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L’Iraq si è detto pronto a consentire il rientro degli ispettori delle Nazioni Unite senza condizioni, ma gli Stati Uniti hanno reagito sfoggiando scetticismo. Il presidente iracheno Saddam Hussein ha scritto al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, affermando che Baghdad accetterà il ritorno degli ispettori dell’Onu “senza condizioni” e “immediatamente”.

gRor ore 9.30

apre macedonio

dal mondo

PALESTINA

Nuova incursione nella Striscia di Gaza da parte dell'esercito israeliano che stamane ha arrestato 23 palestinesi e distrutto alcune piccole fabbriche. Secondo le forze armate israeliane gli arrestati sono 'sospettati di attività ostili contro Israele e dovranno essere interrogati'. Le fonderie si trovavano in tre edifici nella localita' di Khan Younis. I tanks israeliani, circa una trentina, sono penetrati alle prime luci dell'alba nella Striscia di Gaza e hanno distrutto, oltre ai cinque laboratori, anche l'abitazione del padre di un ragazzo sospettato di appartenere ad Hamas, ricercato dalla polizia. Rigettando le accuse, uno dei proprietari delle officine ha assicurato che il suo laboratorio non aveva "nulla a che fare con il terrorimo" ed era invece adibito alla costruzione di porte blindate e letti per ospedali.

IRAQ

L’Iraq si è detto pronto a consentire il rientro degli ispettori delle Nazioni Unite senza condizioni, ma gli Stati Uniti hanno reagito sfoggiando scetticismo. Il presidente iracheno Saddam Hussein ha scritto al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, affermando che Baghdad accetterà il ritorno degli ispettori dell’Onu “senza condizioni” e “immediatamente”. La decisione dell'Iraq di consentire il ritorno degli ispettori e' motivata dalla volonta' di rimuovere tutti i dubbi sul fatto che ancora possieda armi di distruzione di massa. L'indicazione e' contenuta nella lettera del governo iracheno consegnata al segretario generale dell'Onu Kofi Annan. La decisione e' basata -viene scritto- sul desiderio di completare l'attuazione di importanti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Saddam Hussein, presidente iracheno, scrive a Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, che Baghdad accetta il ritorno degli ispettori dell'Onu senza condizioni e immediatamente. Nel dare l'annuncio ufficiale, Annan indica che cominceranno subito i contatti sulla modalita' del ritorno degli ispettori. Hans Blix, il loro capo, che l'Iraq giudica 'persona non grata, si mettera' immediatamente al lavoro. Il si' dell'Iraq al ritorno degli ispettori e' motivato, e' scritto nella lettera del governo ad Annan, dalla volonta' di rimuovere tutti i dubbi sul fatto che Baghdad ancora possieda armi di distruzione di massa. La decisione e' basata -e' ancora scritto- sul desiderio di completare l'attuazione di importanti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Ma la Casa Bianca, nella prima reazione ufficiale, e' scettica sulla disponibilita' dell'Iraq a riammettere gli ispettori dell'Onu. Gli Usa si dicono, comunque, pronti a lavorare con le Nazioni Unite per il disarmo iracheno. Il direttore delle comunicazioni alla Casa Bianca, Dan Bartlett, aggiunge: Abbiamo detto chiaramente che non intendiamo negoziare con l'Iraq. Lavoreremo con il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per valutare il modo piu' efficace di raggiungere il nostro obiettivo. Per Bartlett, l'offerta irachena e' una mossa tattica, tesa a dare false speranze alla comunita' internazionale che, stavolta, Saddam Hussein fa sul serio. Sfortunatamente, l'esperienza di oltre un decennio mostra che potete fare davvero poco affidamento su quel che dice e quel che fa. La svolta, o almeno quella che pare una svolta, nel braccio di ferro tra l'Onu e l'Iraq, e' arrivata nel tardo pomeriggio di New York, quando il ministro degli Esteri iracheno, Naji Sabri, ha consegnato al segretario generale una lettera del governo iracheno, presente il segretario generale della Lega araba, Amr Moussa . Ma l'attesa di novita' era intensa, al Palazzo di Vetro, dove s'era diffusa la voce di un passo di Baghdad, alimentata dagli stessi Sabri e Moussa. Il colpo di scena del si' dell'Iraq agli ispettori, ancora da valutare nel suo impatto, e' venuto poco piu' di cento ore dopo il discorso del presidente americano George W. Bush all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Bush aveva posto Saddam di fronte a un'alternativa: rispettare le risoluzioni dell'Onu, violate a 16 riprese, o pagarne le conseguenze. E' dal 1998, da circa quattro anni, che gli ispettori internazionali non hanno piu' accesso alle installazioni irachene. Subito dopo il discorso di Bush, Annan aveva espresso la sua convinzione che il discorso del presidente avesse galvanizzato la comunita' internazionale. Dai contatti e dalle reazioni che ne erano subito scaturiti, era emerso che alcuni Paesi arabi influenti, come Arabia saudita, Egitto, Giordania, premevano sull'Iraq perche' consentisse il ritorno degli ispettori, a favore del quale era anche la Lega araba. Oltre che a Washington e nelle altre capitali, il gesto di Saddam dovra' ora essere valutato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Stephane Dujarricha, portavoce dell'organizzazione, ha detto che Annan consegnera' la missiva al rappresentante della Bulgaria, presidente di turno. Non e' ancora noto quali saranno i tempi e le modalita' di valutazione collegiale del passo iracheno. - Il vice premier iracheno, Tareq Aziz, ha confermato stamane l'apertura di Baghdad al ritorno degli ispettori dell'Onu senza condizioni, cosi come annunciato da Saddam in una lettera al segretario generale delle nazioni Unite, Kofi Annan. Aziz h intervenuto stamane in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla rete televisiva al Jazeera. Il vice premier iracheno, ha precisato, che una aggressione contro l'Iraq da parte degli Stati Uniti, insieme alla Gran Bretagna, sarebbe ingiustificata. L'Iraq, ha aggiunto Aziz, si comporta in modo onesto e aperto con gli Stati Uniti e la decisione di riammettere gli ispettori non h una tattica. Il programma di sviluppo di armamenti di massa h stato completamente smantellato, ha assicurato inoltre. Le acuse di Bush sono quindi una barzelletta, giustificata solo dalla volonta` di Washington di controllare il greggio della Penisola araba. Se l'America riuscisse a portare a termine questo progetto, ha precisato, gli interessi di Europa e America Latina sarebbero minacciati. Gli Stati Uniti e i sionisti vogliono tracciare una nuova mappa del Medio Oriente.

ARGENTINA

La questione del debito estero dell'Argentina potrebbe presto finire di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja. Il governo di Buenos Aires,che ha già sospeso i pagamenti nei confronti dei privati e sembra intenzionato a fare lo stesso anche verso gli organismi internazionali di credito, potrebbe diventare un caso esemplare davanti i giudici dell'Aja. La proposta di sottoporre al giudizio del tribunale internazionale la legittimità stessa della cancellazione del debito del Paese latino-americano arriva da un gruppo internazionale di legali. Eric Toussant, leader del Comitato per l'annullamento del debito estero del Terzo Mondo, ha spiegato che molte Nazioni si ritrovano a pagare un debito che hanno già esaurito ma che, a causa di interessi altissimi, continua incredibilmente a crescere. Secondo fonti ufficiali, mentre nel 1982 l'intero continente sudamericano era indebitato per 333 miliardi di dollari, attualmente - dopo aver pagato 1.400 miliardi di dollari tra capitali ed interessi - si trova a dovere ancora ai creditori altri 800 miliardi di dollari. Dopo aver rimborsato circa cinque volte il debito originale, quindi, il continente deve corrispondere ancora il triplo di quanto doveva vent'anni fa. Un meccanismo che schiaccia da anni numerose economie nazionali e a cui il tribunale internazionale potrebbe mettere fine una volta per tutte. Stando a quanto dichiarato Atilio Alterini, docente della Facoltà di diritto dell'Università statale di Buenos Aires (Uba) e uno dei promotori dell'iniziativa, il parere della Corte "sarebbe vincolante nei confronti del Fondo monetario internazionale (Fmi) e degli altri organismi mondiali. Il caso argentino sarebbe esemplificativo di una tendenza che si ripropone per moltissimi Stati in America Latina ma anche in altre zone del mondo. In un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano argentino 'Clarin', Toussant ha fatto sapere che ci sono già precedenti giuridici di debiti annullati o non rimborsati. Come nel diciannovesimo secolo, quando gli Stati Uniti non pagarono la Spagna dopo aver strappato Cuba a Madrid, e negli Anni Trenta, quando diversi Paesi non fecero fronte ai loro impegni in tal senso.

gror170902 (last edited 2008-06-26 09:56:39 by anonymous)