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ITALIA

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Manifestazione di solidarietà con i prigionieri palestinesi: 20 giovani feriti dai soldati israeliani

Ramallah. Più di 20 giovani palestinesi sono rimasti feriti, ieri pomeriggio, da proiettili di metallo rivestiti di gomma sparati dalle forze di occupazione israeliane per reprimere una manifestazione di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame da due settimane. E’ quanto ha riferito il corrispondente dell’agenzia Ma’an. Gruooi di studenti avevano organizzato un corteo che dall’università di Birzeit avrebbe dovuto portare davanti alla prigione di Ofer, ma prima di raggiungere la metà prevista, sono stati bloccati e attaccati dalle forze israeliane, che hanno sparato lacrimogeni e proiettili di metallo rivestiti di gomma, ferendo oltre 20 ragazzi. Anche i giornalisti presenti sono finiti sotto il fuoco israeliano. Gli studenti hanno risposto alla violenza israeliana lanciando pietre e bottiglie vuote. Il corrispondente di Ma’an ha definito gli scontri di “inusuale violenza”.

ISRAELE: NUOVO SISTEMA PER CONTROLLARE LE INFORMAZIONI ON-LINE

Da Israele arriva un nuovo sistema di monitoraggio delle informazioni online. Ne ha parlato il Colonnello Sima Vaknin-Gil a Digit 2012, una conferenza sulla libertà digitale tenutasi ieri a Herzliya, e specificando che si tratta solo di un modo per evitare che la libertà in rete travalichi il limite della sicurezza dello stato. “Verranno controllate tutte le informazioni raccolte su Facebook, Twitter, nei blog e nei siti di informazione tradizionali, e si potranno raggiungere anche le informazioni più nascoste, grazie a un meccanismo estremamente sofisticato”, ha aggiunto. Non un modo per spiare la vita privata della gente, Secondo il colonnello, ma un espediente per controllare che in rete non si organizzino attentati contro lo stato di Israele. “Non si può condannare a priori la censura – ha detto il ‘capo-censore’ in conferenza – se grazie alla censura di talune informazioni si possono evitare danni allo stato”. La sostanza non cambia, anche perché questa trovata in realtà è solo l’ultima di una lunga serie di violazioni delle più elementari regole democratiche attuate dallo Stato d’Israele, definito però dai suoi sostenitori un baluardo della democrazia mediorientale.