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== GR ORE 13.00 ==

'''11 settembre'''

E' iniziato, fra severe misure di sicurezza, ad Amburgo, il processo a carico di Mounir el Motassadeq, 28 anni, di nazionalità marocchina, ritenuto un terrorista di Al Qaeda e sospettato di aver preso parte all'organizzazione degli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. E' il primo processo al mondo contro un presunto complice dei piloti kamikaze entrati in azione un anno fa a New York e Washington. Motassadeq è accusato di appartenenza a un'organizzazione terroristica e di complicità nell'assassinio di almeno 3.116 persone.
Secondo gli inquirenti, faceva parte della cellula integralista islamica basata a Amburgo e a capo della quale c'era Mohammed Atta, uno dei piloti che era alla guida degli aerei schiantatisi contro le Torri Gemelle a New York. Motassadeq, studente in ingegneria elettronica, era stato arrestato lo scorso novembre a Amburgo, la città dove viveva e studiava. Secondo l'accusa, ha appoggiato in particolare Atta e Marwan Al Shehhi, l'altro pilota suicida alla guida dell'aereo che colpì la seconda torre gemella.
A carico di Miotasseq, come nel caso di Moussaiu, l'altro detenuto negli stati uniti in attesa del processo a giungno, solo prove indiziarie. Tutto l'impianto dell'accusa si basa infatti sulle ricostruzioni delle amicizie dei presunti attentari, individuati attraverso l'elenco passeggeri risultante alle compagnie. A titolo di cronaca, va ricordato come l'identità di uno dei dirottatori fosse stata certificata dal miracoloso ritrovamento di una carta di identità, perfettamente intatta, tra le macerie delle torri. Pure, in una america che oggi più che mai ha bisogno di colpeveli, il risultato del processo sembra scontato.


'''Palestina'''

'''PALESTINA'''

Israele ritiene di aver identificato l'organizzatore del massacro di Karkur in cui sono rimaste uccise 14 persone fra cui uno o due kamikaze palestinesi. Si tratta - secondo il quotidiano Yediot Ahronot - di Yiad Sawalha, comandante militare della Jihad islamica nella zona di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale. L'attentato ha provocato 16 vittime fra i passeggeri dell'autobus. Sono morti anche i due attentatori suicidi che, con modalità insolita, hanno agito in coppia.
Secondo la polizia israeliana, a bordo della jeep che si è accostata all'autobus, facendosi saltare in aria e provocando una tremenda palla di fuoco, c'erano almeno cento chili di esplosivo.
E israele si appresta cogliere l'occasione per rendere più dure el misure repressive nei confronti della popolazione. Secondo autorità militari israeliane che hanno voluto mantenere l'anonimato, dopo l'attacco di ieri al bus in Israele verranno infatti rafforzate le misure di coprifuoco imposte dall'esercito nelle località occupate in Cisgiordania.
Anche la sorveglianza ai punti di traffico sarà intensificata, e verranno ristrette le concessioni di passaggio agli aiuti umanitari.


aprono paoletta e macedonio a tarda sera del dì precedente, abbiate ammirazione

gRor delle 9.30

DAL MONDO

PALESTINA

Israele ritiene di aver identificato l'organizzatore del massacro di Karkur in cui sono rimaste uccise 14 persone fra cui uno o due kamikaze palestinesi. Si tratta - secondo il quotidiano Yediot Ahronot - di Yiad Sawalha, comandante militare della Jihad islamica nella zona di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale. L'attentato ha provocato 16 vittime fra i passeggeri dell'autobus. Sono morti anche i due attentatori suicidi che, con modalità insolita, hanno agito in coppia. Secondo la polizia israeliana, a bordo della jeep che si è accostata all'autobus, facendosi saltare in aria e provocando una tremenda palla di fuoco, c'erano almeno cento chili di esplosivo. E israele si appresta cogliere l'occasione per rendere più dure el misure repressive nei confronti della popolazione. Secondo autorità militari israeliane che hanno voluto mantenere l'anonimato, dopo l'attacco di ieri al bus in Israele verranno infatti rafforzate le misure di coprifuoco imposte dall'esercito nelle località occupate in Cisgiordania. Anche la sorveglianza ai punti di traffico sarà intensificata, e verranno ristrette le concessioni di passaggio agli aiuti umanitari.

INDIA

La tensione fra India e Pakistan continua a destare preoccupazione nella comunità internazionale ma il governo britannico, che pure rappresenta l’ex potenza coloniale della regione, non sembra curarsene affatto. Come spiegare altrimenti il fatto che, secondo rivelazioni fatte ieri dal quotidiano ‘The Guardian’, il primo ministro Tony Blair, incontrando recentemente il proprio omologo indiano Atal Behari Vajpayee, abbia tentato in ogni modo di convincerlo a comprare aerei da combattimento ‘made in U.K’? Contatti per l’eventuale fornitura erano stati avviati da tempo ma colpisce che Londra abbia deciso di premere sull’acceleratore proprio in un momento così delicato per gli equilibri regionali. Si tratta di uno stock oscillante fra i 40 e i 60 jet, con annesso contratto relativo all’addestramento dei piloti e alla fornitura di pezzi di ricambio. Prima dell’estate sempre ‘The Guardian’ aveva svelato altri altarini del governo Blair che all’inizio dell’anno, nella fase più calda della disputa di confine tra Islamabad e New Delhi, mentre il ministro degli esteri Jack Straw era ufficialmente impegnato a smorzare i toni del confronto tra le due potenze nucleari, aveva tranquillamente autorizzato 39 contratti di fornitura di materiale bellico a favore dell’India e 4 a favore del Pakistan. A quanto pare, ora la storia si ripete.

11 settembre

Le premier procès au monde d'un complice présumé des kamikazes du 11 septembre 2001 aux Etats-Unis s'ouvre, mardi 22 octobre au matin, devant la justice allemande à Hambourg (nord), sous haute surveillance policière.

A partir de 9 heures locales, le Marocain Mounir El Motassadeq devra répondre de "complicité de meurtre" pour avoir collaboré avec trois des kamikazes qu'il a fréquentés à Hambourg, base arrière des attentats meurtriers du World Trade Center.

El Motassadeq, arrêté en novembre 2001, est le premier à comparaître devant un tribunal pour les attaques-suicides du 11 septembre. Un Français d'origine marocaine, Zacarias Moussaoui, détenu aux Etats-Unis, doit comparaître à partir du 30 juin 2003 devant une juridiction d'Alexandria, en Virginie (est des Etats-Unis).

D'après l'enquête, El Motassadeq a partagé un appartement avec Mohammed Atta, considéré comme le leader des 19 kamikazes. Il aurait eu une procuration sur un compte bancaire au nom de l'Emirati Marwan Al-Shehhi, un autre kamikaze de Hambourg, qui servait à financer les activités de la cellule, dont les cours de pilotage en Floride (sud-est des Etats-Unis). Pour le procureur général du Parquet fédéral Kay Nehm, le Marocain était un "rouage essentiel" du groupe qui a commencé à considérer l'organisation d'une attaque aérienne aux Etats-Unis à partir d'octobre 1999. Le Parquet général fédéral allemand accuse également le prévenu, père de deux enfants et âgé de 28 ans, d'appartenance à une organisation terroriste.

"La cellule de Hambourg faisait partie d'un réseau international de fondamentalistes islamistes prêts à la violence" en liaison avec l'association Al-Qaida, selon le procureur général. El Motassadeq aurait également fréquenté un camp d'entraînement d'Al-Qaida en Afghanistan à la mi-2000, ce qu'il nie. Selon son avocat, le Marocain va clamer son innocence lors du procès dont la durée n'a pas été fixée. Il va "faire des déclarations et démonter les prétendues preuves pesant contre lui", avait indiqué à la mi-octobre Me Hartmut Jacobi.

CILE

Il generale Patricio Rios ha rassegnato le dimissioni da capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare cilena per uno scandalo legato all'occultamento di prove sui desaparecidos sotto la dittatura che ha coinvolto la sua forza armata.

Queste dimissioni, rese note da Vina del Mar dove sono state annunciate dal presidente Ricardo Lagos e dal ministro della Difesa Michelle Bachelet, sono una novità per il Paese sudamericano dove gli alti comandi militari sono per mandato costituzionale "inamovibili". Lagos ha spiegato di aver ricevuto da Rios un pieno mandato per ristrutturare l'Aeronautica e nominare un nuovo Capo di Stato maggiore.

CANADA

La repressione verso i migranti non è un indice culturale solo in Italia, ma diventa semprè più norma in molti paesi occidentali. In Canada, una famiglia algerina sensa permesso di soggiorno che era stata soggetta all'espulsione dall'ufficio di emigrazione del paese si è rifugiata in una chiesa di Montreal, con l'assenso del prete e con l'aiuto di una organizzazione che si occupa di migranti. E' diventato dunque scontro aperto con il governo canadese, poichè il territotrio della chiesa non è soggetto alla legislazione canadese, divenuta sempre più repressiva negli ultimi mesi (basti pensare alla famigerata legge C36). Proprio nel territorio della chiesa il parroco ha accettato di far eleggere il proprio domicilio alla famiglia algerina. La famiglia aveva presentato domanda all'ufficio immigrazione chiedendo il diritto d'asilo (a loro dovuto vista lòa situazione di guerra che vive l'Algeria) e in seconda istanza era stato chiesto il soggiorno per motivi umanitari, o quanto meno il rinvio della deportazione date le condizioni di gravidanza della donna, incinta di 14 settimane. Il loro caso verrà discusso questa settimana, ma le mobilitazioni a loro favore sono gia in programma da diversi giorni.

BELGIO

Continuano le mobilitazioni in belgio in difesa del bosco di Lappesfort, nei pressi di Bruges. Il bosco è stato <occupato> nell'agosto del 2001, per difenderlo dalle speculazioni edilizie che gravavano su di esso. Nel corso di quest'ultimo anno, molte sono state le azioni giudiziarie intraprese, per consentire lo scempio edilizio, fino allo sgombero avvenuto lo scorso 14 ottobre, dopo minacce e intimidazioni che avevano reso che avevao reso impossibile qualsiasi azione di compromesso. domenica,una grossa manifestazione di oltre 1000 persone ( la piu' grande avvenuta a Bruges negli ultimi anni) ha confermato la volontà della popolazione e degli occupanti a far si che il bosco continui a vivere. in settimana sono previste altRe mobilitazioni, sopratutto di informazione, per continuare la lotta.

Svizzera

E le mobilitazioni continuano anche in Svizzera, dopo lo sgombero all'alba di venerdì del centro socilae il Molino. Un presidio è convocato per oggi alle 15:00 davanti al palazzo governativo a bellinzona per denunciare il gesto irresponsabile delle autorità che hanno ordinato lo sgombero del molino.

300 persone venerdì dopo lo sgombero in piazza più di 1000 sabato per la manif 200 domenica all´assemblea popolare e 150 stasera per il presidio malgrado il freddo e la pioggia Una mobiltazione dunque che continua a crescere. Ma gli sgomberi dei centri sociali continuano anche in Italia: stamane lo sgombero dello stabile occupato a rovereto (TN)

Questa mattina alle 7.30 sono iniziate le procedure di sgombero dello stabile ex-collodo in Via Parteli a Rovereto.

PAESI BASHI

il quotiano basco gara denuncia l'aumento di incidenti sul lavoro nei paesi baschi e in navarra. il dato è agghiacciante: nei prima nove mesi di questo anno sono in 109 ad aver perso la vita sul luogo di lavoro per precarie condizioni di sicurezza, in percentuale l'aumento rispetto l'anno precedente è del 21%. il dato è confermato anche dall'Istituto Navarrino di Salute sul lavoro che denuncia fermamente la mancanza di una ferreo controllo in merito ad una esistente legislazione preventiva. Ad essere colpiti sono particolarmente i ceti meno ambienti, i lavoratori salariati con contratti a medio o breve tempo, rivela l'istituto.

ITALIA

Milano

Esplosione questa notte a Milano, dove un rudimentale ordigno è stato piazzato, intorno all'1.30 del mattino, nel popolare quartiere di quarto oggiaro. L'esplosione non ha causato feriti. Nello scoppio sono state danneggiate nove auto, parcheggiate vicino, e alcune lettighe. Per l'esplosione, nessuna rivendicazione. Secondo gli artificieri, la bomba sarebbe di fabbricazione slava.

DDL Cirami

Ed oggi, il legittimo sospetto arriva all'esame della Corte Costituzionale. La Consulta si riunisce, per la prima volta, per affrontare la questione sollevata dalla Cassazione nell'ambito dei processi Imi-Sir /Lodo Mondadori e Sme. La sentenza è attesa per novembre.

I quindici giudici dovranno decidere se il Parlamento, varando il nuovo codice di procedura penale, tradì la legge delega 81 del 1987. Al punto 17 dell’articolo 2, infatti, il governo aveva previsto tra i motivi di rimessione ad altra sede del processo la “legittima suspicione”, ma le Camere, nell’articolo 45 del codice, lo precisarono meglio, ancorandolo a “gravi situazioni locali tali da turbare lo svolgimento del processo”.

Per la difesa questa è una restrizione, “una scelta palesemente arbitraria”, di quanto previsto dalla legge delega e dunque una violazione dell’articolo 76 della Costituzione. Ipotesi “non manifestamente infondata” per la Cassazione che ha girato la questione alla Consulta.

Il quesito è fondamentale per il destino del processo Previti. Le maglie dell’attuale articolo 45 sono troppo strette per le accuse di parzialità sollevate da Previti e dagli altri imputati contro il Tribunale di Milano. Un concetto più generico potrebbe ottenere quello che la Cassazione in prima istanza non ha concesso: la sospensione e il trasferimento a Brescia (o a Perugia che sia).

Ma la Corte Costituzionale forse non farà in tempo a rispondere a quel quesito. In genere ci vogliono almeno venti giorni: i giudici alternano una settimana di discussione e una di sentenze. Troppo tardi per riuscire a pronunciarsi prima che la legge Cirami termini il suo iter accelerato in Parlamento ed entri immediatamente in vigore, come previsto espressamente nel suo testo. In tal caso la questione cadrebbe per “ius superveniens”.

Tuttavia i giudici, che oggi si limiteranno ad ascoltare le parti, potrebbero cominciare a discuterne sotto la supervisione del presidente uscente Cesare Ruperto, che resta in carica almeno fino ai primi di dicembre.

appunti e traduzioni da fare domattina

Euskal Herria -

«Es vergonzoso lo que defendeis»

Llegaron escoltados por la Ertzaintza en medio de una salva de silbidos, ocuparon parte de la calle previamente cerrada al paso de los peatones «sospechosos», gritaron «Vascongadas es España» «separatistas, terroristas» y «unidad nacional», consignas que no pudieron silenciar las demandas de independencia con las que respondieron los varios centenares de personas a los que la Policía autonómica confinó y contra los que cargó. La actuación policial se saldó con cuatro detenidos y varios heridos. «Es vergonzoso lo que defendeis»

Agentes de la Ertzaintza equipados con material antidisturbios en los accesos a la Plaza Elíptica, retenciones e identificaciones de «sospechosos», cordones policiales impidiendo el paso a un centenar de personas en medio de la Gran Vía, a la altura del número 38, y el control sobre los grupos que paseaban por la plaza y las aceras que la circundan precedieron la llegada de los miembros del Frente Español. «¿Quién se supone que va a venir?», preguntó una señora en las inmediaciones del Hotel Carlton ante el fuerte despliegue policial y la abundancia de cámaras de televisión y reporteros gráficos. «Los de la falange», le respondió otra. Y con cara de incredulidad y un expresivo «qué me dices» se alejó del lugar minutos antes de que un ertzaina instara a dejar libre la entrada a la calle Ercilla porque «van a desembarcar».

Sobre las 13.30, media hora después de la convocatoria oficial, autorizada por Lakua, apareció el primero de los seis autobuses de ultraderechistas llegados a Euskal Herria, custodiados por varias dotaciones de beltzas. Al grito de «España», «unidad nacional» y saludos fascistas, los falangistas, muchos encapuchados, fueron descendiendo de los autobuses y ocupando la calle Ercilla, de la que los beltzas quisieron desalojar a las pocas personas que superaron el cordón policial, tras el que se estaban varios centenares de antifascistas.

Ataviados con cazadoras oscuras y sudaderas con capucha, brazaletes con la bandera española, gafas oscuras y bragas para ocultar la cara, los falangistas desplegaron una gran bandera española, agitaron enseñas rojigualdas y banderas con el arrano beltza e iniciaron su acto de «presentación» del Frente Español.

Fueron constantes gritos como «España una y no 51», «No nos engañan, Vascongadas es España», «ETA asesina, democracia culpable», «ETA dispara, Arzalluz apunta», «A la kale borroka, patada en la boca», «Euskal presoak, cámara de gas», «Todos a una contra Batasuna», «Curas vascos ya no os quiere ni dios» e «ikurriña no, española sí». Todos ellos fueron respondidos desde las filas antifascistas con gritos como «Euskal Herria aurrera», «faxistak kanpora» y demandas de independencia. El acto fascista provocó el enfado de no pocos transeúntes y uno de ellos no dudó al afirmar que «Hitler ha vuelto».

Contundente también fue una pareja de ancianos que conminó a los falangistas a abandonar Euskal Herria. «Iros a España», dijeron. «Ya estamos en España», respondieron. El cruce dialéctico fue interrumpido por un agente policial que «invitó» a la pareja a que se fuera del lugar. «Es vergonzoso lo que defen- déis», espetó a la Ertzaintza.

Los representantes de Falange Vasca-Frente Español continuaban con sus discursos de exaltación de «la unidad nacional», mensajes de que «sabemos quiénes son» y anuncios de que «vamos a venir millones».

Sobre las 14.10, dieron por terminado el acto para «defender el honor de España y la verdad, que sólo es una» y subieron a los autobuses con cortes de manga e insultos a los antifascistas. La provocación siguió desde los autobuses antes de que abandonaran el lugar tal y como llegaron, es decir, entre silbidos y acompañados por los beltzas. Cuando los autobuses enfilaban la calle Iparragirre, la Ertzaintza cargó contra los concentrados en la Plaza Elíptica, carga que se repitió en la Gran Via y en Elkano. «Están locos», subrayaron dos señoras dirigiéndose a los policías.

Poco después, llegaban varias ambulancias que trasladaron a los heridos. Uno de ellos tenía «dibujada» en el estómago la pelota de goma que le alcanzó y agujereó su camiseta. «Han estado provocando desde los autobuses y se han debido lanzar algunas piedras. La carga ha venido después», relató.

La actuación policial se saldó con cuatro detenidos, a los que Interior acusa de «desórdenes públicos». -

LA SITUACIÓN EN EL PAÍS VASCO Otegi reitera su rechazo al plan de Ibarretxe aunque “ofrece diálogo”

El portavoz de Socialistas Abertzales se ha reunido tres horas con el ‘lehendakari’.—El líder de IU-EB cree que el proyecto del Gobierno vasco “impulsará la convivencia”

AGENCIAS | Vitoria El portavoz de Socialistas Abertzales (antigua Batasuna) en el Parlamento Vasco, Arnaldo Otegi, ha descartado hoy, tras reunirse con el lehendakari, Juan José Ibarretxe, la posibilidad de “llegar a acuerdos” ante la propuesta del Gobierno del País Vasco de convertir Euskadi en un estado libre asociado a España. No obstante, ha manifestado que “está abierta la puerta del diálogo”.

Tras la reunión, Otegi se ha mostrado contrario a la idea lanzada por el lehendakari porque es “electoralista y disgregadora, ya que no satisface ni a unionistas ni a independentistas”, y porque, además de “no dar respuesta al conflicto que vivimos”, también “busca escrupulosamente el respeto de la legalidad española”.

A esta reunión también ha acudido el representante de Batasuna en el País Vasco Francés, Xabier Larralde, dentro de la ronda de contactos que está manteniendo el lehendakari con agentes sociales y políticos para explicar su plan.

El portavoz de la ilegalizada Batasuna ha recordado que Ibarretxe había roto las relaciones con la izquierda abertzale desde el pasado mes de diciembre, cuando hablaron para desbloquear los presupuestos vascos. Asimismo, ha planteado la necesidad de “fijar las reglas del juego para un escenario democrático en el que estén todos los sectores políticos”.

Madrazo: El proyecto “impulsará la convivencia”

Horas antes, por la mañana, el lehendakari se reunió con el coordinador general de IU-EB, Javier Madrazo. Madrazo constató “coincidencias y diferencias” entre la vía federalista “históricamente” defendida por su coalición y la propuesta del presidente vasco. A la vez, ha subrayado la “enorme potencialidad” del proyecto de Ibarrexte “para impulsar la convivencia y evitar el choque de trenes en Euskadi”.

El líder de IU-EB ha calificado el plan de “positivo, apasionante e importante” de cara a “resolver el conflicto vasco”.

Con estas citas, Ibarrexte ha entrado en la tercera semana de contactos para debatir su propuesta, que prevé finalizar con PNV y EA el próximo 23 de octubre. El secretario general del PSE, Patxi López, piensa acudir a la cita para decir no al plan, mientras que el PP ya ha anunciado que no asistirá.

GR ORE 13.00

11 settembre

E' iniziato, fra severe misure di sicurezza, ad Amburgo, il processo a carico di Mounir el Motassadeq, 28 anni, di nazionalità marocchina, ritenuto un terrorista di Al Qaeda e sospettato di aver preso parte all'organizzazione degli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. E' il primo processo al mondo contro un presunto complice dei piloti kamikaze entrati in azione un anno fa a New York e Washington. Motassadeq è accusato di appartenenza a un'organizzazione terroristica e di complicità nell'assassinio di almeno 3.116 persone. Secondo gli inquirenti, faceva parte della cellula integralista islamica basata a Amburgo e a capo della quale c'era Mohammed Atta, uno dei piloti che era alla guida degli aerei schiantatisi contro le Torri Gemelle a New York. Motassadeq, studente in ingegneria elettronica, era stato arrestato lo scorso novembre a Amburgo, la città dove viveva e studiava. Secondo l'accusa, ha appoggiato in particolare Atta e Marwan Al Shehhi, l'altro pilota suicida alla guida dell'aereo che colpì la seconda torre gemella. A carico di Miotasseq, come nel caso di Moussaiu, l'altro detenuto negli stati uniti in attesa del processo a giungno, solo prove indiziarie. Tutto l'impianto dell'accusa si basa infatti sulle ricostruzioni delle amicizie dei presunti attentari, individuati attraverso l'elenco passeggeri risultante alle compagnie. A titolo di cronaca, va ricordato come l'identità di uno dei dirottatori fosse stata certificata dal miracoloso ritrovamento di una carta di identità, perfettamente intatta, tra le macerie delle torri. Pure, in una america che oggi più che mai ha bisogno di colpeveli, il risultato del processo sembra scontato.

Palestina

PALESTINA

Israele ritiene di aver identificato l'organizzatore del massacro di Karkur in cui sono rimaste uccise 14 persone fra cui uno o due kamikaze palestinesi. Si tratta - secondo il quotidiano Yediot Ahronot - di Yiad Sawalha, comandante militare della Jihad islamica nella zona di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale. L'attentato ha provocato 16 vittime fra i passeggeri dell'autobus. Sono morti anche i due attentatori suicidi che, con modalità insolita, hanno agito in coppia. Secondo la polizia israeliana, a bordo della jeep che si è accostata all'autobus, facendosi saltare in aria e provocando una tremenda palla di fuoco, c'erano almeno cento chili di esplosivo. E israele si appresta cogliere l'occasione per rendere più dure el misure repressive nei confronti della popolazione. Secondo autorità militari israeliane che hanno voluto mantenere l'anonimato, dopo l'attacco di ieri al bus in Israele verranno infatti rafforzate le misure di coprifuoco imposte dall'esercito nelle località occupate in Cisgiordania. Anche la sorveglianza ai punti di traffico sarà intensificata, e verranno ristrette le concessioni di passaggio agli aiuti umanitari.

gror221002 (last edited 2008-06-26 09:48:54 by anonymous)