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'''La pace secondo Israele: la polizia recluta coloni da combattimento'''

Proprio nel momento in cui i negoziati israelo-palestinesi, mediati dagli Stati Uniti, si arrestano di fronte alla spinosa questione delle colonie, emerge la notizia secondo cui le forze di polizia israeliane starebbero guardando alle comunità illegali (gli insediamenti, ndr) per reclutare ufficiali tra i coloni.Il corso di addestramento per ufficiali speciali mira a formare soldati da combattimento e prevede anche sette mesi di studi religiosi presso una colonia nella Cisgiordania occupata.La notizia preoccupa molto i palestinesi cittadini d'Israele che rappresentano 1/5 della popolazione.“Di frequente, la polizia ha dimostrato ostilità verso i cittadini palestinesi, ma l’ultima mossa dimostra come ora s’intenda inasprire ulteriormente l’oppressione”, afferma Jafar Farah, direttore di “Mossawa”, centro legale per la difesa della minoranza palestinese all’interno di Israele.“E’ lecito pensare che questi fondamentalisti israeliani, educati a odiare i palestinesi che vivono in Cisgiordania, diventino ancora più ostili se solo potessero sfruttare l'occasione di perlustrare le nostre comunità in Israele?”I 35 studenti del programma di addestramento - dal titolo “Credere nella polizia” - inizieranno le lezioni il mese prossimo, novembre 2010, e il numero dei coloni che avrebbe manifestato interesse per il corso si aggirerebbe intorno ai 300.Il comando della polizia racconta di aver messo a punto il programma dietro proposta di alcuni gruppi della destra e anche per far fronte a periodi di carenza di ufficiali.Il programma durerà tre anni e mezzo, si svolgerà quasi interamente presso l’Università di Haifa e alla fine del corso agli studenti sarà riconosciuto il grado di ufficiale.Sette mesi sono dedicati a studi religiosi presso la colonia Elisha, nel cuore della Cisgiordania. E' interessante notare che la stessa colonia, illegale per la legge internazionale, non abbia ricevuto il riconoscimento nemmeno di quella israeliana.

'''Russia, orfanotrofio degli orrori: suore maltrattano e puniscono bambine'''

Decine di cinghiate. Orari di lavoro estenuanti. Punizioni continue, fino a 16 giorni a pane e acqua. Sono questi alcuni dei gravi particolari del racconto di tre adolescenti fuggite da un orfanotrofio di un monastero di suore nel Vladimir, a 200 chilometri da Mosca e che, giunte nella capitale, hanno affidato il loro sfogo a uno dei dei giornali più diffusi, il quotidiano Isvetsia. L'ennesima tragica storia di maltrattamenti, in paese dove la violenza contro i bambini e l'altissimo numero di orfani con limitate possibilità di assistenza sono una piaga senza rimedio. Grazie alle drammatiche testimonianze, che hanno scosso l'opinione pubblica russa, le autorità hanno fatto scattare dei controlli che hanno portato, ieri sera, alla drammatica conferma. Secondo quanto appurato, le ragazzine venivano regolarmente vessate dalle suore che le costringevano a lavorare nei campi dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Ogni piccola disobbedienza veniva punita con 12, 50 o 70 cinghiate. Spesso le ragazze venivano costrette a leggere salmi ad alta voce anche fino a tarda notte, mentre la mattina seguente venivano svegliate anche alle cinque del mattino per lavorare. I media russi riportano che le prime denunce erano state avanzate già lo scorso anno, ma dopo verifiche non si era avuto alcun riscontro e la vicenda era stata lasciata cadere. Fino alla fuga la scorsa settimana delle tre ragazze. Alcune delle suore interpellate dalle autorità, e anche dalla diocesi della regione di Vladimir che è intervenuta, hanno riconosciuto di aver praticato varie punizioni sulle orfane accolte nell'istituto, ma non hanno ammesso i maltrattamenti, nemmeno sotto giuramento. Le attività dell'istituto restano sospese.

'''Somalia, ancora scontri a Mogadiscio. Il governo resta in stallo'''
Ieri, Mogadiscio è stata nuovamente teatro di scontri: almeno due i morti e tre i feriti nei quartieri di Hawl-wadag, Wardigley e nel centrale mercato di Bakara. Le emittenti locali citano testimoni che parlano di combattimenti fra i ribelli Shabaab, legati ad al-Qaeda e i peacekeeper dell'Unione africana (Ua) che hanno bombardato postazioni degli integralisti. All'interno del Parlamento somalo, intanto, continuo lo stallo per il voto di fiducia al neo premier Mohamed Abdullahi Mohamed 'Farmajo', designato dal presidente Sheikh Sharif Sheikh Ahmed. Le votazioni di ieri, interrotte per una disputa che ha contrapposto il presidente e lo speaker Sharif Hassan Aden, sono state nuovamente rimandate ad oggi.
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'''terzigno reprimere per normalizzarre'''

E da due giorni che i media mainstream ci riportano come a terzigno ormai la situazione sia tranquilla, la protesta quasi rientrata la gente rasseganta. I media di regime hanno recepito il messaggio del ministro Maroni che invocava maggiore repressione attraverso il completamento oscuramento di quanto sta avvenendo nell'area vesuviana, dove a rastrellamenti notturni si alternano perquisizioni nelle case.

'''[ANCONA] 22enne morto di carcere'''

Alberto Grande, 22 anni, è stato ritrovato morto ieri mattina nella sua cella del carcere di Montacuto ad Ancona. Si tratta della terza vittima dentro l’istituto di pena anconetano dall’inizio dell’anno: tre detenuti giovani e non affetti da particolari patologie, le cui morti appaiono quantomeno “sospette”. Il primo caso risale allo scorso mese di maggio (non conosciamo la data precisa), quando un 27enne marocchino fu ritrovato senza vita steso sul pavimento della cella. La notizia non trapela fino ad agosto quando, in occasione dell’iniziativa “Una cella in piazza”, la responsabile del Prap regionale, Manuela Ceresani, dichiara alla stampa: “Due soli i suicidi registrati da inizio anno (nelle carceri delle Marche - n.d.r.), uno ad Ancona (Montacuto) e il secondo a Fermo”. (Il Messaggero - Cronaca di Ancona, 21 agosto 2010). Ma il Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, che ha ricevuto dal Prap delle Marche la comunicazione del decesso (suicidio?), classifica l’episodio come “morte per cause naturali”. Il pomeriggio del 25 settembre Ajoub Ghaz, detenuto tunisino di 26 anni, viene ritrovato morto nella sua cella. Dai primi rilievi sembra che abbia ingerito un mix letale di farmaci. La procura di Ancona dispone l’autopsia. “Non si esclude la tesi di un suicidio” (Resto del Carlino - Cronaca di Ancona, 26 settembre 2010) Il 27 settembre Eugenio Sarno, Segretario generale del sindacato Uil-Pa Penitenziari, dichiara all’Adnkronos: “Il suicidio del 26enne detenuto tunisino nel carcere di Ancona, che si è verificato sabato scorso, fa salire l'asticella delle autosoppressioni dietro le sbarre, nel 2010, a 50 morti". Il 13 ottobre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria diffonde le statistiche aggiornate riguardanti i suicidi in carcere: ad Ancona non risulta avvenuto nessun suicidio, mentre risulta quello avvenuto a Fermo (Ap), come dichiarato dalla responsabile del Prap Marche in agosto. Si tratta di Vincenzo Balsamo, che si è impiccato il 23 febbraio. Ieri, per la terza volta dall’inizio dell’anno, nel carcere di Montacuto un giovane detenuto muore per cause apparentemente misteriose. Il Resto del Carlino - Cronaca di Ancona, oggi scrive: “Ennesimo giallo nel carcere di Montacuto. La vittima è un ragazzo di origini napoletane, Alberto Grande, e il rinvenimento del suo cadavere è avvenuto nella tarda mattinata di ieri”. “Quando un compagno di cella ha dato l’allarme sul posto sono accorsi medico e infermiere del carcere che hanno tentato di rianimare il giovane, purtroppo invano. Grande non si è mai ripreso e una volta constatato il decesso la salma è stata trasferita all’istituto di medicina legale dell’ospedale di Torrette. Tutte in piedi le ipotesi che hanno provocato l’arresto cardiocircolatorio del ventiduenne.
'''Sentenza shock del tribunale di Torino che stabilisce un risarcimento ridotto per la morte di un operaio di origine albanese'''
Una sentenza che lascia sbigottiti quella del tribunale civile di Torino che ha attribuito un risarcimento dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai familiari di un operaio italiano, solo perché l'operaio in questione era albanese e i suoi parenti vivono in Albania, "area ad economia depressa". Un accorgimento, quello adottato dal giudice civile per "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del paese ove risiedono i danneggiati" e perché altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero "un ingiustificato arricchimento".La decisione del giudice, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, si richiama a una sentenza della Cassazione di dieci anni fa. A ciascun genitore residente in Albania vanno appena 32mila euro rispetto alla somma stabilita se l'operaio morto fosse stato italiano, che si aggira tra 150 e 300mila euro. Inoltre, il tribunale ha addebitato all'operaio deceduto il 20 per cento di concorso di colpa nella propria morte.

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In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

La pace secondo Israele: la polizia recluta coloni da combattimento

Proprio nel momento in cui i negoziati israelo-palestinesi, mediati dagli Stati Uniti, si arrestano di fronte alla spinosa questione delle colonie, emerge la notizia secondo cui le forze di polizia israeliane starebbero guardando alle comunità illegali (gli insediamenti, ndr) per reclutare ufficiali tra i coloni.Il corso di addestramento per ufficiali speciali mira a formare soldati da combattimento e prevede anche sette mesi di studi religiosi presso una colonia nella Cisgiordania occupata.La notizia preoccupa molto i palestinesi cittadini d'Israele che rappresentano 1/5 della popolazione.“Di frequente, la polizia ha dimostrato ostilità verso i cittadini palestinesi, ma l’ultima mossa dimostra come ora s’intenda inasprire ulteriormente l’oppressione”, afferma Jafar Farah, direttore di “Mossawa”, centro legale per la difesa della minoranza palestinese all’interno di Israele.“E’ lecito pensare che questi fondamentalisti israeliani, educati a odiare i palestinesi che vivono in Cisgiordania, diventino ancora più ostili se solo potessero sfruttare l'occasione di perlustrare le nostre comunità in Israele?”I 35 studenti del programma di addestramento - dal titolo “Credere nella polizia” - inizieranno le lezioni il mese prossimo, novembre 2010, e il numero dei coloni che avrebbe manifestato interesse per il corso si aggirerebbe intorno ai 300.Il comando della polizia racconta di aver messo a punto il programma dietro proposta di alcuni gruppi della destra e anche per far fronte a periodi di carenza di ufficiali.Il programma durerà tre anni e mezzo, si svolgerà quasi interamente presso l’Università di Haifa e alla fine del corso agli studenti sarà riconosciuto il grado di ufficiale.Sette mesi sono dedicati a studi religiosi presso la colonia Elisha, nel cuore della Cisgiordania. E' interessante notare che la stessa colonia, illegale per la legge internazionale, non abbia ricevuto il riconoscimento nemmeno di quella israeliana.

Russia, orfanotrofio degli orrori: suore maltrattano e puniscono bambine

Decine di cinghiate. Orari di lavoro estenuanti. Punizioni continue, fino a 16 giorni a pane e acqua. Sono questi alcuni dei gravi particolari del racconto di tre adolescenti fuggite da un orfanotrofio di un monastero di suore nel Vladimir, a 200 chilometri da Mosca e che, giunte nella capitale, hanno affidato il loro sfogo a uno dei dei giornali più diffusi, il quotidiano Isvetsia. L'ennesima tragica storia di maltrattamenti, in paese dove la violenza contro i bambini e l'altissimo numero di orfani con limitate possibilità di assistenza sono una piaga senza rimedio. Grazie alle drammatiche testimonianze, che hanno scosso l'opinione pubblica russa, le autorità hanno fatto scattare dei controlli che hanno portato, ieri sera, alla drammatica conferma. Secondo quanto appurato, le ragazzine venivano regolarmente vessate dalle suore che le costringevano a lavorare nei campi dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Ogni piccola disobbedienza veniva punita con 12, 50 o 70 cinghiate. Spesso le ragazze venivano costrette a leggere salmi ad alta voce anche fino a tarda notte, mentre la mattina seguente venivano svegliate anche alle cinque del mattino per lavorare. I media russi riportano che le prime denunce erano state avanzate già lo scorso anno, ma dopo verifiche non si era avuto alcun riscontro e la vicenda era stata lasciata cadere. Fino alla fuga la scorsa settimana delle tre ragazze. Alcune delle suore interpellate dalle autorità, e anche dalla diocesi della regione di Vladimir che è intervenuta, hanno riconosciuto di aver praticato varie punizioni sulle orfane accolte nell'istituto, ma non hanno ammesso i maltrattamenti, nemmeno sotto giuramento. Le attività dell'istituto restano sospese.

Somalia, ancora scontri a Mogadiscio. Il governo resta in stallo Ieri, Mogadiscio è stata nuovamente teatro di scontri: almeno due i morti e tre i feriti nei quartieri di Hawl-wadag, Wardigley e nel centrale mercato di Bakara. Le emittenti locali citano testimoni che parlano di combattimenti fra i ribelli Shabaab, legati ad al-Qaeda e i peacekeeper dell'Unione africana (Ua) che hanno bombardato postazioni degli integralisti. All'interno del Parlamento somalo, intanto, continuo lo stallo per il voto di fiducia al neo premier Mohamed Abdullahi Mohamed 'Farmajo', designato dal presidente Sheikh Sharif Sheikh Ahmed. Le votazioni di ieri, interrotte per una disputa che ha contrapposto il presidente e lo speaker Sharif Hassan Aden, sono state nuovamente rimandate ad oggi.

ITALIA terzigno reprimere per normalizzarre

E da due giorni che i media mainstream ci riportano come a terzigno ormai la situazione sia tranquilla, la protesta quasi rientrata la gente rasseganta. I media di regime hanno recepito il messaggio del ministro Maroni che invocava maggiore repressione attraverso il completamento oscuramento di quanto sta avvenendo nell'area vesuviana, dove a rastrellamenti notturni si alternano perquisizioni nelle case.

[ANCONA] 22enne morto di carcere

Alberto Grande, 22 anni, è stato ritrovato morto ieri mattina nella sua cella del carcere di Montacuto ad Ancona. Si tratta della terza vittima dentro l’istituto di pena anconetano dall’inizio dell’anno: tre detenuti giovani e non affetti da particolari patologie, le cui morti appaiono quantomeno “sospette”. Il primo caso risale allo scorso mese di maggio (non conosciamo la data precisa), quando un 27enne marocchino fu ritrovato senza vita steso sul pavimento della cella. La notizia non trapela fino ad agosto quando, in occasione dell’iniziativa “Una cella in piazza”, la responsabile del Prap regionale, Manuela Ceresani, dichiara alla stampa: “Due soli i suicidi registrati da inizio anno (nelle carceri delle Marche - n.d.r.), uno ad Ancona (Montacuto) e il secondo a Fermo”. (Il Messaggero - Cronaca di Ancona, 21 agosto 2010). Ma il Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, che ha ricevuto dal Prap delle Marche la comunicazione del decesso (suicidio?), classifica l’episodio come “morte per cause naturali”. Il pomeriggio del 25 settembre Ajoub Ghaz, detenuto tunisino di 26 anni, viene ritrovato morto nella sua cella. Dai primi rilievi sembra che abbia ingerito un mix letale di farmaci. La procura di Ancona dispone l’autopsia. “Non si esclude la tesi di un suicidio” (Resto del Carlino - Cronaca di Ancona, 26 settembre 2010) Il 27 settembre Eugenio Sarno, Segretario generale del sindacato Uil-Pa Penitenziari, dichiara all’Adnkronos: “Il suicidio del 26enne detenuto tunisino nel carcere di Ancona, che si è verificato sabato scorso, fa salire l'asticella delle autosoppressioni dietro le sbarre, nel 2010, a 50 morti". Il 13 ottobre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria diffonde le statistiche aggiornate riguardanti i suicidi in carcere: ad Ancona non risulta avvenuto nessun suicidio, mentre risulta quello avvenuto a Fermo (Ap), come dichiarato dalla responsabile del Prap Marche in agosto. Si tratta di Vincenzo Balsamo, che si è impiccato il 23 febbraio. Ieri, per la terza volta dall’inizio dell’anno, nel carcere di Montacuto un giovane detenuto muore per cause apparentemente misteriose. Il Resto del Carlino - Cronaca di Ancona, oggi scrive: “Ennesimo giallo nel carcere di Montacuto. La vittima è un ragazzo di origini napoletane, Alberto Grande, e il rinvenimento del suo cadavere è avvenuto nella tarda mattinata di ieri”. “Quando un compagno di cella ha dato l’allarme sul posto sono accorsi medico e infermiere del carcere che hanno tentato di rianimare il giovane, purtroppo invano. Grande non si è mai ripreso e una volta constatato il decesso la salma è stata trasferita all’istituto di medicina legale dell’ospedale di Torrette. Tutte in piedi le ipotesi che hanno provocato l’arresto cardiocircolatorio del ventiduenne. Sentenza shock del tribunale di Torino che stabilisce un risarcimento ridotto per la morte di un operaio di origine albanese Una sentenza che lascia sbigottiti quella del tribunale civile di Torino che ha attribuito un risarcimento dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai familiari di un operaio italiano, solo perché l'operaio in questione era albanese e i suoi parenti vivono in Albania, "area ad economia depressa". Un accorgimento, quello adottato dal giudice civile per "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del paese ove risiedono i danneggiati" e perché altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero "un ingiustificato arricchimento".La decisione del giudice, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, si richiama a una sentenza della Cassazione di dieci anni fa. A ciascun genitore residente in Albania vanno appena 32mila euro rispetto alla somma stabilita se l'operaio morto fosse stato italiano, che si aggira tra 150 e 300mila euro. Inoltre, il tribunale ha addebitato all'operaio deceduto il 20 per cento di concorso di colpa nella propria morte.

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