presidio.

Corrispondenza Eutelia -> gr19,30 -> novembre -> 091110 -> eutelia.mp3

Da Ponte Galeria

Non fa mica tanto caldo, a Roma, in questi giorni. Eppure dentro a sette delle baracche del Cie di Ponte Galeria è una settimana che sono accesi i condizionatori d’aria. E sparano aria fredda, come avrebbero dovuto fare questa estate. «Non li possiamo spegnere, non dipende da noi», hanno risposto pazientemente crocerossini e poliziotti alle rimostranze dei reclusi. Dipende dai tecnici della ditta che li ha istallati, ma la direzione del Cie non ce li ha mica i soldi per pagarli. E così i condizionatori sparano aria gelida sui reclusi, dalla mattina alla sera. E i reclusi protestano e strepitano, ma inutilmente: del resto, non dipende da nessuno. Come se non bastasse la pioggia filtra dai tetti delle baracche. Quando piove fuori, piove anche dentro, e i prigionieri sono costretti a passare il proprio tempo ad asciugar pozzanghere e ad evitare le gocce che scendono dal soffitto. L’altroieri uno di loro è scivolato sul pavimento zuppo e si è spaccato la gamba. Anche lì proteste, e ancora una volta a vuoto: nessuno ci può far nulla, né la polizia, né l’esercito, né la Croce Rossa. Ci vorrebbero dei muratori, e nessuno ha i soldi per pagarli. E poi ha senso ristrutturare un Centro come quello di Ponte Galeria, che addirittura il Prefetto suggerisce di chiudere al più presto? E invece i reclusi – ingrati! – protestano e litigano e si arrabbiano. «Spegnete i condizionatori,» si ostinano a chiedere, «e fate sparire tutta quest’acqua che si infiltra dappertutto». Hanno insistito tanto che, questo pomeriggio, la Croce Rossa li ha accontentati: da un’oretta i condizionatori sono spenti e non si vede neanche più l’acqua che scende dai soffitti. Ma non si vede proprio niente, in realtà. Già, perché la direzione ha fatto togliere la corrente: «Stasera tutti al buio, rompicoglioni pretenziosi che non siete altro.» Aggiornamento 9 novembre. Alla fine la direzione di Ponte Galeria si è decisa a riattaccare la corrente e poi addirittura a spegnere i condizionatori d’aria. Solo che ora i faretti delle stanze rimangono accesi tutta la notte, puntati sulle facce dei reclusi quasi fosse un lunghissimo interrogatorio. Per il resto piove ancora, e di accendere il riscaldamento non se ne parla neanche. Se avete un attimo di tempo ascoltate questa testimonianza, registrata nel pomeriggio da Radio Onda Rossa: http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioas...

Nuovo calo della produzione industriale in Italia. Nel mese di settembre - secondo i dati dell'Istat - l'indice della produzione ha segnato una diminuzione del 5,3 per cento rispetto ad agosto 2009; tornando cosi' sui livelli raggiunti a luglio scorso.

La variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti e' pari a piu' 4,0 per cento; questo aumento segue la riduzione del 3,3 per cento registrata nel secondo trimestre del 2009. L'indice della produzione corretto per gli effetti di calendario ha registrato a settembre una diminuzione tendenziale del 15,7 per cento (i giorni lavorativi sono stati 22 come a settembre 2008), mentre nei primi nove mesi la variazione rispetto allo stesso periodo del 2008 e' stata di meno 20,3 per cento (i giorni lavorativi sono stati 190 come nel 2008). L'indice grezzo della produzione industriale ha registrato una diminuzione del 15,3 per cento rispetto a settembre 2008. Nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-settembre, l'indice e' diminuito del 20,5 per cent

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror091110 (last edited 2009-11-10 21:49:23 by anonymous)