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'''Ruanda''' AL TRIBUNALE DI ARUSHA E' TERMINATO L'ATTO D’ACCUSA SUL RUOLO DEI ‘MASS MEDIA’ NEL GENOCIDIO DEL 1994 (fonte: Misna) |
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16.07.02 - E’ terminata ieri la prima parte del processo sui ‘mass-media’ del Rwanda, che si sta celebrando davanti al Tribunale internazionale di Arusha (Tanzania). La pubblica accusa, che sta cercando di ricostruire il ruolo degli organi di informazione ruandesi nella fase di “incubazione” del massacro che 8 anni fa in provocò tra 500 e 800 mila morti, ha chiamato ieri a deporre l’ultimo di 47 testimoni. Nel filone dell’inchiesta dedicata a stabilire se e come i mezzi di comunicazione incitarono alla carneficina, tra ha deposto anche Jean Pierre Chrétien, direttore del Centro Nazionale delle ricerche scientifiche in Francia e coautore del volume “I media del genocidio”. L’esperto ha ricostruito il ruolo svolto dalla “Radio televisione libera delle mille colline” (Rtlm), nel procedimento che vede alla sbarra i due fondatori dell’emittente, Ferdinand Nahimana e Jean Bosco Barayagwiza, e il direttore e proprietario Hassan Ngeze. Chrétien ha detto ai giudici che le trasmissioni di Rtlm erano finalizzate alla creazione di un’atmosfera di terrore e panico diffuso, nel tentativo di unire il gruppo etcnico hutu nella lotta contro “il nemico” tutsi. Attraverso la documentazione sonora, Chrétien ha ricostruito davanti alla Corte il comportamento tendenzioso di Rtlm, che “trasmise informazioni false, distorse notizie e banalizzò le violenze in corso”. Terminata l’esposizione delle tesi accusatorie, il processo è stato aggiornato a settembre, quando prenderà la parola la difesa. '' aggiornamento ore 12.30 '' |
Aperto da Massimo alle 9.30, vi attendo numerosi/e ,baci. c: 10.50, buongiorno.
Aggiornamento ore 9.30
Paraguay
Due persone sono morte, decine sono state ferite e 150 arrestate negli scontri fra polizia e manifestanti, che in diverse citta' del Paraguay hanno chiesto le dimissioni del presidente del Paraguay Luis Gonzales Macchi. Il governo ha annunciato uno stato d'emergenza limitato per cinque giorni, con restrizioni alla liberta' di assemblea e al diritto di manifestare. Il parlamento ha 48 ore di tempo per approvare il provvedimento. I manifestanti protestano contro le politiche economiche del governo, accusato di corruzione. Il Paraguay soffre di una grave crisi economica, come i vicini Argentina e Brasile. (Civ/Gs/Adnkronos) 16-LUG-02 08:30
Italia
modifica dell'articolo 68 della Costituzione sul tema dell'immunità parlamentare. Un vero e proprio ritorno al passato, un salto all'epoca precedente a tangentopoli. Un modello simile a quello spagnolo che congela qualsiasi procedimento penale fino a quando un parlamentare mantiene la sua carica. La proposta di ritornare agli anni del Caf, che dovrebbe essere portata martedì nella commissione affari costituzionali, porta la firma di Francesco Nitto Palma, esponente di Forza Italia. Ma sono in molti a sostenere che sarebbe stata ispirata da palazzo Chigi, dallo stesso Previti e da Marcello Dell'Utri. In commissione si annuncia battaglia anche perché si tratterebbe di mettere mano a una norma costituzionale.
USA
Una legge del Congresso voluta dalle major esigerà royalty per ogni brano trasmesso online
In forza di una legge passata grazie ai desideri delle major, dovranno pagare alle case discografiche i diritti per ogni brano che trasmetteranno... compresi gli arretrati sin dal 1998! Una bolletta micidiale che, ha detto Atkinson a "Newsweek", "farà fallire circa il 90 per cento dell'intera industria".
La tassa non ha niente a che vedere con quella della radio tradizionali, per cui le stazioni devono girare circa il 3% dei loro proventi nelle tasche dei musicisti. Qui si tratta di una ben più pesante "performance fee" commisurata sul numero di ascoltatori per cui si deve versare un prezzo fisso moltiplicato il numero degli utenti con il paradossale risultato che il più delle volte sarà chiesto ai "webcaster" di pagare molto più di quanto hanno incassato. Il caso di Atkinson e della sua 3WK che trasmette rock alternativo è emblematico: nel 2001 i suoi introiti sono stati pari a 10 mila dollari attraverso pubblicità e sponsorizzazioni, ma il conto che si vedrebbe recapitare con le nuove regole sarebbe di 17 mila "bigliettoni" per il fatto che il suo pubblico è stato molto numeroso. Se si fosse seguito lo stesso principio delle radio tradizionali l'effetto non sarebbe stato tanto devastante perché, a fronte di scarsi guadagni, si sarebbe dovuto versare agli autori solo il 3% di quella magra cifra.
Ma il Congresso ha deciso diversamente e ancora non si capisce il perché. La mente occulta dietro l'operazione, la famigerata Riaa che ha steso al tappeto giudiziario Napster e vari suoi cloni, ha avuto partita vinta ma qui, a differenza dei casi di peer-to-peer citati, la violazione del loro copyright è molto più effimera. Nel senso che le radio trasmettono i brani con la tecnica dello "streaming" che li fa sentire in diretta ma - tranne che per hacker esperti - impedisce di salvare i file e risentirli a piacimento come avveniva con i vari siti di scambio di mp3. Anzi, sostengono in molti, proprio come nelle radio normali il passaggio su quelle online è solo pubblicità gratuita per gli artisti: uno sente il brano, gli piace e lo compra, a volte proprio seguendo i link ai negozi online che i siti a rischio di estinzione largamente forniscono.
Le major però non ci vogliono credere e sbandierano con terrore i numeri della minaccia: 77 milioni sarebbero gli americani che, almeno una volta, si sarebbero sintonizzati a una "web radio". Troppi per essere lasciati in pace.
Palestina
Nella già difficile vita quotidiana all’interno dei Territori palestinesi, Internet rappresenta per migliaia di persone l’unico contatto con “l’esterno”. Ma da ieri si è ‘spenta’ anche la possibilità di collegamenti telematici per gli utenti della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Lo ha reso noto ‘Palnet’, il principale server palestinesi, costretto a cessare la fornitura dei suoi servizi in seguito all’irruzione dell’esercito israeliano nei locali della società a Ramallah. “I soldati hanno arrestato sei impiegati senza fornire alcuna spiegazione” ha dichiarato a un’agenzia internazionale un manager della compagnia, Samir Sabri. In queste condizioni Palnet non è più in grado di offrire i suoi servizi a circa 10 mila abbonati, all’esterno di Gerusalemme. Tra i numerosi clienti della società, vi sono anche scuole e università, che ora rimarranno senza uno strumento ormai essenziale in ogni settore professionale, ma soprattutto in ambito scolastico e accademico. Senza contare, in aggiunta, gli utenti ‘domestici’, che utilizzano la rete per comunicare tra loro vista le difficoltà di spostamento nei territori autonomi palestinesi. Palnet, secondo quanto dichiarato da Sabri, avrebbe lanciato un appello per chiedendo aiuto a organizzazioni internazionali e al consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme. (EB)
Aggiornamento ore 11.00
Palestina
Gli Usa, chiarisce il segretario di Stato Colin Powel, vorrebbero vedere un cambio di leadership per l'Autorità nazionale palestinese, ma sono disponibili all'ipotesi di una carica simbolica per Yasser Arafat: una presidenza onoraria con la creazione di un primo ministro con poteri effettivi.
In giornata Powell incontrerà a New York i rappresentanti del Quartetto, oltre agli Usa, Ue, Russia e Onu, per discutere un piano d'azione per far ripartire il negoziato israeliano-palestinese prima delle elezioni per l'Anp di inizio 2003. Il piano d'azione statunitense consiste in programmi di assistenza umanitaria ed economica ai palestinesi, ma non diretti all'Autorità Nazionale Palestinese, ritenuta corrotta dall'amministrazione Bush. Gli Stati Uniti già elargiscono 142 milioni di dollari ogni anno, tramite le Nazioni Unite e la Croce Rossa, ma nell'aprile scorso, Powell ha promesso un aiuto addizionale di 30 milioni.
Il presidente egiziano Hosny Mubarak ha dato il suo appoggio a un piano del ministro della difesa israeliano Binyamin Ben Eliezer che prevede un progressivo ritorno alla normalita' nella striscia di Gaza in cambio della cessazione della lotta armata in questo territorio. Ne da' notizia oggi il quotidiano israeliano 'Yedioth Ahronoth' secondo il quale il piano e' stato illustrato da Ben Eliezer a Mubarak nel corso del colloquio che essi hanno avuto ieri ad Alessandria. Se avra' successo a Gaza il piano, riferisce il giornale, potra' essere esteso anche alla Cisgiordania. L'Egitto avrebbe promesso di appoggiare il piano cercando di esercitare la sua influenza per persuadere i palestinesi a cessare gli attacchi contro obiettivi israeliani nell' area. E' anche per questo motivo che il capo dell' intelligence egiziano Omar Suliman giungera' in Israele e nei Territori palestinesi gia' nel prossimo futuro. (ANSA). XRH
Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato a Jenin una palestinese che accusano stesse preparando un attacco suicida. L'esercito dello Stato ebraico prosegue nelle attivita' di prevenzione contro nuovi attentati: nella notte sono stati fermati 7 palestinesi nel nord della Cisgiordania e altri 4 a Ain Arik, vicino Ramallah. Il ministro della Difesa israeliano Nenjamin Ben Eliezer ha riferito che i servizi di sicurezza ritengono vi siano "12 kamikaze pronti ad attaccare citta' israeliane". (AGI) Sar 160950 LUG 02
Al Qarara - Striscia di Gaza - Palestina
un'altra notte sotto coprifuoco. i soldati sono li' a qualche centinaio di metri, dove sull'asfalto sfavillante sfrecciano i pick-up dei coloni. gli occhi arretrano fino alla sabbia dove sono seduto... palme abbattute, campi divelti, case abbattute, un asino depresso, una donna che tiene al guinzaglio una capra, i bimbi che giocano a palla nella sabbia... finche' dalla jeep bianca una voce annuncia il coprifuoco. mi viene il vomito nonostante questo tramonto. mi viene il vomito nonostante questo cielo. abbiamo dormito nei sacchi a pelo sotto un mezzo tetto di lamiere sacchi e palme. lontani colpi di cannone e smitragliate. i figli del asem, che ci ospita si svegliano nel sonno. non gli riesce neanche di sognare, sognare una terra e la liberta'. la liberta' di essere palestinese, la liberta' di poter giocare a palla... anche i sogni li hanno estirpato. i bimbi piangono. sognano il mare di gaza. sognano l'acqua del mare che scompare e i pesci che muoiono. le donne ricurve fanno il pane. al-jazeera e cnn non parlano di medio oriente, come se fosse pace... e invece in qualche posto qui vicino qualcuno ha sparato, i carri armati hanno cingolato, i bulldozer hanno lavorato. mi viene il vomito. i bimbi scalzi ci spiano e sorridono. la notte e' passata, sempre uguale, sempre calda, sempre amara.
buonastrada. fabio
Paraguay Il Paraguay come l'Argentina. Continuano in tutto il paese le proteste di piazza contro il governo. Dopo un giorno di durissimi scontri tra manifestanti e polizia il presidente paraguaiano Luis Gonzalez Macchi ha preso la decisione di dichiarare lo stato di emergenza. Ora il parlamento ha 48 ore di tempo per ratificare la decisione. Negli scontri di ieri tra manifestanti e forze dell'ordine sono rimaste uccise due persone e si contano almeno 17 feriti. I manifestanti chiedono le dimissioni di Macchi mentre la crisi la economica si fa sempre più pesante. Macchi e il suo governo dal canto loro non credono a manifestazioni spontanee. A manovrare nell'ombra ci sarebbe il generale Oviedo, vecchio rivale di Macchi, accusato di complotto e omicidio, probabilmente rifugiato in Brasile. Cercando di contenere i manifestanti la polizia ha intanto preso questa mattina posizione davanti al palazzo del parlamento, nel pieno centro di Asuncion. Poco distanti, sono ormai centinaia i cittadini che chiedono a gran voce le dimissioni del presidente Macchi. I manifestanti avanzano e cantano slogan contro il governo e il presidente. Durissima la reazione degli agenti che hanno sparato lacrimogeni contro la folla e fatto fuoco con pallottole di plastica. Ma le proteste divampano in tutto il paese e non si limitano alla capitale. Questa notte, a Ciudad del Este, gli scontri più duri. Due I morti, un uomo di 50 anni e un ragazzino di 11. centinaia gli arrestati dalla polizia. Con la dichiarazione dello stato di emergenza, Macchi e il suo governo, già in grave difficoltà per la pesante crisi economica che attanaglia il paese, autorizzano la polizia a presidiare le strade sospendendo alcuni diritti civili. Lo stato di emergenza proibisce le manifestazioni di piazza e autorizza la polizia a effettuare arresti senza mandato. La proclamazione dello stato di emergenza ha preso di sorpresa stampa e opposizione paraguaiane.Molti ritengono la misura eccessiva e ingiustificata. Il governo, secondo molti, avrebbe scelto una linea troppo pesante e repressiva. Un esperto costituzionale, José Ayala, critica la decisione di Macchi. Non aveva il diritto di proclamare lo stato di emergenza "perché - dice - non c'è alcun pericolo imminente per il regime costituzionale". Il governo e Macchi, invece, negano che le proteste di piazza siano spontanee e derivino dalla rabbia della gente messa alle strette dalla crisi economica e dal sensibile deprezzamento della moneta locale, il guaranì, in caduta libera rispetto al dollaro. Per il governo la piazza è fomentata nell'ombra da Lino Oviedo, un ex capo dell'esercito paraguaiano che ora dovrebbe vivere in esilio in Brasile. Oviedo è accusato dalle autorità paraguaiane di aver organizzato l'assassino del vicepresidente Luis Maria Argana nel marzo del 1999, accusa che Oviedo ha sempre respinto.
Nigeria Hanno accettato di porre fine all'assedio le circa 150 donne nigeriane che si erano barricate all'interno di una fabbrica della Chevron-Texaco, chiedendo lavoro per i propri figli. Una decisione giunta quando la compagnia petrolifera ha acconsentito di assumere 25 giovani nigeriani, costruire scuole, provvedere ai sistemi di elettricità e agli acquedotti. "E' fatta - ha commentato la leader della protesta, Anunu Uwawah - staremo qui ancora oggi ma una volta firmato il documento ce ne andremo". L'assedio di Escravos, nel sudest della Nigeria, durava ormai da otto giorni. All'interno della struttura erano bloccati circa 700 dipendenti, tra cui americani inglesi e canadesi. Gesti di protesta non sono nuovi da parte delle popolazioni locali, che assistono al un progressivo dissesto ambientale del Delta del Niger, in cui hanno posto le basi numerose compagnie petrolifere occidentali, e tuttavia trovano difficoltà ad esser assunti in queste aziende
Aggiornamento ore
Cina I portali internet accettano la censura cinese
(Fonte: Punto Informatico)
Pechino - I grandi portali rivolti al pubblico cinese, e tra questi anche la versione cinese di Yahoo!, stanno rapidamente adeguandosi alle nuove direttive del regime di Pechino, che intende sbarazzarsi di qualsiasi contenuto internet pericoloso per la propria stabilità che sia facilmente accessibile agli utenti internet in Cina.
Dato che nel paese da anni la censura sull'uso delle nuove tecnologie ha seguito passo passo la veloce espansione dell'accesso, quanto deciso ora dal governo va letto probabilmente nel quadro della crescente pressione sulle strutture di controllo data da questo continuo aumento degli utenti internet.
A quanto pare Yahoo! e gli altri hanno dovuto firmare di propria sponte un documento in cui annunciano l'intenzione di rimuovere dalla rete, per quanto in loro potere, qualsiasi documento o contenuto che possa, nell'ordine: minacciare l'unità nazionale, spingere all'odio etnico o alla discriminazione, turbare l'unità, divulgare segreti di stato, rappresentare oscenità o superstizione e via dicendo.
Ruanda AL TRIBUNALE DI ARUSHA E' TERMINATO L'ATTO D’ACCUSA SUL RUOLO DEI ‘MASS MEDIA’ NEL GENOCIDIO DEL 1994 (fonte: Misna)
16.07.02 - E’ terminata ieri la prima parte del processo sui ‘mass-media’ del Rwanda, che si sta celebrando davanti al Tribunale internazionale di Arusha (Tanzania). La pubblica accusa, che sta cercando di ricostruire il ruolo degli organi di informazione ruandesi nella fase di “incubazione” del massacro che 8 anni fa in provocò tra 500 e 800 mila morti, ha chiamato ieri a deporre l’ultimo di 47 testimoni. Nel filone dell’inchiesta dedicata a stabilire se e come i mezzi di comunicazione incitarono alla carneficina, tra ha deposto anche Jean Pierre Chrétien, direttore del Centro Nazionale delle ricerche scientifiche in Francia e coautore del volume “I media del genocidio”. L’esperto ha ricostruito il ruolo svolto dalla “Radio televisione libera delle mille colline” (Rtlm), nel procedimento che vede alla sbarra i due fondatori dell’emittente, Ferdinand Nahimana e Jean Bosco Barayagwiza, e il direttore e proprietario Hassan Ngeze. Chrétien ha detto ai giudici che le trasmissioni di Rtlm erano finalizzate alla creazione di un’atmosfera di terrore e panico diffuso, nel tentativo di unire il gruppo etcnico hutu nella lotta contro “il nemico” tutsi. Attraverso la documentazione sonora, Chrétien ha ricostruito davanti alla Corte il comportamento tendenzioso di Rtlm, che “trasmise informazioni false, distorse notizie e banalizzò le violenze in corso”. Terminata l’esposizione delle tesi accusatorie, il processo è stato aggiornato a settembre, quando prenderà la parola la difesa.
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