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manifestazioni

In Spagna i manifestanti pacifisti hanno preso di mira le sedi del Partido Popular del premier Aznar: a Cadice la facciata della sede del partito è stata verniciata di rosso, a Cordoba i consiglieri provinciali di Izquierda Unida sono stati espulsi dall'aula perchè chiamavono i colleghi del PP "asasinos". In tutta la Spagna i net-attivisti hanno attaccato il sito della CNN paralizzandolo. Manifestazioni spontanee in tutte le province.

A Giakarta, capitale dell'Indonesia, diverse migliaia di persone si sono riunite davanti all'ambasciata USA difesa da un grande dispiegamento di polizia. In Malaysia, altro paese musulmano, una decina di migliaia di manifestanti hanno partecipato a una 'corsa della pace' al girdo di 'Distruggete l'America'. In un disocrso alla nazione il vice Primo ministro Abdullah Badawi aveva ammonito che molti musulmani avrebbero visto nella guerra a Saddam una guerra contro l'Islam. Nel Bangladesh la protesta si e' tradotta in uno sciopero generale di mezza giornata, proclamato da partiti e movimenti musulmani, con dimostrazioni in citta' e villaggi con slogan antiamericani e la bandiera a stelle e strisce data alle fiamme. Anche in India mobilitazione contro la guerra: a Nuova Delhi almeno 5.000 tra uomini e donne sono sfilati in corteo fino all'ambasciata: molti brandivano bottiglie riempite con sangue e benzina, urlando: "Volete petrolio e sangue, prendetevi questo e lasciate in pace gli iracheni".

Ad Hanoi, in Vietnam, una dimostrazione di natura insolita per il paese, in quanto all'apparenza del tutto spontanea: centinaia e centinaia di studenti si sono riuniti di fronte all'ambasciata Usa urlando slogan contro la guerra e paragonando l'attacco all'Iraq all'intervento militare ultradecennale degli USA nel Vietnam.

A Seul nella Corea del sud studenti e esponenti religiosi, cristiani e non, sono scesi in piazza protestando contro la guerra e la decisione del governo di inviare truppe ausiliarie, 700 uomini in tutto, nel Golfo per dare una mano nelle retrovie del conflitto. Tra l'altro, i coreani temono che la Casa Bianca, dopo l'Iraq, prenda la Corea del Nord come prossimo bersaglio della sua teoria della guerra preventiva.

cronologia oggi

Archivio registrazioni Video

ArchivioRegistrazioni

U.S.A.

governo americano

presidente GeorgewBush

the Cabinet uyybzcfzesxbole Secretary of Agriculture Ann Veneman

Secretary of Commerce Don Evans

Secretary of Defense DonaldRumsfeld

Secretary of Education Rod Paige

Secretary of Energy Spencer Abraham

Secretary of Health & Human Services Tommy Thompson

Secretary of Homeland Security TomRidge

Secretary of State ColinPowell

Secretary of Transportation Norman Mineta

Secretary of Treasury John Snow

Secretary of Veterans Affairs Anthony Principi

Secretary of Housing & Urban Development Mel Martinez

Secretary of Interior GaleNorton

Attorney General John Ashcroft

Secretary of Labor Elaine Chao

consiglieri del presidente

Consigliere Di Sicurezza Nazionale CondoleezzaRice

ISRAELE

governo israeliano

(inoltre tiene le comunicazioni, l'alloggiamento e la costruzione, gli affari labor e sociali e le cartelle religiose di affari)

  • YosefLapid - Ministro della Giustizia, and Deputy Prime Minister

    EhudOlmert - Ministro dell'industria e del commercio, and Deputy Prime Minister

    SilvanShalom -Ministro degli affari esteri, and Deputy Prime Minister

    BenyaminElon - Ministro del turismo

    TzachiHanegbi - Ministro della pubblica sicurezza

    YisraelKatz - Ministro dell'agricoltura e dello sviluppo rurale

    AvigdorLieberman - Ministro dei trasporti

    LimorLivnat - Ministro della educazione, cultura e sport

    TzipiLivni - Ministero per l'assorbimento degli immigrati

    ShaulMofaz - Ministro delle difesa

    YehuditNaot - Ministro dell'ambiente

    DanNaveh - Ministro della salute

    BenjaminNetanyahu - Ministro della finanza

    JosephParitzky - Ministro delle infrastrutture nazionali Avraham Poraz - Ministro dell'interno Eliezer Sandberg - Ministero delle scienze e tecconologie Gideon Ezra - Minister without Portfolio Uzi Landau - Minister without Portfolio Natan Sharansky - Minister without Portfolio Meir Sheetrit - Minister without Portfolio

= KURDISTAN =

Il ministro degli esteri turco Abdullah Gul ha confermato che la Turchia sta inviando truppe in Nord Iraq, negando che vi sia attualmente, dopo la concessione dello spazio aereo, un conflitto con gli Usa. Gul ha detto che i compiti delle truppe turche saranno solo quelli di assistere e fermare i profughi in territorio iracheno.

Intanto almeno mezzo milione di iracheni della regione curda del Paese sarebbe fuggito dalle citta' per riparare sulle montagne in vista dei una non ancora certa invasione anglo-americana dal nord.

La citta' di Dohuk, non distante dal confine con la Turchia, e' "quasi deserta" e una situazione analoga si sta creando anche a Kirkuk, cuore della regione petrolifera,come ha riferito l'Ufficio Onu per il coordinamento delle attivita' umanitarie in Iraq.

Stando a cifre preliminari, gli sfollati nella regione settentrionale curda sono tra i 350mila e i 400mila -mezzo milione secondo la Croce rossa internazionale- e i flussi sono in aumento. Secondo l'agenzia Onu per i rifugiati il novanta per cento degli sfollati ha trovato accoglienza da parenti e non ha bisogno di assistenza immediata. "Ma le autorita' e il personale Onu locale si stanno adoperando per fare fronte alle esigenze immediate di quanti non sono riusciti a trovare accoglienza".

Per contro, secondo la Sky Tv, sono circa 10 mila i militari turchi che si apprestano a passare il confine con l'Iraq anche se ieri il segretario di stato americano Colin Powell aveva intimato Ankara a non inviare le sue truppe. Gli Stati Uniti avevano espresso un fermo no alla presenza militare turca nell'Iraq del Nord, ma il governo di Ankara aveva in condizionato la concessione effettiva dello spazio aereo turco agli aerei americani (autorizzata ieri dal Parlamento turco) ad un via libera di Washington. I turchi vogliono creare una fascia di sicurezza oltre il confine di 25 chilometri, gli americani vogliono concederla per soli 11 chilometri. .

La situazione comunque viene ancora di più complicata da altri elementi, infatti durante la notte, l'area controllata dal gruppo curdo islamico Ansar Al Islam, accusato di avere legami con Al Qaeda, a ridosso del confine con l'Iran, è stata bombardata sia da aerei americani che colpita da missili sparati da imbarcazioni statunitensi nel Golfo. A seguito dell'attacco, i guerriglieri di Ansar si sono ritirati dai villaggi che occupavano verso le pendici di una montagna. Il gruppo avrebbe subito considerevoli perdite, stando a fonti curde dell'Unione patriottica, che amministra l'area circostante e che ha partecipato all'attacco. L'Unione patriottica infatti è stata oggetto in passato di numerose sortite militari da parte di Ansar, che dispone di un migliaio di guerriglieri

ARGOMENTO:TRUPPE TURCHE IN NORD DELL'IRAQ E PROFUGHI FONTE: ARABMONITOR (WWW.ARABMONITOR.INFO) INDYMEDIA ITALIA (WWW.ITALY.INDYMEDIA.ORG) AGI (WWW.AGENZIAITALIA.IT)


Diffondete urgentemente questo appello, rimandatelo su se scende sul NW, c'è pochissimo tempo!!!!!!!!!


APPELLO CONTRO L'ESPUSLIONE DI CITTADINI IRAQUENI DALL'ITALIA

Si verifica nel nostro paese una grave situazione di illegalità dovuta alla richiesta statunitense di espellere il personale diplomatico irakeno dall'Italia. I provvedimenti sono già partiti benchè la Farnesina dichiari di stare ancora valutando la richiesta. Questi provvedimenti stanno riguardando sia il personale diplomatico che semplici cittadini (ricercatori, borsisti) irakeni. Siamo venuti a conoscenza del fatto che il provvedimento non colpirà solo il personale diplomatico come dichiarato ai media, attraverso la testimonianza diretta di una maestra elementare romana che rischia di non trovare più nella sua classe una bambina irakena di sette anni figlia di un borsista che sta correndo il rischio di essere rimpatriato forzosamente con la sua famiglia. Non riusciamo da ieri ad avere notizie di queste persone. Il provvedimento di espulsione concede tempo fino a domenica mattina per lasciare l' Italia; ignoriamo quante famiglie al momento vivano la stessa situazione e quali potrebbero essere le conseguenze di un loro eventuale rimpatrio in Iraq. Con questo appello si intende esercitare una forte pressione sulla Farnesina e far sentire la nostra voce contro questa assurda situazione. Si invitano tutte le persone dotate di buon senso e buona volontà ad inviare al Ministero degli Esteri (http://www.esteri.it/ - relazioni.pubblico@esteri.it ; unità.crisi@esteri.it ; Piazzale della Farnesina, 1 00194 Roma tel 0636911; 063236244 (fax cgil minist. Esteri) una richiesta perchè cessi immediatamente questa stupida ed ambigua situazione. Chiediamo a tutti coloro che ne hanno la possibilità di diffondere il presente appello attraverso il maggior numero di canali possibili per cercare di fermare queste espulsioni illegali ed immotivate, nonchè per informare i cittadini italiani che vengono tenuti all'oscuro di questa situazione dalle autorità. Continueremo a cercare di avere notizie di questa famiglia per chiedere la loro autorizzazione a diffondere i nomi, per esercitare in maniera più concreta pressini sul Ministero degli Esteri italiano, unico Ministero europeo a non aver respinto l'assurda richiesta del governo U.S.A. di espellere cittadini irakeni, chiaro atto di belligeranza da parte del nostro governo.

Valerio e Irene Roma, 22/03/2003

mani mondo

KURDISTAN Si sono svolte oggi in tutto il Kurdistan le celebrazioni del Newroz, il capodanno curdo. Nonostante le autorita' turche abbiano esitato fino alla fine per concedere l'autorizzazione, le celebrazioni hanno visto centinaia di migliaia di persone scendere in piazza in tutto il Kurdistan, pur se limitatamente nel tempo e nello spazio secondo le concessioni locali, mentre a Bingol e Siirt non si e' potuto festeggiare. Quest'anno l'atmosfera e' stata ancora piu' tesa degli anni precedenti a causa della guerra in Iraq e per le restrizioni poste in atto nei confronti dei curdi. Durante il Newroz nelle citta' turche a maggioranza curda di Diyarbakir, Batman e Nusaybin il sorvolo dei caccia F-16 e' stato molto frequente. La scorsa settimana il partito filocurdo Hadep (Partito della democrazia del popolo) era stato posto fuori legge e nei giorni scorsi alcuni villaggi curdi erano stati nuovamente evacuati: nel frangente si e' registrato un aumento degli arresti e fermi per i militanti del Dehap, che hanno organizzato le celebrazioni. Gli osservatori internazionali italiani e tedeschi (sono presenti anche francesi, spagnoli, norvegesi, svizzeri) hanno dovuto affrontare alcune situazioni di evidente intimidazione e limitazione degli spostamenti: otto componenti della delegazione italiana a Nusaybin sono stati fermati ieri per futili motivi dall'esercito per circa 5 ore; una parte della delegazione tedesca a Kiziltepe e' stata relegata in albergo, come e' stato anche alcuni italiani a Bingol. Questi ultimi hanno iniziato lo sciopero della fame e chiedono di poter tornare a Diyarbakir. Altri italiani, invece, non sono potuti arrivare ad Hakkari. Al momento della perquisizione prima della celebrazione a Nusaybin, le bandiere della pace e uno striscione contro la guerra sono stati sequestrati dalla polizia turca. (AGI) Red

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IRAQ: TERZO GIORNO DI PROTESTE CONTRO LA GUERRA IN ASIA (AGI/REUTERS) - Singapore, 22 mar. - Proseguono le manifestazioni di protesta contro la guerra all'Iraq in Asia: per il terzo giorno consecutivo dalla Bangladesh alla Corea del sud cortei e comizi hanno visto le gente scendere in piazza a migliaia per denunciare l'America e il suo presidente. Le proteste piu' accese sono state quelle nei paesi musulmani.

  • A Giakarta, capitale dell'Indonesia, diverse migliaia di persone si sono riunite davanti all'ambasciata USA, difesa da un grande dispiegamento di polizia, prima di sfilare per le vie della citta'. In Malaysia, altro paese musulmano, una decina di migliaia di manifestanti hanno partecipato a una 'corsa della pace' nel Kelantan al girdo di 'Distruggete l'America'. Per timore di gravi disordini le autorita' avevano proibito un'analoga dimostrazione nella capitale, Kuala Lumpur. In un disocrso alla nazione in vice Primo ministro Abdullah Badawi aveva ammonito che molti musulmani avrebbero visto nella guerra a Saddam una guerra contro l'Islam. Nel Bangladesh la protesta si e' tradotta in uno sciopero generale di mezza giornata, proclamato da partiti e movimenti musulmani, con dimostrazioni in citta' e villaggi con slogan antiamericani e la bandiera a stelle e strisce data alle fiamme. Anche in India mobilitazione contro la guerra: a Nuova Delhi almeno 5.000 tra uomini e donne sono sfilati in corteo fino all'ambasciata: molti bradivano bottiglie riempite con sangue e benzina, urlando: "Volete petrolio e sangue, prendetevi questo e lasciate in pace gli iracheni". (AGI) Mag segue

IRAQ: TERZO GIORNO DI PROTESTE CONTRO LA GUERRA IN ASIA (2) (AGI/REUTERS) - Singapore, 22 mar. - Ad Hanoi una dimostrazione di natura insolita per il paese, in quanto all'apparenza del tutto spontanea: centinaia e centinaia di studenti si sono riuniti di fronte all'ambasciata Usa urlando slogan contro la guerra e paragonando l'attacco all'Iraq all'intervento militare ultradecennale degli USA nel Vietnam.

  • A Seul nella Corea del sud studenti e esponenti religiosi, cristiani e non, sono scesi in piazza protestando contro la guerra e la decisione del governo di inviare truppe ausiliarie, 700 uomini in tutto, nel Golfo per dare una mano nelle retrovie del conflitto. Tra l'altro, i coreani temono che la Casa Bianca, dopo l'Iraq, prenda la Corea del Nord come prossimo bersaglio della sua teoria della guerra preventiva. Nuove dimostrazioni anche in Nuova Zelanda: a Wellington in migliaia, sfilando al ritmo di trombe e tamburi, molti con il viso e i vestiti macchiati di rosso color sangue, si sono ammassati davanti all'ambasciata Usa, che e' stata investita da una pioggia di rotoli di carta igienica e di fiale di liquido rosso. Proteste con migliaia di partecipanti in diverse citta' australiane: Sydney, Brisbane, Hobart, ecc.. Dimostrazioni anche in Thailandia e Taiwan. Molto dimsotrazioni sono in programma per domenica: la maggiore, a carattere nazionale, a Sydney. (AGI) Mag

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LONDON (Reuters) - Demanding "Blair Out!" and "Bring Our Boys Home!," tens of thousands of anti-war protesters massed in central London to put pressure on British Prime Minister Tony Blair's government over the Iraq conflict. "I think Blair has gone totally against the wishes of the British people," said protester Rick Edwards, out with his eight-year-old daughter for a demonstration that organizers said was quickly swelling to number more than 100,000 people. "I want to stand up and be counted as against this," he added. Police said it was premature to estimate numbers by early afternoon on Saturday, but confirmed the protests were passing off peacefully as they did when more than a million turned out for the UK's biggest ever peace march last month. "Today's will be the biggest ever demonstration against war in British history during wartime," said Carmel Brown, a spokeswoman for the umbrella group Stop the War Coalition. Blair's commitment of 45,000 British troops alongside nearly a quarter of a million American forces for a war without U.N. blessing has divided Britain and put him in the most precarious position of his six-year premiership.

Many Britons have rallied round once the troops went in, and latest polls show support for the war rising to about half from only a third in favor for months before. But there is still militant opposition from some, widespread suspicion of U.S. motives, and a split within Blair's ruling Labour Party.

PROTESTS AROUND THE COUNTRY

"I'm ashamed to be British because of the way they are treating the Islamic world," a British convert to Islam, who gave her name only as Noora, said on the march. "I think it's a war on Islam. The U.S. won't stop at Iraq."

Marshalled by hundreds of policemen, demonstrators including children and many Muslims banged trumpets and blew whistles.

"Bush, Blair, CIA, how many kids can you kill today?" they chanted. Placard slogans ranged from "Why?" and "No War, Blair Out" to "Blair kills kids" and "We Arm Dictators And Bomb Their People."

"This has shown so many people that Blair doesn't want to listen to what they have to say. This isn't just about the war. It's a question of democracy," another protester Jacqui Freeman, 28, said near the banks of the River Thames.

Despite the deadly seriousness of events in Iraq, there was a carnival atmosphere at the UK protest on a clear, sunny day.

Smaller protests took place elsewhere around Britain.

Several thousand gathered outside the Fairford air base in western England where American B-52 bombers have been taking off en route to attacks on Baghdad, witnesses said. Hundreds more rallied at the Menwith Hill communications center in the north.

At Blair's parliamentary constituency in Sedgefield, in the north-east, scores of protesters spoofed Blair as a cartoon character jumping through a hoop at Bush's command. "Tony Blair, War Criminal," and "Bring Our Lads Home" read their banners.

Various high-profile political, religious and celebrity figures joined the London march.

"The prime minister has refused to listen to the vast majority of people and declared a war that is illegal, immoral and wrong," said human rights campaigner Bianca Jagger, the Nicaraguan ex-wife of Rolling Stones star Mick Jagger.

LONDRES (AFP) Des foules de dizaines de milliers de manifestants se sont rassemblées partout en Europe samedi, au troisième jour de l'offensive militaire américaine en Irak, pour une journée de protestation contre le conflit qui devrait atteindre des records de mobilisation.

A Londres, plusieurs milliers de personnes ont commencé à défiler dans le centre de la capitale, dans le cadre de la première grande manifestation nationale contre la guerre en Irak depuis le début des hostilités.

_------------------------------------------------_ PARIS (AFP) Plusieurs dizaines de milliers de personnes manifestaient samedi dans les grandes villes françaises pour dire encore non à la guerre en Irak au lendemain d'intenses bombardements sur Bagdad.

A Paris, les manifestants sont partis de la place de la République pour se rendre place de la Nation. Ils sont rassemblés derrière une banderole proclamant "Non à la guerre contre l'Irak justice et paix au Moyen Orient" à l'appel d'une coordination qui réunit une centaine d'associations, partis de gauche et syndicats.

_----------------------------------------------_ AUSTRALIA

NO WAR ON IRAQ, TROOPS OUT NOW! March 22-23 weekend of action SYDNEY: (see below for other areas) GIANT RALLY THIS SUNDAY 23rd MARCH Assemble 12:30pm Belmore Park (next to central station). March via Elizabeth St to the Domain for speakers. Come early as trains will be crowded, bring water and sunscreen.

Peaceful vigils on Wednesday, Thursday and Friday evenings this week at 5pm at Sydney Town Hall

manifesto: Australia-wide demonstrations have shown that THE PEOPLE OF AUSTRALIA WANT PEACE! The Government of Australia is acting undemocratically by dismissing the wishes of the overwhelming majority of Australians who want peace! These same undemocratic forces have signed away parts of our land to the US for uses as military & spy bases. The most serious contribution to war on Iraq by Australia is PINE GAP. The missiles that are due to rain down on Iraqi civilians will be guided there by PINE GAP. dal sito : http://www.anti-bases.org/

_------------------------------------------------_ ARRESTATI NEL MONDO fonte indymedia

San Francisco - approximately 1500 Pittsburgh, PA - 100 Albany, NY - 27 Austin, TX - 50 Maine and New Hampshire - 67 Ithaca, NY - 'a number of people' Charlottesville, VA - 8 Indianapolis, IN - 13 Milwaukee, WI - 2 (and a bunch of tickets) Chicago, IL - approximately 1000

Osaka, Japan - 5 Athens, Greesce - 'a few' Toronto, Canada - 'some' Belfast, Ireland - 'one kid'

RAQ: TRUPPE USA ENTRANO DA GIORDANIA, SECONDO ONG OCCIDENTALE (AGI/EFE-REUTERS) - Amman (Giordania), 22 mar. - Truppe statunitensi avrebbero attraversato la frontiera fra Giordania e Iraq e marcerebbero su Baghdad: lo affermano fonti di una organizzazione non governativa occidentale, che preferiscono non essere identificate, secondo le quali le forze americane stanno anche bloccando l'esodo di profughi in Giordania. Due piste di atterraggio di rilevanza strategica nel deserto iracheno, H2 e H3, vicine alla frontiera fra Iraq e Giordania, sono da ieri nelle mani degli americani, che non hanno voluto precisare come se ne siano impadroniti. Ufficialmente, le autorita' giordane hanno rifiutato ripetutamente l'autorizzazione ad utilizzare il loro spazio aereo ed il loro territorio quale base delle truppe anglo-americane per l'invasione dell'Iraq; tuttavia, erano gia' stati segnalati movimenti di forze speciali statunitensi e britanniche nell'Iraq occidentale, prima che scoppiasse la guerra. (AGI) Gus/ SEGUE

mace (last edited 2008-06-26 09:53:48 by anonymous)