Differences between revisions 1 and 2
Revision 1 as of 2002-07-16 07:31:55
Size: 5442
Editor: anonymous
Comment: missing edit-log entry for this revision
Revision 2 as of 2002-07-16 08:26:21
Size: 5505
Editor: anonymous
Comment: missing edit-log entry for this revision
Deletions are marked like this. Additions are marked like this.
Line 1: Line 1:
Aperto da Massimo alle 9.30, vi attendo numerosi/e ,baci.

Aperto da Massimo alle 9.30, vi attendo numerosi/e ,baci.

Aggiornamento ore 9.30

Paraguay

Due persone sono morte, decine sono state ferite e 150 arrestate negli scontri fra polizia e manifestanti, che in diverse citta' del Paraguay hanno chiesto le dimissioni del presidente del Paraguay Luis Gonzales Macchi. Il governo ha annunciato uno stato d'emergenza limitato per cinque giorni, con restrizioni alla liberta' di assemblea e al diritto di manifestare. Il parlamento ha 48 ore di tempo per approvare il provvedimento. I manifestanti protestano contro le politiche economiche del governo, accusato di corruzione. Il Paraguay soffre di una grave crisi economica, come i vicini Argentina e Brasile. (Civ/Gs/Adnkronos) 16-LUG-02 08:30

Italia

modifica dell'articolo 68 della Costituzione sul tema dell'immunità parlamentare. Un vero e proprio ritorno al passato, un salto all'epoca precedente a tangentopoli. Un modello simile a quello spagnolo che congela qualsiasi procedimento penale fino a quando un parlamentare mantiene la sua carica. La proposta di ritornare agli anni del Caf, che dovrebbe essere portata martedì nella commissione affari costituzionali, porta la firma di Francesco Nitto Palma, esponente di Forza Italia. Ma sono in molti a sostenere che sarebbe stata ispirata da palazzo Chigi, dallo stesso Previti e da Marcello Dell'Utri. In commissione si annuncia battaglia anche perché si tratterebbe di mettere mano a una norma costituzionale.

USA

Una legge del Congresso voluta dalle major esigerà royalty per ogni brano trasmesso online

In forza di una legge passata grazie ai desideri delle major, dovranno pagare alle case discografiche i diritti per ogni brano che trasmetteranno... compresi gli arretrati sin dal 1998! Una bolletta micidiale che, ha detto Atkinson a "Newsweek", "farà fallire circa il 90 per cento dell'intera industria".

La tassa non ha niente a che vedere con quella della radio tradizionali, per cui le stazioni devono girare circa il 3% dei loro proventi nelle tasche dei musicisti. Qui si tratta di una ben più pesante "performance fee" commisurata sul numero di ascoltatori per cui si deve versare un prezzo fisso moltiplicato il numero degli utenti con il paradossale risultato che il più delle volte sarà chiesto ai "webcaster" di pagare molto più di quanto hanno incassato. Il caso di Atkinson e della sua 3WK che trasmette rock alternativo è emblematico: nel 2001 i suoi introiti sono stati pari a 10 mila dollari attraverso pubblicità e sponsorizzazioni, ma il conto che si vedrebbe recapitare con le nuove regole sarebbe di 17 mila "bigliettoni" per il fatto che il suo pubblico è stato molto numeroso. Se si fosse seguito lo stesso principio delle radio tradizionali l'effetto non sarebbe stato tanto devastante perché, a fronte di scarsi guadagni, si sarebbe dovuto versare agli autori solo il 3% di quella magra cifra.

Ma il Congresso ha deciso diversamente e ancora non si capisce il perché. La mente occulta dietro l'operazione, la famigerata Riaa che ha steso al tappeto giudiziario Napster e vari suoi cloni, ha avuto partita vinta ma qui, a differenza dei casi di peer-to-peer citati, la violazione del loro copyright è molto più effimera. Nel senso che le radio trasmettono i brani con la tecnica dello "streaming" che li fa sentire in diretta ma - tranne che per hacker esperti - impedisce di salvare i file e risentirli a piacimento come avveniva con i vari siti di scambio di mp3. Anzi, sostengono in molti, proprio come nelle radio normali il passaggio su quelle online è solo pubblicità gratuita per gli artisti: uno sente il brano, gli piace e lo compra, a volte proprio seguendo i link ai negozi online che i siti a rischio di estinzione largamente forniscono.

Le major però non ci vogliono credere e sbandierano con terrore i numeri della minaccia: 77 milioni sarebbero gli americani che, almeno una volta, si sarebbero sintonizzati a una "web radio". Troppi per essere lasciati in pace.

Palestina

Nella già difficile vita quotidiana all’interno dei Territori palestinesi, Internet rappresenta per migliaia di persone l’unico contatto con “l’esterno”. Ma da ieri si è ‘spenta’ anche la possibilità di collegamenti telematici per gli utenti della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Lo ha reso noto ‘Palnet’, il principale server palestinesi, costretto a cessare la fornitura dei suoi servizi in seguito all’irruzione dell’esercito israeliano nei locali della società a Ramallah. “I soldati hanno arrestato sei impiegati senza fornire alcuna spiegazione” ha dichiarato a un’agenzia internazionale un manager della compagnia, Samir Sabri. In queste condizioni Palnet non è più in grado di offrire i suoi servizi a circa 10 mila abbonati, all’esterno di Gerusalemme. Tra i numerosi clienti della società, vi sono anche scuole e università, che ora rimarranno senza uno strumento ormai essenziale in ogni settore professionale, ma soprattutto in ambito scolastico e accademico. Senza contare, in aggiunta, gli utenti ‘domestici’, che utilizzano la rete per comunicare tra loro vista le difficoltà di spostamento nei territori autonomi palestinesi. Palnet, secondo quanto dichiarato da Sabri, avrebbe lanciato un appello per chiedendo aiuto a organizzazioni internazionali e al consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme. (EB)

gror160702 (last edited 2008-06-26 09:59:32 by anonymous)