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Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

BAHRAIN: DOPO LE GARE DI FORMULA UNO, LA REPRESSIONE CONTINUA

Con il Gran Premio di Formula Uno alle spalle, sembra che le autorità del Bahrain stiano cercando di ripristinare il blackout informativo su quanto accade nel paese, prendendo di mira i giornalisti e coloro che ne stanno facilitando il lavoro. Durante la gara automobilistica, sotto stretta sorveglianza militare così come la capitale Manama, la polizia attaccava con gas lacrimogeni e bombe assordanti i manifestanti riuniti in alcuni villaggi attorno alla capitale. Bilanci provvisori riferiscono di un morto, vari feriti e arrestati, tra cui alcuni giornalisti. Da oltre un anno, il regno di Hamad bin Isa Al Khalifa, sunnita, è scosso da proteste e manifestazioni pacifiche represse con la forza anche grazie all’aiuto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. A manifestare è in particolare la locale comunità sciita, maggioritaria ma di fatto esclusa dalla vita politica ed economica.

SUD SUDAN: BOMBARDAMENTI AEREI SULLA CITTA' DI BENTIU

Sono almeno sette le vittime causate oggi da un bombardamento dell’aviazione su un mercato della città sud-sudanese di Bentiu. Alle nove e mezza, quando è cominciato l’attacco, attorno alle bancarella c’era una folla di gente. Altri bombardamenti anche in altre località della regione sud-sudanese di Unity. Attacchi “indiscriminati” per la Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan. Probabile un’inasprirsi del conflitto anche nelle regioni del Sudan lungo il confine con il Sud: dal Nilo Blu al Sud Kordofan, i soldati di Khartoum combattono gruppi ribelli favorevoli al Sud Sudan. L’Unione Africana è stata finora incapace di favorire un compromesso sui contenziosi lasciati in eredità dalla guerra civile e che l’indipendenza proclamata da Juba l’anno scorso non ha risolto. La Cina acquista il 60% del petrolio dei due Sudan.

Israele: in regalo 680 milioni di dollari per il sistema anti-missilistico

Gli Stati Uniti stanno per destinare 680 milioni di dollari per il sistema anti-missilistico israeliano “Iron dome”. La Commissione per i servizi armati, controllata dal Partito repubblicano, ha in progetto di erogare altri milioni per l’impianto, che avrà lo scopo d’intercettare razzi e mortai a corta gittata. Finora, gli Stati Uniti hanno messo a disposizione 250 milioni per sostenere il progetto “Iron Dome”, prodotto dall’azienda statale israeliana “Raphael Defense Advanced Systems Ltd.” Il sistema utilizza piccoli missili a guida radar per far esplodere a mezz’aria razzi Katyusha con raggio dalle 3 alle 45 miglia, così come bombe di mortaio. L’assistente repubblicano al Congresso ha detto che la proposta di un ulteriore finanziamento di 680 milioni di dollari fornirebbe di batterie e intercettori necessari alla difesa di Israele dai piccoli missili di Hamas e Hezbollah. Quest’anno, il bilancio richiesto da Obama è pari a 3,1 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza di Israele, ed è parte dei 30 miliardi ripartiti in 10 anni. Ma non prevede il finanziamento di “Iron Dome”. I Repubblicani hanno criticato Obama per il finanziamento inadeguato a Israele.

GRECIA: Un altro compagno si uccide

La Grecia apprende di un nuovo suicidio, avvenuto sab. 21 aprile. Un compagno di 45 anni, insegnante da sempre impegnato politicamente. Si chiamava Savas Metoikidis. Si è impiccato come risposta finale alle imposizioni della troika, si è impiccato lasciandoci un lungo manoscritto in cui spiega le ragioni del suo gesto e che verrà probabilmente pubblicato, nella sua città natale, Stravroupoli, nel nord del paese. Sono più di mille i suicidi avvenuti in Grecia dall’inizio della devastazione della società per mezzo del piano di austerità, ma dopo quello di Dimitris Christoulas, questo è il secondo compagno che sceglie di farlo, e di renderlo atto pubblico, il primo scegliendo un luogo simbolo come Syntagma - piazza del parlamento greco - il secondo lasciando uno scritto inequivocabile per spiegare il suo gesto.

ALGERIA: MIGRANTI IMBAVAGLIATI, CONVOCATO L'AMBASCIATORE ITALIANO

L’ambasciatore italiano ad Algeri, Michele Giacomelli, è stato convocato ieri dal ministro degli Esteri algerino Halim Benattallah in merito alla vicenda di due cittadini del paese nordafricano espulsi da Roma e maltrattati da agenti italiani durante un volo di trasferimento in Tunisia. La notizia è stata data dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Aps’ che ha riferito il tenore delle proteste del ministro all’ambasciatore contro un fatto definito da Benattallah “violento, avvilente e inaccettabile”. All’ambasciatore italiano, ha detto il portavoce del ministro, “è stato chiesto di trasmettere senza ritardi questa comunicazione ufficiale alle autorità italiane competenti e di fornire le spiegazioni del caso”. Giacomelli ha a sua volta confermato l’apertura di una inchiesta e riferito che il ministro degli Interni italiano è stato interpellato sulla vicenda in parlamento. L’inchiesta cui ha fatto riferimento Giacomelli è stata aperta la scorsa settimana dalla Procura di Civitavecchia contro ignoti ed è partita dalla fotografia scattata da un passeggero di un volo Roma-Tunisia. La foto mostra chiaramente alcuni agenti in borghese che avevano imbavagliato con una mascherina e del nastro adesivo due persone: più tardi si saprà che si trattava di due algerini entrati irregolarmente in Italia ed espulsi.

ITALIA

MILANO: OCCUPATA UNA PALAZZINA A LAMBRATE (audio: ROd'U)

Occupato a Lambrate una palazzina dismessa dell’Aler. L’occuazione è avvenuta lo scorso sabato, 21 aprile, con centinaia di giovani studenti e precari. Questo spazio sarà una casa per 16 persone: lavoratori precari di vario tipo e studenti-lavoratori universitari. La parte sociale sarà piena di laboratori, assemblee ed iniziative culturali. Già in programma la presentazione del libro No Tav, diverse riunioni cittadine e nazionali, e diversi laboratori: dalla fotografia, alla sala prove, una palestra (già in allestimento) e una biblioteca- archivio tutta da costruire. Una occupazione fatta da ragazzi e ragazze di questo quartiere, un occupazione per guardare in avanti, per rilanciare le lotte sociali in questa città e in questo paese che stà affondando sempre di più nella dittatura più spietata della finanza e delle banche. A questo modello noi ci contrapponiamo, rivendicando la difesa dei beni comuni: ci batteremo contro la Tem (tangenziale esterna milano), contro il Tav e cercheremo di rilanciare una nuova forma di autogestione e produzione del conflitto metropolitano.

FIRENZE: OCCUPAZIONE ANCHE A FIESOLE

Occupati a Pian del Mugnone gli ex alloggi dell'Istituto europeo. Circa cinquanta persone del Movimento di lotta per la casa sono entrate ieri negli appartamenti della Cassa di Risparmio che erano vuoti da un anno. Sono arrivati a Pian del Mugnone poco prima di mezzogiorno, con le borse piene di vestiti, le scorte di acqua e roba da mangiare, i bambini al seguito. Cinquanta persone in tutto, famiglie per lo più, accompagnate dai rappresentanti del Movimento di lotta per la casa hanno occupato stamani gli appartamenti di proprietà della Cassa di Risparmio che fino a un anno fa erano abitati da ricercatori e studenti dell'Istituto universitario europeo. "Ci sono almeno ventimila case libere", spiegano quelli del Movimento, "e migliaia di persone senza alloggio, famiglie italiane e straniere che sono state escluse dalle graduatorie e non possono permettersi di pagare un affitto a prezzo di mercato. Ci riprendiamo il diritto alla casa per ricominciare a vivere". Questo hanno spiegato anche ai carabinieri di Fiesole che sono stati chiamati per telefono da alcuni residenti nelle ville della zona allarmati dall'arrivo degli occupanti. Sul posto sono intervenuti anche la polizia e gli agenti della Digos, che hanno identificato tutti i maggiorenni entrati negli appartamenti della Cassa. Il sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato è rimasto a Pian del Mugnone fino a metà pomeriggio: "Domani manderò subito la Asl a fare un sopralluogo", annuncia, "e poi inizieremo le procedure per mettere fine all'occupazione. Nel vicinato c'è molto allarme per quanto accaduto e in quelle case non ci sono né acqua né luce, è impensabile che possano viverci dentro intere famiglie".

ROMA: MOBILITAZIONE EDUCATRICI ASILI E SCUOLA DELL'INFANZIA IN CAMPIDOGLIO (audio: ROR)

TORINO: PRIGIONIERI DEL CIE SUL TETTO, ATTACCATI CON IDRANTI E LACRIMOGENI (da: Macerie)

Al Cie di corso Brunelleschi a Torino sale di nuovo la tensione. In mattinata un recluso chiede di essere rimpatriato immediatamente: ha saputo che suo padre è morto e vuole tornare a casa. Alla risposta negativa dei funzionari della Questura, i compagni del ragazzo iniziano uno sciopero della fame in solidarietà con lui, rifiutando il pranzo. Nel primo pomeriggio la tensione sale ancora, a causa di una questione relativa alla distribuzione delle sigarette: verso le due i reclusi delle sezioni Gialla, Rossa e Blu incendiano per protesta alcuni materassi. Nel frattempo, una settantina di solidali si radunano fuori dal Cie per un presidio di solidarietà. Un po’ in tutte le sezioni piccoli gruppi di reclusi salgono sui tetti: alcuni bruciano i vestiti che chi è rimasto nei cortili passa loro, altri bersagliano i poliziotti di guardia con le bottiglie di plastica piene d’acqua. Dopo quasi due ore così, verso le 17.30 i reclusi della sezione Gialla salgono sui tetti portandosi dietro alcuni materassi, e bruciano pure quelli. La polizia questa volta risponde con i lacrimogeni, mentre gli uomini della Croce Rossa militare ci van giù pesanti con gli idranti. Dentro non ci sono corpo-a-corpo ma, ad ondate successive, da fuori si sente l’odore del gas e si vedono gli zampilli dei getti d’acqua: per fortuna che qualche solidale ha pensato bene di lanciare oltre le sbarre delle confezioni di Malox, per aiutare i reclusi a resistere alle lacrime e al bruciore. Dopo lunghe battiture il presidio si trasforma in un corteo che blocca prima via Monginevro e poi via Mazzarello, verso l’entrata del Centro. Gli agenti si innervosiscono, corrono, spintonano alcuni dei manifestanti e poi chiamano altre camionette in aiuto. Alla fine, a resistere sul tetto restano solo i reclusi dell’area Gialla, mentre il corteo si conclude con l’accensione degli ultimi fuochi d’artificio. Aggiornamento ore 22.00. I quattro dell’area Gialla sono ancora su, in un angolo riparato da una tettoia. Non vogliono scendere per evitare di finire in isolamento. Aggiornamento 22 aprile, ore 15.00. Dopo una notte passata all’addiaccio, i quattro sono scesi in sezione insieme ai propri compagni; non sono stati messi in isolamento.

BOLOGNA: gara al massimo ribasso per il Cie: 28 euro al giorno per detenuto (da: Macerie)

Il consorzio siciliano Oasi subentra alla Confraternita della Misericordia gestita dal fratello di Carlo Giovanardi che fino al mese scorso con 70 euro a testa per “ospite” aveva fatto versare il Centro di detenzione in profonde condizioni di disagio. 28 euro al giorno per ogni detenuto ospite al Centro di Identificazione ed Espulsione di Bologna. A tanto si sono ridotti i fondi per la gestione della struttura di via Mattei. Già prima, quando era amministrata dalla Confraternita della Misericordia, l’ente con a capo Daniele Giovanardi, fratello del senatore Carlo Giovanardi, e il budget era di 70 euro giornalieri per ‘ospite’, il centro versava in profonde condizioni di disagio. Ora, invece, il consorzio siciliano Oasi, provvisorio vincitore della gara d’appalto al ribasso indetta a marzo (che ha battuto tutti compresi gli attuali gestori che avevano proposto 69 euro), gestirà il Cie con meno della metà delle risorse. Con le quali dovrà comunque pagare vitto e alloggio dei detenuti, i servizi igienici, i costi amministrativi, il lavoro di operatori diurni e notturni, infermieri (24 ore su 24), medici (8 ore al giorno), assistenti sociali, mediatori e psicologi.

NAPOLI: RIPRENDE LA MOBILITAZIONE A CHIAIANO

Il presidio e' tornato, sempre allo stesso posto, quello di quattro anni fa, la rotonda 'Titanic'. I residenti della zona sono nuovamente in allarme perche' si discute della contestata discarica aperta in piena fase emergenziale nel 2008. Da allora la cava e' stata allargata ed ha raccolto migliaia di tonnellate di rifiuti. Ma a quanto pare, potrebbe essere nuovamente aperta. I manifestanti infatti accusano la Regione Campania di utilizzare Chiaiano come merce di scambio con l'Unione europea per evitare nuove sanzioni sul piano ambientale. In una relazione inviata a Bruxelles da Palazzo Santa Lucia, si paventerebbe la mancata chiusura dell'area a nord di Napoli. "Non siamo merce di scambio" gridano i residenti pronti alle barricate. Da piu' parti si chiede l'intervento del sindaco Luigi de Magistris. Questa sera comitati a confronto con una chiara indicazione: "se vogliono riaprire la discarica di Chiaiano, di qui non si passa". Pronti alla protesta anche i residenti di Quarto che durante i festeggiamenti per la 'Giornata della Terra' hanno consegnato al ministro Corrado Clini un documento anti-sversatoio. Al Palapartenope, l'esponente del governo, dopo aver iniettato una sana dose di ottimismo ai napoletani sullo stato di cambiamento della citta', ha ribadito che entro due mesi va indicato all'Europa il percorso che si vuole compiere per uscire definitivamente dalla crisi rifiuti. Incombe il rischio della maxi multa da 20 milioni di euro nei confronti dell'Italia. "Quella di Chiaiano e' una discarica formalmente attiva ma sostanzialmente chiusa e non credo riaprira'". Il vicesindaco di Napoli con delega all'Ambiente Tomaso Sodano rassicura sul futuro della discarica di Napoli, sulla quale pende anche un'inchiesta giudiziaria. E sul completamento del ciclo dei rifiuti, il vicesindaco di Napoli allontana ancora una volta l'ipotesi di un inceneritore per la citta'. Gia' nei prossimi giorni potrebbe essere pronto il bando di gara per la realizzazione di un impianto utile al trattamento della frazione umida. C'è anche bisogno di un ecodistretto per gli ingombranti e per gli altri materiali.

OMAN: LIBERATI I MARINAI IN OSTAGGIO DA QUATTRO MESI QQUA La Enrico Ievoli e' stata liberata. La nave era stata sequestrata al largo delle coste al largo delle coste dell'Oman il 27 dicembre del 2011 e successivamente portata in Somalia. Diciotto i componenti dell'equipaggio: sei italiani, cinque ucraini e sette indiani. Stiamo molto bene, è tutto sotto controllo. L'equipaggio sta benissimo". Queste le prime parole del comandante della Enrico Ievoli, Agostino Musumeci, riferite dall'armatore Domenico Ievoli. "La nave è già partita dalle coste della Somalia e a bordo ci sono i militari italiani", ha aggiunto Ievoli.


Gr 13:00

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NOTIZIE BREVI

ESTERI

SI CHIUDE SIPARIO SU FORMULA UNO, MA REPRESSIONE CONTINUA

Con il Gran Premio di Formula Uno alle spalle, sembra che le autorità del Bahrain stiano cercando di ripristinare il blackout informativo su quanto accade nel paese, prendendo di mira i giornalisti e coloro che ne stanno facilitando il lavoro”: si conclude così un lungo resoconto della giornata di ieri diffuso dal Centro del Bahrain per i diritti umani, organizzazione impegnata a rendere noti gli aspetti più violenti della repressione delle manifestazioni anti-governative ormai in atto da oltre un anno.

Nelle stesse ore in cui nel circuito di Shakir, sotto stretta sorveglianza militare così come la capitale Manama, era in corso il Gran premio di Formula Uno, secondo fonti giornalistiche internazionali e fonti del Bahrain vicine all’opposizione – tra cui il Centro per i diritti umani – la polizia faceva largo uso di gas lacrimogeni e bombe assordanti contro manifestanti riuniti in alcuni villaggi attorno alla capitale. Bilanci provvisori riferiscono di una vittima, di feriti e di diverse persone arrestate, tra cui alcuni giornalisti.

Da oltre un anno, il regno di Hamad bin Isa Al Khalifa – la cui famiglia è di estrazione sunnita – è messo in discussione da proteste e manifestazioni pacifiche represse con la forza anche grazie all’aiuto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. A manifestare è in particolare la locale comunità sciita, maggioritaria ma di fatto esclusa dalla vita politica ed economica. Inchieste sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia sono state chieste dall’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Navi Pillay. Il re sostiene di aver avviato riforme e di applicare le raccomandazioni espresse da una Commissione di inchiesta. L’opposizione ha espresso dubbi sulle riforme, definendole “di facciata” e chiesto la liberazione di tutti i prigionieri politici.

La Pax Usraeliana: in arrivo 680 milioni di dollari per il sistema anti-missilistico israeliano

Gerusalemme occupata. Gli Stati Uniti stanno per destinare 680 milioni di dollari per il sistema anti-missilistico israeliano “Iron dome” che si aggiungono ai 250 già accordati da Obama e dal Congresso: lo riferisce un assistente del Congresso Usa. La Commissione per i servizi armati, controllata dal Partito repubblicano, ha in progetto di erogare altri milioni per l’impianto, che avrà lo scopo d’intercettare razzi e mortai a corta gittata. Finora, gli Stati Uniti hanno messo a disposizione 205 milioni per sostenere il progetto “Iron Dome”, prodotto dall’azienda statale israeliana “Raphael Defense Advanced Systems Ltd.” Il sistema utilizza piccoli missili a guida radar per far esplodere a mezz’aria razzi Katyusha con raggio dalle 3 alle 45 miglia, così come bombe di mortaio. L’assistente repubblicano al Congresso ha detto che la proposta di un ulteriore finanziamento di 680 milioni di dollari fornirebbe di batterie e intercettori necessari alla difesa di Israele dall’attuale arsenale a disposizione di Hamas e Hezbollah. L’American Israeli Public Affairs Committee (Aipac), la maggiore lobby pro-Israele, non ha ancora risposto alle domande sulla portata delle necessità di Israele. Quest’anno, il bilancio richiesto da Obama è pari a 3,1 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza di Israele, ed è parte dei 30 miliardi ripartiti in 10 anni. Niente di tutto ciò prevede il finanziamento di “Iron Dome”. Dirigenti Repubblicani ad alti livelli hanno criticato Obama per quello che hanno descritto come un “finanziamento inadeguato nella cooperazione Usa-Israele per la difesa missilistica nel bilancio 2013″.

Un altro compagno si uccide in Grecia

La Grecia apprende di un nuovo suicidio, avvenuto ieri 21 aprile. Un suicidio di un compagno di 45 anni, insegnante da sempre impegnato politicamente. Si chiamava Savas Metoikidis. Si è impiccato come risposta finale alle imposizioni della troika, si è impiccato lasciandoci un lungo manoscritto in cui spiega le ragioni del suo gesto e che verrà probabilmente pubblicato tra poco, nella sua città natale, Stravroupoli, nel nord del paese. Sono più di mille i suicidi avvenuti in Grecia dall’inizio della devastazione della società per mezzo del piano di austerità, ma dopo quello di Dimitris Christoulas, questo è il secondo compagno che sceglie di farlo, e di renderlo atto pubblico, il primo scegliendo un luogo simbolo come Syntagma -piazza del parlamento greco-, il secondo lasciando un inequivocabile testo per spiegare il suo ges

ITALIA

MILANO: OCCUPATA UNA PALAZZINA A LAMBRATE

Occupato a Lambrate una palazzina dismessa dell’Aler. L’occuazione è avvenuta lo scorso sabato, 21 aprile, con centinaia di giovani studenti e precari.

Questo spazio sarà una casa per 16 persone: lavoratori precari di vario tipo e studenti-lavoratori universitari. La parte sociale sarà carica di laboratori, assemblee ed iniziative culturali. Già in programma la presentazione del libro No Tav, diverse riunioni cittadine e nazionali, e diversi laboratori: dalla fotografia, alla sala prove, una palestra (già in allestimento) e una biblioteca- archivio tutta da costruire.

Una occupazione fatta da ragazzi e ragazze di questo quartiere, un occupazione per guardare in avanti, per rilanciare le lotte sociali in questa città e in questo paese che stà affondando sempre di più nella dittatura più spietata della finanza e delle banche. A questo modello noi ci contrapponiamo, rivendicando la difesa dei beni comuni: ci batteremo contro la Tem (tangenziale esterna milano), contro il Tav e cercheremo di rilanciare una nuova forma di autogestione e produzione del conflitto metropolitano.

OCCUPAZIONE ANCHE A FIESOLE

Occupati a Pian del Mugnone gli ex alloggi dell'Istituto europeo Circa cinquanta persone del Movimento di lotta per la casa sono entrate ieri negli appartamenti della Cassa di Risparmio che erano vuoti da un anno. Sul posto carabinieri, Digos e il sindaco di Fiesole Sono arrivati a Pian del Mugnone poco prima di mezzogiorno, con le borse piene di vestiti, le scorte di acqua e roba da mangiare, i bambini al seguito. Cinquanta persone in tutto, famiglie per lo più, accompagnate dai rappresentanti del Movimento di lotta per la casa hanno occupato stamani gli appartamenti di proprietà della Cassa di Risparmio che fino a un anno fa erano abitati da ricercatori e studenti dell'Istituto universitario europeo.

"Ci sono almeno ventimila case libere", spiegano quelli del Movimento, "e migliaia di persone senza alloggio, famiglie italiane e straniere che sono state escluse dalle graduatorie e non possono permettersi di pagare un affitto a prezzo di mercato. Ci riprendiamo il diritto alla casa per ricominciare a vivere". Questo hanno spiegato anche ai carabinieri di Fiesole che sono stati chiamati per telefono da alcuni residenti nelle ville della zona allarmati dall'arrivo degli occupanti.

Sul posto sono intervenuti anche la polizia e gli agenti della Digos, che hanno identificato tutti i maggiorenni entrati negli appartamenti della Cassa. Il sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato è rimasto a Pian del Mugnone fino a metà pomeriggio: "Domani manderò subito la Asl a fare un sopralluogo", annuncia, "e poi inizieremo le procedure per mettere fine all'occupazione. Nel vicinato c'è molto allarme per quanto accaduto e in quelle case non ci sono né acqua né luce, è impensabile che possano viverci dentro intere famiglie".

MIGRANTI IMBAVAGLIATI: ALGERI CONVOCA AMBASCIATORE ITALIANO

L’ambasciatore italiano ad Algeri, Michele Giacomelli, è stato convocato ieri dal ministro degli Esteri algerino Halim Benattallah in merito alla vicenda di due cittadini del paese nordafricano espulsi da Roma e maltrattati da agenti italiani durante un volo di trasferimento in Tunisia.

La notizia è stata data dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Aps’ che ha riferito il tenore delle proteste del ministro all’ambasciatore contro un fatto definito da Benattallah “violento, avvilente e inaccettabile”.

All’ambasciatore italiano, ha detto il portavoce del ministro, “è stato chiesto di trasmettere senza ritardi questa comunicazione ufficiale alle autorità italiane competenti e di fornire le spiegazioni del caso”.

Giacomelli ha a sua volta confermato l’apertura di una inchiesta e riferito che il ministro degli Interni italiano è stato interpellato sulla vicenda in parlamento.

L’inchiesta cui ha fatto riferimento Giacomelli è stata aperta la scorsa settimana dalla Procura di Civitavecchia contro ignoti ed è partita dalla fotografia scattata da un passeggero di un volo Roma-Tunisia. La foto mostra chiaramente alcuni agenti in borghese che avevano imbavagliato con una mascherina e del nastro adesivo due persone: più tardi si saprà che si trattava di due algerini entrati irregolarmente in Italia ed espulsi.

Torino - Reclusi sul tetto, idranti e lacrimogeni al Cie

Al Cie di corso Brunelleschi a Torino sale di nuovo la tensione. In mattinata un recluso chiede di essere rimpatriato immediatamente: ha saputo che suo padre è morto e vuole tornare a casa. Alla risposta negativa dei funzionari della Questura, i compagni del ragazzo iniziano uno sciopero della fame in solidarietà con lui, rifiutando il pranzo.

Nel primo pomeriggio la tensione sale ancora, a causa di una questione relativa alla distribuzione delle sigarette: verso le due i reclusi delle sezioni Gialla, Rossa e Blu incendiano per protesta alcuni materassi.

Nel frattempo, una settantina di solidali si radunano fuori dal Cie per un presidio di solidarietà. Un po’ in tutte le sezioni piccoli gruppi di reclusi salgono sui tetti: alcuni bruciano i vestiti che chi è rimasto nei cortili passa loro, altri bersagliano i poliziotti di guardia con le bottiglie di plastica piene d’acqua. Dopo quasi due ore così, verso le 17.30 i reclusi della sezione Gialla salgono sui tetti portandosi dietro alcuni materassi, e bruciano pure quelli. La polizia questa volta risponde con i lacrimogeni, mentre gli uomini della Croce Rossa militare ci van giù pesanti con gli idranti.

Dentro non ci sono corpo-a-corpo ma, ad ondate successive, da fuori si sente l’odore del gas e si vedono gli zampilli dei getti d’acqua: per fortuna che qualche solidale ha pensato bene di lanciare oltre le sbarre delle confezioni di Malox, per aiutare i reclusi a resistere alle lacrime e al bruciore. Dopo lunghe battiture il presidio si trasforma in un corteo che blocca prima via Monginevro e poi via Mazzarello, verso l’entrata del Centro. Gli agenti si innervosiscono, corrono, spintonano alcuni dei manifestanti e poi chiamano altre camionette in aiuto. Alla fine, a resistere sul tetto restano solo i reclusi dell’area Gialla, mentre il corteo si conclude con l’accensione degli ultimi fuochi d’artificio.

Aggiornamento ore 22.00. I quattro dell’area Gialla sono ancora su, in un angolo riparato da una tettoia. Non vogliono scendere per evitare di finire in isolamento. Aggiornamento 22 aprile, ore 15.00. Dopo una notte passata all’addiaccio, i quattro sono scesi in sezione insieme ai propri compagni; non sono stati messi in isolamento.

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