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Oggetto [R.a.p] Fwd: [Mayday] APPELLO PER ADAMA: UNA STORIA, MOLTE VIOLENZE
Mittente giulia bucalossi
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Da: Paola Rudan <paola.rudan@gmail.com>
Date: 25 novembre 2011 00:52
Oggetto: [Mayday] APPELLO PER ADAMA: UNA STORIA, MOLTE VIOLENZE
A: mayday@inventati.org



APPELLO PER ADAMA: UNA STORIA, MOLTE VIOLENZE

 

Pubblichiamo questo appello in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per adesioni scrivete a migranda2011@gmail.com
 

Adama è una donna e una migrante. Mentre scriviamo, Adama è rinchiusa nel CIE di Bologna. È rinchiusa in via Mattei dal 26 agosto, quando ha chiamato i carabinieri di Forlì dopo essere stata derubata, picchiata, stuprata e ferita alla gola con un coltello dal suo ex-compagno. Le istituzioni hanno risposto alla sua richiesta di aiuto con la detenzione amministrativa riservata ai migranti che non hanno un regolare permesso di soggiorno. La sua storia non ha avuto alcuna importanza per loro. La sua storia – che racconta di una doppia violenza subita come donna e come migrante – ha molta importanza per noi.

 

Secondo la legge Bossi-Fini Adama è arrivata in Italia illegalmente. Per noi è arrivata in Italia coraggiosamente, per dare ai propri figli rimasti in Senegal una vita più dignitosa. Ha trovato lavoro e una casa tramite lo stesso uomo che prima l’ha aiutata e protetta, diventando il suo compagno, e si è poi trasformato in un aguzzino. Un uomo abile a usare la legge Bossi-Fini come ricatto. Per quattro anni, quest’uomo ha minacciato Adama di denunciarla e farla espellere dal paese se lei non avesse accettato ogni suo arbitrio. Per quattro anni l’ha derubata di parte del suo salario, usando la clandestinità di Adama come arma in suo potere.

 

Quando Adama ha dovuto rivolgersi alle forze dell’ordine, l’unica risposta è stata la detenzione nel buco nero di un centro di identificazione e di espulsione nel quale potrebbe restare ancora per mesi. L’avvocato di Adama ha presentato il 16 settembre una richiesta di entrare nel CIE accompagnato da medici e da un interprete, affinché le sue condizioni di salute fossero accertate e la sua denuncia per la violenza subita fosse raccolta. La Prefettura di Bologna ha autorizzato l’ingresso dei medici e dell’interprete il 25 ottobre. È trascorso più di un mese prima che Adama potesse finalmente denunciare il suo aggressore, e non sappiamo quanto tempo occorrerà perché possa riottenere la libertà.

 

Sappiamo però che ogni giorno è un giorno di troppo. Sappiamo che la violenza che Adama ha subito, come donna e come migrante, riguarda tutte le donne e non è perciò possibile lasciar trascorrere un momento di più. Il CIE è solo l’espressione più feroce e violenta di una legge, la Bossi-Fini, che impone il silenzio e che trasforma donne coraggiose in vittime impotenti.

 

Noi donne non possiamo tacere mentre Adama sta portando avanti questa battaglia. Per questo facciamo appello a tutti i collettivi, le associazioni, le istituzioni, affinché chiedano la sua immediata liberazione dal CIE e la concessione di un permesso di soggiorno che le consenta di riprendere in mano la propria vita.

 

Migranda

Associazione Trama di Terre

 

Per adesioni: migranda2011@gmail.com

Per informazioni e aggiornamenti: www.migranda.org

 

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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

In primo Piano

malatarzia no"- occupypatriarchy roma.

Le ribellule- collettivo femminista

Venerdì 25 alle 14.00 sotto la scalinata di piazza di Spagna, per denunciare la violenza sulle donne.

L’AUSTERITY E’ VIOLENZA SUL CORPO DELLE DONNE

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nel nostro paese e in tutto il mondo la violenza contro le donne è all’ordine del giorno: stupri, violenze domestiche, assassinii. Questa condizione è acuita dentro il contesto di crisi. Abbiamo deciso di aderire all’appello Occupypatriarchy, una chiamata che nasce all’interno dello spazio pubblico aperto negli ultimi mesi dal movimento Occupy Wall Street. WE ARE THE 99%, slogan delle mobilitazioni statunitensi, non sta a indicare uno spazio liscio ed omogeneo, ma al contrario trae la sua forza dalle differenti striature di colore, genere e condizione che lo fanno vivere.

Le donne con il loro lavoro suppliscono alla crisi economica e a quella politica. Un recente rapporto Istat mostra come il “nuovo sistema di Welfare” abbia a che vedere direttamente con il lavoro femminile non retribuito: come siano, cioè, le nonne a sostituire gli asili nido, le figlie a sostenere il peso dei genitori anziani, le madri ad occuparsi dei figli, e come, in altre parole, il taglio ai fondi per i servizi sociali significhi il trasferimento di compiti e fatica sulle donne. La violenza sulle donne è frutto di un sistema fondato sulla sopraffazione maschile. In tempi di austerity la parità tra i sessi sembra diventare un di “bene di lusso”. Quando i governi propongono politiche di conciliazione vita-lavoro legittimano, di fatto, il principio per cui una donna deve svolgere più lavori contemporaneamente: precari e senza garanzie nel mercato del lavoro “ufficiale”, senza retribuzione e diritti nella sfera privata. Questa è violenza travestita da austerity! La crisi attacca ogni possibilità di autodeterminazione, mettendo in discussione la libertà di scelta. Ed è proprio su questa che è stato sferrato l’attacco: l’intento della Proposta di Legge Tarzia è quello di cancellare l’esperienza dei consultori, intesi come strutture sanitarie laiche, adibite alla tutela della salute della donna. Mettendo direttamente in discussione la legge 194 sull’aborto, i consultori vengono proposti come centri per la tutela del concepito e della famiglia, togliendo di fatto qualsiasi centralità all’autonomia delle donne e consentendo l’accesso a figure non qualificate del mondo cattolico. Il “caso Lazio” è in questo senso emblematico e si configura come laboratorio per legittimare lo smantellamento del Welfare su scala complessiva. Quello dei consultori è, tra gli altri, un terreno di conflitto sul quale bisogna insistere, soprattutto con il governo Monti, in odor di sacrestia, per difendere il diritto alla salute e all’autodeterminazione della donna.

Occupyamo spazi! I nostri corpi non sono titoli di Stato! LA VITA SIAMO NOI!

#OccupyPatriarchy Roma


COMUNICATO STAMPA

Sabato 26 novembre, dalle ore 17 in piazza del Popolo, l'Assemblea autorganizzata femminista Le De'Genere di Terni, parteciperà con un volantinaggio informativo all'evento organizzato dalla rete Terni Donne, in occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. L'Assemblea Le De'genere, oltre a ribadire che il 70% delle violenze fisiche e psicologiche contro le donne avvengono tra le mura domestiche, ad opera di compagni, mariti, fidanzati, famigliari ecc., denuncia anche la violenza delle Istituzioni sulle donne: Dal 26 Luglio del 2011 in Umbria le donne avrebbero la possibilità di usufruire della pillola abortivaRU486 attraverso il Day Hospital: la Giunta della Regione Umbria infatti, con atto n. 863, ha emesso la delibera “Linee guida sull'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) con l'utilizzo del farmaco RU486” L'atto avrebbe dovuto avere efficacia immediata, ma, come denunciamo da tempo, attualmente non vi è ancora alcuna attuazione della delibera regionale, non essendo stata notificata alcuna "direttiva" da parte dei Direttori Sanitari delle ASL alle strutture pubbliche (ospedali e consultori). Dopo più di un anno di lotte, assemblee, manifestazioni delle donne presenti sul territorio, ancora viene impedito il libero accesso alla pillola abortiva RU486 (usata in tutta Europa da oltre vent'anni), di fatto boicottata e bloccata per motivi politici ed elettoralistici. In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne denunciamo, inoltre, la violenza sulle donne da parte dei medici e dei farmacisti "obiettori", che impediscono l'accesso alla pillola del giorno dopo ed alla pillola dei 5 giorni dopo, che sono contraccettivi d'emergenza, negandone la prescrizione e/o adducendo strane motivazioni dell'impossibilità di dare il farmaco. Denunciamo, infine, la capillare presenza, nelle strutture sanitarie pubbliche di ginecologi, ostetriche ed infermieri “obiettori”, anche questa una forma di grave violenza per le donne a cui si nega non solo l'accesso alla legge 194 sull'aborto chirurgico, ma anche la basilare assistenza nei casi di aborti terapeutici, cioè l'interruzione di gravidanza dovuta a gravi problemi di salute del feto e rischio della vita per la donna. Ecco i dati degli obiettori in Italia: 7 ginecologi su 10 ; 1 anestesista su 2; quasi la metà del personale sanitario (44,4%). Chi può affermare che con questi dati sull’obiezione di coscienza, l’applicazione della Legge 194 sul diritto delle donne all’interruzione di gravidanza nelle strutture sanitarie pubbliche, non è a rischio? Invitiamo tutte le donne sensibili a questi temi il 26 in piazza del popolo, a Terni, ore 17.

BASTA VIOLENZA DELLE ISTITUZIONI e SCAMBI POLITICI SUI CORPI DELLE DONNE!


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Da: Paola Rudan <paola.rudan@gmail.com> Date: 25 novembre 2011 00:52 Oggetto: [Mayday] APPELLO PER ADAMA: UNA STORIA, MOLTE VIOLENZE A: mayday@inventati.org

APPELLO PER ADAMA: UNA STORIA, MOLTE VIOLENZE

Pubblichiamo questo appello in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per adesioni scrivete a migranda2011@gmail.com

Adama è una donna e una migrante. Mentre scriviamo, Adama è rinchiusa nel CIE di Bologna. È rinchiusa in via Mattei dal 26 agosto, quando ha chiamato i carabinieri di Forlì dopo essere stata derubata, picchiata, stuprata e ferita alla gola con un coltello dal suo ex-compagno. Le istituzioni hanno risposto alla sua richiesta di aiuto con la detenzione amministrativa riservata ai migranti che non hanno un regolare permesso di soggiorno. La sua storia non ha avuto alcuna importanza per loro. La sua storia – che racconta di una doppia violenza subita come donna e come migrante – ha molta importanza per noi.

Secondo la legge Bossi-Fini Adama è arrivata in Italia illegalmente. Per noi è arrivata in Italia coraggiosamente, per dare ai propri figli rimasti in Senegal una vita più dignitosa. Ha trovato lavoro e una casa tramite lo stesso uomo che prima l’ha aiutata e protetta, diventando il suo compagno, e si è poi trasformato in un aguzzino. Un uomo abile a usare la legge Bossi-Fini come ricatto. Per quattro anni, quest’uomo ha minacciato Adama di denunciarla e farla espellere dal paese se lei non avesse accettato ogni suo arbitrio. Per quattro anni l’ha derubata di parte del suo salario, usando la clandestinità di Adama come arma in suo potere.

Quando Adama ha dovuto rivolgersi alle forze dell’ordine, l’unica risposta è stata la detenzione nel buco nero di un centro di identificazione e di espulsione nel quale potrebbe restare ancora per mesi. L’avvocato di Adama ha presentato il 16 settembre una richiesta di entrare nel CIE accompagnato da medici e da un interprete, affinché le sue condizioni di salute fossero accertate e la sua denuncia per la violenza subita fosse raccolta. La Prefettura di Bologna ha autorizzato l’ingresso dei medici e dell’interprete il 25 ottobre. È trascorso più di un mese prima che Adama potesse finalmente denunciare il suo aggressore, e non sappiamo quanto tempo occorrerà perché possa riottenere la libertà.

Sappiamo però che ogni giorno è un giorno di troppo. Sappiamo che la violenza che Adama ha subito, come donna e come migrante, riguarda tutte le donne e non è perciò possibile lasciar trascorrere un momento di più. Il CIE è solo l’espressione più feroce e violenta di una legge, la Bossi-Fini, che impone il silenzio e che trasforma donne coraggiose in vittime impotenti.

Noi donne non possiamo tacere mentre Adama sta portando avanti questa battaglia. Per questo facciamo appello a tutti i collettivi, le associazioni, le istituzioni, affinché chiedano la sua immediata liberazione dal CIE e la concessione di un permesso di soggiorno che le consenta di riprendere in mano la propria vita.

Migranda

Associazione Trama di Terre

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Per informazioni e aggiornamenti: www.migranda.org

ESTERI

ITALIA


Gr 13:00

In primo Piano

In Italia è strage di donne

Con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong a mobilitarsi per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa emergenza. La data fu scelta riferendosi a quella indicata dalle donne riunite nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981, in ricordo del giorno in cui, nel 1960, tre sorelle dominicane, coraggiose rivoluzionarie contro il regime di Rafael Leonidas Trujillo, vennero brutalmente uccise. L'Italia però è arrivata solo qualche anno dopo a celebrare questa giornata, denunciando, manifestando, ricordando le tante troppe vittime di feminicidio.

Da febbraio 2011 a ottobre, sono state 72 le donne uccise da mariti, amanti, fidanzati, ex, per una media di 8 al mese. Periodo più sanguinario, giugno, con 13 femminicidi. Un dato che chiaramente aumenta, se si aggiungono al monitoraggio gli altri tipi di delitti sulle donne, spesso appartenenti al mondo della prostituzione. Secondo la Casa delle donne di Bologna, infatti, i primi sei mesi dell'anno vedono 92 donne ammazzate. Un dato che promette di superare perfino le 127 vittime del 2010. L'emergenza, dunque, continua e la relazione di potere fra i generi si conferma il fattore che domina la società.

ESTERI

Marocco: seggi aperti per legislative, incognita astensione

Dopo meno di due settimane di una campagna elettorale sotto tono, in Marocco si sono aperti i seggi per le elezioni anticipate. Oltre 13,6 milioni di marocchini (su una popolazione di 33 milioni) si sono iscritti alle liste elettorali per eleggere i 395 membri della Camera dei rappresentanti.

Ma la vera posta in gioco è, per tutti i 31 partiti in lizza, la partecipazione al voto, il primo dopo l'adozione della nuova Costituzione voluta per arginare il vento della primavera araba nel regno. I partiti cercano dunque un forte mandato parlamentare per implementare la nuova Carta fondamentale e proseguire sulla via delle riforme, ma il tasso di partecipazione al voto non ha fatto che scendere nelle ultime consultazioni (nel 2007 non ha superato il 37%).

E non mancano gli appelli al boicottaggio: ancora ieri, fino a tarda notte, il Movimento 20 febbraio ha manifestato nei pressi del Parlamento a Rabat.

Tre i principali partiti che si contendono il maggior numero dei seggi, il partito moderato islamico Giustizia e Sviluppo di Abdelilah Benkirane, l'Istiqlal del premier Abbas al Fassi e l'Rni del ministro delle Finanze Salaheddine Mezouar.

Sul voto vigilano 4.000 osservatori marocchini e internazionali. I seggi si chiuderanno alle 19 e i risultati ufficiali saranno comunicati domani a mezzogiorno.

Egitto, i militari danno l'incarico di formare il governo all'ex premier al Ganzuri

Nuova svolta nella crisi egiziana: i militari hanno richiamato Kamal al Ganzuri. A lui avrebbero dato l'incarico di formare il governo. Si tratta evidentemente di una mossa per cercare di disinnescare la nuova ondata di proteste che negli scorsi giorni ha riportato in piazza Tahrir migliaia di egiziani.

Si tratta di un politico che ha ricoperto numerosi incarichi governativi sotto la presidenza di Hosni Mubarak; la sua carriera comincia con Sadat, che lo vuole sottosegretario al ministero della Pianificazione tra il 1974 e il 1975, dove tornerà da ministro nel 1982, sotto Mubarak, dopo una lunga esperienza in diversi governatorati. Nel 1999 rimane vittima di un gioco di correnti in seno al partito del presidente ed esce di scena. Lo scorso febbraio aveva ritrovato la ribalta, in un'intervista con la quale prendeva le distanze dal regime.

Proprio sulla popolarità di colui che viene definito "il ministro dei poveri" e sul suo appeal presso le fasce più povere e disagiate della popolazione egiziana starebbero puntando i militari, oggetto di forti contestazioni per aver tradito la rivoluzione dello scorso gennaio e per la repressione brutale che si è consumata negli ultimi giorni: fonti ufficiali parlano di 41 morti tra i manifestanti, 36 dei quali in piazza Tharir, il luogo simbolo della prima rivoluzione, quella che aveva portato alla caduta di Mubarak. Dalla Casa Bianca è arrivato questa mattina un avvertimento alla giunta militare che regge il Paese: "Il potere passi al più presto nelle mani dei civili".

ITALIA

Lavoratori e lavoratrici dei vagoni letto in lotta

800 lavoratori e lavoratrici della wagon-lits sono a rischio licenziamento, ieri mattina hanno occupato la palazzina trenitalia di via prenestina. La corrispondenza con Giuseppe, uno di loro.

corteo studentesco ad Ostia

Corteo studentesco ad ostia questa mattina, ascolta la corrispondenza con uno studente dell'Anco marzio

Esplosione in un cantiere, muore un operaio

Si chiamava Rosario Spampinato, di 50 anni, l'operaio morto questa mattina poco prima dell'alba nell'esplosione avvenuta a Lallio, alle porte di Bergamo, in una cartiera.

L'incidente e' avvenuto poco prima delle 4.30 di stamani.

L'esplosione ha distrutto la fabbrica, provocando danni ingenti. Sul posto sono ancora al lavoro le squadre dei vigili del fuoco, ma ancora non se ne conoscono le cause.

Altri operai, che in quel momento erano al lavoro insieme alla vittima, sono riusciti a mettersi in salvo.

Secondo una prima ricostruzione l'esplosione che ha distrutto la fabbrica è stata causata dallo scoppio di una caldaia. Al momento dell'incidente, nella ditta di via Pascoletto stavano lavorando otto operai, addetti al turno di notte. La deflagrazione è stata tanto forte che i calcinacci sono volati a decine di metri di distanza, danneggiando anche alcune automobili parcheggiate nei pressi, le vetrine dei negozi e le facciate di alcune abitazioni.. Rosario Spampinato era originario della Sicilia, ma da tanti anni viveva in provincia di Bergamo e lavorava nell'azienda. Lascia la moglie e due figli.


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror111125 (last edited 2011-11-25 18:48:55 by anonymous)