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Genova / 30 Giugno 1960 – 2010: figli della stessa rabbia Versione stampabile Mer, 30/06/2010 - 07:31

Manifestazioni antifasciste nel cinquantesimo anniversario della vittoria operaia antifascista che impedì il congresso dell’MSI e contribuì a far cadere il reazionario Governo Tambroni.

Sono passati 50 anni dalla vittoria operaia antifascista del 30 Giugno 1960 che impedì il congresso dell’MSI a Genova e contribuì a far cadere il reazionario Governo Tambroni.

Saremo in piazza per ricordare quella lotta, perchè crediamo che un filo rosso unisca le lotte di quei giorni e quelle di oggi, perché crediamo che fare antifascismo oggi voglia dire opporsi a questo sistema economico che produce povertà materiale, sodate, culturale, impoverimento e privatizzazione delle risorse ambientali e ci fa pagare i costi di una crisi sempre più dirompente e sempre meno occultabile.

Queste le loro risposte alla crisi:

•Attacchi alle condizioni materiali dei lavoratori: diminuzione del potere d’acquisto e dei salari, precarletà, cassa integrazione e morti sul lavoro.

•Eliminazione dei diritti conquistati con decenni di lotte.

•Mercificazione del sapere, della salute e dei beni comuni.

•Politiche Istituzionalmente razziste fatte di contrapposizione tra lavoratori italiani e migranti con discriminazioni, internamenti e deportazioni ai loro danni.

•Violenze, torture e stupri dentro le carceri e nei Centri di Identificazione ed Espulsione per migranti.

•Repressione che colpisce in maniera sempre più allargata e censura preventiva mente ogni opposizione politica e sociale.

•Cancellazione della memoria storica del patrimonio di lotte popolari.

•Continuità repressiva dal ventennio fascista ad oggi: uso del codice penale Rocco relativamente ai reati associativi (270-270 bis), oggi principali impianti accusatori nei processi contro i compagni, relativamente al reato di “devastazione e saccheggio”, usato per il 30 giugno 60, così come per il G8 di Genova e per 1′11 marzo 2006 a Milano, relativamente all’articolo 1 che prevede la sorveglianza speciale per chi si oppone a questo sistema.

•Guerra globale infinita per garantire la soprawivenza del capitalismo.

Per noi oggi l’antifascismo non può essere una semplice commemorazione, ma un modo per rilanciare la lotta di classe.

Per questo riporteremo nelle strade il conflitto e il nostro antagonismo, ripartendo dalla nostra città che il 24 aprile 1945 si è liberata da sola dal nazifascismo, che il 30 giugno del 1960 allontanò nuovamente i fasdsti e contribuì alla caduta del govemo Tambroni e che nel luglio del 2001 rispose con forza alla violenza delle forze dell’ordine e del governo Berlusconi.

Mercoledì 30 giugno 2010 partecipazione al corteo ore 17 piazza della Vittoria

sabato 3 luglio 2010 manifestazione antifascista ore 15 Piazza De ferrari

Comitato 30 giugno 1960/2010 – Genova Antifascista

ROMA - Una manifestazione che mette insieme i giornalisti e una grande parte dell'opinione pubblica, al di la' dei colori politici che non vuole farsi scippare la liberta' d'informazione. Cosi' Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale Stampa italiana, ha spiegato il senso della grande mobilitazione nazionale per la liberta' d'informazione, e contro i tagli e i bavagli alla conoscenza e alla cultura, che si svolgera' il 1 luglio a Roma dalle 17 in Piazza Navona, con una Notte Bianca a Conselice dove c'e' il monumento alla liberta' di stampa, e in molte altre citta' come Milano, Padova, Torino, a Trieste, Padova. A Roma la manifestazione sara' condotta da Tiziana Ferrario con Ottavia Piccolo. Interverranno molti testimoni che non avrebbero avuto giustizia se non ci fosse stata la liberta' di stampa, tante vittime di mala giustizia, hanno aggiunto Natale e il segretario Fnsi Franco Siddi. Ci saranno inoltre le testimonianze di tanti colleghi epurati perche' non si sono fermati davanti alle censure, dei cassaintegrati dei call center. Tra i testimoni ci saranno anche la sorella di Stefano Cucchi, la famiglia Aldrovandi, del ragazzo di Ferrara morto dopo le botte della polizia, Andrea Purgatori che ci ricordera' il caso Ustica, e gli avvocati che stanno preparando il ricorso alla Corte Europea di Strasburgo. Non accetteremo mai che la stampa da cane da guardia del potere debba diventare cagnolino da salotto - ha detto il segretario della Fnsi Siddi -. Ci auguriamo la manifestazione sia il punto che convinca il Parlamento a un passo indietro, se cosi non fosse noi andremo avanti. Il 9 luglio con lo sciopero dell'informazione, dopo andremo alla Corte Europea di Strasburgo e decideremo altre iniziative. Per Enzo Iacopino presidente dell'Ordine dei Giornalisti questa battaglia la dobbiamo vincere coinvolgendo tutti. Sento di esprimere la mia gratitudine personale a Silvio Berlusconi perche' e' riuscito a renderci compatti.

MANOVRA ROMA - Incertezza e precarietà minacciano la vita degli istituti culturali, sospesi sotto la scure della Finanziaria. Se non passasse l'emendamento del Partito democratico, che propone di eliminare i tagli o di contenerli entro il 10 per cento contro il dimezzamento previsto da Tremonti, è a rischio la sopravvivenza di musei e fondazioni, rappresentativi della più blasonata ed eterogenea mappa culturale, dal Croce al Gramsci, dallo Sturzo al Basso, dal Giovanni XXIII all'istituto per la storia del movimento di Liberazione. Ancora si ignorano i criteri con cui il ministro Bondi intende salvare o seppellire definitivamente gli istituti, ma secondo una voce circolata sempre più insistentemente nell'associazione che li rappresenta, il criterio potrebbe essere quello di dimezzare fondi del cinquanta per cento per ciascun ente. Un taglio indiscriminato, che provocherebbe molti sommersi e nessun salvato. Il dimezzamento del 50 per cento, a fronte del taglio del dieci per cento a tutti gli altri comparti, appare "ingiustificatamente punitivo". "Colpisce inoltre la genericità di un taglio che opera senza distinzioni, mentre si enfatizza l'importanza della valutazione e del merito", si legge in un documento firmato dalla comunità degli storici italiani. Quel che propongono gli studiosi per il futuro - nell'esile speranza che gli istituti sopravvivano - è "una distribuzione di risorse sulla base della vitalità dei progetti realizzati, che dovrebbero essere valutati a priori e a posteriori da persone competenti".

MESSINA - Beni per 50 milioni di euro sono stati confiscati a Nicola e Domenico Pellegrino, imprenditori del calcestruzzo e del movimento terra considerati elementi di spicco di un gruppo criminale affiliato alla cosca messinese di Giacomo Spartà. Secondo la Dia di Messina, i due fratelli hanno lucrato sul cemento impoverito o depotanziato, consolidando una sorta di monopolio nel settore grazie ai loro rapporti mafiosi. Un giro d'affari record, con un incremento del capitale fino al mille per cento in pochi mesi. Dalle indagini sono emerse gravi irregolarità legate alla fornitura di calcestruzzo, in molti casi erogato in misura inferiore rispetto alle quantità previste. Tra i beni confiscati diverse quote societarie, 40 automezzi (camion, betoniere, trattori, fuoristrada, autovetture e moto di grossa cilindrata), due impianti di produzione di calcestruzzo completi di silos, nastri trasportatori ed altri macchinari, 20 rapporti bancari e polizze assicurative per oltre 200 mila euro, 39 immobili (terreni, ville e appartamenti): si tratta della più consistente misura di questo genere mai applicata in provincia di Messina. Ma l'aspetto più inquietante resta che il cemento prodotto negli impianti della Calcestruzzi Messina srl dei fratelli Pellegrino e imposto ai cantieri pubblici e privati della zona sud e nei Comuni della fascia jonica messinese, era depotenziato. Secondo l'ingegner Masnata, il consulene tecnico, il cemento "impoverito" sarebbe stato proddotto non solo per realizzare insediamenti abitativi privati, ma perfino grandi opere pubbliche come il nuovo approdo di Tremestieri, il cui molo ha presentato dopo pochi mesi vistose crepe. E di calcestruzzo depotenziato si parla nelle intercettazioni telefoniche dei fratelli Pellegrino nell'operazione antimafia "Lux".

ESTERI

FRANCIA profanate 18 tombe musulmane nel cimitero di Strasburgo Il guardiano del cimitero di Strasburgo, che sorge nel quartiere Robertsau, questa mattina ha denunciato che durante la notte erano state profanate 18 tombe nel settore musulmano. "Un atto barbaro", così l'ha definito il sindaco socialista Roland Ries. Il comune pagherà il restauro delle sepolture. Nel 2011, inoltre, sarà inaugurata la Grande Moschea e sarà completato il primo cimitero musulmano del Paese. Il cimitero occuperà 25 mila metri quadri nel quartiere di La Meineau e avrà un costo totale di 800 mila euro. Nel resto della Francia, i cimiteri musulmani sono vietati, ma il progetto edile di Strasburgo è stato approvato grazie a una norma del diritto locale della regione Alsazia-Mosella. I settori musulmani sono presenti nel cimitero di Strasburgo dal 1973, ma sono ormai saturi tanto che molti islamici sono costretti a rimpatriare le salme dei loro cari.

WASHINGTON Gli Stati Uniti hanno annunciato che accetteranno aiuti da 12 paesi per la lotta contro la marea nera causata dall'incidente alla piattaforma petrolifera della Bp nel Golfo del Messico. Un comunicato del Dipartimento di Stato informa che, per far fronte al peggior disastro ambientale della storia americana, gli Stati Uniti accetteranno un totale di 22 offerte di assistenza da 12 paesi e da alcune organizzazioni internazionali. Tra i 27 paesi che avevano offerto assistenza figura anche l'Italia. L'Italia aveva offerto alcune navi appartenenti a compagnie private e del personale tecnico. I responsabili del coordinamento della assistenza hanno individuato la maggiore necessità nelle boe di contenimento e negli skimmers, che saranno richiesti quindi ai paesi che hanno offerto aiuto. L'annuncio da Washington è venuto mentre peggiorano le condizioni meteorologiche nel Golfo del Messico con l'avvicinamento della tempesta tropicale Alex, che rischia di aggravare le operazioni di recupero del petrolio, anche se si prevede che non colpirà direttamente la zona colpita dal disastro che orami si aggrava da 70 giorno. La Guardia Costiera americana ha reso noto che a causa delle cattive condizioni meteorologiche i tecnici che nel Golfo del Messico operano nella zona dell'incidente alla piattaforma Deepwater Horizon sono stati costretti a sospendere alcune delle attività di contenimento del petrolio. Le operazioni riguardanti la bruciatura del greggio, oppure i voli previsti per spargere sulla marea nera sostanze chimiche capaci di sciogliere il petrolio sono stati sospesi e non riprenderanno fino a quando le condizioni del tempo non miglioreranno. Continuano invece quelle in profondità che hanno a che fare con il 'coperchio' posto dalla British Petroleum per contenere il greggio, così come quelle riguardanti il nuovo pozzo che i tecnici della stessa Bp stanno ultimando nelle vicinanze del pozzo originario da cui fuoriesce il petrolio. I meteorologi escludono che colpisca la zona del versamento del petrolio Bp: Alex si muove a centinaia di chilometri di distanza rispetto al punto in cui è avvenuto il disastro. Tuttavia il suo passaggio avrà comunque effetti diretti sulle operazioni di recupero del greggio, perché è previsto mare mosso per almeno tre giorni a partire da ieri.

CITTA' DEL MESSICO Un terremoto di magnitudo 6.5 ha colpito oggi il sud del Messico, facendo tremare gli edifici nella capitale. Lo hanno reso noto l'Usgs e testimoni. L'epicentro del sisma e' stato localizzato a 14 chilometri ad est di Oaxaca, secondo l'osservatorio Usa. La scossa e' stata avvertita a Citta' del Messico, dove le persone si sono riversate in strada.

GHANA Non è ancora chiaro quante siano le vittime causate dal crollo di una miniera illegale di oro situata a Dunkwa-on-Offin, nel centro del paese. In base a notizie diffuse dalla radio ghanese ‘Joy fm’ i morti potrebbero essere almeno 100, ma il bilancio finale rischia di essere molto più grave perché al momento del crollo, avvenuto ieri probabilmente a causa delle intense piogge, all’interno delle gallerie si trovavano molte più persone, inclusi donne e bambini. In seguito all’apertura di un’inchiesta, la polizia ha intanto arrestato il proprietario della miniera. Sul posto stanno continuando le operazioni di soccorso, nonostante un grosso spiegamento di uomini e mezzi, finora nessun corpo è stato però recuperato, secondo ‘Joy fm’. Il Ghana è uno dei primi esportatori mondiali di oro: le operazioni di scavo sono spesso gestite da multinazionali, ma nei villaggi la popolazione opera propri scavi o tenta la fortuna scavando in miniere abbandonate come nel caso di Dunkwa-on-Offin.[GB]

SOMALIA È salito a 12 morti e 25 feriti il bilancio degli scontri a fuoco avvenuti ieri, in diverse zone di Mogadiscio, tra l'esercito del governo transitorio somalo e gli uomini dei Giovani Mujahidin (Shabab). Secondo quanto riporta il sito informativo locale 'Mareeg', gli scontri più violenti si sono registrati nella zona di Dabka e in quella di Bakara della capitale. A difendere il governo sono scesi in campo i miliziani del gruppo islamico moderato 'Ahlusunna wa al-Jamaà. Negli scontri di ieri sono morti almeno cinque civili e altri 16, tra cui diversi giornalisti locali, sono rimasti feriti. Per evitare altri episodi del genere, gli Shabab hanno chiesto ai giornalisti di segnalare la propria posizione nei quartieri dove sono in corso combattimenti. Sempre i Giovani Mujahidin ribadiscono di aver conquistato nuove aree della città, mentre fonti governative sostengono che i loro soldati hanno compiuto solo una ritirata strategica in vista di nuove offensive militari che dovrebbero partire nei prossimi giorni.

AFGHANISTAN Una delle piu' grandi basi delle truppe internazionali Nato in Afghanistan, quella di Jalalabad, e' stata attaccata da un commando talebano e gli scontri sono ancora in corso. Lo hanno reso noto varie fonti tanto dell'Alleanza Atlantica che dell'amministrazione locale. "Gli assalitori non sono riusciti a entrare nella base", ha dichiarato Ian Baxter, un portavoce della Forza Internazionale d'Assistenza alla Sicurezza (Isaf) in Afghanistan, senza fornire ulteriori dettagli. Un portavoce del capo della polizia provinciale di Nangarhar, Abdul Ghafour, ha detto che almeno un miliziano ha fatto saltare in aria un'auto all'entrata dell'aeroporto. Il raid e' stato rivendicato con una telefonata da un portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, secondo cui il commando era composto da sei uomini. Mujahid ha confermato che uno di loro ha fatto esplodere un'auto, carica di esplosivo, all'ingresso delle installazioni, e che gli altri si sono riusciti a introdurre nel centro. Secondo Mujahid, sono morti o rimasti feriti decine di soldati afghani e stranieri. La base di Jalalabad e' una delle piu' importanti della Nato nel Paese, dopo quelle di Kandahar e di Bagram, alla periferia di Kabul, che negli ultimi mesi sono finite entrambe piu' volte nel mirino dei talebani nell'ambito dell'operazione ribattezzata dai fondamentalisti islamici "Vittoria".

INDIA, ribelli maoisti uccidono 26 poliziotti

Ventisei poliziotti sono stati uccisi dai ribelli maoisti che hanno teso un'imboscata a un loro convoglio nello stato di Chattisgarh, nell'India centrale. Lo ha reso noto la polizia. Il gruppo di poliziotti stava rientrando dopo aver partecipato all'inaugurazione di una strada ed è stato attaccato da numerosi ribelli pesantemente armati. "Almeno 26 uomini delle forze di sicurezza sono stati uccisi e parecchi sono stati feriti", ha dichiarato il capo delle operazioni anti-maoiste nello stato, Ram Niwas. Secondo altre fonti locali, un centinaio di ribelli avrebbero partecipato all'imboscata. In aprile, nello stesso stato, i maoisti avevano ucciso 76 poliziotti. Gli insorti, che dicono di combattere in difesa dei contadini e delle tribù più povere, controllano soprattutto le aree rurali periferiche.