Aperto da massimo alle ore 9.30 buona giornata a tutti e tutte

Ti mando un pezzo di economia, un po' lungo per il g.r. ma forse utilizzabile sintetizzandolo. Ciao (Giangi)

= Aggiornamento ore 9.30 =

Argentina

Oltre 40.000 manifestanti appartenenti ad organizzazioni sociali, politiche, studentesche e di disoccupati hanno manifestato ieri sera nella storica Plaza de Mayo di Buenos Aires contro la politica del governo e l'azione del Fondo monetario internazionale (Fmi). In marcia dal Parlamento nel giorno dell'indipendenza nazionale argentina, i dimostranti hanno gridato slogan, chiesto un cambiamento di politica economica e sollecitato una definitiva autonomia del paese dagli organismi finanziari internazionali. Consistente la partecipazione degli organizzazioni dei disoccupati ('piqueteros') che hanno anche commemorato le due vittime, uccise dalla polizia nella stazione di Avellaneda.

Stati Uniti

Con il si' del Senato, il Congresso degli Stati Uniti ha definitivamente approvato la trasformazione del Monte Yucca, nel deserto del Nevada, in una pattumniera nucleare per migliaia di tonnellate di rifiuti nucleari di tutta l'Unione. I parlamentari hanno sostanzialmente ignorato le proteste degli amministratori statali e locali, che possono adesso puntare solo su un'opposizione al provvedimento di fronte alle corti di giustizia. Se i giudici non lo bloccheranno, il progetto, allo studio da oltre 20 anni, dovrebbe diventare operativo, con il trasporto in Nevada di rifiuti da oltre un centinaio di siti degli Sati Uniti: un'operazione pericolosa, resa piu' rischiosa dall'incubo del terrorismo. Il Monte Yucca ospitera', fra l'altro, i residui radioattivi di 39 centrali nucleari e siti militari in tutta l'Unione. Si calcola che il deposito restera' radioattivo per decine di migliaia di anni.

Palestina

Il governo israeliano ha imposto ieri la chiusura dell'ufficio di Sari Nusseibeh, rappresentante dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) a Gerusalemme Est. L'iniziativa è stata assunta dal ministro per la sicurezza interna Uzi Landau, secondo il quale Nusseibeh svolgeva funzioni non autorizzate sul territorio dello Stato ebraico. La scure dei falchi del governo Sharon è caduta proprio su uno dei massimi rappresentanti della corrente moderata palestinese. Basti dire che recentemente Nusseibeh era entrato nel mirino dei gruppi radicali, che gli rinfacciavano di avere firmato un documento di condanna nei confronti degli attentati suicidi contro la popolazione israeliana. La chiusura dell'ufficio di rappresentanza a Gerusalemme Est, fra l'altro, è caduta proprio mentre il ministro israeliano degli esteri, Shimon Peres, tentava di riavviare un minimo di dialogo con esponenti di alto rango dell'Anp. Il leader di Meretz, principale partito israeliano di opposizione, ha aspramente criticato questa coincidenza. Yossi Sarid ha fatto osservare che è perlomeno singolare che il governo prenda una iniziativa di questo genere proprio mentre sostiene di voler dialogare con l'ala moderata dei palestinesi.

Inchiesta G8

Dopo oltre cinque ore si è concluso ieri sera dopo alle 21.00 l'interrogatorio di Pietro Troiani, vice questore aggiunto del reparto mobile della polizia di Roma, indagato di concorso in calunnia, ascoltato fino alle 20 dai pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona. Anche il secondo interrogatorio del commissario, già sentito come teste il primo luglio scorso, è stato secretato. Al termine l'avvocato difensore Alfredo Biondi, ha commentato: "il commissario ha reso ampie dichiarazioni precisando le modalità del suo comportamento, sostenendo l' estraneità all' imputazione che gli è stata mossa". Biondi ha poi aggiunto che "Troiani ha fornito tutte le spiegazioni richieste". "Abbiamo preferito - ha sottolineato l'avvocato - assumere un atteggiamento collaborativo perché il dottor Troiani è un funzionario pubblico e se ne ricorda anche quando è indagato". Circa l'accusa mossa dalla procura, Biondi ha detto che "si tratta di una ipotesi criminosa lontana mille miglia dal comportamento tenuto dal dottor Troiani". L'atteggiamento "collaborativo" del vice questore aggiunto potrebbe aver chiarito i vari passaggi delle due bottiglie molotov che, secondo gli inquirenti, sarebbero state utilizzate come false prove dalla polizia per sostenere l'arresto dei 93 no-global trovati nella scuola Diaz, durante l'irruzione del 21 luglio scorso, nei giorni del G8. Il nome di Troiani era stato fatto dal commissario romano Massimiliano Di Bernardini il 17 giugno scorso durante l'interrogatorio sull' episodio delle molotov, sequestrate in un'aiuola in corso Italia e poi "ricomparse" nella scuola Diaz. (Red)

L'anno nero dei fondi italiani: bruciati 23 miliardi di euro L'incheista di mediobanca conferma il crollo del rispamrio gestito in Italia e mette sotto accusa i gestori dei fondi di investimento. Che hanno ottenuto risultati peggiori degli indici di riferimento, con effetti catastrofici per i risparmiatori.

Da La Repubblica del 10 luglio DI GIUSEPPE TURANI Milano. In un certo senso non si capisce nemmeno più come facciano a stare ancora in piedi, i Fondi italiani. Le loro performance sono da brivido, più e meglio di un film dell'orrore. Basta sottoscriverne qualche quota e la paura vi accompagnerà durante tutti i giorni dell'anno. In pratica sembrano essere capaci solo di perdere soldi (dei loro clienti) invece di guadagnarne. Questo, almeno, è quanto si ricava dall'annuale analisi (da essi odiata) di Mediobanca. Ma i numeri sono numeri e da questi risulta che i Fondi italiani l'anno scorso (2001) hanno perso un patrimonio che da solo sarebbe bastato a ricapitalizzare quattro o cinque volte la Fiat, forse anche a rifarla tutta nuova: 23 miliardi di euro, 56 mila miliardi di vecchie lire. Una sorta di imposta occulta sulla buona borghesia risparmiatrice delle dimensioni delle Finanziarie che erano servite per entrare nell'euro. Se si tiene conto che nel 2000 i Fondi italiani avevano perso 13 miliardi di euro, si arriva alla conclusione che in appena due anni sono riusciti a bruciare 36 miliardi di euro che i risparmiatori avevano affidato loro: circa 72 mila miliardi delle vecchie lire. Uno sproposito. A questo punto è facile capire perché, sempre nel 2001, i Fondi italiani hanno dovuto registrare la più grande fuga di massa nella storia dei Fondi: i capitali in fuga (dai Fondi) hanno superato l'arrivo di nuove sottoscrizioni e il risultato è stato che la raccolta netta è diminuita di 17 miliardi di euro. E pensare che quella dei Fondi in Italia non è un affare di pochi euro: in tutto i nostri Fondi sono al quarto posto nel mondo per dimensioni dei denari amministrati. Ma con risultati disastrosi, come abbiamo appena visto. In realtà, poi, i gestori dei Fondi sono stati anche peggio di quanto le cifre appena indicate non lascino pensare. Sulle azioni, infatti, hanno perso un sproposito. 24,5 miliardi nel trading e altri 8,4 miliardi per via delle perdite sui titoli in carico. Insomma, comprando e vendendo (ovviamente male) titoli azionari hanno perso 24,5 miliardi di euro. Sui titoli che si sono tenuti in portafoglio hanno perso invece 8,4 miliardi (perché sono andati giù lo stesso). In totale, sulle azioni, fra quelle "in movimento" e quelle "ferme", hanno perso, in un solo anno, quasi 35 miliardi di euro. Insomma, 70 mila miliardi di vecchie lire. Poi i gestori sono riusciti a guadagnare qualche soldo sui titoli a reddito fisso (come le vecchiette del mio paese) e così la perdita finale si è ridotta a "appena" 23 miliardi di euro. Si tratta di cifre che escludono ogni attenuante. Probabilmente, qualunque ragazzo di età compresa fra i 12 e il 16 anni, che avesse mosso i soldi di papà a caso, avrebbe ottenuto risultati più entusiasmanti. Mediamente, infatti, i Fondi italiani sono riusciti a fare peggio dell'indice internazionale delle Borse MSCI che dell'indice Mediobanca generale. Insomma, se i gestori se ne fossero andati al cinema o fare shopping in centro e avessero dato ordine alle segretarie di seguire l'indice MSCI, avrebbero perso meno denari e, probabilmente, avrebbero speso anche meno soldi di telefono, fax e collegamenti vari. Invece, sono rimasti inchiodati dietro le loro scrivanie, non hanno smesso un solo minuto di lavorare. E questo lo si vede dai dati sulla rotazione del portafoglio, che sono altissimi. In pratica è come se ogni mesi si fossero liberati di tutti i titoli che avevano comprato in precedenza per sostituirli con altri titoli, nuovi di zecca. Nessuno, di fronte a questi comportamenti, potrà mai accusarli di pigrizia. Peccato che tutta questa agitazione, anzi frenesia, abbia prodotto i risultati appena visti: 35 miliardi di euro di perdita in un solo anno sui titoli azionari. Una botta mai vista per i risparmiatori italiani.