Ore 9.30

Iraq

E a fare fronte al conseguente blocco della produzione di petrolio irachena, a un degrado significativo del sistema di 2produzione e distribuzione dell'energia elettrica, a sollevamenti civili e 900mila rifugiati. Sono queste le emergenze che, secondo quando rende noto il Times di Londra, citando una serie di documenti riservati e destinati alla sola circolazione interna, sono allo studio al Palazzo di Vetro.

Kofi Annan ha dato l'ordine di preparare i piani per affrontare la crisi umanitaria che si aprirebbe in Iraq in caso di guerra .Il suo vice, il canadese Louis Frechette, presiede riunioni convocate a intervalli regolari per preparare la risposta alla crisi. L'Agenzia alimentare mondiale, da Roma, ha iniziato a preparare scorte di cibo per un mese. E il mese scorso, in una riunione che si e' tenuta a Ginevra si e' deciso di chiedere a oltre dieci Paesi donatori 37 milioni di dollari in piu' per fare fronte alla crisi. L'Agenzia per i rifugiati ha accantonato beni da destinare a 250mila rifugiati, trasportabili in Iraq nel giro di 72 ore. E tende e coperte solo per 100mila persone. Si stima che sarebbero necessarie 12 settimane e 60 milioni di dollari per inviare il minimo necessario a tutti i profughi della nuova guerra. L'Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, ha iniziato a inviare pacchi sia in Iraq, 550mila, che in quattro paesi vicini.Le Nazioni Unite prevedono inoltre di non poter inviare il loro personale nel sud prima di un mese dopo l'inizio della guerra, per la resistenza delle popolazioni sciite a un intervento umanitario. Le diverse agenzie delle Nazioni Unite impegnate in Iraq si stanno preparando a lasciare il Paese.

Nel caso di un effettivo nuovo intervento militare contro l'Iraq, la Germania questa volta non dara' alcun contributo economico alla spedizione. Lo sottolinea il ministro delle Finanze tedesco, Hans Eichel, in un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano 'Bild': "E' assolutamente chiaro che noi non contribuiremo con alcun sostegno finanziario a una guerra contro l'Iraq". Eichel aggiunge che un conflitto comporterebbe pesanti costi aggiuntivi per le misure di sicurezza, e potrebbe avere inoltre un piu' generale impatto negativo sulla crescita economica, specialmente se vi sara' una peraltro prevedibile impennata nei prezzi del petrolio.

Nel '91 la Germania, impossibilitata a inviare truppe all'estero a causa delle restrizioni imposte dalla Costituzione forzatamente pacifista varata dopo la II Guerra Mondiale, aveva partecipato all'operazione 'Tempesta nel Deserto' contro Saddam Hussein elargendo un contributo in denaro nell'ordine di circa 5 milairdi e mezzo di dollari di allora.

WTO

I 144 paesi membri dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) hanno espresso amarezza dopo il fallimento di un accordo - bloccato dagli Stati Uniti - su un sistema per favorire l'acquisto, da parte dei paesi poveri, di medicine contro malattie contagiose, come l'Aids, a prezzi ridotti. Secondo Washington non c'era possibilità di aderire a un compromesso, perchè il testo proposto era "troppo flessibile", e avrebbe permesso - hanno detto i delegati americani - di ignorare il brevetto farmaceutico nel trattamento di un vasto numero di malattie non contagiose (tra cui diabete e asma)."Tutti noi volevamo un accordo - ha detto il presidente del Consiglio generale, l'ambasciatore canadese Sergio Marchi - e siamo tutti delusi".

Venezuela

Il ministro della difesa venezuelano Josuis Prieto ha annunciato senza mezzi termini sabato notte che la decisione, ingiunta ai lavoratori del settore petrolifero di sospendere lo sciopero da parte del Tribunale Supremo del Venezuela (Tsj) va rispettata. Prieto ha anche detto che far applicare il provvedimento precisando che chiunque non dovesse attenersi alle disposizione del Tsj andrà incontro alle sanzioni previste dalla legge. Il ministro ha sottolineato che la sfida dei lavoratori della Petroleos de Venezuela (Pdvsa) innanzitutto e soprattutto una sfida all'autorità del governo. Il presidente Hugo Chavez ha intanto assistito sabato sera nel porto di Maracaibo all'attracco della petroliera 'Pilin Leon', appartenente alla Pdvsa, tornata in porto dopo essere stata sottratta dall'esercito all'equipaggio in sciopero. Sempre Chavez, nella sua consueta trasmissione radiofonica domenicale 'Alpresidente!', ha detto che il suo governo sta riprendendo il controllo dell'industria petrolifera, precisando che il presidente della Pdvsa, sta firmando in queste ore i licenziamenti che hanno aderito allo sciopero. Chavez ha anche parlato di una telefonata ricevuta poco prima dal presidente eletto del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva che gli ha trasmesso la sua solidarietà Intanto, l'opposizione, riunita nel Coordinamento democratico, non si dar vinta e ha annunciato che dopo il 25 dicembre sarà rganizzata una marcia verso il Palazzo presidenziale di Miraflores.

Italia

Lunga notta di votazioni alla Camera dei deputati che ha approvato quattro articoli della legge Finanziaria, invocando la presenza al dibattito del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Nel tentativo di approvare la legge di Bilancio prima di Natale per evitare il ricorso all'esercizio provvisorio a partire dal 1 gennaio, i deputati di maggioranza dell'Udc hanno ritirato tutti i loro emendamenti e hanno annunciato voto favorevole ma "tappandosi il naso". L'aula ha quindi approvato gli articoli 2, 3, 5 e 7, dando il sì definitivo del Parlamento alla riduzione dell'Irpef, al blocco dell'aumento delle addizionali Irpef ed Irpeg, alla riduzione dell'Irap. E' inoltro passato l'articolo che stabilisce i termini del condono, cioè la "definizione automatica per gli anni pregressi" che riguarda tutte le imposte concernenti dichiarazioni fino al 31 ottobre 2002.

Le votazioni riprendono in mattinata, probabilmente con la presenza del ministro Tremonti, che era stato richiesto a gran voce sia da esponenti della maggioranza sia dai rappresentanti dell'opposizione.L'opposizione, in particolare aveva chiesto di sospedere l'esame dell'articolo 7 (i condoni) in attesa dell'arrivo di Tremonti.

ORE 13.00

ITALIA

La Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha messo a punto e poi licenziato il provvedimento definito indultino. La proposta presentata inizialmente dai parlamentari Pisapia (rifondaz Comunista) e Buemi (Sdi), ha subito in Commissione numerosi emendamenti e adesso porta la firma anche di Fanfani (margherita). In realtà più che un vero indulto: ossia riduzione della durata della condanna è un provvedimento che attiene ai benefici carcerari, in quanto prevede intanto la buona condotta tenuta durante la detenzione, poi bisogna aver scontato almeno un quarto della condanna, e infine non viene applicato a chi è stato condannato per reati quali: terrorismo, mafia, spaccio di stupefacenti, traffico di persone; in pratica sono esclusi i condannati per reati associativi ed anche i cosiddetti delinquenti abituali. Inoltre viene revocato a chi commette un reato entro cinque anni. La legge avrà i suoi effetti nel tempo e quindi il numero degli eventuali beneficiari si realizzerà mano a mano che i condannati avranno scontato un quarto della loro pena. Secondo una valutazione dello stesso Enrico Buemi che pare un po troppo ottimista - dovrebbe interessare circa 10.000 persone detenute. Verso la metà di Gennaio questa proposta di legge dovrebbe andare alle camere per la votazione (prima alla Camera dei Deputati poi al Senato). Secondo Anna Finocchiaro dei DS su questo provvedimento incombe il rischio di essere dichiarato incostituzionale per la sua somiglianza con l'indulto del quale aggirerebbe il vincolo dei 2/3 dei parlamentari necessari per l'approvazione. Rispetto al percorso legislativo dell'indulto vero e proprio, anch'esso verrà messo in discussione nelle aule parlamentari entro Gennaio, ma la maggioranza dei 2/3 non esiste sulla carta allo stato attuale delle dichiarazioni dei vari partiti.

Quest'anno si chiude così con un bilancio negativo per quanto riguarda l'universo carcerario. Se da una parte il sistema politico non ha accettato le richieste avanzate dalla protesta dei detenuti che dal settembre scorso ha visto la mobilitazione di gran parte delle carceri italiane, dall'altra il Parlamento ha approvato una legge che rende permanente l'applicazione del 41-bis, il cosiddetto carcere duro estendendolo a numerose altre fasce di detenuti. In particolare oltre chi è stato condannato per reati legati alla mafia, verrà applicato anche a chi viene condannato per il cosiddetto terrorismo ed altri reati. Le restrizioni che il 41-bis impone rispetto alla già scarsa vivibilità nel carcere, rendono assai difficile la stessa sopravvivenza per chi è colpito da tale sanzione. Il 41-bis prevede una condizioine di detenzione che le associazioni che si occupano di diritti umani hanno più volte denunciato come disumane e vietate dagli stessi organismi come Amnesty International e Human Right. Eppure il Parlamento italiano l'ha approvato con maggioranza SCHIACCIANTE.