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'''Fukushima, non si esclude la fusione delle barre''' Le barre di combustibile nucleare nel reattore n.2 della centrale di Fukushima n. 1 sono totalmente esposte. Lo ha annunciato la societa' che gestisce l'impianto, la Tepco, secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo news. A questo punto, il rischio di fusione delle barre di combustibile non puo' essere escluso.Oggi ci sono state due esplosioni nell' impianto, a causa dell'accumulo di idrogeno, sostengono le autorità. 11 i feriti. Il circuito di raffreddamento del reattore da ore ha cessato di funzionare e il livello dell'acqua e' talmente basso che le barre di combustibile nucleare sono al momento totalmente esposte, spiega l'agenzia. Nella stessa centrale, altri due reattori hanno gia' dato gravi problemi: nel numero uno, sabato e' avvenuta un'esplosione che ha fatto crollare un tetto, nel numero tre si e' verificata stamane un'altra deflagrazione. I funzionari del Pentagono hanno riferito che gli elicotteri che volano a 60 miglia dalla centrale hanno riscontrato piccole quantità di particelle radioattive - ancora in fase di analisi, ma si presume includano cesio-137 e iodio-121 - con il relativo aumento della contaminazione ambientale. La terra continua a tremare Una nuova scossa di magnitudo 6.2 e' tornata stanotte a far tremare i grattacieli di Tokyo e a far temere un nuovo allarme tsunami nel nordest, poi rientrato. Una scossa di assestamento e' stata registrata alle 15:13 ora locale (le 07:13) con epicentro nell'Oceano Pacifico, di fronte alle coste delle prefetture di Miyagi e Iwate e a circa 10 chilometri di profondita'. Pesanti perdite in Borsa La Borsa di Tokyo nella riapertura del post terremoto ha perso il 6, 18%. Si tratta del peggior calo in 3 anni nonostante la Boj, la banca centrale, abbia effettuato una doppia iniezione di liquidità per un totale di 12.000 miliardi di yen (circa 105 miliardi di euro). In programma interventi per ulteriori 3 mila miliardi di yen. Si è trattato del più grande importo mai iniettato nel mercato da parte della banca centrale del Giappone, che ha sottolineato di essere pronta a muoversi in modo aggressivo per stabilizzare i mercati. Il ministro del'Economia ha detto che si combatterà ogni forma di speculazione. Il debito pubblico del paese del sol levante si sta avvicinando 200 per cento del prodotto interno lordo. Bilancio delle vittime Sono almeno 5.000 le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il nordest del Giappone, secondo l'ultimo bilancio della polizia giapponese. Nella sola prefettura di Miyagi, una di quelle investite dallo tsunami, i soccorritori hanno ritrovato oggi circa 2.000 cadaveri. Secondo le aspettative, il bilancio finale dovrebbe superare le 10.000 vittime. '''LE FORZE DI GHEDDAFI AVANZANO, BENGASI PRONTA A RESISTERE''' Si rischia l’emergenza umanitaria a Zawiya, la città della Tripolitania riconquistata dalle forze di Muammar Gheddafi, mentre l’offensiva del colonnello verso est alimenta i timori di uno scontro finale per Bengasi. “A Zawiya mancano acqua ed elettricità” dice un religioso che ha ricevuto le ultime notizie venerdì, prima del collasso delle linee telefoniche. Questa cittadina, situata 50 chilometri a ovest di Tripoli, è stata riconquistata dalle forze di Gheddafi dopo una settimana di battaglia. È difficile capire se sia cominciata una resa dei conti con chi ha appoggiato la rivolta ma i timori di una crisi umanitaria sono senz’altro fondati. La preoccupazione è alimentata dalle notizie che giungono dal fronte, sempre più spostato a est dopo la caduta del porto petrolifero di Ras Lanuf. Non è chiaro se sia stata ripresa anche Brega, circa 40 chilometri più a est, sempre nel Golfo della Sirte. I corrispondenti stranieri riferiscono di colonne di rivoltosi in ritirata verso Adjabiya, l’ultimo centro prima di Bengasi. E fonti missionarie ritengono probabile un’ulteriore avanzata delle forze di Gheddafi, meglio armate e almeno nei giorni scorsi sostenute dall’aviazione. “Il Consiglio nazionale libico si prepara a difendere la città” dicono da Bengasi in riferimento all’organo politico nato dopo l’inizio della rivolta il 15 febbraio. Non è chiaro se l’evoluzione del conflitto possa essere condizionata da interventi internazionali. Sabato la Lega Araba si è espressa in modo favorevole sull’ipotesi di una “no fly zone” che blocchi le incursioni dei caccia di Gheddafi. Differente però la posizione dell’Unione Africana (Ua), un organismo sul quale Gheddafi ha storicamente esercitato forte influenza. L’Ua ha annunciato il prossimo invio in Libia di un gruppo di esperti, sottolineando “l’urgenza di un intervento africano” ma ribadendo la contrarietà a ingerenze militari dall’esterno. Domani è atteso l’arrivo al Cairo di Hillary Rodham Clinton, il segretario di Stato americano. Incontrerà i rappresentanti della Lega Araba ma sulla “no fly zone” dovrà tenere in conto l’opposizione di Russia e Cina, titolari del diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu. '''CASABLANCA, MANO DURA DELLA POLIZIA SORPRENDE MANIFESTANTI''' Fino alla mezzanotte di ieri sera hanno avuto luogo trattive tra i vertici della polizia di Casablanca e gli organizzatori di una manifestazione pacifica repressa con forza nella più grande città del Marocco; a porsi come mediatore è stato il Partito socialista unificato (Psu). L’intento dei dimostranti, ha precisato Soubhi, era quello di mantenere vivo il movimento di rivendicazioni sociali e politiche attivo da alcune settimane nel regno marocchino. “Un raduno del tutto pacifico di forse 200 o 300 persone che è degenerato quando la polizia è intervenuta, affermando che un sit-in poteva essere autorizzato, ma non una marcia, di cui gli organizzatori non avevano fatto richiesta. Da lì, le cose sono degenerate tra i promotori della manifestazione e gli agenti, che hanno picchiato alcuni manifestanti, ferendone diversi. Alcune persone sono anche state fermate”. Un atteggiamento che ha “sorpreso” e lasciato di stucco i partecipanti alla marcia, che non si aspettavano una reazione così violenta. La scorsa settimana, prendendo in considerazione tutte le rivendicazioni dei manifestanti marocchini, il sovrano Mohamed aveva annunciato una serie di riforme ben accolte dall’opinione pubblica e dai manifestati. Nella serie di provvedimenti profilati dal re spiccano una riforma costituzionale che darebbe ampi poteri al primo ministro, maggiore autonomia alle regioni e più libertà democratiche. '''TENSIONE AD ABIDJAN, MIGLIAIA IN FUGA DA SCONTRI TRA FAZIONI OPPOSTE''' Almeno otto morti, numerosi feriti, migliaia di civili in fuga dalle loro abitazioni nell’immenso quartiere di Abobo, nella capitale economica Abidjan. È cupo il bilancio degli scontri che nel fine-settimana hanno contrapposto elementi armati fedeli al presidente uscente Laurent Gbagbo a miliziani simpatizzanti di Alassane Dramane Ouattara, suo rivale politico, riconosciuto vincitore delle elezioni del 28 novembre scorso da buona parte della comunità internazionale e dall’Unione africana (UA). “Gli abitanti di Abobo sono allo stremo, le parrocchie si sono riempite di sfollati, i sacerdoti locali sono in affanno. Anche la Caritas sta lavorando attivamente” ha detto Patrick N’Gouan, esponente della Convenzione della società civile ivoriana. Le conseguenze economiche della crisi si fanno sempre più gravi: “La maggior parte delle banche sono chiuse, per vari motivi – spiega N’Gouan – : per mancanza di liquidità in seguito a massicci prelievi, per paura dell’insicurezza, e perché Gbagbo ha nei giorni scorsi annunciato una nazionalizzazione delle banche, creando una certa confusione”. Molte aziende di Abidjan hanno inoltre chiuso i battenti, sia a causa delle violenze che a causa delle sanzioni economiche imposte dall’Unione europea. Anche nelle aree rurali, la crisi del settore del cacao, perno dell’economia ivoriana, sta avendo pesanti ripercussioni. “Come società civile, abbiamo già rivolto diversi appelli ai nostri dirigenti politici, ma finora sono stati inascoltati. Ci è stato annunciato un prossimo discorso di Gbagbo alla nazione. Siamo in attesa, e intanto la situazione continua ad aggravarsi” ha continuato Patrick N’Gouan. Secondo alcune testimonianze riferite stamani dalla stampa, si sarebbero uditi colpi da armi pesanti nei pressi della residenza di Philippe Mangou, capo di stato maggiore delle Forze di difesa e di sicurezza (Fds), fedeli a Gbagbo. Tra le 6.00 e le 7.00 locali si sarebbero affrontati insorti e soldati filo-Gbagbo, causando il panico tra i residenti, costretti a rimanere in casa. Ieri Alassane Ouattara è tornato nell’hotel Golf di Abidjan dove vive sotto la protezione dell’Onu sin dallo scorso dicembre. Convocato insieme a Gbagbo dall’UA per un incontro sulla crisi, Ouattara si era recato nella capitale etiopica Addis Abeba dal 9 all’11 marzo, e ad Abuja, capitale della Nigeria, dall’11 al 12. Gbagbo aveva mandato un suo emissario per rappresentarlo ai colloqui presso la sede dell’UA. '''Afghanistan: attacco kamikaze a centro polizia, decine morti''' Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria oggi vicino ad un Centro di reclutamento della polizia nella provincia settentrionale afghana di Kunduz causando "decine di morti". Lo hanno reso noto le autorità locali. L'attacco, scrive l'agenzia di stampa Pajhwok citando il portavoce del governo provinciale Mahbubullah Saedi, è avvenuto verso le 14 (10,30 italiane) vicino a Spin Zar, nel primo distretto di polizia di Kunduz City. |
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'''Giovani occupano spiaggia Lampedusa''' Un centinaio di studenti e giovani lavoratori hanno occupato simbolicamente la spiaggia della Guitgia, uno dei litorali più frequentati e simbolo di Lampedusa per lanciare un messaggio alle Istituzioni con l'obiettivo "di dare un'immagine diversa della nostra isola e non quella trasmessa dai media che lanciano all'allarmismi ingiustificati". I ragazzi, che hanno costituito un comitato, hanno liberato palloncini colorati e hanno affisso manifesti sulla spiaggia. "Sull'isola ci sono molti problemi - dice Francesco Solina, responsabile della cooperativa sociale Poseidon - chi soffre di più siamo noi giovani, la politica e le istituzioni ci mettano nelle condizioni di rimanere nella nostra terra, facciano qualcosa per noi e per i tanti migranti che accogliamo. Vogliamo vivere nella serenità, basta con gli allarmismi". Il comitato ha stilato un manifesto di dieci punti con il quale si intende raccogliere il maggior numero di giovani. "Noi esistiamo - afferma una studentessa del liceo scientifico - non vogliamo i riflettori addosso solo perché ci sono i migranti. Vogliamo essere ascoltati". Un'altra ragazza spiega che "a Lampedusa non esiste un cinema, non c'é una biblioteca, non c'é un teatro; c'é una piscina in costruzione da anni e mai ultimata. Abbiamo bisogno di un luogo dove noi giovani possiamo incontrarci". "Non capiamo perché Le Pen e Borghezio vengano nella nostra isola, non vogliamo entrare nelle polemiche politiche ma la loro presenza non ha senso". Così la portavoce del Comitato dei giovani di Lampedusa, commenta l'arrivo nell'isola di Marine Le Pen, leader dell'estrema destra francese, e dell'europarlamentare della Lega Nord, Mario Borghezio. I due esponenti politici visiteranno il centro di accoglienza dell'isola dove si trovano poco meno di mille migranti. |
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ESTERI
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Fukushima, non si esclude la fusione delle barre
Le barre di combustibile nucleare nel reattore n.2 della centrale di Fukushima n. 1 sono totalmente esposte. Lo ha annunciato la societa' che gestisce l'impianto, la Tepco, secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo news. A questo punto, il rischio di fusione delle barre di combustibile non puo' essere escluso.Oggi ci sono state due esplosioni nell' impianto, a causa dell'accumulo di idrogeno, sostengono le autorità. 11 i feriti.
Il circuito di raffreddamento del reattore da ore ha cessato di funzionare e il livello dell'acqua e' talmente basso che le barre di combustibile nucleare sono al momento totalmente esposte, spiega l'agenzia. Nella stessa centrale, altri due reattori hanno gia' dato gravi problemi: nel numero uno, sabato e' avvenuta un'esplosione che ha fatto crollare un tetto, nel numero tre si e' verificata stamane un'altra deflagrazione.
I funzionari del Pentagono hanno riferito che gli elicotteri che volano a 60 miglia dalla centrale hanno riscontrato piccole quantità di particelle radioattive - ancora in fase di analisi, ma si presume includano cesio-137 e iodio-121 - con il relativo aumento della contaminazione ambientale.
La terra continua a tremare
Una nuova scossa di magnitudo 6.2 e' tornata stanotte a far tremare i grattacieli di Tokyo e a far temere un nuovo allarme tsunami nel nordest, poi rientrato. Una scossa di assestamento e' stata registrata alle 15:13 ora locale (le 07:13) con epicentro nell'Oceano Pacifico, di fronte alle coste delle prefetture di Miyagi e Iwate e a circa 10 chilometri di profondita'.
Pesanti perdite in Borsa
La Borsa di Tokyo nella riapertura del post terremoto ha perso il 6, 18%. Si tratta del peggior calo in 3 anni nonostante la Boj, la banca centrale, abbia effettuato una doppia iniezione di liquidità per un totale di 12.000 miliardi di yen (circa 105 miliardi di euro). In programma interventi per ulteriori 3 mila miliardi di yen.
Si è trattato del più grande importo mai iniettato nel mercato da parte della banca centrale del Giappone, che ha sottolineato di essere pronta a muoversi in modo aggressivo per stabilizzare i mercati. Il ministro del'Economia ha detto che si combatterà ogni forma di speculazione.
Il debito pubblico del paese del sol levante si sta avvicinando 200 per cento del prodotto interno lordo.
Bilancio delle vittime
Sono almeno 5.000 le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il nordest del Giappone, secondo l'ultimo bilancio della polizia giapponese. Nella sola prefettura di Miyagi, una di quelle investite dallo tsunami, i soccorritori hanno ritrovato oggi circa 2.000 cadaveri. Secondo le aspettative, il bilancio finale dovrebbe superare le 10.000 vittime.
LE FORZE DI GHEDDAFI AVANZANO, BENGASI PRONTA A RESISTERE
Si rischia l’emergenza umanitaria a Zawiya, la città della Tripolitania riconquistata dalle forze di Muammar Gheddafi, mentre l’offensiva del colonnello verso est alimenta i timori di uno scontro finale per Bengasi.
“A Zawiya mancano acqua ed elettricità” dice un religioso che ha ricevuto le ultime notizie venerdì, prima del collasso delle linee telefoniche. Questa cittadina, situata 50 chilometri a ovest di Tripoli, è stata riconquistata dalle forze di Gheddafi dopo una settimana di battaglia. È difficile capire se sia cominciata una resa dei conti con chi ha appoggiato la rivolta ma i timori di una crisi umanitaria sono senz’altro fondati.
La preoccupazione è alimentata dalle notizie che giungono dal fronte, sempre più spostato a est dopo la caduta del porto petrolifero di Ras Lanuf. Non è chiaro se sia stata ripresa anche Brega, circa 40 chilometri più a est, sempre nel Golfo della Sirte. I corrispondenti stranieri riferiscono di colonne di rivoltosi in ritirata verso Adjabiya, l’ultimo centro prima di Bengasi. E fonti missionarie ritengono probabile un’ulteriore avanzata delle forze di Gheddafi, meglio armate e almeno nei giorni scorsi sostenute dall’aviazione. “Il Consiglio nazionale libico si prepara a difendere la città” dicono da Bengasi in riferimento all’organo politico nato dopo l’inizio della rivolta il 15 febbraio.
Non è chiaro se l’evoluzione del conflitto possa essere condizionata da interventi internazionali. Sabato la Lega Araba si è espressa in modo favorevole sull’ipotesi di una “no fly zone” che blocchi le incursioni dei caccia di Gheddafi. Differente però la posizione dell’Unione Africana (Ua), un organismo sul quale Gheddafi ha storicamente esercitato forte influenza. L’Ua ha annunciato il prossimo invio in Libia di un gruppo di esperti, sottolineando “l’urgenza di un intervento africano” ma ribadendo la contrarietà a ingerenze militari dall’esterno. Domani è atteso l’arrivo al Cairo di Hillary Rodham Clinton, il segretario di Stato americano. Incontrerà i rappresentanti della Lega Araba ma sulla “no fly zone” dovrà tenere in conto l’opposizione di Russia e Cina, titolari del diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
CASABLANCA, MANO DURA DELLA POLIZIA SORPRENDE MANIFESTANTI
Fino alla mezzanotte di ieri sera hanno avuto luogo trattive tra i vertici della polizia di Casablanca e gli organizzatori di una manifestazione pacifica repressa con forza nella più grande città del Marocco; a porsi come mediatore è stato il Partito socialista unificato (Psu).
L’intento dei dimostranti, ha precisato Soubhi, era quello di mantenere vivo il movimento di rivendicazioni sociali e politiche attivo da alcune settimane nel regno marocchino. “Un raduno del tutto pacifico di forse 200 o 300 persone che è degenerato quando la polizia è intervenuta, affermando che un sit-in poteva essere autorizzato, ma non una marcia, di cui gli organizzatori non avevano fatto richiesta. Da lì, le cose sono degenerate tra i promotori della manifestazione e gli agenti, che hanno picchiato alcuni manifestanti, ferendone diversi. Alcune persone sono anche state fermate”. Un atteggiamento che ha “sorpreso” e lasciato di stucco i partecipanti alla marcia, che non si aspettavano una reazione così violenta.
La scorsa settimana, prendendo in considerazione tutte le rivendicazioni dei manifestanti marocchini, il sovrano Mohamed aveva annunciato una serie di riforme ben accolte dall’opinione pubblica e dai manifestati. Nella serie di provvedimenti profilati dal re spiccano una riforma costituzionale che darebbe ampi poteri al primo ministro, maggiore autonomia alle regioni e più libertà democratiche.
TENSIONE AD ABIDJAN, MIGLIAIA IN FUGA DA SCONTRI TRA FAZIONI OPPOSTE
Almeno otto morti, numerosi feriti, migliaia di civili in fuga dalle loro abitazioni nell’immenso quartiere di Abobo, nella capitale economica Abidjan. È cupo il bilancio degli scontri che nel fine-settimana hanno contrapposto elementi armati fedeli al presidente uscente Laurent Gbagbo a miliziani simpatizzanti di Alassane Dramane Ouattara, suo rivale politico, riconosciuto vincitore delle elezioni del 28 novembre scorso da buona parte della comunità internazionale e dall’Unione africana (UA). “Gli abitanti di Abobo sono allo stremo, le parrocchie si sono riempite di sfollati, i sacerdoti locali sono in affanno. Anche la Caritas sta lavorando attivamente” ha detto Patrick N’Gouan, esponente della Convenzione della società civile ivoriana.
Le conseguenze economiche della crisi si fanno sempre più gravi: “La maggior parte delle banche sono chiuse, per vari motivi – spiega N’Gouan – : per mancanza di liquidità in seguito a massicci prelievi, per paura dell’insicurezza, e perché Gbagbo ha nei giorni scorsi annunciato una nazionalizzazione delle banche, creando una certa confusione”. Molte aziende di Abidjan hanno inoltre chiuso i battenti, sia a causa delle violenze che a causa delle sanzioni economiche imposte dall’Unione europea. Anche nelle aree rurali, la crisi del settore del cacao, perno dell’economia ivoriana, sta avendo pesanti ripercussioni.
“Come società civile, abbiamo già rivolto diversi appelli ai nostri dirigenti politici, ma finora sono stati inascoltati. Ci è stato annunciato un prossimo discorso di Gbagbo alla nazione. Siamo in attesa, e intanto la situazione continua ad aggravarsi” ha continuato Patrick N’Gouan.
Secondo alcune testimonianze riferite stamani dalla stampa, si sarebbero uditi colpi da armi pesanti nei pressi della residenza di Philippe Mangou, capo di stato maggiore delle Forze di difesa e di sicurezza (Fds), fedeli a Gbagbo. Tra le 6.00 e le 7.00 locali si sarebbero affrontati insorti e soldati filo-Gbagbo, causando il panico tra i residenti, costretti a rimanere in casa.
Ieri Alassane Ouattara è tornato nell’hotel Golf di Abidjan dove vive sotto la protezione dell’Onu sin dallo scorso dicembre. Convocato insieme a Gbagbo dall’UA per un incontro sulla crisi, Ouattara si era recato nella capitale etiopica Addis Abeba dal 9 all’11 marzo, e ad Abuja, capitale della Nigeria, dall’11 al 12. Gbagbo aveva mandato un suo emissario per rappresentarlo ai colloqui presso la sede dell’UA.
Afghanistan: attacco kamikaze a centro polizia, decine morti
Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria oggi vicino ad un Centro di reclutamento della polizia nella provincia settentrionale afghana di Kunduz causando "decine di morti". Lo hanno reso noto le autorità locali.
L'attacco, scrive l'agenzia di stampa Pajhwok citando il portavoce del governo provinciale Mahbubullah Saedi, è avvenuto verso le 14 (10,30 italiane) vicino a Spin Zar, nel primo distretto di polizia di Kunduz City.
ITALIA
Giovani occupano spiaggia Lampedusa
Un centinaio di studenti e giovani lavoratori hanno occupato simbolicamente la spiaggia della Guitgia, uno dei litorali più frequentati e simbolo di Lampedusa per lanciare un messaggio alle Istituzioni con l'obiettivo "di dare un'immagine diversa della nostra isola e non quella trasmessa dai media che lanciano all'allarmismi ingiustificati". I ragazzi, che hanno costituito un comitato, hanno liberato palloncini colorati e hanno affisso manifesti sulla spiaggia. "Sull'isola ci sono molti problemi - dice Francesco Solina, responsabile della cooperativa sociale Poseidon - chi soffre di più siamo noi giovani, la politica e le istituzioni ci mettano nelle condizioni di rimanere nella nostra terra, facciano qualcosa per noi e per i tanti migranti che accogliamo. Vogliamo vivere nella serenità, basta con gli allarmismi".
Il comitato ha stilato un manifesto di dieci punti con il quale si intende raccogliere il maggior numero di giovani. "Noi esistiamo - afferma una studentessa del liceo scientifico - non vogliamo i riflettori addosso solo perché ci sono i migranti. Vogliamo essere ascoltati". Un'altra ragazza spiega che "a Lampedusa non esiste un cinema, non c'é una biblioteca, non c'é un teatro; c'é una piscina in costruzione da anni e mai ultimata. Abbiamo bisogno di un luogo dove noi giovani possiamo incontrarci".
"Non capiamo perché Le Pen e Borghezio vengano nella nostra isola, non vogliamo entrare nelle polemiche politiche ma la loro presenza non ha senso". Così la portavoce del Comitato dei giovani di Lampedusa, commenta l'arrivo nell'isola di Marine Le Pen, leader dell'estrema destra francese, e dell'europarlamentare della Lega Nord, Mario Borghezio. I due esponenti politici visiteranno il centro di accoglienza dell'isola dove si trovano poco meno di mille migranti.
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