10418
Comment:
|
13603
|
Deletions are marked like this. | Additions are marked like this. |
Line 1: | Line 1: |
<<Anchor(top)>> ||<tablestyle="background-color: #00FF00; align: right">[[rorinterattiva| Home page Ror interattiva]]||<style="background-color: #CCCCCC; align: right">[[#appunti|Appunti e note redazionali]]||<style="background-color: #FF0000; align: right">[[RorFonti| Fonti]]|| ## PER INDICAZIONI SULL'USO DI QUESTE PAGINE VEDERE LA PAGINA DI HELP RAGGIUNGIBILE DALLA HOME PAGE DI RORINTERATTIVA ## FORMATO CON CUI INSERIRE LE NOTIZIE, RIPETUTO PER OGNI NOTIZIA DELLE DIVERSE SEZIONI ## Titolo: ## FONTE E DATA Fonte: ## Testo: ## EVENTUALE AUDIO COLLEGATO Audio: |
|
Line 15: | Line 4: |
'''Sommario''' | '''sciopero dei lavoratori dello stabilimento fiat di mirafiori''' |
Line 17: | Line 6: |
'''In primo Piano''' | |
Line 19: | Line 7: |
'''Editoriale''' | I lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori hanno scioperato oggi contro l'accordo separato di Pomigliano. L'adesione e' stata dell'80%, con blocco totale della produzione, e oltre 1.000 persone sono sfilate in corteo dalla porta 2, in corso Tazzoli, fino alla porta 5, in corso Unione Sovietica. Inoltre, due squadre della Fiat Power Train hanno aderito spontaneamente all'agitazione. Una risposta significativa che segnala anche la consapevolezza che quanto sta succedendo a Pomigliano non riguarda solo i lavoratori dello stabilimento campano ma rischia di investire tutti gli altri stabilimenti del gruppo, compresa Mirafiori. vi facciamo ora ascoltara una corrispondenza con un lavoratore raccolta stamattina dai microfoni di questa radio |
Line 21: | Line 10: |
'''NOTIZIE BREVI''' | |
Line 23: | Line 11: |
'''ESTERI''' | '''MANIFESTAZIONE nazionale domani a Modena per chiedere la chiusura dei centri di identificazione ed espulsione''' ll silenzio è complice. E per romperlo in tanti sono pronti a scendere in piazza. Domani, a Modena. «I centri di identificazione ed espulsione sono i lager della democrazia», spiega il Coordinamento 19 giugno, insieme delle realtà territoriali solidali con i reclusi, che ha convocato la manifestazione. «I Cie sono luoghi di detenzione amministrativa sottoposta all’autorità di polizia - spiegano - e quindi, da un punto di vista giuridico, propriamente equiparabili ai campi di concentramento nazisti». Il coordinamento contesta la funzione e la gestione di questi luoghi «parte di un meccanismo di sfruttamento internazionale del lavoro coperto da politiche razziste e securitarie». Si schiera contro la «macchina delle espulsioni che, a livello europeo, permette il ricambio continuo di manodopera, dai raccoglitori di pomodori alle prostitute soggette alla tratta, ricattabile e a basso costo». Prende posizione contro chi li gestisce «perché lucra sulla miseria» e contro «tutte le aziende che si arricchiscono con appalti per fornire servizi all’interno». I manifestanti reclamano la chiusura immediata di tutti i centri di identificazione ed espulsione. «in questi luoghi - spiegano - vengono rinchiusi immigrati senza il permesso di soggiorno, ma non solo. Ci sono persone che hanno richiesto l’asilo politico, che hanno lavoro e carte in regola ma con vecchi decreti di espulsione sulle spalle, che hanno finito di scontare una pena in carcere e donne, tante donne, in molti casi vittime della tratta. Gente che è sfuggita da guerre, persecuzioni, maltrattamenti e prostituzione. E fame». In virtù di queste e tante altre ragioni, Modena sarà teatro domani dell’ennesima giornata di mobilitazione contro la notte dei diritti che i Cie incarnano. Una contestazione, che non si esaurisce in un appuntamento pubblico, ma che è fatta di un impegno costante fuori e dentro le mura dei Centri di identificazione ed espulsione. '''Sanità. Per la manovra scompariranno 2500 medici dell'emergenza''' Allarme «esodo» per i camici bianchi della medicina d’emergenza e urgenza. Se il blocco del turnover contenuto nella manovra economica non verrà eliminato, già da quest’anno verrebbero a mancare circa 500 medici per pre-pensionamento e oltre 2 mila giovani medici precari. È la stima sull’uscita dei medici dell’emergenza dal Servizio sanitario nazionale, calcolata per l’Adnkronos Salute da Fernando Schiraldi, presidente della Società italiana medicina d’emergenza e urgenza [Simeu]. Un settore, quello dell’emergenza, particolarmente delicato e in cui la richiesta di prestazioni è in costante aumento. «Nel settore [118, pronto soccorso, osservazione breve intensiva, medicina d’urgenza] si è verificato – spiega Schiraldi – un progressivo aumento di prestazioni sanitarie extra e intra-ospedaliera. Solo nei pronto soccorso, nel 2009, si sono registrati circa 30 milioni di accessi». Numeri che spingono Schiraldi a rivolgere un appello al governo. «È necessario riconsiderare con urgenza i tagli previsti per l’assistenza sanitaria pubblica nel suo complesso e nel settore dell’emergenza in particolare, che – a giudizio unanime dei medici del settore – sono incompatibili a garantire, se non modificati, il diritto primario alla salute». ESTERI |
Line 29: | Line 57: |
'''ITALIA''' | |
Line 31: | Line 58: |
'''Sanità. Per la manovra scompariranno 2500 medici dell'emergenza''' | '''Presidio antifa a Madrid in solidarieta' con antifa russ''' |
Line 33: | Line 60: |
Allarme «esodo» per i camici bianchi della medicina d’emergenza e urgenza. Se il blocco del turnover contenuto nella manovra economica non verrà eliminato, già da quest’anno verrebbero a mancare circa 500 medici per pre-pensionamento e oltre 2 mila giovani medici precari. È la stima sull’uscita dei medici dell’emergenza dal Servizio sanitario nazionale, calcolata per l’Adnkronos Salute da Fernando Schiraldi, presidente della Società italiana medicina d’emergenza e urgenza [Simeu]. Un settore, quello dell’emergenza, particolarmente delicato e in cui la richiesta di prestazioni è in costante aumento. «Nel settore [118, pronto soccorso, osservazione breve intensiva, medicina d’urgenza] si è verificato – spiega Schiraldi – un progressivo aumento di prestazioni sanitarie extra e intra-ospedaliera. Solo nei pronto soccorso, nel 2009, si sono registrati circa 30 milioni di accessi». Numeri che spingono Schiraldi a rivolgere un appello al governo. «È necessario riconsiderare con urgenza i tagli previsti per l’assistenza sanitaria pubblica nel suo complesso e nel settore dell’emergenza in particolare, che – a giudizio unanime dei medici del settore – sono incompatibili a garantire, se non modificati, il diritto primario alla salute». | Si è tenuto oggi a Madrid davanti all'ambasciata russa un presidio in solidarietà con gli antifascisti russi, per ricordare tutti i compagni russi uccisi dai fascisti negli ultimi mesi. Solo il mese scorso hanno perso la vita per mano fascista ben due ragazzi, dell'età di 25 e 27 anni, mentre sono ormai familiari anche in Italia i casi degli assassinii degli antifasciti Ivan “Kostolòm” o di Anastasia Baburova e Stanislav Merkelov. In Russia le aggressioni contro migranti, militanti antifascisti, giovani con un look “alternativo” o indigenti sono sempre più frequenti. Nel periodo che va dal 2003 al 2008 sono state assassinate più di 300 persone. La polizia russa ha mostrato in maniera molto chiara la sua complicità con i gruppi di estrema destra, che si muovono in totale libertà e organizzati in strutture paramilitari. |
Gr 19:30
sciopero dei lavoratori dello stabilimento fiat di mirafiori
I lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori hanno scioperato oggi contro l'accordo separato di Pomigliano. L'adesione e' stata dell'80%, con blocco totale della produzione, e oltre 1.000 persone sono sfilate in corteo dalla porta 2, in corso Tazzoli, fino alla porta 5, in corso Unione Sovietica. Inoltre, due squadre della Fiat Power Train hanno aderito spontaneamente all'agitazione. Una risposta significativa che segnala anche la consapevolezza che quanto sta succedendo a Pomigliano non riguarda solo i lavoratori dello stabilimento campano ma rischia di investire tutti gli altri stabilimenti del gruppo, compresa Mirafiori. vi facciamo ora ascoltara una corrispondenza con un lavoratore raccolta stamattina dai microfoni di questa radio
MANIFESTAZIONE nazionale domani a Modena per chiedere la chiusura dei centri di identificazione ed espulsione
ll silenzio è complice. E per romperlo in tanti sono pronti a scendere in piazza. Domani, a Modena. «I centri di identificazione ed espulsione sono i lager della democrazia», spiega il Coordinamento 19 giugno, insieme delle realtà territoriali solidali con i reclusi, che ha convocato la manifestazione. «I Cie sono luoghi di detenzione amministrativa sottoposta all’autorità di polizia - spiegano - e quindi, da un punto di vista giuridico, propriamente equiparabili ai campi di concentramento nazisti». Il coordinamento contesta la funzione e la gestione di questi luoghi «parte di un meccanismo di sfruttamento internazionale del lavoro coperto da politiche razziste e securitarie». Si schiera contro la «macchina delle espulsioni che, a livello europeo, permette il ricambio continuo di manodopera, dai raccoglitori di pomodori alle prostitute soggette alla tratta, ricattabile e a basso costo». Prende posizione contro chi li gestisce «perché lucra sulla miseria» e contro «tutte le aziende che si arricchiscono con appalti per fornire servizi all’interno». I manifestanti reclamano la chiusura immediata di tutti i centri di identificazione ed espulsione. «in questi luoghi - spiegano - vengono rinchiusi immigrati senza il permesso di soggiorno, ma non solo. Ci sono persone che hanno richiesto l’asilo politico, che hanno lavoro e carte in regola ma con vecchi decreti di espulsione sulle spalle, che hanno finito di scontare una pena in carcere e donne, tante donne, in molti casi vittime della tratta. Gente che è sfuggita da guerre, persecuzioni, maltrattamenti e prostituzione. E fame». In virtù di queste e tante altre ragioni, Modena sarà teatro domani dell’ennesima giornata di mobilitazione contro la notte dei diritti che i Cie incarnano. Una contestazione, che non si esaurisce in un appuntamento pubblico, ma che è fatta di un impegno costante fuori e dentro le mura dei Centri di identificazione ed espulsione.
Sanità. Per la manovra scompariranno 2500 medici dell'emergenza
Allarme «esodo» per i camici bianchi della medicina d’emergenza e urgenza. Se il blocco del turnover contenuto nella manovra economica non verrà eliminato, già da quest’anno verrebbero a mancare circa 500 medici per pre-pensionamento e oltre 2 mila giovani medici precari. È la stima sull’uscita dei medici dell’emergenza dal Servizio sanitario nazionale, calcolata per l’Adnkronos Salute da Fernando Schiraldi, presidente della Società italiana medicina d’emergenza e urgenza [Simeu]. Un settore, quello dell’emergenza, particolarmente delicato e in cui la richiesta di prestazioni è in costante aumento. «Nel settore [118, pronto soccorso, osservazione breve intensiva, medicina d’urgenza] si è verificato – spiega Schiraldi – un progressivo aumento di prestazioni sanitarie extra e intra-ospedaliera. Solo nei pronto soccorso, nel 2009, si sono registrati circa 30 milioni di accessi». Numeri che spingono Schiraldi a rivolgere un appello al governo. «È necessario riconsiderare con urgenza i tagli previsti per l’assistenza sanitaria pubblica nel suo complesso e nel settore dell’emergenza in particolare, che – a giudizio unanime dei medici del settore – sono incompatibili a garantire, se non modificati, il diritto primario alla salute».
ESTERI
Grecia. Nuovo sciopero generale il 29/6
I sindacati del settore pubblico, Adedy, e di quello privato Gsee hanno convocato un nuovo sciopero generale per il 29 giugno in Grecia. Protesteranno contro la riforma delle pensioni. Si tratta del quinto sciopero generale dall’inizio della crisi.
Presidio antifa a Madrid in solidarieta' con antifa russ
Si è tenuto oggi a Madrid davanti all'ambasciata russa un presidio in solidarietà con gli antifascisti russi, per ricordare tutti i compagni russi uccisi dai fascisti negli ultimi mesi. Solo il mese scorso hanno perso la vita per mano fascista ben due ragazzi, dell'età di 25 e 27 anni, mentre sono ormai familiari anche in Italia i casi degli assassinii degli antifasciti Ivan “Kostolòm” o di Anastasia Baburova e Stanislav Merkelov. In Russia le aggressioni contro migranti, militanti antifascisti, giovani con un look “alternativo” o indigenti sono sempre più frequenti. Nel periodo che va dal 2003 al 2008 sono state assassinate più di 300 persone. La polizia russa ha mostrato in maniera molto chiara la sua complicità con i gruppi di estrema destra, che si muovono in totale libertà e organizzati in strutture paramilitari.
Siparietto
Gr 13:00
In primo Piano
NOTIZIE BREVI
ESTERI
Cinque soldati Usa finiscono davanti alla corte marziale: in Afghanistan uccidevano civili a sangue freddo
Per i soldati americani della compagnia 'Bravo' del 2° battaglione, 1° reggimento, l'ultima missione in Afghanistan è stata un vero inferno. Da quando lo sorso luglio hanno lasciato con la loro compagnia la base di Lewis-McChord a Tacoma, nello stato di Washington, per essere schierati a difesa dell'avamposto 'Ramrod', sul fronte di Kandahar, non hanno mai smesso di combattere.
Una serie ininterrotta di imboscate, attacchi notturni e violenti scontri a fuoco nei quali hanno visto molti loro compagni perdere la vita, altri la testa. Molti di loro hanno iniziato ad abusare di alcol e droga, e a sfogare le proprie angosce con la violenza, sia contro i compagni che contro gli afgani.
Lo scorso gennaio il soldato semplice Jeremy Morlock e altri due soldati della 'Bravo', Calvin Gibbs, 25 anni, e Andrew Holmes, 19 anni, sotto l'effetto di droghe hanno preso Gul Mudin, un civile afgano, forse un prigioniero, e lo hanno ammazzato scaricandogli addosso interi caricatori di mitra e lanciandogli contro delle bombe a mano.
Il 22 febbraio, Morlock e Gibbs hanno ripetuto l'impresa, stavolta insieme a un altro soldato, Michael Wagnon, 29 anni, di Las Vegas. La tecnica usata è stata la stessa: raffiche di mitra e granate. La vittima prescelta, sempre un civile afgano, si chiamava Marach Agha. La coppia è tornata a colpire di nuovo il 2 maggio. In questo caso con loro c'era il soldato Adam Winfield, 21 anni, e la vittima sacrificale rispondeva al nome di Mullah Abdallah.
Tre giorni dopo, Morlock e Gibbs hanno tirato giù dalla branda un loro commilitone e lo hanno picchiato selvaggiamente fino a ridurlo in fin di vita. La sua colpa era quella di aver denunciato ai superiori che diversi soldati della compagnia facevano uso di droga. In ospedale, dopo aver ripreso coscienza, il soldato ha deciso di raccontare anche degli omicidi. Così è partita l'inchiesta militare che ha portato al rimpatrio immediato dei cinque soldati, che ora rischiano l'ergastolo o la pena di morte.
PANAMA, PROTESTE CONTRO NUOVA LEGGE, MIGLIAIA IN PIAZZA NELLA CAPITALE
Convocate da 60 organizzazioni sociali, migliaia di persone sono scese in piazza a Città di Panama chiedendo la cancellazione della legge 177, a 24 ore dalla sua promulgazione da parte del presidente conservatore Ricardo Martinelli. La nuova normativa, già ribattezzata ‘legge salsiccia’ o ‘legge gambero’ - termini utilizzati solitamente per definire leggi ingannevoli – o “legge 9 in 1”, è stata presentata come una riforma per il settore dell’aviazione commerciale ma contiene in sé riforme radicali anche ai codici penale e del lavoro e a sei leggi, inclusa quella organica della polizia, colpendo il diritto di sciopero e abolendo il requisito dello studio di impatto ambientale su opere dichiarate dallo stato di “interesse sociale”. Secondo i promotori della protesta, la legge è stata approvata senza alcuna consultazione con i settori sociali e viola la Costituzione: nuove manifestazioni sono in programma da Lunedì, giorno in cui verrà presentato alla Corte suprema un ricorso di incostituzionalità, mentre si fa sempre più concreta l’ipotesi di uno sciopero generale. Il messaggio a Martinelli, ha detto all’agenzia ‘Efe’, la direttrice del Centro di incidenza ambientale di Panama, Raisa Banfield, è che i cittadini non si lasceranno imporre leggi “inconsulte”, sperando che “il presidente capisca e faccia un passo indietro”.
Turchia, scontri nel sud-est, uccisi tre guerriglieri curdi
I combattimenti, tutt'ora in corso, sono cominciati in seguito a un'opera ricognitiva dell'esercito
Tre ribelli curdi appartenenti al separatista Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) sono stati uccisi in scontri con l'esercito turco nella provincia di Erzincan, nella Turchia sud-orientale. Gli scontri sono avvenuti dopo che unità dell'esercito avevano individuato elementi del Pkk che si stavano preparando a lanciare un attacco, stando a quanto ha riferito all'agenzia di stampa Anadolu il governatore della provincia, Abdulkadi Demir; i combattimenti - cominciati ieri - sono tuttora in corso. Due giorni fa altri tre ribelli curdi erano stati uccisi in scontri con l'esercito nella provincia di Sirnak. Le violenze nella Turchia sud-orientale sono ricominciate dopo che il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, ha fatto sapere dalla prigione di voler abbandonare gli sforzi per instaurare un dialogo con il governo di Ankara per arrivare alla pacificazione.
Israele, Knesset pronta a discutere del genocidio armeno in Turchia
L'assemblea adotterà una mozione che inasprirà ulteriormente le relazioni con Ankara
Il parlamento israeliano intende discutere entro il mese una mozione sul così detto genocidio armeno, la strage di cittadini armeni commessa in Turchia all'inizio del secolo scorso ma non riconosciuta da Ankara come piano deliberato di sterminio etnico. Un'iniziativa questa, che potrebbe portare a un riconoscimento del genocidio, inasprendo certamente la crisi con la Turchia, esplosa in seguito all'attacco israeliano alla Freedom Flotilla per Gaza. La sessione sul genocidio armeno è il frutto di un'iniziativa di Haim Oron, presidente del partito Meretz, che citato dal sito del quotidiano Haaretz ha assicurato che non si tratta di una vendetta nei confronti della Turchia, visto che la sua proposta risale a un anno fa: "Non possiamo essere complici di una negazione, perché come popolo ebraico siamo stati vittime di questi comportamenti", ha dichiarato Oron.
RIFUGIATI: UNHCR, 43,3 MILIONI IN FUGA DA FAME E GUERRE
Roma - Sono 43.3 milioni nel mondo le persone in fuga da conflitti, violazioni dei diritti umani e guerre: lo dice l'Unhcr. In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato che si celebra domenica, l'agenzia Onu evidenzia come si tratti del numero piu' alto dalla meta' degli anni Novanta. Allo stesso tempo il numero di rifugiati rimpatriati spontaneamente, circa 250mila, e' il piu' basso degli ultimi venti anni .
In Italia i rifugiati sono 55mila, numero contenuto rispetto ad altri Paesi Ue, eppure manca l'integrazione. L'ammonimento arriva da Laurens Jolles, delegato dell'Alto commissario Onu per i Rifugiati (Unhcr) per il sud Europa in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato che si celebra domenica. In Italia nel 2009 sono state presentate circa 17mila domande d'asilo .
ITALIA
Fiat: sciopero contro accordo Pomigliano
I lavoratori delle Carrozzerie e della Powertrain di Mirafiori hanno scioperato questa mattina contro l'accordo per Pomigliano. Per Giorgio Cremaschi della Fiom, questo sciopero segna la fine dell'accordo separato per Pomigliano. Mentre per il presidente della Fiat e' ancora aperta una possibilita', quella del referendum del 22 giugno al quale dovranno votare i lavoratori del gruppo. Martedi'-ha detto Elkann- sara' sicuramente un giorno importante.
Fiat: Bersani, a referendum vincera' si'
- Al referendum del 22 tra i lavoratori prevarra' il si': cosi' Bersani a proposito dell'accordo tra Fiat e sindacati su Pomigliano.
L'assenso del Pd all'accordo, ha quindi spiegato il segretario del Pd a Radio Anch'io, dipende dal fatto che non si puo' rinunciare a questo investimento, ma c'e' stata una forzatura e ora bisogna lavorare perche' sia riassorbita.
Sulla liberta' di impresa, Bersani ha commentato che il governo ha preso la strada piu' lunga e piu' improbabile.
Siparietto
Gr 9:30
ESTERI
ITALIA
Appunti e note redazionali
Servizi audio della giornata