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'''processo vittorio addesso'''

ABUSI SU NIGERIANA, POLIZIOTTO CIE MILANO DAVANTI A GUP 2/12
CRO S0B QBXB ABUSI SU NIGERIANA, POLIZIOTTO CIE MILANO DAVANTI A GUP
2/12 LEGALI DONNA, CENTRI COME CARCERI PER DETENERE INNOCENTI (ANSA) -
MILANO, 25 OTT - Si aprirà il prossimo 2 dicembre, davanti al gup di
Milano Simone Luerti, l'udienza preliminare a carico di Vittorio
Addesso, ispettore di polizia in servizio al Centro di identificazione
ed espulsione di via Corelli a Milano, accusato di violenza sessuale
aggravata per aver molestato una donna nigeriana, quando si trovava nel
Cie. Stando al capo di imputazione, firmato dal pm Marco Ghezzi, il
poliziotto, 43 anni, avrebbe «costretto» la donna di 28 anni «abusando
della sua condizione di persona sottoposta a limitazione della libertà
personale, a subire atti sessuali». In particolare, mentre la donna si
trovava distesa su un materasso nella sua camera, dentro il Cie,
l'ispettore «entrava nella sua stanza e si sdraiava sopra la donna
iniziando a toccarle il seno». La nigeriana, rappresentata dagli
avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, aveva confermato le accuse nel
corso di un incidente probatorio nel giugno scorso. «La richiesta di
rinvio a giudizio per l'ispettore Addesso - hanno spiegato i legali -
rappresenta la messa in stato di accusa dei Cie come carceri dove sono
detenute persone innocenti che non hanno commesso alcun reato e della
legge che li ha istituiti e, in definitiva, dell'idea di mondo che
rappresentano». La donna, Joy O., aveva parlato del tentativo di
violenza già lo scorso anno nel corso di un processo in cui era
imputata a Milano per una rivolta avvenuta nel Cie. Per quei fatti la
giovane era stata condannata a 6 mesi di reclusione. La donna ora si
trova in una struttura protetta dopo aver ottenuto un permesso di
soggiorno per aver denunciato i suoi 'aguzzinì che l'hanno sfruttata
come prostituta nel Bresciano. (ANSA). Y6N-FL/KZR 25-OTT-10 12:48 NNN
FINE DISPACCIO


Milano/ Il 2/12 da gip poliziotto per violenza sessuale nel Cie
Legale vittima: è messa in stato d'accusa dei centri
25 ott. (Apcom) - E' stata fissata per il 2 dicembre l'udienza in cui
il gip Simone Luerti dovrà decidere se mandare o meno sotto processo
l'ispettore di polizia Vittorio Addesso accusato di violenza sessuale
ai danni di J.O. immigrata nigeriana nel centro di identificazione ed
espulsione di via Corelli. I fatti risalgono al 31 agosto dell'anno
scorso. Addesso avrebbe abusato della condizione di persona sottoposta
a limitazione della libertà personale, si legge nella richiesta di
rinvio a giudizio presentata firmata dal pm Marco Ghezzi.
L'ispettore avrebbe costretto la donna a subire atti sessuali e "più
precisamente mentre la ragazza si trovava sdraiata nella sua camera
entrava nella stanza e si sdraiava sopra iniziando a toccarle il seno".
Ad Addesso è contestata l'aggravante di aver commesso il fatto con
abuso di poteri inerenti le sue funzioni di ispettore di pubblica
sicurezza. Addesso era il responsabile della sicurezza nel Cie di via
Corelli e testimoniò al processo per la rivolta scoppiata nell'istituto
dove J.O. venne condannata a sei mesi. Nel corso del processo la
ragazza dalla gabbia prese la parola per accusare Addesso di violenza
sessuale ai suoi danni. Nell'ambito delle indagini J.O. vnene sentita
con la formula dell'incidente probatorio al fine di cristallizzare la
prova. La ragazza confermò le accuse.
"La richiesta di rinvio a giudizio - secondo gli avvocati della
ragazza, Mauro Straini e Eugenio Losco - rappresenta la messa in stato
di accusa dei Cie, vere e proprie carceri dove vengono ristrette
persone innocenti che non hanno commesos reati, della legge che li
aveva istituiti e in definitiva dell'idea di mondo che rappresenta".
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2010/10_ottobre/25/milano_il_212_da_gip_poliziotto_per_violenza_sessuale_nel_cie,26691207.html


Milano: violenza sessuale al Cie, il 2 dicembre udienza preliminare
per ispettore PsMilano, 25 ott. - (Adnkronos) - E' stata fissata per il
prossimo 2 dicembre, davanti al gup di Milano Simone Luerti, l'udienza
preliminare a carico di Vittorio Addesso, ispettore di polizia in
servizio al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a
Milano, accusato di violenza sessuale aggravata per aver molestato una
donna nigeriana che si trovava nel Cie. Secondo le indagini svolte dal
pm Marco Ghezzi, il poliziotto, 43 anni, avrebbe ''costretto'' la donna
di 28 anni ''abusando della sua condizione di persona sottoposta a
limitazione della liberta' personale, a subire atti sessuali''.
La nigeriana, assistita dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini,
aveva confermato le accuse nel corso di un incidente probatorio nel
giugno scorso.
''La richiesta di rinvio a giudizio per l'ispettore Addesso - hanno
spiegato oggi i due avvocati- rappresenta la messa in stato di accusa
dei Cie come carceri dove sono detenute persone innocenti che non hanno
commesso alcun reato e della legge che li ha istituiti e, in
definitiva, dell'idea di mondo che rappresentano''. La donna ora si
trova in una struttura protetta dopo aver ottenuto un permesso di
soggiorno per aver denunciato i suoi 'aguzzini'.
http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=517275


VIOLENZA SESSUALE NEL CIE: ISPETTORE PS A GIUDIZIO IL 2 DICEMBRE
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(AGI) - Milano, 125 ot. - E' stata fissata al 2 dicembre prossimo
davanti al gup di Milano, Simone Luerti, l'udienza preliminare a carico
di Vittorio Addesso, l'ispettore di polizia accusato di abusi sessuali
nei confronti di J., 28enne nigeriana, che si trovava nel Centro di
Identifcazione ed Espulsione di via Corelli, a Milano. Il pm Marco
Ghezzi chiede di processare Addesso "per aver costretto J., abusando di
persona sottoposta a limitazione della liberta' personale, a subire
atti sessuali e piu' precisamente mentre la parte lesa si trovava
sdraiata nella sua camera all'interno del Cie, entrava e si sdraiava
sopra la donna iniziando a toccarle il seno". Al polizotto viene
contestata l'aggravante "di aver commesso il fatto con abuso di poteri
inerenti le sue funzioni presso il Centro". L'episodio, che risale
all'agosto 2009, era stato denunciato dalla stessa J. al processo per
la rivolta di via Corelli, in cui era tra gli imputati e che si
concluse con la sua condanna a sei mesi di carcere. Il racconto era poi
stato confemato dalla ragazza durante un incidente probatorio.
  "Questa richiesta di rinvio a giudizio - e' il commento di Eugenio
Losco, uno dei legali della donna - rappresenta la messa in stato
d'accusa dei Cie come carceri in cui sono detenute persone innocenti
che non hanno commesso nessun reato, della legge che li ha istituiti e,
in definitiva, dell'idea di mondo che rappresentano". J. si trova
attualmente in una struttura protetta in Puglia dopo aver denunciato
gli aguzzini che la costringevano a prostituirsi. (AGI) Cli/Car
http://www.agi.it/milano/notizie/201010251225-eco-rmi0012-violenza_sessuale_nel_cie_ispettore_ps_a_giudizio_il_2_dicembre

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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

processo vittorio addesso

ABUSI SU NIGERIANA, POLIZIOTTO CIE MILANO DAVANTI A GUP 2/12 CRO S0B QBXB ABUSI SU NIGERIANA, POLIZIOTTO CIE MILANO DAVANTI A GUP 2/12 LEGALI DONNA, CENTRI COME CARCERI PER DETENERE INNOCENTI (ANSA) - MILANO, 25 OTT - Si aprirà il prossimo 2 dicembre, davanti al gup di Milano Simone Luerti, l'udienza preliminare a carico di Vittorio Addesso, ispettore di polizia in servizio al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, accusato di violenza sessuale aggravata per aver molestato una donna nigeriana, quando si trovava nel Cie. Stando al capo di imputazione, firmato dal pm Marco Ghezzi, il poliziotto, 43 anni, avrebbe «costretto» la donna di 28 anni «abusando della sua condizione di persona sottoposta a limitazione della libertà personale, a subire atti sessuali». In particolare, mentre la donna si trovava distesa su un materasso nella sua camera, dentro il Cie, l'ispettore «entrava nella sua stanza e si sdraiava sopra la donna iniziando a toccarle il seno». La nigeriana, rappresentata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, aveva confermato le accuse nel corso di un incidente probatorio nel giugno scorso. «La richiesta di rinvio a giudizio per l'ispettore Addesso - hanno spiegato i legali - rappresenta la messa in stato di accusa dei Cie come carceri dove sono detenute persone innocenti che non hanno commesso alcun reato e della legge che li ha istituiti e, in definitiva, dell'idea di mondo che rappresentano». La donna, Joy O., aveva parlato del tentativo di violenza già lo scorso anno nel corso di un processo in cui era imputata a Milano per una rivolta avvenuta nel Cie. Per quei fatti la giovane era stata condannata a 6 mesi di reclusione. La donna ora si trova in una struttura protetta dopo aver ottenuto un permesso di soggiorno per aver denunciato i suoi 'aguzzinì che l'hanno sfruttata come prostituta nel Bresciano. (ANSA). Y6N-FL/KZR 25-OTT-10 12:48 NNN FINE DISPACCIO

Milano/ Il 2/12 da gip poliziotto per violenza sessuale nel Cie Legale vittima: è messa in stato d'accusa dei centri 25 ott. (Apcom) - E' stata fissata per il 2 dicembre l'udienza in cui il gip Simone Luerti dovrà decidere se mandare o meno sotto processo l'ispettore di polizia Vittorio Addesso accusato di violenza sessuale ai danni di J.O. immigrata nigeriana nel centro di identificazione ed espulsione di via Corelli. I fatti risalgono al 31 agosto dell'anno scorso. Addesso avrebbe abusato della condizione di persona sottoposta a limitazione della libertà personale, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio presentata firmata dal pm Marco Ghezzi. L'ispettore avrebbe costretto la donna a subire atti sessuali e "più precisamente mentre la ragazza si trovava sdraiata nella sua camera entrava nella stanza e si sdraiava sopra iniziando a toccarle il seno". Ad Addesso è contestata l'aggravante di aver commesso il fatto con abuso di poteri inerenti le sue funzioni di ispettore di pubblica sicurezza. Addesso era il responsabile della sicurezza nel Cie di via Corelli e testimoniò al processo per la rivolta scoppiata nell'istituto dove J.O. venne condannata a sei mesi. Nel corso del processo la ragazza dalla gabbia prese la parola per accusare Addesso di violenza sessuale ai suoi danni. Nell'ambito delle indagini J.O. vnene sentita con la formula dell'incidente probatorio al fine di cristallizzare la prova. La ragazza confermò le accuse. "La richiesta di rinvio a giudizio - secondo gli avvocati della ragazza, Mauro Straini e Eugenio Losco - rappresenta la messa in stato di accusa dei Cie, vere e proprie carceri dove vengono ristrette persone innocenti che non hanno commesos reati, della legge che li aveva istituiti e in definitiva dell'idea di mondo che rappresenta". http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2010/10_ottobre/25/milano_il_212_da_gip_poliziotto_per_violenza_sessuale_nel_cie,26691207.html

Milano: violenza sessuale al Cie, il 2 dicembre udienza preliminare per ispettore PsMilano, 25 ott. - (Adnkronos) - E' stata fissata per il prossimo 2 dicembre, davanti al gup di Milano Simone Luerti, l'udienza preliminare a carico di Vittorio Addesso, ispettore di polizia in servizio al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, accusato di violenza sessuale aggravata per aver molestato una donna nigeriana che si trovava nel Cie. Secondo le indagini svolte dal pm Marco Ghezzi, il poliziotto, 43 anni, avrebbe costretto la donna di 28 anni abusando della sua condizione di persona sottoposta a limitazione della liberta' personale, a subire atti sessuali. La nigeriana, assistita dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, aveva confermato le accuse nel corso di un incidente probatorio nel giugno scorso. La richiesta di rinvio a giudizio per l'ispettore Addesso - hanno spiegato oggi i due avvocati- rappresenta la messa in stato di accusa dei Cie come carceri dove sono detenute persone innocenti che non hanno commesso alcun reato e della legge che li ha istituiti e, in definitiva, dell'idea di mondo che rappresentano. La donna ora si trova in una struttura protetta dopo aver ottenuto un permesso di soggiorno per aver denunciato i suoi 'aguzzini'. http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=517275

VIOLENZA SESSUALE NEL CIE: ISPETTORE PS A GIUDIZIO IL 2 DICEMBRE Condividi (AGI) - Milano, 125 ot. - E' stata fissata al 2 dicembre prossimo davanti al gup di Milano, Simone Luerti, l'udienza preliminare a carico di Vittorio Addesso, l'ispettore di polizia accusato di abusi sessuali nei confronti di J., 28enne nigeriana, che si trovava nel Centro di Identifcazione ed Espulsione di via Corelli, a Milano. Il pm Marco Ghezzi chiede di processare Addesso "per aver costretto J., abusando di persona sottoposta a limitazione della liberta' personale, a subire atti sessuali e piu' precisamente mentre la parte lesa si trovava sdraiata nella sua camera all'interno del Cie, entrava e si sdraiava sopra la donna iniziando a toccarle il seno". Al polizotto viene contestata l'aggravante "di aver commesso il fatto con abuso di poteri inerenti le sue funzioni presso il Centro". L'episodio, che risale all'agosto 2009, era stato denunciato dalla stessa J. al processo per la rivolta di via Corelli, in cui era tra gli imputati e che si concluse con la sua condanna a sei mesi di carcere. Il racconto era poi stato confemato dalla ragazza durante un incidente probatorio.

  • "Questa richiesta di rinvio a giudizio - e' il commento di Eugenio

Losco, uno dei legali della donna - rappresenta la messa in stato d'accusa dei Cie come carceri in cui sono detenute persone innocenti che non hanno commesso nessun reato, della legge che li ha istituiti e, in definitiva, dell'idea di mondo che rappresentano". J. si trova attualmente in una struttura protetta in Puglia dopo aver denunciato gli aguzzini che la costringevano a prostituirsi. (AGI) Cli/Car http://www.agi.it/milano/notizie/201010251225-eco-rmi0012-violenza_sessuale_nel_cie_ispettore_ps_a_giudizio_il_2_dicembre

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

La pace secondo Israele: la polizia recluta coloni da combattimento

Proprio nel momento in cui i negoziati israelo-palestinesi, mediati dagli Stati Uniti, si arrestano di fronte alla spinosa questione delle colonie, emerge la notizia secondo cui le forze di polizia israeliane starebbero guardando alle comunità illegali (gli insediamenti, ndr) per reclutare ufficiali tra i coloni.Il corso di addestramento per ufficiali speciali mira a formare soldati da combattimento e prevede anche sette mesi di studi religiosi presso una colonia nella Cisgiordania occupata.La notizia preoccupa molto i palestinesi cittadini d'Israele che rappresentano 1/5 della popolazione.“Di frequente, la polizia ha dimostrato ostilità verso i cittadini palestinesi, ma l’ultima mossa dimostra come ora s’intenda inasprire ulteriormente l’oppressione”, afferma Jafar Farah, direttore di “Mossawa”, centro legale per la difesa della minoranza palestinese all’interno di Israele.“E’ lecito pensare che questi fondamentalisti israeliani, educati a odiare i palestinesi che vivono in Cisgiordania, diventino ancora più ostili se solo potessero sfruttare l'occasione di perlustrare le nostre comunità in Israele?”I 35 studenti del programma di addestramento - dal titolo “Credere nella polizia” - inizieranno le lezioni il mese prossimo, novembre 2010, e il numero dei coloni che avrebbe manifestato interesse per il corso si aggirerebbe intorno ai 300.Il comando della polizia racconta di aver messo a punto il programma dietro proposta di alcuni gruppi della destra e anche per far fronte a periodi di carenza di ufficiali.Il programma durerà tre anni e mezzo, si svolgerà quasi interamente presso l’Università di Haifa e alla fine del corso agli studenti sarà riconosciuto il grado di ufficiale.Sette mesi sono dedicati a studi religiosi presso la colonia Elisha, nel cuore della Cisgiordania. E' interessante notare che la stessa colonia, illegale per la legge internazionale, non abbia ricevuto il riconoscimento nemmeno di quella israeliana.

Russia, orfanotrofio degli orrori: suore maltrattano e puniscono bambine

Decine di cinghiate. Orari di lavoro estenuanti. Punizioni continue, fino a 16 giorni a pane e acqua. Sono questi alcuni dei gravi particolari del racconto di tre adolescenti fuggite da un orfanotrofio di un monastero di suore nel Vladimir, a 200 chilometri da Mosca e che, giunte nella capitale, hanno affidato il loro sfogo a uno dei dei giornali più diffusi, il quotidiano Isvetsia. L'ennesima tragica storia di maltrattamenti, in paese dove la violenza contro i bambini e l'altissimo numero di orfani con limitate possibilità di assistenza sono una piaga senza rimedio. Grazie alle drammatiche testimonianze, che hanno scosso l'opinione pubblica russa, le autorità hanno fatto scattare dei controlli che hanno portato, ieri sera, alla drammatica conferma. Secondo quanto appurato, le ragazzine venivano regolarmente vessate dalle suore che le costringevano a lavorare nei campi dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Ogni piccola disobbedienza veniva punita con 12, 50 o 70 cinghiate. Spesso le ragazze venivano costrette a leggere salmi ad alta voce anche fino a tarda notte, mentre la mattina seguente venivano svegliate anche alle cinque del mattino per lavorare. I media russi riportano che le prime denunce erano state avanzate già lo scorso anno, ma dopo verifiche non si era avuto alcun riscontro e la vicenda era stata lasciata cadere. Fino alla fuga la scorsa settimana delle tre ragazze. Alcune delle suore interpellate dalle autorità, e anche dalla diocesi della regione di Vladimir che è intervenuta, hanno riconosciuto di aver praticato varie punizioni sulle orfane accolte nell'istituto, ma non hanno ammesso i maltrattamenti, nemmeno sotto giuramento. Le attività dell'istituto restano sospese.

Somalia, ancora scontri a Mogadiscio. Il governo resta in stallo Ieri, Mogadiscio è stata nuovamente teatro di scontri: almeno due i morti e tre i feriti nei quartieri di Hawl-wadag, Wardigley e nel centrale mercato di Bakara. Le emittenti locali citano testimoni che parlano di combattimenti fra i ribelli Shabaab, legati ad al-Qaeda e i peacekeeper dell'Unione africana (Ua) che hanno bombardato postazioni degli integralisti. All'interno del Parlamento somalo, intanto, continuo lo stallo per il voto di fiducia al neo premier Mohamed Abdullahi Mohamed 'Farmajo', designato dal presidente Sheikh Sharif Sheikh Ahmed. Le votazioni di ieri, interrotte per una disputa che ha contrapposto il presidente e lo speaker Sharif Hassan Aden, sono state nuovamente rimandate ad oggi.

ITALIA terzigno reprimere per normalizzarre

E da due giorni che i media mainstream ci riportano come a terzigno ormai la situazione sia tranquilla, la protesta quasi rientrata la gente rasseganta. I media di regime hanno recepito il messaggio del ministro Maroni che invocava maggiore repressione attraverso il completamento oscuramento di quanto sta avvenendo nell'area vesuviana, dove a rastrellamenti notturni si alternano perquisizioni nelle case.

[ANCONA] 22enne morto di carcere

Alberto Grande, 22 anni, è stato ritrovato morto ieri mattina nella sua cella del carcere di Montacuto ad Ancona. Si tratta della terza vittima dentro l’istituto di pena anconetano dall’inizio dell’anno: tre detenuti giovani e non affetti da particolari patologie, le cui morti appaiono quantomeno “sospette”. Il primo caso risale allo scorso mese di maggio (non conosciamo la data precisa), quando un 27enne marocchino fu ritrovato senza vita steso sul pavimento della cella. La notizia non trapela fino ad agosto quando, in occasione dell’iniziativa “Una cella in piazza”, la responsabile del Prap regionale, Manuela Ceresani, dichiara alla stampa: “Due soli i suicidi registrati da inizio anno (nelle carceri delle Marche - n.d.r.), uno ad Ancona (Montacuto) e il secondo a Fermo”. (Il Messaggero - Cronaca di Ancona, 21 agosto 2010). Ma il Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, che ha ricevuto dal Prap delle Marche la comunicazione del decesso (suicidio?), classifica l’episodio come “morte per cause naturali”. Il pomeriggio del 25 settembre Ajoub Ghaz, detenuto tunisino di 26 anni, viene ritrovato morto nella sua cella. Dai primi rilievi sembra che abbia ingerito un mix letale di farmaci. La procura di Ancona dispone l’autopsia. “Non si esclude la tesi di un suicidio” (Resto del Carlino - Cronaca di Ancona, 26 settembre 2010) Il 27 settembre Eugenio Sarno, Segretario generale del sindacato Uil-Pa Penitenziari, dichiara all’Adnkronos: “Il suicidio del 26enne detenuto tunisino nel carcere di Ancona, che si è verificato sabato scorso, fa salire l'asticella delle autosoppressioni dietro le sbarre, nel 2010, a 50 morti". Il 13 ottobre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria diffonde le statistiche aggiornate riguardanti i suicidi in carcere: ad Ancona non risulta avvenuto nessun suicidio, mentre risulta quello avvenuto a Fermo (Ap), come dichiarato dalla responsabile del Prap Marche in agosto. Si tratta di Vincenzo Balsamo, che si è impiccato il 23 febbraio. Ieri, per la terza volta dall’inizio dell’anno, nel carcere di Montacuto un giovane detenuto muore per cause apparentemente misteriose. Il Resto del Carlino - Cronaca di Ancona, oggi scrive: “Ennesimo giallo nel carcere di Montacuto. La vittima è un ragazzo di origini napoletane, Alberto Grande, e il rinvenimento del suo cadavere è avvenuto nella tarda mattinata di ieri”. “Quando un compagno di cella ha dato l’allarme sul posto sono accorsi medico e infermiere del carcere che hanno tentato di rianimare il giovane, purtroppo invano. Grande non si è mai ripreso e una volta constatato il decesso la salma è stata trasferita all’istituto di medicina legale dell’ospedale di Torrette. Tutte in piedi le ipotesi che hanno provocato l’arresto cardiocircolatorio del ventiduenne. Sentenza shock del tribunale di Torino che stabilisce un risarcimento ridotto per la morte di un operaio di origine albanese Una sentenza che lascia sbigottiti quella del tribunale civile di Torino che ha attribuito un risarcimento dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai familiari di un operaio italiano, solo perché l'operaio in questione era albanese e i suoi parenti vivono in Albania, "area ad economia depressa". Un accorgimento, quello adottato dal giudice civile per "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del paese ove risiedono i danneggiati" e perché altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero "un ingiustificato arricchimento".La decisione del giudice, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, si richiama a una sentenza della Cassazione di dieci anni fa. A ciascun genitore residente in Albania vanno appena 32mila euro rispetto alla somma stabilita se l'operaio morto fosse stato italiano, che si aggira tra 150 e 300mila euro. Inoltre, il tribunale ha addebitato all'operaio deceduto il 20 per cento di concorso di colpa nella propria morte.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


Appunti e note redazionali

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gror101026 (last edited 2010-10-26 18:16:27 by anonymous)