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Appunti e note redazionali

Fonti

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Sommario

In primo Piano

Conclusa l'udienza per la rivolta del Cie di Ponte Galeria

Si è conclusa nel primo pomeriggio di oggi l'udienza che vedeva coinvolti i 18 rivoltosi del Cie di Ponte Galeria a Roma. Le accuse mosse erano di lesioni e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, incendio doloso e tentata evasione, per la rivolta scoppiata nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 marzo, in seguito ad un pestaggio da parte della polizia all'interno del Cie. La protesta è terminata alle 4 del mattino circa, quando i reclusi sono tornati a dormire nelle loro celle. Solo dopo alcune ore, mentre si trovavano a mensa per la colazione, la polizia è arrivata in forze e ha deciso di dividere tra "buoni e cattivi" gli uomini che sono stati individuati come i diretti responsabili della rivolta della notte precedente. Il giudice, accogliendo le richieste dei difensori, ha escluso l'aggravante dell'incendio e la tentata evasione, precisando che,trattandosi di detenzione amministrativa, il tentativo di fuga dal Cie non può essere considerato un'evasione. I capi d'imputazione rimasti sono danneggiamento aggravato e lesioni e violenza a pubblico ufficiale. Per tutti gli indagati, il processo continuerà col rito ordinario, quindi si procederà con le indagini e poi con le prossime udienze, ancora da fissare.

Trattandosi di un'udienza per direttissima con convalida, tutto si è svolto a porte chiuse, mentre fuori dall'aula e nel piazzale antistante il palazzo del tribunale, un gruppo di antirazzisti e di antirazziste manifestava la propria solidarietà volantinando ed esponendo uno striscione con la scritta «La libertà non si processa. Chiudere tutti i Cie!».

Ascoltiamo una corrispondenza raccolta durante la trasmisione 'La Conta'

Ricordiamo inoltre che questa mattina la parlamentare del partito dei radicali Rita Bernardini è entrata nel CIE, dove ha constatato che molti reclusi erano in evidente stato sedativo da farmaci, la risposta dell'Auxilium a questo trattamento è stata che sono gli stessi detenuti e le stesse detenute a richiederlo. C'è ancora un recluso che è in sciopero della fame, le sue condizioni sono gravi. Ha inizaito la protesta 20 giorni fa per chiedere di poter vedere il figlio appena nato. Sarà richiesta dalla parlamentare l'ennesima interrogazione, che si agiunge alle altre, ancora senza risposta.

Joy è stata trasferita al CIE Modena

Non è escluso che il suo trasferimento sia legato all'udienza di oggi per la ricolta del cie, come ci racconta una comapgna di Bologna in questa corrispondenza.

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Protesta degli attivisti israeliani contro la costruzione di una nuova città in Cisgiordania

-Non si tratta di atti di resistenza della popolazione israeliana nei confronti della costruzione di nuove casie nellquesrtiere arabo di Gerusalemme, ma bensì della protesta di decine di attivisti israeliani di estrema destra nei pressi del quartiere di Bir Aeit a Ramallah per dire 'nò al progetto di costruzione di una nuova città palestinese vicino Rawabi. Secondo quando riporta il sito on-line del giornale israeliano Jerusalem Post, gli attivisti contestano il fatto che ai palestinesi sia stato permesso di edificare in Cisgiordania mentre attualmente sulle costruzioni israeliane pesa una moratoria di 10 mesi, ha detto il primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu. Gli attivisti hanno inoltre espresso l'intenzione di edificare un nuovo insediamento a nord di Ramallah che si chiamerà Bèer Zayit. ll progetto di Rawabi, in arabo 'collinè' dovrebbe garantire circa seimila case a prezzi contenuti per una popolazione iniziale di venticinquemila persone, destinata poi a crescere fino a quarantamila.

Sondaggio: 21% dei coloni pronti a resistere in Israele

Il 21% dei coloni israeliani è pronto a resistere «con ogni mezzo», armi incluse, alle operazioni di sgombero della maggior parte degli insediamenti in Cisgiordania. È quanto emerge da uno studio dell'Istituto di Ricerca israeliano Harry Truman, riportato sul sito on-line del quotidiano Haaretz. Il dato risulta in aumento rispetto a cinque anni fa, quando il 15% degli intervistati si era detto pronto a tutto pur di non evacuare gli alloggi. I risultati di questo sondaggio escono dopo la giornata di ieri in cui i Palestinesi della striscia di gaza hanno celebrato la XXXIV "Giornata della terra" con numerose iniziative. Le iniziative hanno preso il via con cortei da cui si sono elevati slogan e cartelli per rivendicare i diritti palestinesi sulle terre occupate. I dimostranti si sono diretti verso le "zone di sicurezza", ad est delle città e dei campi profughi di Gaza, sulle quali sono di stanza militari israeliani. Quando i manifestanti si sono avvicinati al limite estremo del reticolato che divide la Striscia di Gaza dagli occupanti israeliani, questi ultimi hanno cominciato a sparargli contro, ferendone una decina. Uno di questi feriti versa in gravi condizioni, essendo stato colpito alla testa.La "Giornata della terra", che si celebra ogni 30 marzo da 34 anni, riveste grande importanza per il popolo palestinese, specialmente nei territori occupati nel 1948, dove si vive una tensione crescente dovuta agli espropri e al vero e proprio senso di soffocamento provocato dall'accerchiamento operato tramite le 'colonie'.

Palestina gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro dimostranti in Cisgiordania

Circa 300 palestinesi sono stati bersaglio di lanci di gas lacrimogeni da parte dell'esercito israeliano nei pressi del checkpoint di Betania, in Cisgiordania. I palestinesi si erano radunati in quel punto per protestare contro la detenzione nel carcere di Ofer di un gruppo di militanti legati a Fatah, tra cui è presente Abbas Zaki, un membro del Comitato centrale del movimento. Gli appartenenti al gruppo islamico, il cui leader è il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, erano stati arrestati nei giorni scorsi a Betlemme, in seguito a una manifestazione organizzata per denunciare le restrizioni che Israele ha imposto ai cristiani palestinesi diretti a Gerusalemme per festeggiare la Domenica delle Palme. Quando i manifestanti hanno cercato oggi di forzare il passaggio del punto di controllo, i militari israeliani hanno risposto lanciando gas lacrimogeni e sparando proiettili di gomma. Secondo un portavoce, tre militari sono rimasti leggermente feriti.

La Serbia chiede scusa per il massacro di Srebrenica

Il parlamento serbo ha adottato una risoluzione in cui chiede pubblicamente perdono per il massacro di ottomila musulmani bosniaci a Srebrenica nel 1995. “La risoluzione condanna i crimini perpetrati a Srebrenica ed estende le scuse ai familiari delle vittime, riconoscendo di non aver fatto tutto il necessario per evitare il massacro, ma evita di usare la parola genocidio”, scrive il sito d’informazione Balkan Insight.La risoluzione è passata con 127 voti a favore, 21 contrari e un astenuto. Ma molti parlamentari non si sono presentati in aula. “Il Partito democratico serbo e il Nuovo partito Serbo hanno votato contro la dichiarazione, mentre il Partito radicale serbo e il Partito liberaldemocratico non hanno partecipato al voto. Il Partito progressista serbo è uscito dall’aula prima della votazione”, continua Balkan Insight.Nada Kolundzija, una parlamentare a capo del gruppo Per una Serbia europea, ha detto che attraverso questa dichiarazione la Serbia chiude un capitolo tragico della sua storia recente. “Condannare i crimini di Srebrenica, offrire le condoglianze ai parenti delle vittime e rispetto ai morti innocenti, libererà da un pesante fardello le nuove generazioni”, ha affermato Kolundzija.Il massacro di Srebrenica è diventato un simbolo dell’orrore della guerra in Bosnia dal 1992 al 1995. A luglio del 1995 circa ottomila musulmani di Bosnia, uomini tra i 14 e i 65 anni, sono stati uccisi dalle forze armate serbo bosniache guidate dal generale Ratko Mladić, nella zona che era sotto la protezione delle Nazioni Unite. Il leader serbo bosniaco al governo ai tempi della strage Radovan Karadzic è attualmente sotto processo a L’Aia accusato di aver ordinato l’esecuzione di pesanti crimini di guerra tra cui il massacro di Srebrenica. Karadzic rifiuta le accuse, dichiarandosi innocente.

Ancora esplosioni al confine con la Cecenia

Nove morti nella doppia esplosione di questa mattina a Kizlyar, in Daghestan non lontano dal confine ceceno-

ITALIA

Lavoro -Milano, lavoratori pulizie occupano binari della Centrale

Questa mattina i lavoratori delle imprese che hanno in appalto la pulizia dei treni hanno occupato simbolicamente due binari della Stazione Centrale di Milano per denunciare che non ricevono lo stipendio da due mesi. La Filt-Cgil, annunciando lo stato di mobilitazione a partire da questa notte, spiega che si tratta dell'ennesima protesta "contro una situazione divenuta intollerabile". "Trenitalia aveva assicurato che i passaggi di attività e di appalto avvenuti nei mesi scorsi e non ancora conclusi, dovevano portare ad una qualità del servizio più alta ed una stabilità delle imprese e siamo invece in presenza di aziende che non pagano gli stipendi, mettono i lavoratori in ferie forzate, licenziano e non assumono il personale previsto" denuncia Nino Cortorillo, segretario generale Filt Lombardia, sottolineando che "nonostante le nostre reiterate richieste di fermare questo stato di tensione, le imprese coinvolte, con l'evidente responsabilità del committente Trenitalia, sembrano disinteressarsi delle conseguenze che si determinano sul servizio e sui passeggeri". "Ai lavoratori si può si deve chiedere di lavorare meglio e di impegnarsi per un servizio di qualità, ma non di diventare ostaggio di una lotta e di una perenne bagarre tra le imprese" conclude Rocco Ungaro segretario della Filt milanese, chiedendo che "la Prefettura convochi le imprese per trovare immediatamente una soluzione"

Truffati da un'agenzia interinale protestano davanti alla prefettura

Hanno installato una tenda davanti alla Prefettura di Massa Carrara e rimarranno in presidio fino al 2 aprile, dalle 10 alle 22: sono gli immigrati truffati da una presunta agenzia interinale, a cui pagarono anche 3000 euro per una richiesta di regolarizzazione tramite finti datori di lavoro. La truffa risale al settembre 2009 quando partì la sanatoria per colf e badanti. Con i 3000 euro chiesti agli immigrati i titolari dell'agenzia, adesso irreperibili, pagavano il modulo F24 all'Inps, fingendo che l'iter della regolarizzazione fosse partito. Ma in realtà non esisteva nessun datore di lavoro pronto a regolarizzare. I cittadini truffati, per lo più marocchini, sono circa 500 e provenivano da tutta Italia; di fatto oggi sono clandestini: al Prefetto Domenico Merendino hanno chiesto la concessione del permesso di soggiorno provvisorio per sei mesi, in attesa di una vera regolarizzazione, ma la Prefettura ha risposto citando la legge: «non essendoci un effettivo rapporto di lavoro interrotto, poichè il datore è inesistente, non è possibile concedere il permesso di soggiorno semestrale».

Incidenti sul lavoro, ferito mentre lavorava in un cantiere edile

Un muratore di 38 anni, romeno, è rimasto ferito stamani, mentre stava lavorando in un cantiere edile nella zona di Ponte Pattoli. Le modalità e le cause dell'incidente sono ancora in corso di accertamento da parte dei carabinieri della compagnia di Perugia. L'uomo, che è stato ricoverato all'ospedale di Perugia, ha riportato fratture varie e lesioni giudicate guaribili in 40 giorni.

Il il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha depositato questa mattina i 3 quesiti referendari

La corrispondenza dalla conferenza stampa di questa mattina

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

M.O.: PROTESTA ATTIVISTI ISRAELIANI CONTRO COSTRUZIONE NUOVA CITTÀ PALESTINESE = Ramallah, 31 mar. - (Aki)

- Protesta di decine di attivisti israeliani di estrema destra nei pressi del quartiere di Bir Aeit a Ramallah per dire 'nò al progetto di costruzione di una nuova città palestinese vicino Rawabi. Secondo quando riporta il sito on-line del giornale israeliano Jerusalem Post, gli attivisti contestano il fatto che ai palestinesi sia stato permesso di edificare in Cisgiordania mentre attualmente sulle costruzioni israeliane pesa una moratoria di 10 mesi, ha detto il primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu. Gli attivisti hanno inoltre espresso l'intenzione di edificare un nuovo insediamento a nord di Ramallah che si chiamerà Bèer Zayit. ll progetto di Rawabi, in arabo 'collinè, ha ottenuto la benedizione dell'Autorità nazionale palestinese e dovrebbe garantire circa seimila case a prezzi contenuti per una popolazione iniziale di venticinquemila persone, destinata poi a crescere fino a quarantamila. (

- BRUXELLES, 31 MAR - Eurostat stima che 23,019 milioni di uomini e donne nella Ue a 27, di cui 15,749 milioni nei 16 Paesi della moneta unica, erano senza lavoro in febbraio. Rispetto al mese di gennaio, i disoccupati sono cresciuti di 131 mila nella Ue-27 e di 61 mila nella zona dell'euro. Rispetto al febbraio 2009, i disoccupati sono aumentati di 3,139 milioni nella Ue-27 e di 1,844 milioni nella zona dell'euro. Tra gli Stati membri, il tasso più basso di disoccupazione si registra in Olanda (4%) e Austria (6%) mentre quello più alto in Lettonia (21,7%) e in Spagna (19%). Rispetto ad un anno fa, tutti gli stati membri hanno perso posti di lavoro. L'aumento più basso del tasso di disoccupazione è stato osservato in Lussemburgo (da 5,4% a 5,5%) e Belgio (da 7,7% a 8%), mentre gli aumenti più consistenti hanno riguardato la Lettonia (da 13,2 a 21,7%), l'Estonia (da 7,6% a 15,5%) e la Lituania (da 8,1% a 15,8%). In un anno, tra febbraio 2009 e febbraio 2010, il tasso di disoccupazione maschile è aumentato dall'8,5% al 10% nella zona dell'euro e dall'8,2% al 9,8% nella Ue. Il tasso di disoccupazione femminile è aumentato dal 9,2% al 10% nella zona dell'euro e dall'8,4% al 9,3% nella Ue-27. Il tasso di disoccupazione giovanile (sotto i 25 anni) in febbraio è stato del 20% nella zona dell'euro e del 20,6% nella Ue-27. Un anno prima era del 18,4% in entrambe le aree. Il tasso più basso è stato registrato in Olanda (7,3%) mentre il più alto in Lettonia (41,3%) e in Spagna (40,7%)

Iraq, Moqtada al-Sadr si oppone a un governo senza Allawi

A quasi un mese dalle elezioni irachene resta incerta la composizione del nuovo esecutivo di Baghdad. L'imam sciita radicale Moqtada al-Sadr ha dichiarato oggi di non essere intenzionato a entrare in un governo nel quale non ci sia la lista uscita vincitrice dalle ultime elezioni irachene, quella dell'ex premier Iyyad Allawi.Secondo quanto rivela una fonte della corrente sadrista al giornale arabo al-Sharq al-Awsat, è su questo punto che i mediatori dell'attuale premier Nuri al-Maliki, inviati in Iran per trattare con al-Sadr, starebbero trovando difficoltà per la formazione del prossimo esecutivo. Pur non essendo la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti e di seggi, quella di al-Maliki si propone di essere comunque la forza più importante della futura coalizione di governo composta dai deputati dell'alleanza curda e da quelli dell'alleanza sciita. Unico ostacolo a questa nuova coalizione sembra essere proprio al-Sadr, che fa parte dell'alleanza sciita, il quale avrebbe chiesto un'alleanza di governo più ampia che contenga la lista di Allawi. Anche lo sceicco Salah al-Abudi, portavoce della corrente sadrista, sta lavorando in questa direzione. "Ritengo che tutti i raggruppamenti politici più importanti abbiano caratteristiche utili per il prossimo governo - ha spiegato - mentre la formazione di Allawi ha rapporti migliori con i paesi arabi, quella sciita ha rapporti migliori con Iran e Turchia e l'alleanza curda li ha invece con gli europei. Tutti sono utili per il prossimo governo".

SONDAGGIO, 21% COLONI PRONTI A USO ARMI CONTRO SGOMBERO

Il 21% dei coloni israeliani è pronto a resistere «con ogni mezzo», armi incluse, alle operazioni di sgombero della maggior parte degli insediamenti in Cisgiordania. È quanto emerge da uno studio dell'Istituto di Ricerca israeliano Harry Truman, riportato sul sito on-line del quotidiano Haaretz. Il dato risulta in aumento rispetto a cinque anni fa, quando il 15% degli intervistati si era detto pronto a tutto pur di non evacuare gli alloggi. Il 63% dei coloni è invece convinto che un eventuale smantellamento vada fatto solo dopo referendum e non in seguito ad una decisione della Knesset. Ma non solo, il 54% degli intervistati non riconosce al governo alcuna autorità in materia. Un referendum comunque non sarebb affatto risolutivo: il 49% dei coloni ha detto che non lascerebbe gli insedianti neanche a fronte del via libera di una consultazione popolare. Quanto alla popolazione israeliana nel suo complesso, il 72% accetterebbe un ordine di sgombero da parte del governo; il 67% direbbe sì se l'ordine arrivasse dalla Knesset, il 51% sostiene il referendum. I risultati di questo sondaggio escono dopo la giornata di ieri in cui i Palestinesi della striscia di gaza hanno celebrato la XXXIV "Giornata della terra" con numerose iniziative.Le iniziative hanno preso il via con cortei pacifici da cui si sono elevati slogan e cartelli per rivendicare i diritti palestinesi sulle terre occupate. I dimostranti si sono diretti verso le "zone di sicurezza", ad est delle città e dei campi profughi di Gaza, sulle quali sono di stanza militari israeliani. Quando i manifestanti si sono avvicinati al limite estremo del reticolato che divide la Striscia di Gaza dagli occupanti israeliani, questi ultimi hanno cominciato a sparargli contro, ferendone una decina. Uno di questi feriti versa in gravi condizioni, essendo stato colpito alla testa.La "Giornata della terra", che si celebra ogni 30 marzo da 34 anni, riveste grande importanza per il popolo palestinese, specialmente nei territori occupati nel 1948, dove si vive una tensione crescente dovuta agli espropri e al vero e proprio senso di soffocamento provocato dall'accerchiamento operato tramite le 'colonie'.

La Serbia chiede scusa per il massacro di Srebrenica

Il parlamento serbo ha adottato una risoluzione in cui chiede pubblicamente perdono per il massacro di ottomila musulmani bosniaci a Srebrenica nel 1995. “La risoluzione condanna i crimini perpetrati a Srebrenica ed estende le scuse ai familiari delle vittime, riconoscendo di non aver fatto tutto il necessario per evitare il massacro, ma evita di usare la parola genocidio”, scrive il sito d’informazione Balkan Insight.La risoluzione è passata con 127 voti a favore, 21 contrari e un astenuto. Ma molti parlamentari non si sono presentati in aula. “Il Partito democratico serbo e il Nuovo partito Serbo hanno votato contro la dichiarazione, mentre il Partito radicale serbo e il Partito liberaldemocratico non hanno partecipato al voto. Il Partito progressista serbo è uscito dall’aula prima della votazione”, continua Balkan Insight.Nada Kolundzija, una parlamentare a capo del gruppo Per una Serbia europea, ha detto che attraverso questa dichiarazione la Serbia chiude un capitolo tragico della sua storia recente. “Condannare i crimini di Srebrenica, offrire le condoglianze ai parenti delle vittime e rispetto ai morti innocenti, libererà da un pesante fardello le nuove generazioni”, ha affermato Kolundzija.Il massacro di Srebrenica è diventato un simbolo dell’orrore della guerra in Bosnia dal 1992 al 1995. A luglio del 1995 circa ottomila musulmani di Bosnia, uomini tra i 14 e i 65 anni, sono stati uccisi dalle forze armate serbo bosniache guidate dal generale Ratko Mladić, nella zona che era sotto la protezione delle Nazioni Unite. Il leader serbo bosniaco al governo ai tempi della strage Radovan Karadzic è attualmente sotto processo a L’Aia accusato di aver ordinato l’esecuzione di pesanti crimini di guerra tra cui il massacro di Srebrenica. Karadzic rifiuta le accuse, dichiarandosi innocente.

ISLAM: BELGIO, PRIMO SÌ A DIVIETO ASSOLUTO BURQA (ANSA)

- BRUXELLES, 31 MAR - Primo sì all'interdizione totale del Burqua in Belgio. A dare il suo parare favorevole al provvedimento è stata la commissione affari interni della Camera. Se il provvedimento sarà approvato in via definitiva il Belgio sarà il primo Paese europeo ad avere una norma che vieta di coprire totalmente o in maggior parte il volto.

ITALIA

DISOCCUPAZIONE: ISTAT, TASSO GIOVANILE SALE AL 28,2% +7,6% rispetto a media Ue (Il Sole 24 Ore Radiocor) -

Roma, 31 mar - L'Istat rileva, secondo stime provvisorie, che a febbraio il tasso di disoccupazione giovanile destagionalizzato (15-24 anni) è salito al 28,2% (+0,8 punti percentuali rispetto a gennaio e +4 punti percentuali rispetto a febbraio 2009). Il dato è superiore del 7,6% rispetto al dato medio dell'Ue (20,6%)

Napolitano rinvia il dl sul lavoro alle camere

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, spiega una nota del Quirinale, non ha firmato a causa della «estrema eterogeneit… della legge e in particolare dalla complessit… e problematicit… di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale»

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