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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

In primo Piano

ESTERI

GRECIA: MANIFESTAZIONI E OCCUPAZIONE DELLA TV STATALE

Circa 5000 persone hanno manifestato domenica sera 25 settembre ad Atene in piazza Syntagma. La polizia antisommossa e agenti in borghese hanno costretto i manifestanti ad allontanarsi dal Parlamento con gas lacrimogeni e manganellate. La polizia ha utilizzato un nuovo tipo di gas mai visto prima, che produce un denso fumo nero. Almeno sette persone sono rimaste ferite ma i dimostranti sono comunque riusciti a difendersi. Alle 20.30 rimanevano in piazza circa 3000 persone che sono riuscite ad occupare via Amalias, di fronte al Parlamento. Alle 23.00 circa la polizia ha nuovamente attaccato la gente che stava partecipando ad un’assemblea in piazza. Intorno alle 21.00 circa 60 studenti universitari hanno occupato gli studi della televisione di stato NET, mentre veniva trasmesso in diretta il telegiornale. I tecnici hanno interrotto il programma. In precedenza gli studenti erano entrati nella stazione televisiva chiedendo di poter esprimere la loro posizione sul nuovo disegno di legge di riforma dell'istruzione, ma non è stato loro permesso. Successivamente, quando circa 60 studenti si trovavano nella stazione i dirigenti dell’emittente hanno promesso di mandare in onda quanto richiesto, mentre numerosi agenti antisommossa si concentravano all’esterno. Altrettanto numerose però erano le persone che si sono radunate fuori della stazione per chiedere la trasmissione del video degli studenti. In precedenza il dirigente di ERT (la radio-televisione greca, che possiede NET), aveva promesso di trasmettere il video nel notiziario di mezzanotte, ma gli occupanti rispondevano che non si fidavano e non avrebbero lasciato gli studi fino alla trasmissione. A mezzanotte però il notiziario non era ancora iniziato. A mezzanotte e mezza un autobus della polizia è entrato nel cortile del palazzo e sono scesi gli agenti in tenuta antisommossa. All’ 1 e 30 gli occupanti sono usciti dal palazzo riunendosi alle circa 800 persone che si erano radunate in solidarietà, dando vita ad un corteo, seguiti dalla polizia antisommossa, mentre il canale televisivo iniziava a trasmettere il notiziario. Un quarto d’ora dopo il corteo si è concluso in piazza Santa Paraskevi. Intanto oggi nuova ondata di scioperi nei trasporti ad Atene. La metro di Atene e' chiusa per 24 ore, cosi' come la ferrovia Pireo-Kifissia, il tram e la ferrovia suburbana (Proastiakos) per la protesta dei lavoratori contro le misure di austerita' decise dal governo. Autobus e filobus invece con circoleranno dalle 11 alle 17 di oggi. I tassisti, che protestano contro i piani del governo per aprire il settore alla concorrenza, sciopereranno per 48 ore questa settimana, probabilmente domani e mercoledi. Le date saranno decise oggi. Lo scrive oggi il quotidiano greco Kathimerini.

EUSKADI: VIOLENTI SCONTRI DOPO LA CONDANNA DI ARNALDO OTEGI (audio: http://www.ondarossa.info/newsredazione/bilbao-fiamme)

Una settimana di fuoco nel Paese basco, apertasi con la sentenza che condanna Arnaldo Otegi ed altri dirigenti della sinistra indipendentista a lunghe pene carcerarie e chiusasi sabato scorso con un'enorme manifestazione a Bilbao per chiedere la fine della repressione e l'inizio di un vero processo di pace. In mezzo, lo sgombero del centro sociale Kukutza di Rekalde, due giornate di ferocissima repressione e di guerriglia urbana in tutti i quartieri di Bilbao, l'appello del collettivo delle prigioniere e dei prigionieri politici baschi a favore del processo di pace. Nella corrispondenza, di venerdì mattina, il nostro corrispondente da Bilbao ci racconta la vicenda relativa allo sgombero del Kukutza, alla vigilia della sua distruzione da parte dell'amministrazione cittadina.

Bolivia: polizia carica marcia indigeni Amazzonia, feriti

La polizia boliviana ha disperso con la forza un migliaio di indios dell'Amazzonia che da un mese stavano compiendo una marcia di protesta contro la costruzione di una strada in un'area ambientale protetta. Non c'è ancora un bilancio preciso, ma vi sarebbero diversi feriti. La polizia è intervenuta a Yucumo, nel nord-est del Paese, lanciando dei gas lacrimogeni contro i manifestanti accampati fuori dal villaggio. Poco lontano un altro gruppo di persone, sostenitori del governo, aveva eretto un blocco stradale per impedire agli indios di proseguire il loro cammino. Gli indios erano partiti alla metà di agosto da Trinidad, nel nord della Bolivia, per una marcia di 600 km verso la capitale La Paz, per protestare contro un progetto di strada che dovrebbe attraversare un parco naturale, terra ancestrale per 50'000 indios di tre diverse etnie amazzoniche. A Yucumo erano giunti sabato sera, al termine di una giornata di tensione che li aveva visti forzare un blocco di polizia e sequestrare per alcune ore il ministro degli esteri, costringendolo a marciare con loro. Nel tentativo di sedare le tensioni a Yucumo, era intervenuto, con un messaggio, anche il presidente Evo Morales, annunciando un referendum. A sostegno degli indios si è levata la protesta degli attivisti dei diritti umani e degli ecologisti.

Cina: uccise 11 persone per la requisizione di terre

Il governo cinese ha affermato di aver preso provvedimenti contro 57 funzionari colpevoli di demolizioni e requisizioni forzose di terre nelle quali hanno perso la vita 11 persone. Lo scrivono oggi i mezzi d'informazione cinesi. La scorsa settimana i residenti di Lufeng, una città di 1,7 milioni di abitanti nella ricca provincia del Guangdong, hanno protestato per quattro giorni, in alcuni casi in modo violento, contro le requisizioni di terra da parte del governo locale. L'agenzia Nuova Cina cita un comunicato del ministero per la Supervisione secondo il quale degli undici casi considerati di demolizione, sei erano stati condotti illegalmente, mentre negli altri cinque erano stati impiegati "mezzi violenti". Il comunicato ricorda che, in base ad una regolamentazione in vigore dall'inizio dell'anno, i governi locali non possono procedere alle requisizioni e alle demolizioni se la decisione non è prima stata approvata dalla magistratura. Le proteste popolari contro le requisizioni e le demolizioni forzate, ordinate spesso dai governi locali per favorire le grandi imprese edili, sono aumentate esponenzialmente in Cina negli ultimi anni, passando dalle circa 8.000 del 1993 alle 90.000 del 2006.

PALESTINA: CRONACHE DA GAZA (da: http://libera-palestina.blogspot.com/)

Ven. 22 è stato ucciso dai coloni un palestinese nel distretto di Nablus, ed altri sono stati feriti. I soldati, sempre compiacenti agli occupanti, hanno cominciato ad arrestare palestinesi. Da ricordare che nell'ultimo periodo c'è stato un consistente afflusso di sionisti da tutta europa e dall'occidente nelle colonie, per poter organizzare una rivolta dopo il voto all'ONU. A parte questo, ci sono due buone notizie. La prima è un po' datata, e parla di boicottaggio, ma vale la pena ricordarla... L'AGREXCO È IN LIQUIDAZIONE! L'azienda è la principale esportatrice di prodotti agricoli israeliani, soprattutto provenienti dalle colonie della valle del giordano, che spesso vendono come «biologici»...strana concezione del biologico, per un'azienda che anche ammesso che non distrugga l'ambiente sicuramente distrugge la vita di tantissimi palestinesi. Comunque, tra le cause del suo fallimento, ha sicuramente un peso importante la campagna BDS, e questa non può che essere considerata una vittoria. La seconda buona notizia è che ricominciamo a uscire con la barca Oliva. Si tratta di un'imbarcazione con un equipaggio in parte composto da internazionali ed in parte da giornalisti, il cui scopo è monitorare le violazioni dei diritti umani nelle acque palestinesi. Oliva era stata ripetutamente attaccata, più di un mese fa, dalla marina militare israeliana. Erano stati usati cannoni ad acqua, era stato minacciato l'uso di proiettili, ed è stato distrutto il motore. Ora il motore è stato riaggiustato e domani si parte. Se Isreele non vuole essere filmato mentre aggredisce i pescatori, è perchè non vuole che si sappia ciò che fa, perchè sa di essere nel torto. I sionisti continueranno ad essere assassini, anche se vogliono nascondere la verità. E noi, continueremo ad osservare e raccontare.

ITALIA

PALERMO: CENTINAIA DI MIGRANTI TENUTI PRIGIONIERI SU DUE NAVI

Sono 352 i migranti rinchiusi nelle due navi attraccate al porto di Palermo che da due giorni sono diventate dei“Cie galleggianti”. Si tratta della Moby Vincent e la Audacia, due traghetti in cui in questo momento si trovano a bordo rispettivamente 201 e 151 migranti, per la maggior parte tunisini. Alcuni di loro, malati e feriti, sono stati trasportati all’ospedale Civico di Palermo. I migranti provengono dal Cie di Lampedusa. Una terza nave , una Moby Prince, ha raggiunto questa mattina alle 7.30 il porto di Cagliari, dove i migranti sono andati al Centro d’identificazione ed espulsione di Elmas. Ai ragazzi sono stati sequestrati i cellulari e qualunque altro strumento per filmare o scattare foto. Requisite anche lamette e altri oggetti contundenti, per timore di atti di autolesionismo. Come del resto gli altri Cie d’Italia, anche le due navi di Palermo sono offlimits per i giornalisti. E le condizioni di detenzione dei migranti, denunciano l’associazione Antirazzista e la Rete primo marzo, violano l'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l'articolo 13 della Costituzione, gli articoli 2, 13, 14 del Testo Unico sull'immigrazione e il regolamento delle Frontiere Schengen. Ai migranti non è stato comunicato niente riguardo il loro futuro e non è stato nessun rilasciato documento che certifichi il trattenimento in centri d’espulsione.

PALERMO: Corteo e irruzione al porto, ieri, contro le navi lager (audio: ROR)

Domenica pomeriggio circa duecento antirazzisti palermitani si sono dati appuntamento davanti il porto per protestare contro l'atteggiamento del governo nei confronti degli oltre settecento migranti che sono stati trasferiti da Lampedusa a Palermo. Il trasferimento dei migranti è avvenuto su tre navi che sono poi diventate delle carceri per gli occupanti; le navi, infatti, non si sono mosse dal porto di Palermo, fungendo solo da lager galleggianti in attesa dei rimpatri. Intorno alle cinque del pomeriggio i presidianti hanno saputo che le navi erano state allontanate dal porto e non erano visibili dalle banchine, poi è arrivata notizia che una delle galere gallegianti era partita alla volta di Cagliari per trasferire in Sardegna alcuni dei prigionieri. Il presidio si è trasformato in un corteo non autorizzato che ha paralizzato il traffico in via Crispi, raggiungendo la via dei Cantieri fino ai cancelli della Fincantieri per avvicinarsi il più possibile alle banchine dove sono ormeggiate le navi con i migranti. Altro presidio di fronte i cancelli serrati dei cantieri navali e poi nuovamente corteo selvaggio alla volta dell'ingresso centrale del porto: il corteo è riuscito a forzare l'ingresso del porto presidiato dalle forze dell'ordine continuando così a manifestare sul molo principale. Di fronte all'insopportabile ferocia di un dispositivo di governance colpevole di aver condotto alla disperazione gli oltre mille migranti protagonisti della rivolta di Lampedusa, di averla quindi ferocemente repressa e fatta oggetto di una capziosa deformazione mediatica volta a criminalizzare la giusta rabbia di chi viene imprigionato senza ragione ed infine di ricorrere a metodi di reclusivi brutali e grotteschi. Di fronte a tutto, ciò gli antirazzisti palermitani hanno dunque tentato, riuscendoci, di violare il severissimo dispositivo di difesa poliziesca dei moli. Il corteo dopo aver lambito diversi degli accessi al porto (con un lungo rumoroso assedio agli accessi di Fincantieri) ha forzato uno degli ingressi principali cogliendo di sorpresa i reparti di celere schierati a difesa delle navi-lager. Una volta entrato il corteo si è mosso avvicinandosi il più possibile alle prigioni galleggianti tentando di esprimere tutta la solidarietà e l'ammirazione per chi, di fronte ed alle angherie di una fortezza-Europa sempre più pronta a recludere ed a massacrare chi non ritiene sufficientemente profittevole, ha preferito lottare. Il corteo si è infine sciolto intorno alle venti lanciando un altro appuntamento per domani pomeriggio.

ROMA: Fuga dei migranti prigionieri a Ponte Galeria (audio: ROR)

Ieri pomeriggio circa 70 uomini hanno riacquistato la libertà dal CIE di Ponte Galeria. Alcuni sarebbero, purtroppo, stati ritrovati a Fiumicino. Dentro al centro restano altri, quotidianamente vittime di controllo e repressione.

VAL DI SUSA: IL MOVIMENTO NO TAV PREPARA LE LOTTE DELL'AUTUNNO (audio: ROd'U)

L'Assemblea popolare generale del popolo no tav si è svolta venerdì sera a Villarfioccardo di Susa. Un’occasione per fare il punto e tracciare un bilancio di questi mesi di lotta che hanno rallentato e impedito l’inizio dei lavori nel fortino. Numerose le proposte che sono emerse per poter continuare la lotta e prepararsi all’autunno caldo che aspetterà il movimento no tav. In programma anche un tour per l’italia, un no tav tour in dieci città italiane per incontrarsi, per diffondere il movimento, per crescere e andare anche a ringraziare i tanti che nella val di Susa hanno visto una speranza per il loro futuro per il futuro di tutti.

REPRESSIONE: Bavaglio al web col ddl intercettazioni

Il governo torna alla carica sul ddl intercettazioni, fortemente voluto da Silvio Berlusconi. L'esecutivo è orientato a porre la fiducia, bloccando la via a ogni eventuale emendamento. Il disegno di legge contiene ancora la norma 1 cosiddetta "ammazza blog": ogni gestore di "sito informatico" ha l'obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Non importa se il ricorso sia fondato: è sufficiente la richiesta. Non c'è possibilità di replica, chi non rettifica paga fino a 12mila euro di multa. Una misura che metterebbe in ginocchio la libertà di espressione sulla Rete, e anche le finanze di chi rifiutasse di rettificare, senza possibilità di opposizione, ciò ha ritenuto di pubblicare. Senza contare l'accostamento di blog individuali a testate registrate, in un calderone di differenze sostanziali tra contenuti personali, opinioni ed editoria vera e propria. Ecco il testo: "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". Ogni contenuto sul web diventerebbe potenzialmente censurabile, con l'invio di una semplice mail. E sul ddl intercettazioni, il governo ha particolarmente fretta: il documento potrebbe passare così com'è entro pochi giorni. Un caso unico in Europa che, come in passato, sta già allarmando il popolo del web e mobilitando i cittadini in favore della difesa della libertà di informazione, come già accaduto ai tempi della contestata delibera AgCom.


Gr 13:00

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ESTERI

GRECIA

Circa 5000 persone hanno manifestato domenica sera 25 settembre ad Atene in piazza Syntagma. La polizia antisommossa e agenti in borghese hanno costretto i manifestanti ad allontanarsi dal Parlamento con gas lacrimogeni e manganellate. La polizia ha utilizzato un nuovo tipo di gas mai visto prima, che produce un denso fumo nero. Almeno sette persone sono rimaste ferite ma i dimostranti sono comunque riusciti a difendersi. Alle 20.30 rimanevano in piazza circa 3000 persone che sono riuscite ad occupare via Amalias, di fronte al Parlamento. Alle 23.00 circa la polizia ha nuovamente attaccato la gente che stava partecipando ad un’assemblea in piazza.

Intorno alle 21.00 circa 60 studenti universitari hanno occupato gli studi della televisione di stato NET, mentre veniva trasmesso in diretta il telegiornale. I tecnici hanno interrotto il programma. In precedenza gli studenti erano entrati nella stazione televisiva chiedendo di poter esprimere la loro posizione sul nuovo disegno di legge di riforma dell'istruzione, ma non è stato loro permesso. Successivamente, quando circa 60 studenti si trovavano nella stazione i dirigenti dell’emittente hanno promesso di mandare in onda quanto richiesto, mentre numerosi agenti antisommossa si concentravano all’esterno. Altrettanto numerose però erano le persone che si sono radunate fuori della stazione per chiedere la trasmissione del video degli studenti. In precedenza il dirigente di ERT (la radio-televisione greca, che possiede NET), aveva promesso di trasmettere il video nel notiziario di mezzanotte, ma gli occupanti rispondevano che non si fidavano e non avrebbero lasciato gli studi fino alla trasmissione. A mezzanotte però il notiziario non era ancora iniziato. A mezzanotte e mezza un autobus della polizia è entrato nel cortile del palazzo e sono scesi gli agenti in tenuta antisommossa. All’ 1 e 30 gli occupanti sono usciti dal palazzo riunendosi alle circa 800 persone che si erano radunate in solidarietà, dando vita ad un corteo, seguiti dalla polizia antisommossa, mentre il canale televisivo iniziava a trasmettere il notiziario. Un quarto d’ora dopo il corteo si è concluso in piazza Santa Paraskevi.

Intanto oggi nuova ondata di scioperi nei trasporti ad Atene. La metro di Atene e' chiusa per 24 ore, cosi' come la ferrovia Pireo-Kifissia, il tram e la ferrovia suburbana (Proastiakos) per la protesta dei lavoratori contro le misure di austerita' decise dal governo. Autobus e filobus invece con circoleranno dalle 11 alle 17 di oggi. I tassisti, che protestano contro i piani del governo per aprire il settore alla concorrenza, sciopereranno per 48 ore questa settimana, probabilmente domani e mercoledi. Le date saranno decise oggi. Lo scrive oggi il quotidiano greco Kathimerini.

Bolivia: polizia carica marcia indigeni Amazzonia, feriti

La polizia boliviana ha disperso con la forza un migliaio di indios dell'Amazzonia che da un mese stavano compiendo una marcia di protesta contro la costruzione di una strada in un'area ambientale protetta. Non c'è ancora un bilancio preciso, ma vi sarebbero diversi feriti.

La polizia è intervenuta a Yucumo, nel nord-est del Paese, lanciando dei gas lacrimogeni contro i manifestanti accampati fuori dal villaggio. Poco lontano un altro gruppo di persone, sostenitori del governo, aveva eretto un blocco stradale per impedire agli indios di proseguire il loro cammino.

Gli indios erano partiti alla metà di agosto da Trinidad, nel nord della Bolivia, per una marcia di 600 km verso la capitale La Paz, per protestare contro un progetto di strada che dovrebbe attraversare un parco naturale, terra ancestrale per 50'000 indios di tre diverse etnie amazzoniche.

A Yucumo erano giunti sabato sera, al termine di una giornata di tensione che li aveva visti forzare un blocco di polizia e sequestrare per alcune ore il ministro degli esteri, costringendolo a marciare con loro. Nel tentativo di sedare le tensioni a Yucumo, era intervenuto, con un messaggio, anche il presidente Evo Morales, annunciando un referendum.

A sostegno degli indios si è levata la protesta degli attivisti dei diritti umani e degli ecologisti.

Cina: 11 morti in requisizione terre, funzionari puniti

Il governo cinese ha affermato di aver preso provvedimenti contro 57 funzionari colpevoli di demolizioni e requisizioni forzose di terre nelle quali hanno perso la vita undici persone. Lo scrivono oggi i mezzi d'informazione cinesi.

La scorsa settimana i residenti di Lufeng, una città di 1,7 milioni di abitanti nella ricca provincia del Guangdong, hanno protestato per quattro giorni, in alcuni casi ricorrendo alla violenza, contro le requisizioni di terra da parte del governo locale.

Le proteste popolari contro le requisizioni e le demolizioni forzate, ordinate spesso dai governi locali per favorire le grandi imprese edili, sono aumentate esponenzialmente in Cina negli ultimi anni, passando dalle circa 8000 del 1993 alle 90'000 del 2006.

L'agenzia Nuova Cina cita un comunicato del ministero per la Supervisione secondo il quale degli undici casi considerati di demolizione, sei erano stati condotti illegalmente, mentre negli altri cinque erano stati impiegati "mezzi violenti".

Il comunicato ricorda che, in base ad una regolamentazione in vigore dall'inizio dell'anno, i governi locali non possono procedere alle requisizioni e alle demolizioni se la decisione non è prima stata approvata dalla magistratura.

ITALIA

Corteo e irruzione al porto contro le navi lager a Palermo.

Ieri pomeriggio circa duecento antirazzisti palermitani si sono dati appuntamento davanti il porto per protestare contro l'atteggiamento del governo nei confronti degli oltre settecento migranti che sono stati trasferiti da Lampedusa a Palermo. Il trasferimento dei migranti è avvenuto su tre navi che sono poi diventate delle carceri per gli occupanti; le navi, infatti, non si sono mosse dal porto di Palermo, fungendo solo da lager galleggianti in attesa dei rimpatri. Intorno alle cinque del pomeriggio i presidianti hanno saputo che le navi erano state allontanate dal porto e non erano visibili dalle banchine, poi è arrivata notizia che una delle galere gallegianti era partita alla volta di Cagliari per trasferire in Sardegna alcuni dei prigionieri.

Il presidio si è trasformato in un corteo non autorizzato che ha paralizzato il traffico in via Crispi, raggiungendo la via Dei Cantieri fino ai cancelli della Fincantieri per avvicinarsi il più possibile alle banchine dove sono ormeggiate le navi con i migranti. Altro presidio di fronte i cancelli serrati dei cantieri navali e poi nuovamente corteo selvaggio alla volta dell'ingresso centrale del porto: il corteo è riuscito a forzare l'ingresso del porto presidiato dalle forze dell'ordine continuando così a manifestare sul molo principale.

Di fronte all'insopportabile ferocia di un dispositivo di governance colpevole di aver condotto alla disperazione gli oltre mille migranti protagonisti della rivolta di Lampedusa, di averla quindi ferocemente repressa e fatta oggetto di una capziosa deformazione mediatica volta a criminalizzare la giusta rabbia di chi viene imprigionato senza ragione ed infine di ricorrere a metodi di reclusivi brutali e grotteschi. Di fronte a tutto, ciò gli antirazzisti palermitani hanno dunque tentato, riuscendoci, di violare il severissimo dispositivo di difesa poliziesca dei moli. Il corteo dopo aver lambito diversi degli accessi al porto (con un lungo rumoroso assedio agli accessi di fincantieri) ha forzato uno degli ingressi principali cogliendo di sorpresa i reparti di celere schierati a difesa delle navi-lager. Una volta entrato il corteo si è mosso avvicinandosi il più possibile alle prigioni galleggianti tentando di esprimere tutta la solidarietà e l'ammirazione per chi, di fronte ed alle angherie di una fortezza-europa sempre più pronta a recludere ed a massacrare chi non ritiene sufficientemente profittevole, ha preferito lottare.

Il corteo si è infine sciolto intorno alle venti lanciando un altro appuntamento per domani pomeriggio.

Fuga da Ponte Galeria

Ieri pomeriggio circa 70 uomini hanno riacquistato la libertà dal CIE di Ponte Galeria. Alcuni sarebbero, purtroppo, stati ritrovati a Fiumicino. Dentro al centro restano altri, quotidianamente vittime di controllo e repressione. Due corrispondenze da dentro e da fuori per ricostruire quanto accaduto.


Gr 9:30

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gror110926 (last edited 2011-09-26 18:11:42 by anonymous)