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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

ESTERI

Israele, "colpevole di stupro".7 anni all'ex presidente Katzav

L'ex presidente israeliano Moshe Katzav è stato condannato a sette anni di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di stupro. Lo riferiscono i media israeliani, precisando che la corte ha anche condannato l'ex Capo di Stato a una multa di 100.000 shekel (20.000 euro). Alla lettura della sentenza, Katzav ha urlato «si sbagliano, è una menzogna» e, piangendo, ha abbracciato i figli. L'ex presidente era stato riconosciuto colpevole il 30 dicembre scorso dal tribunale di Tel Aviv di due stupri commessi ai danni di una sua assistente quando ricopriva la carica di ministro del Turismo, negli anni '90; inoltre è stato riconosciuto colpevole di atti osceni e di molestie sessuali contro tre sue dipendenti al ministero del Turismo e alla presidenza, dopo la sua elezione nel 2000. Katzav è stato riconosciuto colpevole anche di aver ostacolato la giustizia. L'ex capo di stato ha sempre sostenuto di essere vittima di un «ignobile complotto» e di un «linciaggio organizzato».

LIBIA: MOVIMENTO MADRI,NOTIZIE VIOLENZE CONTRO DONNE E BIMBI (ANSA) - ROMA, 23 MAR - Drammatiche testimonianze di violenze contro donne e bambini in Libia sono state raccolte dal Movimento Mondiale delle Madri: lo rende noto Federica Gasparrini, rappresentante in Italia del Movimento, che esprime preoccupazione e angoscia per la situazione che si è creata in Libia. «Ci arrivano poche e frammentarie notizie dalle donne - riferisce Gasparrini - che raccontano di violenze legate ai combattimenti a cui purtroppo si sommano violenze perpetrate con inaudita crudelt… contro le famiglie degli insorti. Vige, soprattutto a Misurata, la legge del terrore. Per questo abbiamo fatto un appello alle Nazioni Unite, a cui il Movimento delle Madri affluisce, affinchè sia posto fine al massacro che sta avvenendo in Libia».

Attacchi israeliani a Gaza: 8 morti.Tra le vittime anche due bambini.

Aperto il fuoco contro un'abitazione in risposta al lancio di quattro razzi Qassam. Sale la tensione nella Striscia, dove almeno otto palestinesi sono stati uccisi in due diversi attacchi israeliani. Colpi sparati da un tank contro un'abitazione in un quartiere orientale di Gaza hanno fatto cinque vittime, tra cui due bambini. «Almeno cinque martiri sono stati uccisi dai colpi sparati contro alcuni giovani che giocavano a calcio nel quartiere di Shajaiya», vicino alla frontiera con Israele, ha precisato Adham Abou Selmiya, responsabile dei servizi d'emergenza nel territorio controllato da Hamas. Altre dieci persone almeno sarebbero rimaste ferite. L'esercito israeliano ha confermato di aver aperto il fuoco, chiarendo di aver utilizzato non l'artiglieria ma colpi di mortaio, dopo il lancio di quattro razzi artigianali Qassam verso Israele. RAID NOTTURNI - Ed è di almeno tre vittime il bilancio di nuovi raid compiuti nel pomeriggio sulla Striscia e in particoalre sul quartiere di Zeïtoun. Già la notte scorsa Israele ha compiuto una serie di raid nella Striscia in risposta al lancio di missili da parte dei palestinesi. Almeno diciassette persone sarebbero rimaste ferite. Intanto, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, è tornato a chiedere ai dirigenti di Hamas di sostenere la sua iniziativa per il dialogo interpalestinese e ha chiesto di lasciarlo entrare nella Striscia di Gaza. Abu Mazen ha fatto queste dichiarazioni a margine di un incontro con il presidente russo Dmitri Medvedev a Mosca, secondo quanto riferisce l'agenzia Interfax.

ETIOPIA.Proteste contro la diga in Etiopia che lascia "a secco" 200mila persone.in costruzione lungo il fiume Omo, minaccia la sopravvivenza di almeno otto tribù.

I RISCHI - L’imposizione di un cambiamento di questo tipo si rivelerà senza dubbio disastrosa perché comporterà l’eliminazione delle già inadeguate “piene artificiali” in un panorama di totale mancanza di garanzie di mezzi alternativi di sopravvivenza. «Noi ci nutriamo di quello che ci dà il fiume Omo. Dipendiamo dal pesce che è come il nostro bestiame. Se le piene dell’Omo cessano, moriremo tutti» ha dichiarato un membro della tribù dei cacciatori raccoglitori Kwegu. Il governo etiope ha anche destinato agli investimenti agricoli 180.000 ettari di terra della valle, e alcuni appezzamenti si trovano nei territori delle tribù Nyangatom, Karo e Mursi. Le tribù non sono state consultate sulla diga, sul “cambiamento” di mezzi e tecniche di sostentamento e nemmeno sulla cessione delle loro terre agli investitori stranieri, in violazione della stessa Costituzione dell’Etiopia. La Banca Africana di Sviluppo (AfDB) e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) hanno entrambe deciso di non finanziare la diga. La Banca dell’Industria e del Commercio cinese e la Exim Bank of China sono già coinvolte in numerosi aspetti nel progetto ma l’Etiopia ha bisogno di trovare altro denaro. Il governo italiano sta ancora considerando se finanziare la diga nonostante la decisa opposizione della maggior parte delle Ong italiane, mentre recentemente l’Etiopia è diventata il più grande singolo beneficiario degli aiuti allo sviluppo del governo britannico, da cui aspetta di ricevere 2 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Survival International, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, International Rivers, Counter Bilance e Friends of Lake Turkana hanno unito le loro forze per promuovere una petizione che chiede al governo etiope di “sospendere la costruzione della diga Gibe III fino a quando i popoli colpiti dal progetto non avranno espresso il loro libero, preventivo e informato consenso”. «Se il governo costruirà dighe sulle acque delle tribù della valle dell’Omo e frazionerà la loro terra a beneficio degli investitori stranieri, questi popoli potrebbero non sopravvivere» ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival International, associazione che tutela le culture indigene nel mondo. «Il governo sta sospingendo l’industrializzazione del paese a spese dei suoi popoli più vulnerabili».

ITALIA

23 marzo 1944: azione partigiana a Via Rasella

Giovedì 23 marzo 1944: Rosario Bentivegna, partigiano dei Gap, gruppi di azione patriottica , gira per Roma vestito da netturbino, trainando un carretto di ferro che contiene immondizia. In mezzo all'immondizia sono nascosti 18 chili di tritolo, attaccati ad una miccia. Alle due del pomeriggio arriva a via Rasella, dalla quale sarebbero dovuti passare da lì a poco gli occupanti tedeschi. L'undicesima compagnia del SS-Polizeiregiment "Bozen" , formata da circa centocinquanta soldati, arriva pochi minuti prima delle quattro. Bentivegna accende la miccia e si allontana dal carretto, ma nel frattempo alcuni ragazzini si avvicinano al carretto e cominciano a giocare a pallone: Pasquale Balsamo, altro gappista, corre verso i bambini e dà un calcio al pallone, facendoli allontanare. Circa un minuto dopo l'accensione della miccia, il carretto esplode, uccidendo trentadue soldati tedeschi, il partigiano Antonio Chiaretti e un ragazzino italiano. Un altro tedesco morirà all'ospedale nella notte, mentre altri nove spireranno nei giorni successivi. Quando la notizia dell'azione partigiana, in pieno giorno e nel centro di Roma, giunge ad Adolf Hitler, egli dispone che per ogni soldato tedesco morto vengano uccisi cinquanta cittadini italiani, e che l'intero quartiere venga dato alle fiamme. Alla fine la decisione del capo della Gestapo a Roma, Herbert Kappler, ridimensionerà questo numero a dieci italiani per ogni tedesco rimasto ucciso durante l'esplosione.Le vittime prescelte sono innanzitutto detenuti accusati di fare parte della Resistenza ed ebrei ma, per raggiungere il numero stabilito, si aggiungono anche detenuti comuni già condannati o in attesa di processo: alla fine sono 335 coloro che vengono prelevati dal carcere Regina Coeli come ostaggi.La mattina successiva, venerdì 24 marzo, un gruppo di camion tedeschi arriva in periferia di Roma, sulla via Ardeatina, in una zona abbandonata: i 335 condannati a morte vengono fatti scendere a gruppi di cinque, con le mani legate dietro la schiena, per ricevere il colpo alla nuca che li ucciderà.I tedeschi, dopo aver infierito sui corpi delle vittime, faranno anche esplodere numerose mine per far crollare le cave dove si è consumato il massacro, al fine di nasconderne la portata. L'episodio passerà alla storia come l'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Aggiornamento 23 marzo, ore 13,30. Come previsto i reclusi dell’area verde sono stati fatti dormire all’aperto. In tarda serata la Croce Rossa ha consegnato loro materassi e coperte. Nell’area blu, invece, le camere toccate dagli incendi dell’altra sera sono agibili e ripulite. Da ieri pomeriggio, dentro le aree verde, blu e rossa del Centro è di nuovo vietato fumare e poliziotti e crocerossini fanno circolare le voci più disparate: che oggi qualcuno verrà rilasciato, che un altro grosso carico umano da Lampedusa sia arrivato a Torino rimanendo impigliato in Questura, che si preparino rimpatri di massa o che presto ci saranno degli arresti. Staremo a vedere nelle prossime ore. L’unica voce che si può smentire con una certa decisione è quella circolata ieri sera su alcuni media di movimento, che voleva due aerei speciali per senza-documenti già partiti da Torino verso Bari. Da Torino sembra non essere essere partito nessuno.http://www.autistici.org/macerie/

ROMA.Chiedeva 1.500 euro a pratica arrestato agente del Prenestino In manette un agente del commissariato Prenestino accusato di concussione. Era incaricato di attestare la convivenza tra gli stranieri che chiedevano il ricongiungimento familiare Chiedeva 1.500 euro in cambio.Un ispettore capo della polizia di Stato è stato arrestato a Roma con l'accusa di concussione nell'ambito di un'inchiesta su alcune irregolarità per i permessi di soggiorno per gli immigrati. Ad arrestare il poliziotto, che prestava servizio negli ufficio del commissariato Prenestino, sono stati i suoi colleghi dell'ufficio immigrazione della questura e della squadra mobile della capitale. Il poliziotto si faceva consegnare i soldi dagli immigrati per rilasciare il parere positivo in merito all'accertamento di residenza. Irregolarità sono emerse per quegli immigrati che risultavano sposati con italiani e che al fine di ottenere la cittadinanza dovevano risultare conviventi e quindi residenti insieme al coniuge.

Napoli, bimbo morto dopo due visite.I genitori: «Assistito male perché rom»

Oscar, un anno e mezzo, è deceduto in ospedale dopo essere stato dimesso da altre due strutture I genitori di un bimbo rom morto in ospedale a Giugliano (Napoli), dopo essere stato dimesso da altre due strutture sanitarie, hanno denunciato che il piccolo non sarebbe stato adeguatamente assistito forse anche perché nomade. Sulla vicenda, di cui riferiscono organi di stampa, è stata aperta un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Napoli. L'autopsia, che è già stata disposta, dovrà chiarire se ci siano state negligenze nelle cure di Omar, un anno e un mese, che ha avvertito i primi malesseri sabato scorso e che è stato dimesso, dopo i ricoveri, prima dall'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e poi dal Moscati di Aversa. DUE VISITE, POI IL DECESSO - Il bambino avrebbe iniziato a stare male lunedì sera quando ha cominciato a piangere e ad avvertire forti dolori alla pancia, nausea e vomito. Il papà e la mamma, che risiedono nel campo rom allestito nella zona Asi di Giugliano, hanno deciso di accompagnarlo presso l'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove, dopo una visita e la prescrizione di una terapia, Omar è stato dimesso. Una cura, però, che non ha avuto gli effetti sperati al punto che la coppia ha accompagnato nuovamente il figlio in ospedale, questa volta al Moscati di Aversa. Anche qui si sarebbe verificata la stessa dinamica: visita, prescrizione medica e dimissioni. Martedì mattina, però, la situazione è precipitata: il bimbo stava ancora male e così è stato accompagnato alla struttura sanitaria di Giugliano dove è arrivato, però, già agonizzante. Dopo poco il decesso. Sono state così avviate le indagini affidate alla polizia e il magistrato ha disposto l'esame autoptico. Per il momento non risultano indagati, ma i genitori del piccolo chiedono giustizia anche perché accusano i sanitari di aver sottovalutato la gravità della situazione perché Omar era ro

LAVORO DA MORIRE

MUORE OPERAIO BRESCIANO

NOVARA, 23 MAR - Un operaio di 62 anni, Pietro Mazzotti, residente nel bresciano, a Cazzago San Martino, è morto questa mattina in un incidente sul lavoro in un cantiere di Varallo Pombia. La tragedia è avvenuta verso le 9,30 dove sono in corso i lavori per la costruzione di una nuova scuola: l'appalto era stato vinto dalla ditta 'Cmbf' di Roccafranca, di cui Mazzotti era dipendente. Stava lavorando su un piccolo ponteggio ad un'altezza di quattro metri quando, per cause al vaglio dei carabinieri e del personale dello Spresal dell'Asl, è precipitato al suolo morendo sul colpo.

Frascati, ferito un operaio schiacciato da una gru

L'incidente ieri sera in un cantiere di Grotte Portella durante una manovra per scaricare dei ponteggi. Trasportato in gravi condizioni al policlinico di Tor Vergata. I carabinieri hanno sequestrato l'area e un camionIncidente sul lavoro nella serata di ieri in un cantiere di Grotte Portella nel comune di Frascati. Un operaio di 31 anni di Rieti è rimasto schiacciato dal braccio di una gru durante una manovra per scaricare dei ponteggi. Soccorso è stato trasportato, in gravi condizioni, al policlinico Tor Vergata dove è stato ricoverato in prognosi riservata. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Frascati che hanno sequestrato il cantiere e un camion.

PRECARI INPS PUGLIA, ISTITUZIONI CI HANNO ABBANDONATO 'METTEREMO IN CAMPO INIZIATIVE CLAMOROSE. NON SIAMO INVISIBILÌ

(ANSA) - BARI, 23 MAR - Sono giunti alla loro ultima settimana di lavoro i 200 precari dell'Inps della Puglia, che vanno ad unirsi ai 1800 del resto d'Italia che, il 31 marzo, termineranno, dopo due o più anni, la loro attività lavorativa presso l'istituto. «Si tratta - è detto in una nota dei precari - di 1800 lavoratori che hanno supportato attivamente i dipendenti dell'istituto gi… fortemente provati dall'enorme carenza d'organico che si fa pi— fortemente sentire soprattutto in Puglia». «Siamo stati abbandonati dalle istituzioni», affermano i lavoratori, i quali in queste settimane hanno manifestato e scioperato, supportati dai sindacati di categoria. Si sono anche appellati al Presidente della Repubblica Napolitano per ottenere una risoluzione positiva alla questione. «Tuttavia - è detto nella nota - il vincolo normativo della legge 122 del 2010 persiste e i fondi per il loro proseguo lavorativo non si riescono a trovare». «Ieri - informano i precari - c'è stato un incontro con la dirigenza Inps che ha ribadito di non poter mantenere in essere i contratti per motivi economici e legislativi e oggi ci sarà una discussione su questa problematica alla Commissione lavoro della Camera». I lavoratori pugliesi annunciano: «Se anche questo tentativo dovesse fallire siamo pronti, già da questa settimana, a mettere in campo azioni clamorose per far vedere che non siamo invisibili e che, nonostante ci abbiamo tolto speranza e futuro, ci rimane ancora la nostra dignità».

FOGGIA: DONNA BULGARA RIDOTTA IN SCHIAVITÙ, UN ARRESTO E DUE DENUNCE

Inizialmente la ragazza si è rifiutata, ribellandosi e cercando di riavere i documenti per poter tornare in Bulgaria, ma Juli, oltre a non darle i documenti, ha iniziato a minacciarla di morte e a picchiarla violentemente, spogliandola nuda e con il coltello in mano, alla presenza dell'anziano padrone di casa. Non avendo un posto dove dormire e mangiare, senza documenti d'identità e per paura delle minacce di Juli, sia nei suoi confronti che nei confronti della sua famiglia, ad esempio di ucciderle i figli, ha accettato di prostituirsi. A organizzare gli appuntamenti l'anziano foggiano che spesso la scortava a casa dei clienti per poi tornare a riprenderla, mentre Juli la controllava a distanza.Tutto il guadagno per le prestazioni veniva prelevato da Juli che lo divideva con Rocco, al quale pagava benzina e ospitalità. Altre volte, dalla mattina alla sera, i due la facevano sedere su una sedia di un bar che si trova nella piazza del paesino, sempre sorvegliata a vista, alternandosi e procurandole i clienti. Da lontano con un cenno convenzionale, le facevano capire che la persona che si recava da lei era un cliente. Poi se questi voleva andare in casa andavano in quella di Rocco, sempre seguiti a vista, oppure se la prestazione doveva essere eseguita in auto la seguivano con la loro. I soldi li riscuoteva sempre la vittima ma, subito dopo la prestazione (dai 20 ai 50 euro, con una media di 10 prestazioni al giorno) passava a prelevarli Juli. La malcapitata non poteva assolutamente scappare nè chiamare aiuto, perchè priva di telefono cellulare, spesso pestata e lasciata dolorante senza poter ricorrere a cure mediche, ancor più dopo un tentativo di fuga.


Gr 13:00

In primo Piano

ESTERI

ITALIA


Gr 9:30

ESTERI

Libia

Incertezza e preoccupazione prevalgono nell’area della capitale, Tripoli, dopo la quarta notte consecutiva di bombardamenti da parte dell’aviazione della coalizione internazionale contro obiettivi militari del colonnello Muammar Gheddafi. “Intensi bombardamenti verso le 20.00 di ieri sera, poi verso la mezzanotte, e poi stamani all’alba” riferisce una fonte della MISNA raggiunta telefonicamente nella capitale, dove si suppone non ci siano state, in queste ultime operazioni, vittime civili. “La vita quotidiana sta diventando estremamente difficile, in alcune zone mancano cibo, acqua, elettricità, mentre le linee telefoniche terrestri sono interrotte e le comunicazioni impossibili con l’area di Bengasi” ha aggiunto la fonte della MISNA.

Nel frattempo sono stati liberati tre giornalisti, due dell’agenzia francese ‘Afp’ e uno dell’agenzia ‘Getty images’, arrestati sabato scorso vicino ad Ajdabiya, nell’est del paese dalle forze del colonnello Gheddafi. “I giornalisti possono tornare dalle loro famiglie o restare a lavorare a Tripoli” ha detto Moussa Ibrahim, un portavoce del regime libico.

Intanto, dopo ore di disaccordi su chi dovesse tenere i comandi dell’operazione militare internazionale in Libia, sembra essere stato raggiunto un accordo per affidare un ruolo importante alla Nato, anche se non sono ancora chiari gli aspetti organizzativi della decisione, presa durante un colloquio telefonico tra i presidenti statunitense Barack Obama, attualmente in visita in Salvador, e francese Nicolas Sarkozy.

GAZA

Funerali di massa sono stati indetti oggi a Gaza per le otto vittime degli attacchi israeliani di ieri, fra cui figurano quattro civili e altrettanti miliziani della Jihad islamica. Le celebrazioni principali si svolgeranno nella moschea Omari, la principale di Gaza. In mattinata un razzo israeliano è esploso nei pressi del rione di Sajaya, senza provocare vittime, rivendicato dalle Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad ed un altro la città di BeerSheva, senza provocare danni e vittime. Una consultazione straordinaria è stata convocata per la tarda mattinata di oggi dal premier israeliano Benyamin Netanyahu per esaminare la situazione creatasi nel sud del paese, visto il numero di lanci di queste ultime ore. Alla consultazioni parteciperanno i ministri a lui più vicini (con la eccezione del ministro della difesa Ehud Barak, che si trova negli Stati Uniti) e responsabili miliatri.

SIRIA

Assaltata la moschea Omari di Daraa, la citta del sud siriano, che da una settimana è teatro di scontri tra la popolazione e le forze di sicurezza. Dopo due giorni di assedio e la catena umana di ieri per difendere la moschea da eventuali attacchi, la nottata ha visto l'irruzione delle forze di sicurezza. Dopo il taglio della corrente sono riusciti ad entrare: le notizie parlano solo del numero di morti e del fitto uso di lacrimogeni e spari: 6 sembrerebbero già gli uccisi, tra cui un medico e un paramedico giunti in moschea per curare i feriti, e l'autista di un'ambulanza. Anche ad Aleppo, città nel nord del paese, le manifestazioni di piazza in solidarietà con Daraa sono sempre più imponenti

GIAPPONE

Dopo soli 40 minuti dalla notizia del ripristino di corrente elettrica nel reattore numero 3 che avrebbe dovuto aiutare al raffreddamento , l'agenzia Kyodo riferisce di fumo nero proveniente proprio da quel reattore. Nel frattempo un portavoce del governo municipale di Tokyo ha detto all'agenzia che il livello di iodio radioattivo trovato nell'acqua della capitale, un enorme agglomerato urbano di 35 milioni di abitanti, eccede i limiti legali fissati per il consumo dei bebè. L'annuncio viene dopo che valori notevolmente alti di radioattività sono stati riscontrati in 11 vegetali prodotti nei pressi della centrale, che sorge 240 km a nord di Tokyo.

NIGERIA

Nella sola giornata di ieri sono morte 10 persone in scontri legati alla campagna elettorale: ad aprile verranno eletti il presidente della repubblica e i rappresentanti federali

Tra meno di due settimane si apriranno le urne per i 73,5 milioni di cittadini nigeriani aventi diritto al voto che saranno chiamati ad eleggere l'Assemblea Nazionale (2 aprile), il presidente della Repubblica federale (9 aprile) ed i rappresentanti per la State House Governor (16 aprile): l'Unione Europea invierà una missione di 120 osservatori, capitanati dal parlamentare Alojz Peterle (ex primo ministro e ministro degli Esteri sloveno), che vigileranno sul regolare svolgimento delle votazioni. La campagna elettorale nigeriana è caratterizzata da tre elementi: la mancanza di programmi politici da parte dei candidati (che vengono votati prevalentemente su base etnico-religiosa), la violenza durante tutto il processo elettorale e l'esistenza di accordi che prevedono l'alternanza alla guida nazionale, ogni due mandati, tra un presidente di religione cristiana e uno musulmano (e il rispettivo vice-presidente dell'altra confessione religiosa)

ITALIA

Questa mattina, alle ore 12:30 un centinaio di attivisti delle reti sociali e ambientaliste romane hanno occupato la sede dell'Enel di Viale Regina Margherita, a Roma. Gli attivisti sono entrati nella sede e la stanno occupando, lanciando slogan e volantini contro le politiche energetiche del governo italiano, in sostegno alle fonti rinnovabili e contro le politiche di guerra per il controllo delle risorse. Di seguito il testo del comunicato diffuso:

Boccia il nucleare

Libera l'acqua

È di ieri il sondaggio della Gnresearch che afferma in maniera netta che tre italiani su quattro dicono NO al nucleare. Un risultato che ricorda l'80% di "sì" che nel 1987 bocciarono l'atomo nel nostro paese. Non c'è catastrofismo nel "no" degli italiani, è un "no", piuttosto, che parla di «impatto negativo sull'ambiente e sulla salute dei cittadini», di «smaltimento delle scorie radioattive» e di «rischio di incidenti dovuti ad errori umani». Pericoli, questi, che vengono prima dell'«evento straordinario», del terremoto o dello tsunami

A distanza di 25 anni ci troviamo nuovamente di fronte a questa scelta e ancora una volta dobbiamo dire, con forza, NO. Non siamo troppo emotivi, come ci descrivono l'Enel e il Governo (che con la moratoria vuole semplicemente raggirare i cittadini!). Teniamo alle nostre vite, è cosa assai diversa! Non si tratta semplicemente di questioni tecniche, ammesso che la tecnica possa essere neutrale, ma di scelte politiche, di grandi responsabilità collettive.

In Europa e in tutto il mondo il nucleare sembra procedere verso un giusto declino: troppi costi e soprattutto troppi rischi. Anche i super-reattori giapponesi, i più sicuri al mondo, hanno ceduto. L'Europa, mossa dalla catastrofe di Fukushima, sta facendo un check straordinario alle sue 140 centrali nucleari. La Germania punta speditamente sulle rinnovabili. Obama prova a rilanciare il sogno della green economy.

E l'Italia? Nel maggio scorso il governo ha deciso di tornare al nucleare. Ha promosso un'Agenzia per la sicurezza nucleare, mettendo al posto di comando Veronesi, per garantire uno spirito bipartisan all'operazione. Peccato che quest'agenzia non abbia, a oggi, fatto ancora una riunione (non ha neanche una sede) e non si capisca neanche quali siano i suoi reali compiti. L'Enel, dal canto suo, nonostante il disastro giapponese, continua a ritenere il nucleare una scelta obbligata per l'Italia. Sicuramente utile, utilissima per i suoi affari.

Oggi siamo qui per contestare questa scelta, per dire all'Enel che, se «sono i nostri sogni a dare energia», questi contemplano solo le rinnovabili! Siamo sicuri che scegliere un altro sistema energetico sia fino in fondo una battaglia di democrazia, che rappresenti solide prospettive di nuova occupazione e vivibilità per i territori che scelgono energia pulita. Ma c'è un elemento in più d'aggiungere, visto gli ultimi avvenimenti libici. Scegliere le rinnovabili rafforza il nostro slogan: "No war for oil". Fare questa scelta, infatti, significa anche sottrarsi alle logiche della guerra per le risorse o, altrettanto, al baciamano servizievole nei confronti dei dittatori.

Sabato 26 saremo in piazza per dire sì all'acqua pubblica e no al nucleare.

LIBIA: PIÙ CONTROLLI E VIGILANZA ALL'AEROPORTO DI FIUMICINO (ANSA) - FIUMICINO, 23 MAR - Elevate di livello, anche all'aeroporto di Fiumicino, le misure di sicurezza e sorveglianza dopo le segnalazioni di allerta in conseguenza dei raid alleati sulla Libia. L'ulteriore sensibilizzazione dei controlli coinvolge tutti gli apparati di polizia, carabinieri e guardia di finanza ed è in particolare mirata ai cosiddetti obiettivi sensibili, i voli delle compagnie considerate «a rischio», ai quali si sono aggiunti ora alcuni collegamenti da e per il Nord Africa, con relativi maggiori accertamenti su passeggeri e bagagli. Rafforzati i controlli dei documenti dei passeggeri, in particolare di quelli in arrivo, da parte degli agenti della Gdf, e la vigilanza delle aree di accesso alla zona aeroportuale, oltre che nelle sale aperte al pubblico: servizio che è stato incrementato nelle ore notturne da parte delle forze di polizia. Una delle ulteriori misure che sono state adottate riguarda, per i voli cosiddetti a rischio, il controllo manuale dei passeggeri e del bagaglio a mano successivo a quello effettuato dopo il check-in. Così, se in tempi normali questa ulteriore misura al momento dell'imbarco sull'aereo coinvolge il 20 per cento dei passeggeri, la stessa può salire anche al 50 per cento o addirittura alla totalità dei passeggeri. In pari tempo, per gli stessi voli, sono in vigore le ispezioni da parte delle pattuglie cinofile per la 'bonificà dei velivoli prima delle operazioni di imbarco. L'occhio dell'apparato di sicurezza, che può contare anche su ampio dispositivo di telecamere, è appuntato anche sul vasto perimetro aeroportuale, che da Fiumicino si spinge sino alla campagna di Maccarese passando per Focene, con un'attenzione mirata su chi si ferma, ad esempio, a scattare fotografie degli aerei in atterraggio o in decollo dalle piste. Anche i varchi perimetrali e le zone arrivi dei terminal sono sotto stretta osservazione, tramite il rafforzamento dei presidi di uno dei tre nuclei operativi della guardia di finanza, quello che vede impegnati i 'Baschi Verdì con il compito di pronto impiego e di controllo antiterrorismo.

IMMIGRAZIONE: SBARCO IN CALABRIA, IN 70 SOCCORSI AL LARGO (2) (ANSA) - ROCCELLA JONICA (REGGIO CALABRIA), 23 MAR - Sono state quattro le unità, due motovedette della Guardia Costiera e due pattugliatori della Guardia di finanza, impegnate nell' operazione di soccorso dei clandestini a bordo del catamarano in avaria nelle acque dello Ionio al largo di Roccella Ionica. Le ricerche, dopo il mayday lanciato dall'imbarcazione, sono iniziate immediatamente e si sono rivelate particolarmente complesse per l'indeterminatezza della posizione dell'unità navale in difficoltà e le pessime condizioni del mare. Alle operazioni ha partecipato l'ATR 42 decollato da Catania. Nelle ricerche, la Guardia costiera si è avvalsa anche del sistema Automatic Identification System (Ais) per l'individuazione delle navi mercantili in transito in alto mare al fine di acquisire ulteriori informazioni per la localizzazione dei naufraghi. Le operazioni di soccorso, rese ancora più difficili per la presenza oltre che della partoriente anche di alcuni bambini e di due persone non autosufficienti, sono state condotte con successo. I naufraghi hanno dichiarato di essere di nazionalità pachistana, curda, irachena, afghana e iraniana

LIGURIA SI MOBILITA, SPEZZINA OFFRE SUO ALLOGGIO PER TRE PERSONE = Genova, 23 mar. - (Adnkronos) - La Liguria si mobilita per l'emergenza profughi del Nord Africa e in Regione arrivano le prime adesioni dal territorio. Il senatore Franco Orsi , sindaco di Albisola Superiore, è pronto a organizzare l'accoglienza di 50 persone, una signora spezzina vorrebbe mettere a disposizione un suo alloggio per ospitare un nucleo familiare di tre persone. Lo annuncia l'assessore alle Politiche sociali Lorena Rambaudi. «Sono segnali importanti - dichiara - che fanno partire una catena di solidarietà per affrontare questa grave emergenza umanitaria». Per Rambaudi occorre impostare il piano di emergenza individuando molti siti per piccoli gruppi anzichè concentrare grandi numeri in poche realtà.

CARCERI: CAPECE (SAPPE), PREOCCUPA EVASIONE ROMENO DA UMBERTO I = EPISODIO CONFERMA ANCORA UNA VOLTA LE CRITICITÀ DEL SISTEMA Roma, 23 mar. - (Adnkronos) - «È indubbiamente motivo di preoccupazione la notizia dell'evasione di un detenuto romeno avvenuta questa notte dal Policlinico Umberto I di Roma, dove si trovava ricoverato e piantonato, anche perchè avviene a pochi giorni dall'evasione di tre detenuti albanesi dal carcere di Voghera». Così Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe). «L'interesse primario ora è partecipare attivamente alle ricerche -spiega Capece- in collaborazione con le altre Forze di Polizia per catturare il fuggitivo. Ma questo episodio conferma ancora una volta le criticità del sistema carcere e mette in luce sui gravi rischi per la sicurezza connessi ai servizi di piantonamento di detenuti negli Ospedali civili non attrezzati con idonei 'Repartinì detentivi». «È del tutto evidente -rimarca il sindacalista- che prestare un servizio delicato come è quello del piantonamento di un detenuto in una corsia affollata di pazienti comuni acuisce le criticità ed incide anche sui livelli stessi di sicurezza».

ROMA.Detenuto evade dall'Umberto I Ripreso dopo una fuga di 12 ore.Un ragazzo romeno di 23 anni ha aggredito nella notte l'agente di sorveglianza ed è sparito. Rintracciato nel bar dell'Ostiense che frequentava abitualmente.


Appunti e note redazionali

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gror110323 (last edited 2011-03-23 18:26:40 by anonymous)