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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Grecia: pronti nuovi tagli a pensioni e famiglie numerose

Il governo greco ha presentato un progetto di legge in Parlamento per nuovi tagli alle pensioni e ai benefici per le famiglie numerose, una delle ultime condizioni richieste da parte dei creditori internazionali, in cambio di nuovi prestiti. Atene ha programmato approvare il disegno di legge entro domenica, per essere pronti in tempo per la riunione dei ministri delle Finanze della zona euro prevista lunedì. Finora, la Grecia ha compiuto solo due delle tre condizioni poste per accedere ai 130 miliardi di euro del pacchetto di aiuti: l'approvazione da parte del Parlamento di misure di austerita' per 3 miliardi di euro e il pacchetto di riforme economiche. Inoltre i leader politici dovranno attenersi a queste misure, anche dopo le elezioni, previste nel mese di aprile. La terza condizione, ovvero la chiusura di un gap di bilancio 325 milioni di euro, e' stata una questione di dibattito tra Bruxelles e Atene durata diverse settimane. Atene ha così deciso di colmare il disavanzo di bilancio facendo ulteriori tagli alle pensioni e agli assegni per le famiglie con quattro o piu' figli. E nella Grecia travolta dalla crisi clamoroso furto al mueso di Olimpia, uno dei siti archeologici piu' famosi del paese, dove due uomini dal volto coperto hanno fatto irruzione questa mattina rubando tra i 60 e i 70 reperti.

Grecia, i lavoratori autogestiscono l'informazione

«E' fatta!», grida dalla sua "Tribuna libera" (l'editoriale del giornale), Moissis Litsis, redattore economico e uno dei leader degli scioperanti di Eleftherotypia, uno dei più grandi quotidiani greci. Dal 15 febbraio, infatti, esce in tutta la Grecia Les Travailleurs à Eleftherotypia, il giornale autogestito dagli 800 lavoratori in sciopero e solidali con le proteste che sono riprese in tutto il paese dopo l'approvazione della nuova manovra di austerità dettatta dalla troiijka. Il giornale costa un euro anziché un euro e trenta come gli altri. I lavoratori sono in sciopero dal 22 dicembre perché l'azienda non gli versa più un euro da sette mesi. Gli incassi serviranno anzitutto a sostenere la cassa di solidarietà. I lavoratori, di fronte alla richiesta dell'editore di dichiarare fallimento, proteggendo al contempo il loro credito credito complessivo di 7 milioni di salari mai corrisposti, hanno scelto di autogestire il giornale, sostenuti da collettivi e singoli cittadini. parallelamente alle azioni legali. La direzione non ha gradito l'impresa degli scioperanti e ha tagliato loro il riscaldamento e il collegamento informatico fino a minacciare ritorsioni gravi. Così il giornale è stato redatto come un foglio clandestino, in una redazione esterna e stampato con l'appoggio del sindacato dei poligrafici. Tuttavia, i lettori, non solo quelli di Eleftherotypia, hanno atteso con grande interesse l'uscita di questo esperimento e hanno incoraggiato gli autogestionari sommergendoli di messaggi di solidarietà contro la dittatura del mercato che rende opaca la realtà greca. «Se non ci fosse stato un clima di consenso nella maggior parte dei media - scive Litsis - con la scusa che non ci sarebbe stata alternativa alla firma del primo catastrofico memorandum da parte di Papandreu nel 2010, può darsi che avremmo visto il popolo greco rivoltarsi in tempo per ribaltare una politica catastrofica per tutta l'Europa».

ITALIA

Grande partecipazione della città al processo contro i dirigenti dell'ILva

Palazzo di giustizia assediato nel giorno del processo all'Ilva. Centinaia di persone, rispondendo all'appello delle associazioni ambientaliste, si sono presentate dinanzi al Tribunale di Taranto per essere presenti durante l'incidente probatorio con al centro la perizia sull'inquinamento targato proveniente dallo stabilimento ILVA della città.

Facendo riferimento alle tabelle di valori raccolte, si legge nel documento presentato dai tecnici del tribunale e pubblicato su Repubblica online, si afferma che dagli stabilimenti dell'Ilva di Taranto si sprigionano polveri, gas e emissioni contenenti diossine, polveri minerali e altro. Queste sostanze, oltre ad essere nocive per la salute dei lavoratori, mettono in pericolo la salute e la vita dei dentri abitati limitrofi allo stabilimento. Sempre nel documento, i tecnici hanno rilevato che i fumi provenienti dall'ilva hanno inquinato i terreni circostanti, come dimostrano le analisi sugli animali deceduti nelle vicinanze. Nella relazione, infine, tra gli altri punti, viene richiamato il fatto che non sono state adottate le necessarie misure per limitare al massimo le emissioni nocive dagli stabilimenti, né all'interno né all'esterno degli stessi.

Come si ricorderà nel 2008 migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, vennero abbattuti perché nelle loro carni venne riscontrata la presenza di diossine. L'inchiesta vede indagati i vertici dello stabilimento siderurgico Ilva accusati di disastro ambientale, avvelenamento colposo di sostanze alimentari e getto pericoloso di cose, inquinamento atmosferico e altri reati.

Nel corso del confronto in camera di consiglio, i legali dell'Ilva hanno puntato a sostenere l'inattendibilità della perizia. Al termine della discussione, l'avvocato della società, Francesco Perli ha dichiarato: "Nel loro lavoro i periti hanno fatto riferimento ai parametri di una direttiva europea che entrerà in vigore entro il 2018. A noi preme dimostrare che l'Ilva opera nel rispetto delle normative vigenti". Un problema che spesso si pone in tema di inquinanti, infatti, è proprio quello delle soglie di tolleranza.

Una attivista del Comitato Donne per Taranto, ha spiegato che la presenza dei cittadini ha l'intento "di far capire che comunque Taranto c'è, che la città è sveglia e non è disposta a subire supinamente quello che abbiamo subito per anni. Ci saremo a tutte le udienze sempre in maggior numero - ha promesso - con una presenza silenziosa e dignitosa. Vogliamo manifestare poi fiducia nella giustizia e solidarietà agli allevatori che si sono costituiti parte civile e alle vittime da inquinamento da diossina".

Processi oggi e prossima settimana

Questa mattina si sono svoltea Roma due udienze preliminari per denunce a carico di compagne e compagni.

Rinviata al 26 marzo l'udienza per il processo contro gli e la occupanti della ex scuola otto marzo. Vicenda iniziata il 14 settembre 2009 dopo mesi di indagini svolte dai Carabinieri con metodi al limite della legalità, e su pressione di elementi del PDL, quando i magistrati emanano sei mandati di arresto a danni di una compagna e alcuni compagni, impegnati nella lotta per la casa e attivi nella occupazione della ex scuola otto marzo, a magliana. Gli arresti vengono effettuati con enorme dispiegamento di agenti e mezzi, guidato dal generale dell’Arma dei Carabinieri Vittorio Tomasone in persona. Fino a 17 giorni di carcere, più tre mesi di arresti domiciliari, più altri mesi di obbligo di firma la prima conseguenza di questo sciagurato impianto repressivo che si basa sulle pesanti accuse di: associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e al furto, detenzioni di armi da guerra, più un’altra lunghissima (38 in tutto!) sequenza di reati che vanno dalle violenze private all’invasione di edificio pubblico. Tutto per screditare la degna lotta di chi pensa che non sia giustoessere strozzianti con affitti altissimi.

Rinviata al 13 l'udienza per il processo contro compagni della rete romana di solidarietà alla palestina

Il 24 Giugno 2010 la Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese aveva organizzato una manifestazione al Campidoglio per porre all’attenzione dell’opinione pubblica la questione delle migliaia di civili palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, spesso a seguito di arresti arbitrari. Molte e molti sono anche i detenuti e le detenute minorenni. Un presidio con candeline, uno striscione e qualche bandiera. Poco dopo l’arrivo sulla scalinata, mentre il tutto si svolgeva pacificamente, il presidio è stato attaccato violentemente da un gruppo di squadristi non meglio identificati che al grido di “arabi di m….”, con caschi e tirapugni si sono accaniti contro i palestinesi individuati tra le persone presenti sulla scalinata. Gli aggressori si sono poi allontanati. Solo nei giorni successivi si è appreso dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate da alcuni appartenenti alla comunità ebraica di Roma che gli aggressori appartenevano al servizio d’ordine della comunità. Nonostante l’aggressione, i feriti e le lesioni permanenti riportate da un ragazzo palestinese che è stato costretto a diversi mesi di ospedalizzazione, la ferita più profonda resta quella di non poter manifestare liberamente nella città di Roma al fianco della popolazione palestinese che da più di 60 anni vive sotto occupazione militare, colonialismo e apartheid. Oltre al danno la beffa: alcun* partecipanti al presidio sono stati denunciat* fino alla udienza di oggi.

Ricordiamo che il 23 febraio prossimo è indetto un presidio a Piazza Cavoour, per l'udienza in Cassazione del processo al Sud Ribelle.

Assedio alla Regione Campania dei movimenti sociali

Terzo giorno di assedio alla Regione Campania da parte di collettivi studenteschi, sindacati di base, dosoccupate e disoccupati, lavoratori e lavoratrici licenziati . Un coordinamento regionale di diverse reasltà di lotta che sta occupando gli spazi antistanti il palazzo della regione per attirare l’attenzione sul problema della precarietà e della disoccupazione che colpisce non solo i giovani, ma tante, tantissime persone che stanno vivendo sotto la soglia della povertà e non trovano nessun sostegno nelle istituzioni campane, sorde e indifferenti ai bisogni della comunità. Domani un corteo attraverserà il centro della città di Napoli. Questa mattina, ci sono state oltre tre ore di blocco per la linea 1 della metropolitana di Napoli, a causa della protesta attuata nella stazione di Chiaiano da operai delle ditte che gestiscono in appalto il servizio di pulizia.

La corrispondenza raccolta da radioblackout con una compagna del collettivo autonomo universitario di Napoli


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

CRISI: LA CORRUZIONE VIAGGIA SULL’ASSE ITALIA-GERMANIA

Angela Merkel ha rinunciato all’ultimo all’incontro romano con Mario Monti per un ‘tete a tete’ – a tre giorni dal cruciale Eurogruppo di lunedì sulla Grecia e a due settimane dal nuovo Vertice Ue – che avrebbe toccato i temi della strategia rigorista europea e la definizione di una qualche via di fuga dall’esplosiva situazione della Grecia. La Merkel è rimasta a Berlino, dove si è dimesso il presidente della Repubblica, il conservatore Christian Wulff, accusato di corruzione. Al suo posto per ora il numero uno della Camera bassa, il conservatore bavarese Horst Seehofer. Solo ieri la Procura di Amburgo aveva chiesto la revoca dell’ immunità di Wulff, una decisione che toccherà al Parlamento tedesco. La magistratura intende indagare su ipotesi di reato relative a scambi di favori fra il presidente e alcuni amici imprenditori, che risalirebbero all’epoca in cui Wulff era alla guida del Land della Bassa Sassonia. Le notizie tedesche arrivano a 24 ore di distanza dalla denuncia della Corte dei Conti italiana: a 20 anni da Mani Pulite, “fiumi di denaro se ne vanno ogni anno, da una parte con la corruzione, il cui peso è di circa 60 miliardi di euro l’anno, dall’altra con l’evasione che vale 100-120 miliardi di euro. Per la sola Iva, ad esempio, si calcola un’evasione al 36%. ESTERI

Grecia: pronti nuovi tagli a pensioni e famiglie numerose

Il governo greco presentera' oggi un progetto di legge in Parlamento per nuovi tagli alle pensioni e ai benefici per le famiglie numerose, una delle ultime condizioni richieste da parte dei creditori internazionali, in cambio di nuovi prestiti. Atene ha programmato approvare il disegno di legge entro domenica, per essere pronti in tempo per la riunione dell'Eurogruppo dei ministri delle Finanze della zona euro prevista lunedi. Finora, la Grecia ha compiuto solo due delle tre condizioni poste dall'Eurogruppo per accedere ai 130 miliardi di euro del pacchetto di aiuti: l'approvazione da parte del Parlamento di misure di austerita' per 3 miliardi di euro e il pacchetto di riforme economiche. Inoltre i leader politici dovranno attenersi a queste misure, anche dopo le elezioni, previste nel mese di aprile. La terza condizione, ovvero la chiusura di un gap di bilancio 325 milioni di euro, e' stata una questione di dibattito tra Bruxelles e Atene durata diverse settimane. Atene ha deciso di colmare il disavanzo di bilancio, facendo ulteriori tagli alle pensioni e agli assegni per le famiglie con quattro o piu' figli.

E nella Grecia travolta dalla crisi clamoroso furto al mueso di Olimpia, uno dei siti archeologici piu' famosi del paese, dove due uomini dal volto coperto hanno fatto irruzione questa mattina rubando tra i 60 e i 70 reperti. Secondo quanto si legge sul sito del giornale Ekathimerini il ministro della Cultura, Pavlous Geroulanos ha gia' rassegnato le dimissioni al premier Luca Papademos.

Grecia, i lavoratori autogestiscono l'informazione

«E' fatta!», grida dalla sua "Tribuna libera" (l'editoriale del giornale), Moissis Litsis, redattore economico e uno dei leader degli scioperanti di Eleftherotypia, uno dei più grandi quotidiani greci. Da oggi 15 febbraio, infatti, esce in tutta la Grecia Les Travailleurs à Eleftherotypia, il giornale autogestito dagli 800 lavoratori in sciopero e solidali con l'ondata di proteste che scuote il paese dopo le manovre ripetute di austerità imposte dall'Ue.

Un giornale completo, al costo di un euro anziché un euro e trenta come gli altri, scritto dai suoi lavoratori che scioperano dal 22 dicembre perché l'azienda non gli versa più una dracma da sette mesi. Gli incassi serviranno anzitutto a sostenere la cassa di solidarietà. I lavoratori, di fronte alla richesta dell'editore di applicare l'articolo 99 del codice fallimentare greco, per proteggere il loro credito complessivo di 7 milioni di salari mai corrisposti, hanno scelto di autogestire il giornale, sostenuti da collettivi e singoli cittadini. parallelamente alle azioni legali.

La direzione non ha gradito l'impresa degli scioperanti e ha tagliato loro il riscaldamento e il collegamento informatico fino a minacciare ritorsioni gravi. Così il giornale è stato redatto come un foglio clandestino, in una redazione esterna e stampato con l'appoggio del sindacato dei poligrafici. Tuttavia, i lettori, non solo quelli di Eleftherotypia hanno atteso con grande interesse l'uscita di questo esperimento e hanno incoraggiato gli autogestionari sommergendoli di messaggi di solidarietà contro la dittatura del mercato che rende opaca la realtà greca. «Se non ci fosse stato un clima di consenso nella maggior parte dei media - scive Litsis - con la scusa che non ci sarebbe stata alternativa alla firma del primo catastrofico memorandum da parte di Papandreu nel 2010, può darsi che avremmo visto il popolo greco rivoltarsi in tempo per ribaltare una politica catastrofica per tutta l'Europa».

Il caso non è isolato: sono sempre di più le aziende hanno cessato da tempo di pagare i loro lavoratori e virtualmente abbandonate dai propri azionisti in attesa di tempi migliori. Nel settore dei media la situazione è anche peggiore.

A causa della crisi, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito e i padroni non ci vogliono mettere una dracma di tasca propria così almeno un centinaio di testate hanno già preferito avviare il fallimento per guadagnare tempo in previsione del default greco e della fuoriuscita dall'euro. In questo contesto, Eleftherotypia (Libertà di stampa) prova con l'autogestione a recuperare un ruolo che aveva già svolto nel '75 quando nacque come "giornale dei suoi redattori" sulla spinta della radicalizzazione che seguì la fine della dittatura dei colonnelli.

«Oggi - conclude Litsis - abbiamo l'ambizione di divenire un esempio di informazione totalmente differente nell'epoca della dittatura della finanza, resistendo al terrore dei padroni dei media che non vorrebbero assolutamente che i lavoratori prendano in mano le sorti dell'informazione».

Russia, combattimenti al confine tra Cecenia e Daghestan

Almeno undici morti e una ventina di feriti tra le fila delle milizie governative e un numero imprecisato di perdite tra i ribelli islamici. E’ il bilancio, ancora provvisorio, dei violenti combattimenti in corso da tre giorni oltre due giorni sulle montagne al confine tra Cecenia e Daghestan.

Alcune decine di guerriglieri, muovendosi tra i boschi coperti da mezzo metro di neve, hanno attaccato lunedì notte una colonna di truppe cecene e russe nel distretto di Nozhai-Yurt. Ne sono seguito furiosi scontri a fuoco, proseguiti per tutta la giornata di martedì ed estesisi ieri nel distretto daghestano di Kazbek. Le forze federali russe stanno impiegando artiglieria pesante e aviazione.

A quasi tre anni dalla cessazione ufficiale dell’operazione antiterrorismo russa in Cecenia, la guerriglia separatista islamica guidata dall’emiro Dokka Umarov continua a rappresentare un problema per il Cremlino.

Anche nella vicina repubblica di Kabardino-Balcaria la situazione rischia di precipitare. Nella notte le forze speciali russe hanno ucciso due ribelli nella cittadina di Nartkala, dopo aver dichiarato tutto il distretto di Urvan area di operazione anti-terrorismo.

Usa, coppie miste in ascesa

Usa, il 15 per cento dei nuovi matrimoni celebrati nel 2010 era tra coppie miste: lo rivela un sondaggio del Pew Center, che rileva come le unioni tra cittadini di diversa etnia ammontano a oggi all’8 per cento del totale e hanno registrato un netto incremento.

Il trend riflette il lento e faticoso cambiamento della società americana dove, secondo un censimento dell’ US Census Bureau, i matrimoni interrazziali erano il 6 percento nel 2000, e solo l’1 percento nel 1970. Lo Stato più “misto” degli Usa è la Virginia, con il 14 per cento di unioni interraziali, seguita dal Maryland.

Permangono tuttavia casi di razzismo, come quello della chiesa battista del Kentucky, che il mese scorso ha deciso di non accettare le coppie miste e di non permettere loro di partecipare alle messe.

ITALIA

Ilva, processo alla diossina il tribunale preso d'assalto

Palazzo di giustizia assediato nel giorno del processo all'Ilva. Centinaia di persone, rispondendo all'appello delle associazioni ambientaliste, si sono presentate dinanzi al Tribunale di via Marche di Taranto proprio oggi, in vista dell'incidente probatorio con al centro la maxi perizia sull'inquinamento targato Ilva. In camera di consiglio i quattro periti del pool incaricato dal gip Patrizia Todisco relazioneranno sul loro lavoro durato più di un anno. Il gigantesco rapporto mette sotto accusa la grande fabbrica dell'acciaio per le emissioni incontrollate di fumi e polveri che piovono sulla città.

Oggi è in programma la discussione proprio sulle inquietanti conclusioni alle quali sono giunti i quattro esperti, che hanno puntato il dito contro le ciminiere Ilva per la contaminazione di terreni e animali di Taranto. Come si ricorderà nel 2008 migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, vennero abbattute perchè nelle loro carni venne riscontrata la presenza di diossine.

Il tutto mentre si è in attesa dell'indagine epidemiologica, affidata a tre specialisti, che dovrà accertare l'esistenza del nesso causale tra quell'inquinamento e le patologie riscontrate sul territorio. Nel procedimento risultano indagati Emilio Riva, suo figlio Nicola, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento siderurgico, e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro carico sono ipotizzate le accuse disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.

Assegni antiaborto della Regione Piemonte

Il Piemonte copia la Lombardia di Formigoni e propone un contributo di 250 euro al mese dal terzo mese di gravidanza al diciottesimo mese di vita del bambino. Se la somma dovesse essere quella ipotizzata diventerebbe una cifra piuttosto importante: seimila euro. L’emendamento alla legge finanziaria regionale che porta la firma di Gianluca Vignale della corrente ribelle di Progett’azione è stata votata da 22 consiglieri del Pdl ma non dalla Lega (che ha deciso per la discussione in aula) ed è stata approvata ieri in commissione bilancio. Sarà discussa in Consiglio regionale. Il modello è quello lombardo: le aziende sanitarie erogano fondi per chi rinuncia all’interruzione di gravidanza con la costituzione di convenzioni con consultori privati. La futura mamma concorda con il consultorio un progetto personalizzato che tenga conto dei bisogni effettivi, contingenti e futuri, della donna e del bambino. Le beneficiarie ricevono una carta prepagata sulla quale ogni mese viene caricato il contributo regionale, previo controllo da parte della Regione sul corretto utilizzo e sull’attuazione del progetto di aiuto personalizzato.Ccosì dopo il respingimento del ricorso al TAR contro la delibera Ferrero arriva l’assegno per le donne che decidono di non abortire.

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