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'''AIAZZONE: I CREDITORI CI RIPROVANO. NUOVO TENTATIVO DI ESPROPRIO AUTORGANIZZATO'''

Nuovo tentativo di esproprio al magazzino Aiazzone di Pognano, nel bergamasco. Dopo la riappropriazione di massa compiuta fra mercoledì e giovedi da circa 200 persone anche ieri qualcuno è tornato nei locali dell’ex mobilificio, chiuso da mesi, per prendere mobili e accessori per la casa. I carabinieri, che ancora stavano facendo l’inventario del materiale sottratto, hanno sorpreso una decina di persone che tentava di introdursi nel capannone. Sono state identificate e rischiano una denuncia per violazione di proprietà e tentato furto.

La vicenda Aiazzone è però ben più complessa, e i gesti di questi giorni non si spiegano se non si considera il crac complessivo del gruppo. I problemi sono venuti alla luce nell’estate del 2010, quando si levarono le prime lamentele da parte di chi, dopo avere versato acconti, rate e caparre, non riceveva i mobili che aveva acquistato. Dai blog la protesta è passata alle associazioni dei consumatori, mentre le procure di Roma e di Torino si sono messe a indagare e i lavoratori, preoccupati e senza stipendio, insorgevano: quelli di Pomezia (Roma) scrissero anche al Capo dello Stato. Nel marzo del 2011 il mobilificio ha cessato le consegne e la Guardia di Finanza, su mandato del tribunale capitolino, ha arrestato alcuni responsabili del gruppo per una catena di reati societari. A Torino, intanto, la procura ha chiesto e ottenuto il fallimento di Panmedia, la società cui era stato ceduto in affitto il marchio Aiazzone. Fiditalia, la società di credito al consumo che finanziava gli acquisti della clientela, il 26 aprile ha annunciato la restituzione dei soldi. Ma la rabbia della gente non è cessata. In molti hanno interpretato con questa chiave un episodio registrato il 2 aprile a Torino: l’incendio dell’ingresso di un punto vendita.

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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

In primo Piano

ESTERI

ITALIA


Gr 13:00

In primo Piano

Manifestazione fincantieri

A Roma manifestazione nazionale del gruppo fincantieri, le corrispondenze dalla piazza (ascolta audio)

ESTERI

Elezioni in Turchia

  • E’ stata dispersa dalle forze dell’ordine con gas lacrimogeni e idranti la manifestazione popolare convocata ad Istanbul per protestare contro la morte di un uomo avvenuta due giorni prima a Hoppa (nord); secondo il rapporto di autopsia sarebbe deceduto a causa di un arresto cardiaco provocato dai gas lacrimogeni utilizzati dalle forze dell’ordine. La campagna elettorale in vista delle legislative del 12 giugno è segnata da tensioni verbali e di piazza tra i sostenitori del partito al potere (Akp) e quelli di opposizione.

Alla vigilia delle elezioni, il prossimo 12 giugno, abbiamo fatto una chiaccherata con Mehmet, dell'ufficio informazioni del Kurdistan (ascolta audio)

MAROCCO

  • – E’ deceduto in ospedale il giovane manifestante ferito la scorsa domenica a Safi (350 chilometri a sud della capitale), affiliato al ‘Movimento del 20 febbraio’ che rivendica cambiamenti politici nella monarchia del Nord Africa. La notizia è stata confermata dal ministero degli Interni di Casablanca aggiungendo che un’indagine è stata aperta dalla procura di Safi per accertare le circostanze del decesso. Il ‘Movimento dei giovani del 20 febbraio’ ha ribadito la propria determinazione a portare avanti le sue rivendicazioni – l’avvento di una monarchia parlamentare e processi contro i corrotti al potere – in qualità di “movimento pacifico, indipendente e aperto” hanno detto gli organizzatori delle proteste.

"La droga va legalizzata", appello dei big mondiali all'Onu

Cinquant'anni di guerra alla droga hanno fallito. Per questo, alcuni grandi del mondo della politica, dell'economia e della cultura mondiale chiedono all'Onu di prenderne atto, dire basta alla criminalizzazione e trattare l'emergenza per quello che è: una questione sanitaria. Nel suo rapporto annuale, presentato ieri a New York, la Global Commission on Drug Policy ha sancito il fallimento della "guerra mondiale alla droga con devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo".

L'organismo più alto in materia ha dato quindi avvio a una petizione internazionale: milioni di firme da presentare alle Nazioni Unite perché gli Stati si convincano a cambiare gli strumenti finora impiegati per contrastare la tossicodipendenza. Disposizioni fallimentari che, si legge nel rapporto, hanno portato solo a carceri piene e migliaia di vittime. Da qui l'appello per la legalizzazione di una serie di sostanze, a partire dalla cannabis, e soprattutto la depenalizzazione del reato di detenzione illegale di stupefacenti.

Insospettabile l'elenco dei primi firmatari: da uno dei responsabili di questa politica "fallimentare", cioè l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan all'ex presidente brasiliano Ferdinando Henrique Cardoso, dagli economisti Usa George Schultz (già ministro del Tesoro) e Paul Volcker (già numero uno della Fed) al premio Nobel per la letturatura peruviano Mario Varga Llosa, dallo scrittore messicano Carlos Fuentes al manager Richard Branson, fino al premio Oscar Judi Dench.

"Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non criminali" è l'idea di fondo della commissione. Che nel rapporto da un po' di numeri: in dieci anni, dal 1998 al 2008, il consumo di cannabis è aumentato dell'8,5 percento, nello stesso periodo, il numero dei consumatori di cocaina è cresciuto del 27 percento. Una percentuale che nasconde circa tre milioni e mezzo di persone in più.

Oltre a chiedere una presa di coscienza internazionale, la commissione propone una soluzione: per una vera lotta alla tossicodipendenza, è necessario introdurre "forme di regolarizzazione che minino il potere delle organizzazione criminali". Come? "Incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione che minino il potere delle organizzazione criminali e salvaguardino la salute e la sicurezza dei cittadini".

Ma anche di quelle persone negli ultimi gradi del sistema criminale: "Coltivatori, corrieri e piccoli rivenditori, spesso vittime loro stessi della violenza e dell'intimidazione - oppure essi stessi tossicodipendenti". "Cinquant'anni dopo la firma della Convenzione dell'Onu e quaranta dopo la guerra lanciata dal presidente americano Richard Nixon, è urgente riformare le politiche nazionali e internazionali" sulle droghe, recita il documento newyorkese.

"Le politiche fin qui seguite hanno soltanto riempito le nostre celle, costando milioni di dollari ai contribuenti, rafforzando il crimine e facendo migliaia di morti" ha commentato Branson, inventore del marchio Virgin. Secondo i saggi, insomma, bisogna "sostituire la criminalizzazione e la punizione della gente che usa droga con l'offerta di trattamento sanitario". Come? "Incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione" a partire dalla cannabis. In sintesi, "rompere ogni tabù sul dibattito e sulla riforma".

ITALIA

POCHE SPERANZE PER 200 MIGRANTI DISPERSI A LARGO COSTE TUNISINE

Col passare delle ore e le cattive condizioni meteorologiche si riduce la speranza di ritrovare più di 200 migranti, forse 270, in fuga dalla Libia e dispersi al largo delle coste tunisine dopo il naufragio di un barcone in avaria avvenuto mercoledì.

La guardia costiera tunisina, che ha dato notizia del naufragio, è riuscita a soccorrere 580 altre persone che viaggiavano a bordo della stessa imbarcazione, messe in salvo e trasferite nel campo profughi di Choucha, nel sud della Tunisia. Tra i sopravvissuti, per lo più uomini, c’erano anche 91 donne, di cui alcune incinte, e nove bambini; secondo le autorità tunisine 200 di loro sono cittadini della Nigeria trattenuti in Libia e in fuga dal conflitto. Dalle testimonianze di alcuni di loro emerge che il motore del barcone, diretto verso Lampedusa, si è fermato a una trentina di chilometri dalle isole tunisine di Kerkennah ma il mare grosso ha impedito alle unità della guardia costiera e dell’esercito di intervenire tempestivamente; presi dal panico, i passeggeri si sono ammassati su una fiancata, facendo capovolgere l’imbarcazione.

Il naufragio è il più grave degli ultimi mesi dopo quello del 22 marzo, quando un barcone di 335 migranti, salpato dalla Libia, è svanito in mare. Due notti fa, 150 migranti sono riusciti a raggiungere Otranto (Puglia) dopo un viaggio durato giorni mentre martedì più di 900 profughi sono stati soccorsi a sud della Sicilia orientale.

Intanto dall’isola siciliana di Lampedusa giungono notizie di episodi di autolesionismo sempre più frequenti tra i migranti approdati, soprattutto tra i 190 tunisini presenti nel centro di accoglienza. Ieri, in una protesta estrema contro il probabile rimpatrio, dieci di loro hanno ingoiato lamette da barba e pezzi di vetro; quattro di loro sono gravi e le autorità sanitarie gli hanno trasferiti nell’ospedale di Agrigento.

AIAZZONE: I CREDITORI CI RIPROVANO. NUOVO TENTATIVO DI ESPROPRIO AUTORGANIZZATO

Nuovo tentativo di esproprio al magazzino Aiazzone di Pognano, nel bergamasco. Dopo la riappropriazione di massa compiuta fra mercoledì e giovedi da circa 200 persone anche ieri qualcuno è tornato nei locali dell’ex mobilificio, chiuso da mesi, per prendere mobili e accessori per la casa. I carabinieri, che ancora stavano facendo l’inventario del materiale sottratto, hanno sorpreso una decina di persone che tentava di introdursi nel capannone. Sono state identificate e rischiano una denuncia per violazione di proprietà e tentato furto.

La vicenda Aiazzone è però ben più complessa, e i gesti di questi giorni non si spiegano se non si considera il crac complessivo del gruppo. I problemi sono venuti alla luce nell’estate del 2010, quando si levarono le prime lamentele da parte di chi, dopo avere versato acconti, rate e caparre, non riceveva i mobili che aveva acquistato. Dai blog la protesta è passata alle associazioni dei consumatori, mentre le procure di Roma e di Torino si sono messe a indagare e i lavoratori, preoccupati e senza stipendio, insorgevano: quelli di Pomezia (Roma) scrissero anche al Capo dello Stato. Nel marzo del 2011 il mobilificio ha cessato le consegne e la Guardia di Finanza, su mandato del tribunale capitolino, ha arrestato alcuni responsabili del gruppo per una catena di reati societari. A Torino, intanto, la procura ha chiesto e ottenuto il fallimento di Panmedia, la società cui era stato ceduto in affitto il marchio Aiazzone. Fiditalia, la società di credito al consumo che finanziava gli acquisti della clientela, il 26 aprile ha annunciato la restituzione dei soldi. Ma la rabbia della gente non è cessata. In molti hanno interpretato con questa chiave un episodio registrato il 2 aprile a Torino: l’incendio dell’ingresso di un punto vendita.


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror110603 (last edited 2011-06-03 16:53:47 by anonymous)