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La Pax Usraeliana: in arrivo 680 milioni di dollari per il sistema anti-missilistico israeliano
Gerusalemme occupata. Gli Stati Uniti stanno per destinare 680 milioni di dollari per il sistema anti-missilistico israeliano “Iron dome” che si aggiungono ai 250 già accordati da Obama e dal Congresso: lo riferisce un assistente del Congresso Usa. La Commissione per i servizi armati, controllata dal Partito repubblicano, ha in progetto di erogare altri milioni per l’impianto, che avrà lo scopo d’intercettare razzi e mortai a corta gittata. Finora, gli Stati Uniti hanno messo a disposizione 205 milioni per sostenere il progetto “Iron Dome”, prodotto dall’azienda statale israeliana “Raphael Defense Advanced Systems Ltd.” Il sistema utilizza piccoli missili a guida radar per far esplodere a mezz’aria razzi Katyusha con raggio dalle 3 alle 45 miglia, così come bombe di mortaio. L’assistente repubblicano al Congresso ha detto che la proposta di un ulteriore finanziamento di 680 milioni di dollari fornirebbe di batterie e intercettori necessari alla difesa di Israele dall’attuale arsenale a disposizione di Hamas e Hezbollah. L’American Israeli Public Affairs Committee (Aipac), la maggiore lobby pro-Israele, non ha ancora risposto alle domande sulla portata delle necessità di Israele. Quest’anno, il bilancio richiesto da Obama è pari a 3,1 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza di Israele, ed è parte dei 30 miliardi ripartiti in 10 anni. Niente di tutto ciò prevede il finanziamento di “Iron Dome”. Dirigenti Repubblicani ad alti livelli hanno criticato Obama per quello che hanno descritto come un “finanziamento inadeguato nella cooperazione Usa-Israele per la difesa missilistica nel bilancio 2013″. (Fonte: INFOPAL)
ITALIA
Torino - Reclusi sul tetto, idranti e lacrimogeni al Cie
Al Cie di corso Brunelleschi a Torino sale di nuovo la tensione. In mattinata un recluso chiede di essere rimpatriato immediatamente: ha saputo che suo padre è morto e vuole tornare a casa. Alla risposta negativa dei funzionari della Questura, i compagni del ragazzo iniziano uno sciopero della fame in solidarietà con lui, rifiutando il pranzo.
Nel primo pomeriggio la tensione sale ancora, a causa di una questione relativa alla distribuzione delle sigarette: verso le due i reclusi delle sezioni Gialla, Rossa e Blu incendiano per protesta alcuni materassi.
Nel frattempo, una settantina di solidali si radunano fuori dal Cie per un presidio di solidarietà. Un po’ in tutte le sezioni piccoli gruppi di reclusi salgono sui tetti: alcuni bruciano i vestiti che chi è rimasto nei cortili passa loro, altri bersagliano i poliziotti di guardia con le bottiglie di plastica piene d’acqua. Dopo quasi due ore così, verso le 17.30 i reclusi della sezione Gialla salgono sui tetti portandosi dietro alcuni materassi, e bruciano pure quelli. La polizia questa volta risponde con i lacrimogeni, mentre gli uomini della Croce Rossa militare ci van giù pesanti con gli idranti.
Dentro non ci sono corpo-a-corpo ma, ad ondate successive, da fuori si sente l’odore del gas e si vedono gli zampilli dei getti d’acqua: per fortuna che qualche solidale ha pensato bene di lanciare oltre le sbarre delle confezioni di Malox, per aiutare i reclusi a resistere alle lacrime e al bruciore. Dopo lunghe battiture il presidio si trasforma in un corteo che blocca prima via Monginevro e poi via Mazzarello, verso l’entrata del Centro. Gli agenti si innervosiscono, corrono, spintonano alcuni dei manifestanti e poi chiamano altre camionette in aiuto. Alla fine, a resistere sul tetto restano solo i reclusi dell’area Gialla, mentre il corteo si conclude con l’accensione degli ultimi fuochi d’artificio.
Aggiornamento ore 22.00. I quattro dell’area Gialla sono ancora su, in un angolo riparato da una tettoia. Non vogliono scendere per evitare di finire in isolamento. Aggiornamento 22 aprile, ore 15.00. Dopo una notte passata all’addiaccio, i quattro sono scesi in sezione insieme ai propri compagni; non sono stati messi in isolamento.
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