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Colombia, 18 morti tra guerriglieri Farc e poliziotti Dopo aver diffuso la notizia della morte di cinque agenti, stamattina è stato reso noto che sono sono almeno diciotto le vittime dell'esercito e della polizia colombiana che hanno perso la vita nei tre attacchi perpetrati da diversi gruppi armati in 48 ore, mercoledi e giovedi scorsi, nel primo scontro tra gruppi armati e forze statali del governo di Manuel Santos. Nella zona rurale di El Dondello, nel dipartimento di Caqueta, quattordici agenti sono stati uccisi in un'imboscata attribuita alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc). Le autorità avevano dapprima denunciato la morte di 5 agenti. Le vittime sono state uccise con colpi d'arma da fuoco e poi cosparsi con la benzina-  ha affermato il generale Parra, che ha assicurato che continueranno a cercare i responsabili dell'attentato.

Cile, progetti per sistema di risalita dei minatori Il ministro della Salute cileno, Jaime Manalich, ha spiegato che potrebbero servire una o due ore per far risalire ogni minatore. Si pensa alla possibilità di bendare e di sedare i minatori prima dell'inizio della salita. Le operazioni potrebbero essere più difficoltose per chi non dovesse essere in grado di collaborare con i soccorritori a causa di ferite o i possibili disagi psicologici. ll gruppo dei 33 minatori è stato suddiviso in squadre all'interno delle quali ognuno ha un preciso compito come la gestione del calendarioi, o i turni dei pasti e di riposo, ai controlli medici. Intano sono attese per questa sera le prima raccomandazioni degli esperti Nasa, due medici, uno psicologo e un ingegnere che si occuperanno delle operazioni di salvataggio. Il sistema di risalita dalla cava profonda 700 metri potrebbe essere una sorta di gabbia o capsula con ossigeno, luce e strumenti per comunicar

Commissione Ue mette in discussione la legittimità del rimpatrio della Francia Secondo quanto riportato dal sito d’informazione EUobserver.eu, la Commissione sta raccogliendo informazioni dettagliate presso le autorità francesi per fare luce sull’applicazione delle garanzie richieste dalla direttiva sulla libera circolazione in un rapporto interno, non ancora reso pubblico ma il cui contenuto è trapelato ieri, la Commissione europea mette ampiamente in discussione la legittimità del rimpatrio dalla Francia di circa un migliaio di cittadini rumeni e bulgari, per la quasi totalità di etnia rom. Secondo quanto riportato dal sito d’informazione EUobserver.eu, la Commissione sta raccogliendo informazioni dettagliate presso le autorità francesi per fare luce sull’applicazione delle garanzie richieste dalla direttiva sulla libera circolazione dei cittadini. Il documento, lungo 25 pagine, porta la firma dei tre commissari responsabili per la giustizia (Viviane Reding), per gli affari interni (Cecilia Malmström) e per quelli sociali (László Andor), e vi si chiede un "chiarimento completo" sul rimpatri volontari. Questi prevedono un incentivo di 300 euro per gli adulti e 100 per i bambini. Un espediente che per Bruxelles non è sufficiente a giustificare la legittimità dei rimpatri nell’ottica della libera circolazione delle persone. Secondo la fondamentale direttiva, un cittadino può essere espulso solo se la decisione gli viene notificata “in forma scritta, dovutamente giustificata, e possibile oggetto di ricorso”, e dev’essere comunicata almeno un mese prima dell’effettiva espulsione. La Commissione inoltre sottolinea con forza che nessun tipo di espulsione collettiva può avere luogo, tanto meno lungo le linee di un profilo etnico: ciò vale anche nel caso in cui le persone da espellere abbiano superato il limite di tre mesi di permanenza senza registrazione presso le autorità locali, come è il caso dei rom espulsi dalla Francia. La Commissione ricorda poi che il ritorno nel paese da cui si è stati espulsi dev’essere garantito a meno che l’allontanamento non sia avvenuto per cause dovute al mantenimento dell’ordine pubblico, ma non nel caso di una semplice espulsione amministrativa. Inoltre, la raccolta di impronte digitali e altri dati personali può essere giustificata soltanto per prevenire doppi pagamenti degli incentivi al rimpatrio, e non per altri fini

Mozambico: assalto ai forni

Il fronte caldo di questi giorni è Maputo, capitale del Mozambico: secondo giorno di violenti scontri tra manifestanti e polizia, si aggrava il bilancio delle vittime, che sale a 10 morti e quasi 300 feriti. Il governo si dice impotente di fronte all'impennata dei prezzi - a partire da farina e pane - che ha generato le proteste... sono infatti anche ben altre le trame del mercato mondiale del pane, tra pescecani e speculatori di professione. Il governo, convocato d'urgenza, fa sapere che il rincaro del 30% del pane è "da considerarsi irrevocabile", e ciò, per la maggioranza della popolazione, che guadagna meno di 2 dollari al giorno, significa la fame. Giorni di guerra per il pane che hanno indotto le autorità a mobilitare l'esercito. Nel frattempo circolano volantini che invitano allo sciopero generale, i prezzi volano e l'inflazione rende carta straccia stipendi già magri.

La protesta ha bloccato le strade con barricate e pneumatici incendiati. Reso impossibile il raggiungimento dell'aereoporto. I negozi sono stati presi d'assalto, sono state infrante vetrine e saccheggiati gli scaffali. La polizia ha tentato di contenere e far ritirare la protesta sparando proiettili di caucciù, spargendo sangue lungo le strade. I riot si sono svolti alla periferia di Maputo, città di uno dei paesi più poveri dell'Africa e del mondo. Il Mozambico è stato teatro di una guerra civile tra il 1976 e il 1992, ad oggi oltre il 60% dei circa 20 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà.

L'Onu avverte: i prezzi degli alimentari sul mercato internazionale sono al livello più alto degli ultimi 2 anni. L'impennata è arrivata fra luglio e agosto, 5%, un aumento legato allo stop alle esportazioni di grano russo deciso da Mosca dopo la stagione degli incendi. La Fao quantifica in un -30% gli effetti di caldo e incendi sul raccolto russo e alla Borsa di Chicago il grano in consegna dicembre 2010 aumenta ancora. La speculazione si aggiunge agli incendi e avvicina i campi russi in fiamme ai morti della rivolta di Maputo.

ITALIA

Precari scuola, la minista Gelmini fa orecchie da mercante e non vuole incontrare i precari

Oggi i precari della scuola si sono incontrati epr una conferenza stampa dopo il rifiuto del Ministro Gelmini ad incontrarli. Hanno ribadito il proseguimento dello sciopero della fame di alcuni di loro, a scapito della loro stessa salute. Dopo alcune dichiarazioni dell'assessore alle politiche scolastiche di Roma Laura Marsilio che proponeva il reintegro dei lavoratori non aventi contratto in un progetto discutibile e inaccettabile che vuole l'ennesimo sfruttamento dei precari. Il progetto consiste in corsi che dovrebbero dare qualifiche, che già i lavoratori hanno e che quindi risulterebbero inutili e offensivi per chi da anni lavora per una scuola paritaria.

Chiaiano. Condizioni invivibili ed una nuova emergenza regionale alle porte

Non ne possiamo piu’ di vivere con la discarica ! Puzza, traffico, inquinamento, percolato lasciato dai camion, vibrazioni, danni alle abitazioni, perdita del valore delle attività commerciali. Negli ultimi mesi la nuova giunta regionale guidata dal Pdl di Caldoro, tramite l’assessore all’ambiente Giovanni Romano, ha cominciato a ventilare addirittura un ampliamento della discarica di Chiaiano. Per anni gli schieramenti politici, i partiti, si sono rimbalzate le responsabilità sulla cattiva gestione dei rifiuti a Napoli ed in Campania. Ora ci vengono a dire che una nuova emergenza è alle porte, dimostrando in questo modo che anche la nuova giunta regionale ha la stessa logica e la stessa programmazione di quella precedente. Vogliono costruire ancora discariche ed inceneritori, perché in questi ultimi anni la raccolta differenziata è stata solo una presa in giro. Allo stesso modo le istituzioni si sono rifiutate fino ad ora di puntare su un piano rifiuti fondato sulla differenziata vera e sul trattamento meccanico biologico, che eviterebbe il ricorso alle discariche ed agli inceneritori. Giornalisti e magistrati ci dicono che nel 2064 le falde acquifere dell’area nord di Napoli saranno completamente avvelenate. assemblea pubblica domai alla fermata del treno di chiaiano alle ore 18.00

Ancora allarme stagionali: emergenza per migliaia di africani tra Basilicata e Puglia I raccoglitori di pomodori vivono in casolari senza acqua né luce a causa della chiusura del campo di accoglienza di Palazzo San Gervasio. Sarebbero Almeno un migliaio, si stima. Ma ogni anno, tra la fine di agosto e la fine di settembre, ne arrivano circa tremila per la raccolta del pomodoro in un’area ristretta tra Palazzo, Venosa, Melfi e Lavello. “Ormai qualunque paese che ospita un po' di migranti diventa per i media una potenziale Rosarno ma il paese della Piana deve diventare il simbolo della rivolta contro la violenza mafiosa e lo sfruttamento bestiale, non di tensioni interrazziali che possono sfociare nello scontro”.

Siparietto


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gror100903 (last edited 2010-09-03 17:37:48 by anonymous)