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'''AGRIGENTO'''

Ancora uno sbarco di immigrati clandestini nell 'isola di Lampedusa. Stamane, scortati dalle motovedette della Guardia costiera, sono arrivati 32 nordafricani. I clandestini, tutti marocchini, erano stati avvistati in nottata dalla nave 'Chimera' della Marina militare che aveva dato l' allarme alla capitaneria di porto dell' isola delle Pelagie. Dopo essere stati visitati dai sanitari della locale guardia medica, gli immigrati sono stati rifocillati e poi trasferiti nel centro di accoglienza dell' isola.

mace apre ed esclama: maronna che suonn

gRor ore 10.00

dal mondo

PALESTINA

Le forze armate israeliane hanno effettuato una doppia incursione nella notte nel settore autonomo palestinese della striscia di Gaza. Lo si apprende da fonti della sicurezza palestinese. Una colonna israeliana e' penetrata a Beit Lahia, una seconda nella vicina Beit Hancun, sempre nel nord della striscia di Gaza. Sono stati sentiti colpi di arma da fuoco. Dieci palestinesi ricercati dai servizi di sicurezza israeliani perche' sospettati di aver partecipato ad attacchi anti-israeliani sono stati arrestati durante la doppia incursione di questa notte. Lo ha annunciato l'esercito israeliano in un suo comunicato precisando che una bomba e' esplosa durante l'operazione senza causare feriti. I militari israeliani hanno inoltre annunciato la cattura di altri quattro palestinesi in Cisgiordania. Nella doppia incursione di stanotte, fatta con mezzi corazzati contro Beit Lahia e la vicina Beit Hanun non vi sono state vittime. Brevi sparatorie sono avvenute fra israeliani e palestinesi.

Un avamposto eretto illegalmente da coloni ebrei nella zona di Nablus (Cisgiordania) e' stato rimosso la scorsa notte su ordine del ministro della difesa Benyamin Ben Eliezer. Lo ha riferito la radio militare secondo cui si tratta dell'avamposto di Ein Horon. Nel corso della operazione - che ha destato forte irritazione nel movimento dei coloni - sono stati fermati alcuni cittadini israeliani. Secondo il movimento 'Pace Adesso' gli avamposti selvaggi eretti da coloni in Cisgiordania sono ormai numerose decine. Nel frattempo si e' conclusa la incursione israeliana in due cittadine palestinesi nel Nord della striscia di Gaza. Le forze armate israeliane hanno compiuto quattro arresti. Fonti militari israeliane hanno aggiunto che nel corso della operazione due soldati sono rimasti feriti in modo leggero.

CILE (fonte misma)

L’ennesimo ‘no’ è stato opposto dalla magistratura cilena a una richiesta di revoca dell’immunità per l’ex dittatore Augusto Pinochet. La Corte d’appello di Santiago del Cile ha infatti respinto ieri l’istanza presentata dal giudice argentino Maria Servini de Cubría, la quale avrebbe voluto sottoporre a interrogatorio l’anziano generale in merito all’uccisione del generale cileno Carlos Prats e della sua consorte, Sofia Cuthbert. Il duplice omicidio venne perpetrato nella capitale argentina Buenos Aires il 30 settembre 1974. In relazione a questo caso è già stato condannato all’ergastolo Enrique Arancibia Claven, ex agente della Direzione di intelligenza nazionale (Dina), la polizia segreta attiva durante la dittatura (1973-‘90). Con questa sentenza la Corte d’appello conferma la linea fin qui seguita dalla Corte Suprema, la quale anche riguardo alla vicenda della cosiddetta ‘Carovana della morte’ (operazione che nelle settimane successiva al golpe vide gli uomini di Pinochet impegnati a eliminare gli avversari politici in varie zone del Cile) ha ritenuto l’ex dittatore non in grado di sostenere un processo, a causa delle sue condizioni di salute. Il pronunciamento dei giudici è arrivato proprio alla vigilia del 29mo anniversario del colpo di Stato che portò al potere la giunta guidata da Pinochet.

PAKISTAN

Uomini armati hanno occupato un edificio nella zona commerciale di Karachi e in una sparatoria sono stati feriti tre poliziotti. Il tutto è avvenuto oggi all'alba nella citta' portuale pachistana. Lo hanno riferito le autorità pakistane secondo la quale gli scontri a fuoco sono in corso da circa tre ore e nessuna altra informazione e' disponibile su chi siano gli attaccanti e su quali siano le loro richieste. Le forze dell'ordine hanno intensificato le misure di sciurezza a Karachi e in altre citta' pachistane per prevenire possibili attacchi terroristici in occasione dell'anniversarrio dell'11 settembre.

dall'Itala

Lo shock dell’11 settembre ha offerto l’opportunità a diversi governi di compiere un giro di vite ai danni dei diritti umani, in nome della crociata mondiale contro il terrorismo. E’ questo il senso della denuncia formulata dal presidente della sezione italiana di Amnesty International, Marco Bertotto, proprio in coincidenza con l’anniversario dei drammatici attentati di cui sono stati teatro lo scorso anno gli Stati Uniti. La MISNA propone il testo completo della presa di posizione da parte dell’organizzazione di difesa dei diritti umani. “In Bielorussia, una normativa approvata lo scorso dicembre autorizza la perquisizione di edifici senza l’approvazione dell’autorità giudiziaria. Il sistema repressivo dell’Egitto – caratterizzato da tortura e processi iniqui – è stato suggerito dallo stesso governo del Cairo come modello efficace di lotta al terrorismo per i paesi occidentali. In Pakistan, gli emendamenti alla legge sulla sicurezza nazionale mettono a rischio l’indipendenza della magistratura e stabiliscono la partecipazione di personale militare alle giurie chiamate ad occuparsi di processi per ‘terrorismo’. L’atto sull’antiterrorismo introdotto lo scorso anno nel Regno Unito consente la detenzione a tempo indeterminato, senza accusa né processo, di cittadini stranieri sospettati di collusione con il terrorismo internazionale. L’ordinanza sulla sicurezza e l’ordine pubblico nello Zimbabwe, entrata in vigore a gennaio, vieta le manifestazioni e criminalizza chiunque esprima critiche nei confronti della polizia, delle forze armate o del presidente Mugabe. Sono, questi, solo alcuni degli episodi più significativi per raccontare, senza troppi giri di parole, in quale mondo viviamo ad un anno di distanza dall’immane tragedia dell’11 settembre 2001. Promulgando nuove leggi e facendo ricorso alla vecchia brutalità, in tante circostanze i governi - a partire da quello degli Usa, dove ora un sistema di ‘giustizia di seconda classe’ si fonda su detenzioni arbitrarie e tribunali militari - hanno finito per sacrificare i diritti umani sull’altare della sicurezza e dell’antiterrorismo. L’obiettivo della ‘sicurezza a tutti i costi’ si è trasformato in un pretesto, quasi una forma di legittimazione preventiva per colpire gli oppositori e le minoranze e giustificare nuove forme di repressione e di riduzione delle libertà fondamentali. A ben pensarci, non c’è nulla di così nuovo nel comportamento di governi che, esposti a situazioni di particolare rischio ed emergenza, fanno ricorso a misure straordinarie e si appellano alla dottrina della sicurezza nazionale per limitare, sia pure in maniera provvisoria, l’esercizio di taluni diritti fondamentali. La vera novità che abbiamo di fronte sta nella diffusione di un paradigma inedito, che considera apertamente i diritti umani come un ostacolo alla sicurezza e ritiene di poter sconfiggere il ‘terrorismo’ con i soli strumenti della repressione: intervenendo quindi esclusivamente sui sintomi del fenomeno e non affrontando la radice vera dei problemi di ingiustizia e privazione che, su scala planetaria, rappresentano un terreno fertile per i disordini e la violenza. Inutile dire che questo approccio si è rivelato fallimentare da ogni punto di vista. Innanzitutto perché a promuoverlo sono soprattutto governi che hanno ‘approfittato’ del clima internazionale per risolvere alcune spinose questioni interne: la Cina che ha accentuato la persecuzione dei gruppi separatisti in Tibet, Mongolia interna e Xinjiang e la Russia che ha ottenuto un lasciapassare per intensificare la campagna militare e repressiva in Cecenia. Il pretesto della sicurezza internazionale ha fornito la più efficace delle coperture ai paesi che si sono raccolti intorno all’alleanza globale contro il terrorismo guidata dagli Usa e ha prodotto nell’opinione pubblica appariscenti fenomeni di ‘indignazione a singhiozzo’: il mondo intero si è scandalizzato per l’imposizione del burqa, cui sono state costrette per lunghi anni le donne afgane (in verità, non solo durante il regime dei talebani, e su questo quanti rapporti di Amnesty International sono passati inosservati!), eppure nessuno solleva il problema dei diritti delle donne in un paese come l’Arabia Saudita o a rischio di lapidazione in diversi altri paesi; l’Iraq di Saddam Hussein è indicato oggi come il più sanguinario dei regimi, tanto che è in corso un intenso dibattito per valutare l’opportunità di un’operazione militare, ma gli abusi e la pressoché completa assenza di libertà e diritti politici in paesi alleati (e mercati) come la Cina non sembrano oggetto di preoccupazioni così diffuse. Il paradigma della sicurezza che prevale a livello internazionale non solleva dubbi solo dal punto di vista morale e giuridico, ma anche da quello della sua concreta efficacia. Siamo davvero convinti che un mondo in cui a miliardi di persone sono negati i fondamentali diritti umani, primo tra tutti quello alla stessa sopravvivenza, possa essere reso più sicuro con leggi repressive, l’uso della tortura e l’imprigionamento di qualche migliaio di stranieri sospetti? L’anno iniziato l’11 settembre 2001 si è aperto con gli attacchi negli Stati Uniti e si è chiuso con il recente attentato in Afghanistan contro il presidente Karzai, l’alba e il tramonto di una giornata del mondo attraversata ogni ora da più violenza e più terrore: non basta questo a dimostrare che le misure repressive e liberticide adottate fino ad oggi dai governi non sono affatto servite a garantire maggiore sicurezza per tutti? Ciò di cui abbiamo davvero bisogno, soprattutto da un anno a questa parte, non è tanto una guerra contro il terrorismo ma una mobilitazione globale a favore dei diritti umani. L’11 settembre 2002 è una data simbolica che può aiutare a ricordarcelo.

aumenta la disoccupazione

Non si arresta il calo dell'occupazione nelle grandi imprese. A giugno 2002 gli occupati delle grandi aziende dell'industria sono diminuiti del 3,9% (-30.700 unita') rispetto a giugno 2001. Nei servizi la diminuzione e' stata di 3.300 posti di lavoro (-0,3%). Lo rileva l'Istat precisando che nel complesso i posti di lavoro persi sono 34.000 (fonte istat)

AGRIGENTO

Ancora uno sbarco di immigrati clandestini nell 'isola di Lampedusa. Stamane, scortati dalle motovedette della Guardia costiera, sono arrivati 32 nordafricani. I clandestini, tutti marocchini, erano stati avvistati in nottata dalla nave 'Chimera' della Marina militare che aveva dato l' allarme alla capitaneria di porto dell' isola delle Pelagie. Dopo essere stati visitati dai sanitari della locale guardia medica, gli immigrati sono stati rifocillati e poi trasferiti nel centro di accoglienza dell' isola.

Emergency: l'italia non metta l'elmetto L'associazione Emergency ha redatto un appello contro l'entrata in guerra del nostro paese, che è già stato sottoscritto da numerosissime persone. Ecco il testo: Fuori l'Italia dalla guerra Vogliamo un mondo basato sulla giustizia e sulla solidarietà. Ripudiamo la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati. Chiediamo che l'Italia, di fronte alla minaccia di un attacco militare contro l'Iraq, non partecipi ad alcun atto di guerra, nel rispetto della Costituzione. Non vogliamo essere corresponsabili di nuovi lutti, né vogliamo alimentare la spirale del terrore. Basta guerre, basta morti, basta vittime.

gror110902 (last edited 2008-06-26 09:48:30 by anonymous)