Differences between revisions 3 and 4
Revision 3 as of 2002-10-15 15:55:51
Size: 8523
Editor: anonymous
Comment:
Revision 4 as of 2005-03-14 19:16:56
Size: 8966
Editor: anonymous
Comment:
Deletions are marked like this. Additions are marked like this.
Line 4: Line 4:
(aggiornamento….) (aggiornamento….)
Line 6: Line 6:
E’ della fine dell’anno scorso la proposta della senatrice (leghista?) Rossana Boldi, in collaborazione con l’on. Sonia Viale della Lega Nord, di inasprire le sanzioni penali nei confronti di coloro che, nonostante i divieti, continuino a praticare mutilazioni genitali (infibulazione clitoridectomia o escissione) nei confronti di bambine e giovani donne. E’ in particolare nei comuni della regione toscana che si stanno concentrando le mozioni dei rappresentanti della lega affinché i consigli comunali intensifichino le azioni di monitoraggio del fenomeno ed inaspriscano gli interventi sanzionatori.
Ancora una volta, però, l’intervento in merito alla salute delle donne poggia su due criteri che sono completamente avulsi dall’oggetto del discorso. Come si può leggere direttamente dalle parole dei consiglieri, onorevoli ed opinionisti della Lega, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili assume i contorni di una operazione strumentale in funzione anti immigrazione e sostanzialmente antiislamica. I leghisti parlano infatti esclusivamente di pratiche musulmane. Inoltre ancora una volta l’intervento auspicato poggia sostanzialmente su un inasprimento delle pene per coloro che operano tali operazioni, e poggia sull’assioma, neanche troppo velato, che questi siano esclusivamente extracomunitari (per usare le loro parole).
In particolare i leghisti, come l’on. Piergiorgio Stiffoni, si scagliano contro l’atteggiamento tenuto in materia dalla ex ministro degli Affari Sociali Livia Turco, autrice tra l’altro della precedente legge sulll’immigrazione, che avrebbe affermato: «Sebbene tale modello culturale non possa e non debba essere condiviso e legittimato dal nostro Paese, è necessario tenerne conto per individuare le soluzioni più efficaci per contrastare questo fenomeno». «Misure repressive quali l’espulsione dal nostro Paese dei genitori che sottopongono a pratiche mutilanti, lungi dallo scongiurare il ricorso a tali pratiche, rischierebbero di mettere ulteriormente a repentaglio la salute dei minori (che correrebbero il pericolo di non essere portate presso le strutture sanitarie nemmeno nei casi di complicazioni mediche più gravi, conseguenti all’intervento escissatorio)».
E’ della fine dell’anno scorso la proposta della senatrice (leghista?) Rossana Boldi, in collaborazione con l’on. Sonia Viale della Lega Nord, di inasprire le sanzioni penali nei confronti di coloro che, nonostante i divieti, continuino a praticare mutilazioni genitali (infibulazione clitoridectomia o escissione) nei confronti di bambine e giovani donne. E’ in particolare nei comuni della regione toscana che si stanno concentrando le mozioni dei rappresentanti della lega affinché i consigli comunali intensifichino le azioni di monitoraggio del fenomeno ed inaspriscano gli interventi sanzionatori.
Ancora una volta, però, l’intervento in merito alla salute delle donne poggia su due criteri che sono completamente avulsi dall’oggetto del discorso. Come si può leggere direttamente dalle parole dei consiglieri, onorevoli ed opinionisti della Lega, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili assume i contorni di una operazione strumentale in funzione anti immigrazione e sostanzialmente antiislamica. I leghisti parlano infatti esclusivamente di pratiche musulmane. Inoltre ancora una volta l’intervento auspicato poggia sostanzialmente su un inasprimento delle pene per coloro che operano tali operazioni, e poggia sull’assioma, neanche troppo velato, che questi siano esclusivamente extracomunitari (per usare le loro parole).
In particolare i leghisti, come l’on. Piergiorgio Stiffoni, si scagliano contro l’atteggiamento tenuto in materia dalla ex ministro degli Affari Sociali Livia Turco, autrice tra l’altro della precedente legge sulll’immigrazione, che avrebbe affermato: «Sebbene tale modello culturale non possa e non debba essere condiviso e legittimato dal nostro Paese, è necessario tenerne conto per individuare le soluzioni più efficaci per contrastare questo fenomeno». «Misure repressive quali l’espulsione dal nostro Paese dei genitori che sottopongono a pratiche mutilanti, lungi dallo scongiurare il ricorso a tali pratiche, rischierebbero di mettere ulteriormente a repentaglio la salute dei minori (che correrebbero il pericolo di non essere portate presso le strutture sanitarie nemmeno nei casi di complicazioni mediche più gravi, conseguenti all’intervento escissatorio)».
Line 10: Line 10:
L’intervento dei singoli stati in materia di mutilazioni genitali femminili risponderebbe alla risoluzione n° 48 del Parlamento Europeo che definisce tali mutilazioni come vera e propria violazione dei diritti umani ed invita gli stati membri a : trattare le mutilazioni come un reato contro l’integrità personale, monitorare il fenomeno, riconoscere il rischio di mutilazioni genitali come motivo per concedere il diritto d’asilo o la protezione umanitaria, fare della lotta alle mutilazioni una priorità d’azione nei rapporti tra stati, sostenere le ONG che operano per l’eliminazione di tali pratiche. Tale risoluzione può essere considerata il risultato di un percorso di informazione e di intervento partito negli anni ottanta quando l’ONU creò a Dakar il “Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute delle donne e dei bambini” (IAC) per coordinare le attività delle ONG africane fino ad arrivare alla conferenza di Pechino del 1995. Nel 1997, inoltre, lo IAC ha elaborato la Carta di Addis Abeba, un documento che chiede a tutti i governi africani di adoperarsi per sradicare (o drasticamente ridurre) le mutilazioni genitali femminili entro il 2005. L’intervento dei singoli stati in materia di mutilazioni genitali femminili risponderebbe alla risoluzione n° 48 del Parlamento Europeo che definisce tali mutilazioni come vera e propria violazione dei diritti umani ed invita gli stati membri a : trattare le mutilazioni come un reato contro l’integrità personale, monitorare il fenomeno, riconoscere il rischio di mutilazioni genitali come motivo per concedere il diritto d’asilo o la protezione umanitaria, fare della lotta alle mutilazioni una priorità d’azione nei rapporti tra stati, sostenere le ONG che operano per l’eliminazione di tali pratiche. Tale risoluzione può essere considerata il risultato di un percorso di informazione e di intervento partito negli anni ottanta quando l’ONU creò a Dakar il “Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute delle donne e dei bambini” (IAC) per coordinare le attività delle ONG africane fino ad arrivare alla conferenza di Pechino del 1995. Nel 1997, inoltre, lo IAC ha elaborato la Carta di Addis Abeba, un documento che chiede a tutti i governi africani di adoperarsi per sradicare (o drasticamente ridurre) le mutilazioni genitali femminili entro il 2005.
Line 15: Line 15:
Nella maggior parte dei casi le bambine arrivano alla data dell’infibulazione come ad un momento importante del loro passaggio nel mondo dell’adolescenza e poi in quello delle donne adulte, ma spesso non sanno assolutamente in che cosa consista l’operazione. Fattore ancora più inquietante ma allo stesso tempo significativo è che sono proprio le donne della comunità di cui esse si fidano, prima tra tutte la madre, ad accompagnarle in questo passaggio che poi scoprono doloroso e mutilante. Nella maggior parte dei casi le bambine arrivano alla data dell’infibulazione come ad un momento importante del loro passaggio nel mondo dell’adolescenza e poi in quello delle donne adulte, ma spesso non sanno assolutamente in che cosa consista l’operazione. Fattore ancora più inquietante ma allo stesso tempo significativo è che sono proprio le donne della comunità di cui esse si fidano, prima tra tutte la madre, ad accompagnarle in questo passaggio che poi scoprono doloroso e mutilante.
Line 17: Line 17:
Una intervista dello scorso anno a Giovanna Scassellati, ginecologa ospedaliera e volontaria presso la Casa dei diritti sociali, associazione laica autogestita attenta ai problemi delle donne e degli uomini migranti, può aiutare a comprendere i contorni del fenomeno delle mutilazioni genitali in Italia e quindi i possibili interventi. La Scassellati sottolinea innanzi tutto che negli ultimi anni sono in aumento negli ospedali italiani le richieste di intervento di deinfibulazione, ma a volte anche di infibulazione, richieste alle quali in molti casi i medici italiani non sono in grado di rispondere per la non conoscenza del fenomeno. Ma soprattutto la Scassellati, pone l’accento sulla necessità di realizzare progetti di mediazione culturale, già previsti dalla legge, dove siano le stesse donne migranti a fare da tramite tra la cultura di origine e la situazione italiana, in modo che le trasformazioni avvengano attraverso una scelta consapevole, come già avviene per alcune donne con situazioni economiche e di istruzione più favorevoli, e non attraverso il ricatto dell’espulsione. Come in sostanza afferma la Lega Nord. Una intervista dello scorso anno a Giovanna Scassellati, ginecologa ospedaliera e volontaria presso la Casa dei diritti sociali, associazione laica autogestita attenta ai problemi delle donne e degli uomini migranti, può aiutare a comprendere i contorni del fenomeno delle mutilazioni genitali in Italia e quindi i possibili interventi. La Scassellati sottolinea innanzi tutto che negli ultimi anni sono in aumento negli ospedali italiani le richieste di intervento di deinfibulazione, ma a volte anche di infibulazione, richieste alle quali in molti casi i medici italiani non sono in grado di rispondere per la non conoscenza del fenomeno. Ma soprattutto la Scassellati, pone l’accento sulla necessità di realizzare progetti di mediazione culturale, già previsti dalla legge, dove siano le stesse donne migranti a fare da tramite tra la cultura di origine e la situazione italiana, in modo che le trasformazioni avvengano attraverso una scelta consapevole, come già avviene per alcune donne con situazioni economiche e di istruzione più favorevoli, e non attraverso il ricatto dell’espulsione. Come in sostanza afferma la Lega Nord.
Line 25: Line 25:
Quaderni dell’Aidos (associazione italiana donne per lo sviluppo) Quaderni dell’Aidos (associazione italiana donne per lo sviluppo)
Line 31: Line 31:
   [http://www.andrewsaluk.com online poker] - poker texas holdem empire poker |
[http://www.andrewsaluk.com empire poker] - online poker texas holdem empire poker |
[http://www.andrewsaluk.com poker] - online poker empire poker texas holdem |
[http://www.andrewsaluk.com texas holdem] - empire poker poker texas holdem |

pagina del 15 ottobre Alla lega nord interessa la salute delle donne?

(aggiornamento….)

E’ della fine dell’anno scorso la proposta della senatrice (leghista?) Rossana Boldi, in collaborazione con l’on. Sonia Viale della Lega Nord, di inasprire le sanzioni penali nei confronti di coloro che, nonostante i divieti, continuino a praticare mutilazioni genitali (infibulazione clitoridectomia o escissione) nei confronti di bambine e giovani donne. E’ in particolare nei comuni della regione toscana che si stanno concentrando le mozioni dei rappresentanti della lega affinché i consigli comunali intensifichino le azioni di monitoraggio del fenomeno ed inaspriscano gli interventi sanzionatori. Ancora una volta, però, l’intervento in merito alla salute delle donne poggia su due criteri che sono completamente avulsi dall’oggetto del discorso. Come si può leggere direttamente dalle parole dei consiglieri, onorevoli ed opinionisti della Lega, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili assume i contorni di una operazione strumentale in funzione anti immigrazione e sostanzialmente antiislamica. I leghisti parlano infatti esclusivamente di pratiche musulmane. Inoltre ancora una volta l’intervento auspicato poggia sostanzialmente su un inasprimento delle pene per coloro che operano tali operazioni, e poggia sull’assioma, neanche troppo velato, che questi siano esclusivamente extracomunitari (per usare le loro parole). In particolare i leghisti, come l’on. Piergiorgio Stiffoni, si scagliano contro l’atteggiamento tenuto in materia dalla ex ministro degli Affari Sociali Livia Turco, autrice tra l’altro della precedente legge sulll’immigrazione, che avrebbe affermato: «Sebbene tale modello culturale non possa e non debba essere condiviso e legittimato dal nostro Paese, è necessario tenerne conto per individuare le soluzioni più efficaci per contrastare questo fenomeno». «Misure repressive quali l’espulsione dal nostro Paese dei genitori che sottopongono a pratiche mutilanti, lungi dallo scongiurare il ricorso a tali pratiche, rischierebbero di mettere ulteriormente a repentaglio la salute dei minori (che correrebbero il pericolo di non essere portate presso le strutture sanitarie nemmeno nei casi di complicazioni mediche più gravi, conseguenti all’intervento escissatorio)».

L’intervento dei singoli stati in materia di mutilazioni genitali femminili risponderebbe alla risoluzione n° 48 del Parlamento Europeo che definisce tali mutilazioni come vera e propria violazione dei diritti umani ed invita gli stati membri a : trattare le mutilazioni come un reato contro l’integrità personale, monitorare il fenomeno, riconoscere il rischio di mutilazioni genitali come motivo per concedere il diritto d’asilo o la protezione umanitaria, fare della lotta alle mutilazioni una priorità d’azione nei rapporti tra stati, sostenere le ONG che operano per l’eliminazione di tali pratiche. Tale risoluzione può essere considerata il risultato di un percorso di informazione e di intervento partito negli anni ottanta quando l’ONU creò a Dakar il “Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute delle donne e dei bambini” (IAC) per coordinare le attività delle ONG africane fino ad arrivare alla conferenza di Pechino del 1995. Nel 1997, inoltre, lo IAC ha elaborato la Carta di Addis Abeba, un documento che chiede a tutti i governi africani di adoperarsi per sradicare (o drasticamente ridurre) le mutilazioni genitali femminili entro il 2005.

Per quanto riguarda il fenomeno, sono almeno 135 milioni, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Tali mutilazioni, lo ricordiamo, hanno enormi conseguenze sia fisiche che psicologiche. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto, Yemen Emirati Arabi). Casi di mutilazioni avvengono anche in alcune parti dell'Asia, nelle Americhe e in Europa - compresa l'Italia - all'interno delle comunità di immigrati. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è antecedente all'Islam e la maggior parte dei mussulmani non la usano. Tuttavia nel corso dei secoli questa consuetudine ha acquisito una dimensione religiosa e le popolazioni di fede islamica che la applicano adducono come motivo la religione. Il Corano non parla delle mutilazioni, esistono solo alcuni hadith (detti attribuiti al Profeta) che ne fanno cenno. In uno di essi si racconta che Maometto vedendo praticare una escissione abbia detto alla donna che la praticava: "Quando incidi non esagerare, così facendo il suo viso sarà splendente e il marito sarà estasiato". A conti fatti le mutilazioni genitali vengono praticate anche da cattolici, protestanti, animisti, copti e falasha (ebrei etiopi) nei vari paesi interessati. I motivi che portano a praticare le mutilazioni sessuali possono suddividersi in alcuni gruppi principali. 1)Identità culturale: in alcune società, la mutilazione stabilisce chi fa parte del gruppo sociale e la sua pratica viene mantenuta per salvaguardare l'identità culturale del gruppo.2) Identità sessuale: la mutilazione viene ritenuta necessaria perché una ragazza diventi una donna completa. La rimozione della clitoride e delle piccole labbra - "parte maschile" del corpo della donna - sono indispensabili per esaltare la femminilità, spesso sinonimo di docilità ed obbedienza. 3)Controllo della sessualità: in molte società vi è la convinzione che le mutilazioni riducano il desiderio della donna verso il sesso, riducendo quindi il rischio di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Non si ritiene possibile che una donna non mutilata si mantenga fedele per propria scelta. Nella pratica, le mutilazioni sessuali riducono la sensibilità, ma non il desiderio, che dipende dalla psiche. 4) Credenze sull'igiene, estetica e salute: le ragioni igieniche portano a ritenere che i genitali femminili esterni siano "sporchi". In alcune culture si pensa che i genitali possano continuare a crescere fino ad arrivare a "pendere" tra le gambe, se la clitoride non viene recisa. Alcuni gruppi credono che il contatto della clitoride con il pene di un uomo ne causerebbe la morte; altri che se la clitoride toccasse la testa del neonato, durante il parto, esso morirebbe. Nella maggior parte dei casi le bambine arrivano alla data dell’infibulazione come ad un momento importante del loro passaggio nel mondo dell’adolescenza e poi in quello delle donne adulte, ma spesso non sanno assolutamente in che cosa consista l’operazione. Fattore ancora più inquietante ma allo stesso tempo significativo è che sono proprio le donne della comunità di cui esse si fidano, prima tra tutte la madre, ad accompagnarle in questo passaggio che poi scoprono doloroso e mutilante.

Una intervista dello scorso anno a Giovanna Scassellati, ginecologa ospedaliera e volontaria presso la Casa dei diritti sociali, associazione laica autogestita attenta ai problemi delle donne e degli uomini migranti, può aiutare a comprendere i contorni del fenomeno delle mutilazioni genitali in Italia e quindi i possibili interventi. La Scassellati sottolinea innanzi tutto che negli ultimi anni sono in aumento negli ospedali italiani le richieste di intervento di deinfibulazione, ma a volte anche di infibulazione, richieste alle quali in molti casi i medici italiani non sono in grado di rispondere per la non conoscenza del fenomeno. Ma soprattutto la Scassellati, pone l’accento sulla necessità di realizzare progetti di mediazione culturale, già previsti dalla legge, dove siano le stesse donne migranti a fare da tramite tra la cultura di origine e la situazione italiana, in modo che le trasformazioni avvengano attraverso una scelta consapevole, come già avviene per alcune donne con situazioni economiche e di istruzione più favorevoli, e non attraverso il ricatto dell’espulsione. Come in sostanza afferma la Lega Nord.

Le fonti di questo approfondimento sono: pagina della Lega Nord sul sito della regione Toscana, prov. di Siena Sito web di Amnesty Intrenatinal, sezione italiana, minori Agenzia stampa Dw press Quaderni dell’Aidos (associazione italiana donne per lo sviluppo) La nostra cultura di femministe e lesbiche

[http://www.andrewsaluk.com empire poker] - online poker texas holdem empire poker | [http://www.andrewsaluk.com poker] - online poker empire poker texas holdem | [http://www.andrewsaluk.com texas holdem] - empire poker poker texas holdem |

martedi (last edited 2008-06-26 09:48:42 by anonymous)