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'''BURUNDI''' = Giovedì 4 marzo =
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BUJUMBURA: COPRIFUOCO E TENSIONE NELLA CAPITALE
General General, Standard
palinsesto:
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Da ieri sera è in vigore il coprifuoco notturno (dalle 19 alle 6 del mattino) in tre quartieri periferici a nord di Bujumbura, la capitale del Burundi, dove nella notte sono stati uditi molti spari. Il provvedimento e' stato introdotto a causa degli scontri in corso fuori città tra i due principali gruppi ribelli del Paese africano, le Forze per la difesa della democrazia (Fdd) e le Forze nazionali di liberazione (Fnl). Stando alle autorità amministrative citate i civili in fuga sarebbero oltre trentamila. Ieri è stata riaperta la ‘Strada nazionale 1’, la principale via di collegamento del Burundi, chiusa il giorno precedente a causa degli scontri. L’arrivo del flusso di sfollati fa crescere la tensione in tutta la capitale, dove stanotte alcune persone sono scomparse, probabilmente prelevate al proprio domicilio da uomini armati. Di loro, per ora, non ci sono tracce. Questi episodi alimentano il timore che i combattimenti in atto tra le due formazioni ribelli possano preludere a un nuovo attacco sulla città. Frange delle Fdd avrebbero ricevuto denaro dall’esercito per abbandonare i propri ranghi e ‘rompere’ l’eventuale alleanza con le Fnl: sarebbe questa l’origine della battaglia in atto tra le due formazioni armate. Sul piano politico, intanto, il presidente Domitien Ndayizeye, un hutu, ha rassicurato ieri i vertici dell’esercito, guidato dai tutsi (che rappresentano circa il 14 per cento della popolazione), illustrando i contenuti dei colloqui avuti nei giorni scorsi a Dar es Salaam (Tanzania) con il leader delle Fdd. La trattativa, per ora, non ha portato ad alcun accordo concreto con la ribellione, ma il capo di Stato ha preferito informare l’esercito sul fatto che non cederà alle richieste degli antigovernativi, i quali durante i negoziati hanno chiesto di rappresentare il 40 per cento delle forze armate e di guidare lo Stato maggiore dell’esercito. Ieri è stata anche riaperta ‘Radio Insanganiro’ (che significa ‘Punto di incontro’), un’emittente privata della capitale, colpevole, secondo il governo, di aver dato voce alla ribellione. Resta chiusa, invece, ‘Radio pubblica africana’, altra voce indipendente, di cui il ministro delle comunicazioni Albert Mbonerane ha ordinato la sospensione a tempo indeterminato. Intanto, le altre radio private di Bujumbura, molto seguite dalla popolazione, hanno deciso di mettere fine al ‘boicottaggio’ della copertura mediatica relativa alle attività di governo, adottato per protestare contro la chiusura di ‘Radio Insanganiro’. >> - rs & gr (massimo e URGE SUPPORTO PER MASSIMO SENNO' LA ZANZA DOVRA'
RINUNCIARE A DUETTARE CON GAROGNO NELLO SPAZIO INDYP E NON VUOLE...)
>> - trx musicale???? (...)SE QUESTA RESTA VUOTA ANTICIPIAMO TUTTO DI UNA
MEZZ'ORA??
>> - spazio comunicazione indypendente (Garogno e Zanza)
>>
>> - I spazio approfondimento su questioni ambientali locali: pignataro
>> maggiore (brina e alessandro)

>> - II spazio approfondimento sull'apertura degli sportelli sul reddito
>> (mario e luca t.)

>> - trx america latina (freja e garabombo??)
>> - ...

- 21-22,30 dubology

- 22,30 oldies ;))
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= Rassegna Stampa =
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  '''Italia'''

Finanziaria. Maroni: nessun allarme sui conti pubblici del 2004
dall'indirizzo http://www.ansa.it/rubriche/rassegna/rassegnaoggi.shtml
è possibile vedere e leggere le prime pagine di tutti i quotidiani andando al link della rassegna stampa della camera dei deputati oppure a partire dalle 12 sono disponibili tutti i quotidiani di oggi on-line
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= GR ORE 13.30 =
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"Non c'è nessun allarme sui conti pubblici del prossimo anno". Ad assicurare che il pericolo per la finanza pubblica nel 2004 non è all'ordine del giorno è il ministro del Welfare Roberto Maroni che, al termine del Consiglio dei Ministri,riferisce che il governo ritiene che non si correrà il rischio di avvicinarsi a un rapporto del 3% e che anche di questo si è parlato ieri durante il vertice. "La nostra - ha detto Maroni - è una manovra che serve a tenere basso qusto rapporto, a differenza di quanto fanno Francia e Germania. Non c'è questo rischio".
Secondo indiscrezioni, ieri - nel corso del vertice di maggioranza - il ministro dell'Economia Giulio Tremonti avrebbe sottolineato la situazione piuttosto grave dei nostri conti.
'''Irak'''

Ancora la polizia irachena presa di mira in Irak: stamane sono stati sparati almeno cinque colpi di mortaio contro un commissariato a Mosul, che hanno causato il ferimento di tre persone tra i quali un poliziotto. Secondo fonti locali, i miliziani hanno sparato una raffica di colpi, colpendo il commissariato, la strade adiacente e una moschea vicina, prima di fuggire in auto. La polizia ha circondato l'area per ispezionarla. Le forze di polizia sono accusate di collaborazionismo con le truppe americane.

'''Immigrazione'''

E' scontro aperto in Gran Bretagna tra l'ordine giudiziario e il governo Blair sul nuovo progetto di riforma dell'immigrazione. Il giudice della Camera dei Lords, Lord Woolf, ha criticato il tentativo di bloccare la revisione da parte delle corti britanniche della decisione di esiliare i profughi, definendolo "fondamentalmente in conflitto con la legge". Il giudice ha sottolineato che "l'immigrazione e l'asilo coinvolgono la sfera dei diritti umani" e che "la risposta del governo e della Camera dei lord al coro di critiche alla clausola 11 chiarirà allo stesso tempo se la nostra libertà potrà essere al sicuro nelle loro mani anche con una costituzione non scritta".

'''Haiti'''

La situazione ad Haiti rimane instabile, nonostante la presenza di un migliaio di marines statunitensi e di diversi soldati e poliziotti francesi. Una sparatoria è avvenuta ieri tra i ribelli e le "chimere", i sostenitori armati di Aristide, nella bidonville di La Salines, roccaforte del presidente haitiano destituito. Nella zona non sono stati visti militari stranieri. Secondo Radio Metropole, tre persone sarebbero state uccise durante questi scontri. Quattordici delle quindici nazioni della Comunità dei Caraibi (Caricom) hanno rifutato di mandare una forza di pace ad Haiti, in aperto contrasto con la risposta dei Paesi occidentali alla rivolta contro il presidente Jean-Bertrand Aristide. Il primo ministro giamicano P.J. Patterson ha dichiarato che la Comunità dei Caraibi è rimasta "profondamente delusa" dal coinvolgimento degli "alleati occidentale" nella precipitosa partenza di Aristide. A nome dei quindici Paesi della Caricom, il premier ha sostenuto che l'Onu ha ignorato i suoi appelli ad inviare una forza di pace per ristabilire l'ordine nell'isola caribica. Aristide ha lasciato il Paese domenica, con i ribelli a pochi chilometri di distanza dalla capitale Port-au-Prince dopo una settimana di tumulti. L'ex presidente ha accusato i marines di averlo costretto a fuggire. "Alle circostanze attuali, i leader non prevedono la loro partecipazione alla forza multinazionale di pace autorizzata dalle Nazioni Unite". I Paesi Caricom hanno inoltre richiesto un'inchiesta internazionale indipendente sulla partenza di Aristide.

'''Palestina'''

Il governo israeliano consentirà a una donna palestinese espulsa nella Striscia di Gaza di tornare nella sua casa in Gisgiordania. Lo hanno reso noto fonti militari di Gerusalemme. Intisa Ajouri, di 29 anni, confinata nella Striscia di Gaza nel settembre 2002 per un periodo di due anni, potrà far ritorno in anticipo nella sua abitazione perche' non rappresenta più una minaccia per lo stato ebraico. Intisa e suo fratello Kifah furono i primi di ventisette palestinesi espulsi perche' accusati dall'esercito di aver aiutato un altro loro fratello, Ali, a preparare un attacco suicida. Secondo i militari, la donna aveva cucito esplosivi sulle cinture indossate da due militanti durante un attacco nel luglio 2000. Intisa Ajouri ogni sei mesi aveva il diritto di chiedere la revisione della sua espulsione e un tribunale militare ha stabilito che non rappresenta più una minaccia.

'''Bolivia'''

La Bolivia “non può accettare una sovranità funzionale” su un corridoio che le consenta di accedere all’Oceano Pacifico. Lo ha detto alla stampa Evo Morales, leader dell’opposizione e dei produttori di coca boliviani, in risposta al ministro degli esteri di La Paz, Ignacio Siles, che aveva notato come “la sovranità funzionale” possa essere la soluzione “meno conflittuale” per rispondere alle esigenze boliviane senza, per questo, rischiare di innescare un conflitto con il Cile, Paese che dovrebbe garantire sul suo territorio nazionale un corridoio a La Paz, che nel 1879 ha perso ogni sbocco al mare. Secondo Morales, Siles “tradirebbe il suo popolo” se solo sollecitasse Bolivia e Cile a raggiungere un accordo del genere, il cui scopo principale sarebbe esportare il gas boliviano all’estero per favorire l’ingresso di valuta pregiata con la quale finanziare il forte debito nazionale. Da anni La Paz rivendica uno sbocco sull’Oceano Pacifico, perso nel 1879 in seguito alla sconfitta militare patita nella guerra contro il Cile, sancita nel trattato di pace e d’amicizia del 1904. La Bolivia vuole la sovranità su un lembo di territorio e sulle strutture portuali che permetterebbero al commercio del Paese andino di aprirsi al resto del mondo, ma il Cile è disposto a parlare al massimo del prestito con usufrutto dell’eventuale corridoio concesso.

'''Venezuela'''
La coalizione d’opposizione della ‘Coordinadora democrática’ (Cd), che raccoglie tutte le forze contrarie al presidente della Repubblica Hugo Chávez, è divisa al suo interno sull’utilità e la convenienza di continuare le trattative con il Consiglio nazionale elettorale (Cne) sul processo di verifica delle circa 800mila firme per chiedere la convocazione di un referendum revocatorio del capo dello Stato considerate dubbie, quindi non ammesse. Una parte della Cd è d’accordo sulla necessità di continuare le trattative per concordare con il Cne un periodo più lungo delle 48 ore concesse per portare gli autori delle firme dubbie nei circa 2.700 uffici del Consiglio elettorale dislocati nel Paese così da confrontare i nominativi, i dati, le impronte digitali e gli autografi delle persone con quelle raccolte dalla ‘Coordinadora’. Una posizione, questa, che contrasta sia con il rifiuto iniziale della Cd, espresso lo scorso 25 febbraio, di prevedere un processo di verifica delle firme, sia con la posizione di una metà circa dei componenti la coalizione ‘anti-chavista’, e in particolare con quella espressa dall’ex candidato presidenziale (sconfitto da Chávez nel 1998) Henrique Salas Romer, secondo cui le firme raccolte dall’opposizione “non sono negoziabili”. “Se ci poniamo mollemente e cominciamo a negoziare con diritti che non sono i nostri” ma dei cittadini, “complicheremo le cose” ha detto Romer, ex governatore, tra i più duri oppositori del presidente della Repubblica e potenziale candidato in caso di elezioni presidenziali anticipate. Mentre la Cd decide al suo interno il da farsi, i suoi sostenitori continuano a stazionare nelle strade delle principali città del Paese, a cominciare da Caracas, sebbene non si siano più registrati gravi episodi di violenza, dopo i ripetuti scontri dell’ultima settimana tra manifestanti e polizia, costati la vita ad almeno sei persone e che hanno lasciato sul campo non meno di una cinquantina di feriti. Su 3.086.013 firme depositate presso il Cne dalla Cd lo scorso dicembre, il Consiglio nazionale elettorale ne ha considerate valide ieri solo 1.832.493; quelle considerate dubbie sono più di 800mila. Il capo dello Stato ha fatto sapere che, se la Cd raggiungerà l’accordo con il Cne e i circa 600mila cittadini richiesti si presenteranno negli uffici competenti per fare i controlli di legge sui loro autografi, il referendum sarà senz’altro convocato

'''Magistrati'''
Line 21: Line 59:
Il condono edilizio
"Di condono non si è parlato". Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha affermato che non si è toccato l'argomento e ai giornalisti che gli chiedevano se sarà trattato con un decreto a parte o se sarà introdotto in
Finanziaria, ha risposto: "Venerdì prossimo ci sarà il Consiglio dei ministri per la Finanziaria, vedremo".
Il Comitato direttivo centrale dell'Anm - nel documento appena approvato per acclamazione - ha deliberato di "sospendere lo sciopero proclamato per i giorni 11 e 12 marzo insieme alle iniziative collegate.
Il Cdc, fermo restando lo stato di agitazione, rimane convocato in via permanente per esaminare gli sviluppi della situazione, fissando la prosecuzione dei lavori sulla riforma dell'ordinamento giudiziario non oltre il prossimo 2 aprile".
Il documento del Cdc sottolinea inoltre di essere giunto alla decisione di sospendere l'astensione dal lavoro in quanto "si sono manifestate apprezzabili dichiarazioni di disponibilità, da parte del governo e delle forze politiche di maggioranza, a prendere in considerazione le osservazioni critiche e le proposte formulate dalla magistratura associata".
Line 26: Line 64:
'''LAVORO'''

ROMA - Nel 2003 nelle grandi imprese sono stati persi 21mila posti di lavoro (-1,1%) rispetto al 2002. Lo rende noto l'Istat precisando che il calo complessivo dell'occupazione e' dovuto ad una diminuzione di 24.000 posti nell'industria, cui fa da magro contrappeso un aumento di 3.000 posizioni lavorative nei servizi.
Line 28: Line 69:
 '''LAVORO: NAPOLI, APPELLO AL GOVERNO DEL SINDACO JERVOLINO''' = Spazio Comunicazione Indypendente =
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 Un rinnovato forte appello e' stato rivolto dal sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino al governo e in particolare ai ministri Maroni, Tremonti e Pisanu, nonche' al sottosegretario Letta, per quanto riguarda il reddito minimo di inserimento. Il sindaco -si legge in una nota diramata dal Comune- ha ricordato al governo che, fin dall'8 gennaio, aderendo alle richieste della delegazione Anci era stata promessa dal ministro Maroni l'istituzione di un tavolo di confronto tra governo ed enti locali per discutere il futuro del Rmi. ''Finora -sottolinea il sindaco- malgrado le numerose sollecitazioni, nulla e' stato fatto e nulla risulta essere in programma''. '''Vogliono Priebke libero'''
Line 32: Line 73:
'''LAVORO 2'''
SAN GENNARO DISOCCUPATI IN PIAZZA
by P.D. Friday September 19, 2003 at 11:47 AM
http://italy.indymedia.org/features/roma/#1374
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        UN'ARTICOLO DAL NUOVO.IT SAN GENNARO EI DISOCCUPATI IN PIAZZA PER QUESTO: '''Antifa in piazza'''

06 marzo 04 ore 15

Sabato a SS Apostoli alle 16.30 l'ass. Uomo e Libertà di Giachini, legale di Priebke manifesterà per chiedere la grazia del boia delle Fosse Ardeatine.
Tra i relatori della suddetta manifestazione ci sono gli onorevoli Taormina e Serena.
La Roma democratica e antifascista si vedrà tra piazza San Marco e la scalinata del Campidoglio alle 15 dove ci sarrano i movimenti, l'anpi, la comunità ebraica, rifondazione...
Roma città medaglia d'oro alla Resistenza rifiuta questa gente.
nessuno spazio per fascisti e revisionisti.

'''Rimettiamoci in marcia per Genova'''

http://italy.indymedia.org/archives/display_by_id.php?feature_id=1316

A quasi tre anni dal G8, ci sono novità su tutti i fronti di inchiesta giudiziaria. La Cassazione ha deciso che devono essere giudicati a Genova i 73 poliziotti indicati dall'inchiesta come responsabili delle violenze del luglio 2001: il rinvio a giudizio dovrebbe essere imminente. Le testimonianze inedite di due agenti hanno cambiato il corso dell'indagine su Bolzaneto, che il pm si avviava a chiudere. Nel frattempo, è stata archiviata l'ultima accusa (associazione a delinquere) che pendeva sulle 93 persone massacrate alla scuola Diaz e il 2 marzo ci sarà la prima udienza del processo contro persone che erano andate a manifestare a Genova.
Sono una ventina, alcune con capi di accusa pesanti.
In base a foto e filmati di singoli episodi, 26 persone sono accusate di un reato contestato molto raramente in Italia: devastazione e saccheggio. La pena? tra 8 e 15 anni di carcere.
Si tratta di un’istruttoria "zoppa”, perchè separa la "gestione della piazza” dalle azioni dei cortei. Tutte le denunce e gli esposti su quello che decine di migliaia di persone hanno visto in quei giorni nelle strade di Genova sono state archiviate e dunque, come spiega l'avvocata Laura Tartarini: "Nessuno ha mai indagato- e a questo punto mai indagherà - sulla gestione dell'ordine pubblico”.
A partire dal 4 dicembre 2002, le persone che andranno a processo per le manifestazioni del G8 di Genova hanno subito, invece, ogni genere di misura cautelare. Il caso eclatante è quello di Gimmy, che si è fatto quasi un anno di galera, ma molte arrivano al processo con l'obbligo di firma. Mentre continuano ad arrivare aggiornamenti e novità sulle accuse contro la polizia, si scatenano a Genova dichiarazioni e polemiche. Contro 25 manifestanti si sono costituiti parte civile i ministeri dell'Interno, della Difesa, della Giustizia e la Presidenza del consiglio. L'ultima, inaspettata adesione al fronte dei vendicatori è arrivata dal comune di Genova. Una decisione approvata all'unanimità dalla giunta di centro-sinistra e definita dal sindaco "un atto dovuto", ma che ha causato la spaccatura con Rifondazione comunista e toni amari all'interno del partito stesso: due suoi assessori, Seggi e Taccani, hanno votato si' alla mozione della vergogna. Molti hanno ricordato che neppure la Provincia di Genova, anche se interessata da danneggiamenti, si è costituita parte civile. E che d'altronde lo stesso sindaco di Genova aveva sempre affermato che il vero danno alla città era quello morale. Alla vigilia del processo, il voltafaccia. Nel complesso, è uno scenario che fa temere condanne "esemplari": 26 persone rischiano di diventare il capro espiatorio di un intero movimento. Rimettiamoci in marcia per Genova.

C'E' UN AUDIO DA ROR (1,40 m)

'''un anno dalla morte di dax'''

http://italy.indymedia.org/features/lombardia/#1367

'''processo alle lotte per la casa'''
Si è svolto ieri a Firenze il processo contro 15 tra compagni e compagne del Movimento di Lotta per la Casa per l'occupazione del consiglio comunale avvenuta nel 1995
manda audio

'''tutti fatti di ritalin'''

http://italy.indymedia.org/features/bologna/#1368

'''roma: occupazione in viamanzoni'''

http://italy.indymedia.org/features/roma/#1374

'''il rapporto del pentagono sui cambiamenti climatici'''

http://www.nuovimondimedia.it/sitonew/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=539&mode=thread&order=0&thold=0
Line 39: Line 118:
San Gennaro, disoccupati in piazza Un rapporto segreto censurato dai responsabili della Difesa in Usa e ottenuto dall’Observer mette in guardia: i cambiamenti climatici dei prossimi 20 anni potrebbero portare a una catastrofe mondiale, con milioni di vittime, guerre e disastri. Ci saranno sollevamenti popolari e guerre nucleari; la Gran Bretagna avrà un clima “siberiano” in meno di 20 anni; la minaccia per il mondo è maggiore rispetto al terrorismo.
Un rapporto segreto, censurato dai responsabili della Difesa, negli Stati Uniti, e ottenuto dall’Observer, mette in guardia le città europee avvertendole che presto affonderanno nei mari mentre la Gran Bretagna piomberà in un clima “siberiano” entro il 2020. Conflitti nucleari, siccità di dimensioni spaventose, carestie e sollevamenti popolari si avranno in tutto il mondo.
 
Il documento prevede che il brusco cambiamento climatico potrebbe portare il pianeta sull’orlo dell’anarchia, mentre i paesi ricorreranno alla minaccia nucleare per difendere e garantirsi i rifornimenti di cibo, acqua, energia. Il pericolo per la stabilità mondiale eclisserà il terrorismo, hanno dichiarato i pochi esperti informati sul contenuto del documento.
“Conflitti e distruzioni diventeranno caratteristiche endemiche della vita” concludono gli analisti del Pentagono. “Ancora una volta il warfare contraddistinguerà l’esistenza degli esseri umani”.
 
I fatti umilieranno la politica dell’Amministrazione Bush, che ha ripetutamente negato che anche solo esista un cambiamento climatico. Gli esperti affermano che in questo contesto è sconvolgente che vi sia un Presidente che mette la difesa nazionale come priorità.
 
 Il rapporto è stato commissionato dall’influente consigliere per la Difesa Usa, Andrew Marshall, che ha sempre mantenuto un’enorme influenza sulle scelte militari Usa, per tutte le tre decadi passate. E’ stato l’uomo che ha diretto il totale cambiamento mirato a trasformare completamente, sotto la direzione del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld, l’esercito statunitense.
 
Il cambiamento climatico “dovrebbe andare oltre il dibattito scientifico interno alle preoccupazioni relative alla sicurezza nazionale Usa”, hanno dichiarato gli autori, tra i quali Peter Schwartz, consulente Cia ed ex responsabile delle pianificazioni al Royal Dutch/Shell Group, e Doug Randall, di Global Business Network con sede in California.
Uno scenario catastrofico imminente, collegato al cambiamento climatico “è plausibile e modificherebbe gli obbiettivi della sicurezza nazionale statunitense in modi che dovrebbero essere considerati immediatamente”. Fin dall’anno prossimo inondazioni diffuse causate dall’innalzamento del livello dei mari produrranno cambiamenti radicali per milioni di persone.
 
La scorsa settimana l’Amministrazione Bush è stata messa sotto attacco da un gran numero di rispettati scienziati e ricercatori, che hanno dichiarato che la scienza addomesticata deve seguire l’agenda politica e che l’Amministrazione Bush ha censurato tutti gli studi non allineati. Jeremy Symons, un ex funzionario dell’EPA (Agenzia per la Protezione Ambientale) ha affermato che censurare il documento per 4 mesi è stato un ulteriore esempio del tentativo, da parte della Casa Bianca, di seppellire agli occhi dell’opinione pubblica la minaccia proveniente dal cambiamento climatico.
 
I principali climatologi, comunque, ritengono che il loro verdetto potrebbe dimostrarsi un catalizzatore che potrebbe indurre Bush ad accettare il fatto che il cambiamento climatico sia un fenomeno reale e in corso. Sperano anche che convincerà gli Stati Uniti a firmare trattati per ridurre la mutazione del clima.
 
Un gruppo di eminenti scienziati britannici si è recentemente recato alla Casa Bianca per esprimere il proprio timore sul riscaldamento globale. Questa visita è parte di un tentativo che si sta intensificando di condurre gli Usa a considerare la minaccia più seriamente. Alcune fonti hanno dichiarato all’Observer che i funzionari americani sono apparsi estremamente sensibili sul tema quando hanno riscontrato che la protesta del popolo statunitense sta uscendo sempre più dal controllo.
 
Uno di loro ha persino dichiarato che la Casa Bianca aveva scritto una lettera di protesta riguardo ai commenti attribuiti al Professor Sir David King, il preminente consigliere scientifico del governo Blair, dopo che aveva definito la posizione del Presidente Bush sull’argomento come indifendibile.
 
Tra gli scienziati presenti ai colloqui alla Casa Bianca vi era: il Professor John Schellnhuber, l'ex principale consigliere per l’ambiente per il governo tedesco e dirigente del principale gruppo di ricercatori britannici sul clima, appartenenti al Tyndall Centre per la Ricerca sui Cambiamenti Climatici. Egli ha affermato che i timori interni al Pentagono dimostrerebbero il “capovolgimento” della linea di condotta del Pentagono, con la persuasione di dover convincere Bush ad accettare la realtà del cambiamento climatico.
 
Sir John Houghton, ex direttore esecutivo dell'ufficio meteorologico - e la principale figura che ha paragonato il rischio climatico alla minaccia terroristica, ha dichiarato: “se il Pentagono sta inviando questo tipo di messaggio, è perché questo documento è effettivamente d’importanza cruciale”.
 
Bob Watson, dirigente del gruppo di ricercatori della Banca Mondiale ed ex responsabile di “Intergovernmental Panel on Climate Change”, ha aggiunto che l’avvertimento proveniente dalla ricerca del Pentagono non può essere più ignorato.
 
“Bush può ignorare il Pentagono? E’ difficile far sparire un documento come questo. L’imbarazzo sarebbe enorme. Dopotutto Bush ha una singola priorità ed è la difesa nazionale. Il Pentagono non è wacko, un gruppo di liberali, generalmente è conservatore. Se il cambiamento climatico viene percepito come minaccia alla sicurezza nazionale e all’economia, Bush dovrà agire. Ci sono due gruppi che l’Amministrazione Bush tende ad ascoltare: la lobby del petrolio e il Pentagono”, ha aggiunto Watson.
 
“Abbiamo un Presidente che ritiene che il riscaldamento globale sia una menzogna, e al di là del fiume Potomac abbiamo il Penagono che si sta preparando alle guerre causate dalla modifica del clima. E’ piuttosto spaventoso che l’Amministrazione Bush inizi ad ignorare il suo stesso governo, riguardo a questo argomento”, ha affermato Rob Gueterbock, di Greenpeace.
 
Già ora, secondo Randall e Schwartz, il pianeta ha una popolazione più alta di quanta potrebbe sostenerne. Entro il 2020 la scarsità di acqua e di energia sarà “catastrofica” e quasi impossibile da rimediare. Il risultato sarà di far piombare il mondo nella guerra. Avvertono che 8.200 anni fa le condizioni climatiche portarono alla distruzione dei raccolti, alla carestia, a tragedie per i popoli e migrazioni di massa. Avvenimenti che si ripeteranno molto presto.
 
Randall ha riportato all’Observer che le conseguenze a valanga di un rapido cambiamento climatico potrebbero creare un caos planetario. “E’ un argomento deprimente” ha detto. “E’ una minaccia unica alla sicurezza nazionale perché non ci sono nemici che puntino le armi contro di noi e non abbiamo alcun controllo sul pericolo”.
 
Randall ha aggiunto che potrebbe già essere troppo tardi per evitare il disastro. “Non sappiamo esattamente a che punto del processo ci troviamo. Potrebbe iniziare domani e non lo sapremo per i prossimi 5 anni”.
 
“Per alcune nazioni le conseguenze delle modifiche climatiche sono già inevitabili. E’ ovvio che interrompere immediatamente l’utilizzo di combustibili di origine fossile sarebbe utile”.
 
Gli scenari riportati nel documento sono così drammatici, ha dichiarato Watson, che potrebbero dimostrarsi vitali per gli esiti delle elezioni. Il democratico John Kerry ritiene che il cambiamento climatico sia un problema reale. Gli scienziati, disillusi dalla posizione tenuta da Bush, stanno minacciando di mettere a disposizione di Kerry il documento del Pentagono, per la sua campagna.
 
Il fatto che Marshall sia così caustico e critico aiuterà la causa di Kerry. Marshall, 82 anni, è una leggenda all’interno del Penagono, che guida una think-tank che si occupa di soppesare i rischi per la sicurezza nazionale, denominato Office of Net Assessment. Chiamato 'Yoda' dai membri del Pentagono, che rispettano la sua vasta esperienza, è ritenuto essere il fautore della linea tenuta dal Dipartimento della Difesa sui missili balistici.
 
Symons, che ha lasciato l’EPA in segno di protesta per le continue interferenze politiche, ha sostenuto che il censurare il documento è un ulteriore esempio dei tentativi della Casa Bianca di insabbiare la questione climatica: “E’ l’ennesimo esempio del perché questo governo dovrebbe finirla di nascondere la testa sotto alla sabbia relativamente a questo argomento”.
 
Symons ritiene che gli stretti collegamenti dell’Amministrazione Bush con le più potenti compagnie petrolifere siano di vitale importanza nel comprendere perché le questioni relative al cambiamento climatico siano state accolte sempre con scetticismo dall’Ufficio Ovale. “Questa Amministrazione sta ignorando l’evidenza solo per favorire un pugno di grandi aziende nel settore dell’energia e del petrolio”, ha aggiunto.
 
Tradotto da Nuovi Mondi Media
Line 41: Line 167:

Napoli, la cattedrale è blindata. Si teme che le proteste dei senza lavoro
interrompano i riti per la solennità del santo patrono.




 "A chi ha fatto del male ai poveri, San Gennaro penserà. Berlusconi noi crediamo nei miracoli".

E' lo striscione che campeggia vicino al Duomo,
dove si svolgono le celebrazioni per la solennità di San Gennaro.
Accanto alla cattedrale ci
sono oltre cento uomini delle forze dell'ordine.



Polizia, carabinieri e vigili urbani controllano tutti i varchi d' accesso al perimetro della cattedrale.

Alcune sigle, piuttosto eterogenee, di disoccupati (Aderenti all' ex Reddito minimo di inserimento, Lista Storica, Lista Flegrea, Forza Lavoro Disponibile e Movimento di Lotta per il Lavoro)
sono pronte a restare in sit-in sul sagrato del duomo.


Poco prima delle dieci si è ripetuto il fenomeno della
liquefazione del sangue del santo.
= Approfondimenti varii =

Giovedì 4 marzo

palinsesto:

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Rassegna Stampa

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GR ORE 13.30

Irak

Ancora la polizia irachena presa di mira in Irak: stamane sono stati sparati almeno cinque colpi di mortaio contro un commissariato a Mosul, che hanno causato il ferimento di tre persone tra i quali un poliziotto. Secondo fonti locali, i miliziani hanno sparato una raffica di colpi, colpendo il commissariato, la strade adiacente e una moschea vicina, prima di fuggire in auto. La polizia ha circondato l'area per ispezionarla. Le forze di polizia sono accusate di collaborazionismo con le truppe americane.

Immigrazione

E' scontro aperto in Gran Bretagna tra l'ordine giudiziario e il governo Blair sul nuovo progetto di riforma dell'immigrazione. Il giudice della Camera dei Lords, Lord Woolf, ha criticato il tentativo di bloccare la revisione da parte delle corti britanniche della decisione di esiliare i profughi, definendolo "fondamentalmente in conflitto con la legge". Il giudice ha sottolineato che "l'immigrazione e l'asilo coinvolgono la sfera dei diritti umani" e che "la risposta del governo e della Camera dei lord al coro di critiche alla clausola 11 chiarirà allo stesso tempo se la nostra libertà potrà essere al sicuro nelle loro mani anche con una costituzione non scritta".

Haiti

La situazione ad Haiti rimane instabile, nonostante la presenza di un migliaio di marines statunitensi e di diversi soldati e poliziotti francesi. Una sparatoria è avvenuta ieri tra i ribelli e le "chimere", i sostenitori armati di Aristide, nella bidonville di La Salines, roccaforte del presidente haitiano destituito. Nella zona non sono stati visti militari stranieri. Secondo Radio Metropole, tre persone sarebbero state uccise durante questi scontri. Quattordici delle quindici nazioni della Comunità dei Caraibi (Caricom) hanno rifutato di mandare una forza di pace ad Haiti, in aperto contrasto con la risposta dei Paesi occidentali alla rivolta contro il presidente Jean-Bertrand Aristide. Il primo ministro giamicano P.J. Patterson ha dichiarato che la Comunità dei Caraibi è rimasta "profondamente delusa" dal coinvolgimento degli "alleati occidentale" nella precipitosa partenza di Aristide. A nome dei quindici Paesi della Caricom, il premier ha sostenuto che l'Onu ha ignorato i suoi appelli ad inviare una forza di pace per ristabilire l'ordine nell'isola caribica. Aristide ha lasciato il Paese domenica, con i ribelli a pochi chilometri di distanza dalla capitale Port-au-Prince dopo una settimana di tumulti. L'ex presidente ha accusato i marines di averlo costretto a fuggire. "Alle circostanze attuali, i leader non prevedono la loro partecipazione alla forza multinazionale di pace autorizzata dalle Nazioni Unite". I Paesi Caricom hanno inoltre richiesto un'inchiesta internazionale indipendente sulla partenza di Aristide.

Palestina

Il governo israeliano consentirà a una donna palestinese espulsa nella Striscia di Gaza di tornare nella sua casa in Gisgiordania. Lo hanno reso noto fonti militari di Gerusalemme. Intisa Ajouri, di 29 anni, confinata nella Striscia di Gaza nel settembre 2002 per un periodo di due anni, potrà far ritorno in anticipo nella sua abitazione perche' non rappresenta più una minaccia per lo stato ebraico. Intisa e suo fratello Kifah furono i primi di ventisette palestinesi espulsi perche' accusati dall'esercito di aver aiutato un altro loro fratello, Ali, a preparare un attacco suicida. Secondo i militari, la donna aveva cucito esplosivi sulle cinture indossate da due militanti durante un attacco nel luglio 2000. Intisa Ajouri ogni sei mesi aveva il diritto di chiedere la revisione della sua espulsione e un tribunale militare ha stabilito che non rappresenta più una minaccia.

Bolivia

La Bolivia “non può accettare una sovranità funzionale” su un corridoio che le consenta di accedere all’Oceano Pacifico. Lo ha detto alla stampa Evo Morales, leader dell’opposizione e dei produttori di coca boliviani, in risposta al ministro degli esteri di La Paz, Ignacio Siles, che aveva notato come “la sovranità funzionale” possa essere la soluzione “meno conflittuale” per rispondere alle esigenze boliviane senza, per questo, rischiare di innescare un conflitto con il Cile, Paese che dovrebbe garantire sul suo territorio nazionale un corridoio a La Paz, che nel 1879 ha perso ogni sbocco al mare. Secondo Morales, Siles “tradirebbe il suo popolo” se solo sollecitasse Bolivia e Cile a raggiungere un accordo del genere, il cui scopo principale sarebbe esportare il gas boliviano all’estero per favorire l’ingresso di valuta pregiata con la quale finanziare il forte debito nazionale. Da anni La Paz rivendica uno sbocco sull’Oceano Pacifico, perso nel 1879 in seguito alla sconfitta militare patita nella guerra contro il Cile, sancita nel trattato di pace e d’amicizia del 1904. La Bolivia vuole la sovranità su un lembo di territorio e sulle strutture portuali che permetterebbero al commercio del Paese andino di aprirsi al resto del mondo, ma il Cile è disposto a parlare al massimo del prestito con usufrutto dell’eventuale corridoio concesso.

Venezuela La coalizione d’opposizione della ‘Coordinadora democrática’ (Cd), che raccoglie tutte le forze contrarie al presidente della Repubblica Hugo Chávez, è divisa al suo interno sull’utilità e la convenienza di continuare le trattative con il Consiglio nazionale elettorale (Cne) sul processo di verifica delle circa 800mila firme per chiedere la convocazione di un referendum revocatorio del capo dello Stato considerate dubbie, quindi non ammesse. Una parte della Cd è d’accordo sulla necessità di continuare le trattative per concordare con il Cne un periodo più lungo delle 48 ore concesse per portare gli autori delle firme dubbie nei circa 2.700 uffici del Consiglio elettorale dislocati nel Paese così da confrontare i nominativi, i dati, le impronte digitali e gli autografi delle persone con quelle raccolte dalla ‘Coordinadora’. Una posizione, questa, che contrasta sia con il rifiuto iniziale della Cd, espresso lo scorso 25 febbraio, di prevedere un processo di verifica delle firme, sia con la posizione di una metà circa dei componenti la coalizione ‘anti-chavista’, e in particolare con quella espressa dall’ex candidato presidenziale (sconfitto da Chávez nel 1998) Henrique Salas Romer, secondo cui le firme raccolte dall’opposizione “non sono negoziabili”. “Se ci poniamo mollemente e cominciamo a negoziare con diritti che non sono i nostri” ma dei cittadini, “complicheremo le cose” ha detto Romer, ex governatore, tra i più duri oppositori del presidente della Repubblica e potenziale candidato in caso di elezioni presidenziali anticipate. Mentre la Cd decide al suo interno il da farsi, i suoi sostenitori continuano a stazionare nelle strade delle principali città del Paese, a cominciare da Caracas, sebbene non si siano più registrati gravi episodi di violenza, dopo i ripetuti scontri dell’ultima settimana tra manifestanti e polizia, costati la vita ad almeno sei persone e che hanno lasciato sul campo non meno di una cinquantina di feriti. Su 3.086.013 firme depositate presso il Cne dalla Cd lo scorso dicembre, il Consiglio nazionale elettorale ne ha considerate valide ieri solo 1.832.493; quelle considerate dubbie sono più di 800mila. Il capo dello Stato ha fatto sapere che, se la Cd raggiungerà l’accordo con il Cne e i circa 600mila cittadini richiesti si presenteranno negli uffici competenti per fare i controlli di legge sui loro autografi, il referendum sarà senz’altro convocato

Magistrati

Il Comitato direttivo centrale dell'Anm - nel documento appena approvato per acclamazione - ha deliberato di "sospendere lo sciopero proclamato per i giorni 11 e 12 marzo insieme alle iniziative collegate. Il Cdc, fermo restando lo stato di agitazione, rimane convocato in via permanente per esaminare gli sviluppi della situazione, fissando la prosecuzione dei lavori sulla riforma dell'ordinamento giudiziario non oltre il prossimo 2 aprile". Il documento del Cdc sottolinea inoltre di essere giunto alla decisione di sospendere l'astensione dal lavoro in quanto "si sono manifestate apprezzabili dichiarazioni di disponibilità, da parte del governo e delle forze politiche di maggioranza, a prendere in considerazione le osservazioni critiche e le proposte formulate dalla magistratura associata".

LAVORO

ROMA - Nel 2003 nelle grandi imprese sono stati persi 21mila posti di lavoro (-1,1%) rispetto al 2002. Lo rende noto l'Istat precisando che il calo complessivo dell'occupazione e' dovuto ad una diminuzione di 24.000 posti nell'industria, cui fa da magro contrappeso un aumento di 3.000 posizioni lavorative nei servizi.

Spazio Comunicazione Indypendente

Vogliono Priebke libero

http://italy.indymedia.org/features/roma/#1374

PER QUESTO: Antifa in piazza

06 marzo 04 ore 15

Sabato a SS Apostoli alle 16.30 l'ass. Uomo e Libertà di Giachini, legale di Priebke manifesterà per chiedere la grazia del boia delle Fosse Ardeatine. Tra i relatori della suddetta manifestazione ci sono gli onorevoli Taormina e Serena. La Roma democratica e antifascista si vedrà tra piazza San Marco e la scalinata del Campidoglio alle 15 dove ci sarrano i movimenti, l'anpi, la comunità ebraica, rifondazione... Roma città medaglia d'oro alla Resistenza rifiuta questa gente. nessuno spazio per fascisti e revisionisti.

Rimettiamoci in marcia per Genova

http://italy.indymedia.org/archives/display_by_id.php?feature_id=1316

A quasi tre anni dal G8, ci sono novità su tutti i fronti di inchiesta giudiziaria. La Cassazione ha deciso che devono essere giudicati a Genova i 73 poliziotti indicati dall'inchiesta come responsabili delle violenze del luglio 2001: il rinvio a giudizio dovrebbe essere imminente. Le testimonianze inedite di due agenti hanno cambiato il corso dell'indagine su Bolzaneto, che il pm si avviava a chiudere. Nel frattempo, è stata archiviata l'ultima accusa (associazione a delinquere) che pendeva sulle 93 persone massacrate alla scuola Diaz e il 2 marzo ci sarà la prima udienza del processo contro persone che erano andate a manifestare a Genova. Sono una ventina, alcune con capi di accusa pesanti. In base a foto e filmati di singoli episodi, 26 persone sono accusate di un reato contestato molto raramente in Italia: devastazione e saccheggio. La pena? tra 8 e 15 anni di carcere. Si tratta di un’istruttoria "zoppa”, perchè separa la "gestione della piazza” dalle azioni dei cortei. Tutte le denunce e gli esposti su quello che decine di migliaia di persone hanno visto in quei giorni nelle strade di Genova sono state archiviate e dunque, come spiega l'avvocata Laura Tartarini: "Nessuno ha mai indagato- e a questo punto mai indagherà - sulla gestione dell'ordine pubblico”. A partire dal 4 dicembre 2002, le persone che andranno a processo per le manifestazioni del G8 di Genova hanno subito, invece, ogni genere di misura cautelare. Il caso eclatante è quello di Gimmy, che si è fatto quasi un anno di galera, ma molte arrivano al processo con l'obbligo di firma. Mentre continuano ad arrivare aggiornamenti e novità sulle accuse contro la polizia, si scatenano a Genova dichiarazioni e polemiche. Contro 25 manifestanti si sono costituiti parte civile i ministeri dell'Interno, della Difesa, della Giustizia e la Presidenza del consiglio. L'ultima, inaspettata adesione al fronte dei vendicatori è arrivata dal comune di Genova. Una decisione approvata all'unanimità dalla giunta di centro-sinistra e definita dal sindaco "un atto dovuto", ma che ha causato la spaccatura con Rifondazione comunista e toni amari all'interno del partito stesso: due suoi assessori, Seggi e Taccani, hanno votato si' alla mozione della vergogna. Molti hanno ricordato che neppure la Provincia di Genova, anche se interessata da danneggiamenti, si è costituita parte civile. E che d'altronde lo stesso sindaco di Genova aveva sempre affermato che il vero danno alla città era quello morale. Alla vigilia del processo, il voltafaccia. Nel complesso, è uno scenario che fa temere condanne "esemplari": 26 persone rischiano di diventare il capro espiatorio di un intero movimento. Rimettiamoci in marcia per Genova.

C'E' UN AUDIO DA ROR (1,40 m)

un anno dalla morte di dax

http://italy.indymedia.org/features/lombardia/#1367

processo alle lotte per la casa Si è svolto ieri a Firenze il processo contro 15 tra compagni e compagne del Movimento di Lotta per la Casa per l'occupazione del consiglio comunale avvenuta nel 1995 manda audio

tutti fatti di ritalin

http://italy.indymedia.org/features/bologna/#1368

roma: occupazione in viamanzoni

http://italy.indymedia.org/features/roma/#1374

il rapporto del pentagono sui cambiamenti climatici

http://www.nuovimondimedia.it/sitonew/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=539&mode=thread&order=0&thold=0

Un rapporto segreto censurato dai responsabili della Difesa in Usa e ottenuto dall’Observer mette in guardia: i cambiamenti climatici dei prossimi 20 anni potrebbero portare a una catastrofe mondiale, con milioni di vittime, guerre e disastri. Ci saranno sollevamenti popolari e guerre nucleari; la Gran Bretagna avrà un clima “siberiano” in meno di 20 anni; la minaccia per il mondo è maggiore rispetto al terrorismo. Un rapporto segreto, censurato dai responsabili della Difesa, negli Stati Uniti, e ottenuto dall’Observer, mette in guardia le città europee avvertendole che presto affonderanno nei mari mentre la Gran Bretagna piomberà in un clima “siberiano” entro il 2020. Conflitti nucleari, siccità di dimensioni spaventose, carestie e sollevamenti popolari si avranno in tutto il mondo.

Il documento prevede che il brusco cambiamento climatico potrebbe portare il pianeta sull’orlo dell’anarchia, mentre i paesi ricorreranno alla minaccia nucleare per difendere e garantirsi i rifornimenti di cibo, acqua, energia. Il pericolo per la stabilità mondiale eclisserà il terrorismo, hanno dichiarato i pochi esperti informati sul contenuto del documento. “Conflitti e distruzioni diventeranno caratteristiche endemiche della vita” concludono gli analisti del Pentagono. “Ancora una volta il warfare contraddistinguerà l’esistenza degli esseri umani”.

I fatti umilieranno la politica dell’Amministrazione Bush, che ha ripetutamente negato che anche solo esista un cambiamento climatico. Gli esperti affermano che in questo contesto è sconvolgente che vi sia un Presidente che mette la difesa nazionale come priorità.

  • Il rapporto è stato commissionato dall’influente consigliere per la Difesa Usa, Andrew Marshall, che ha sempre mantenuto un’enorme influenza sulle scelte militari Usa, per tutte le tre decadi passate. E’ stato l’uomo che ha diretto il totale cambiamento mirato a trasformare completamente, sotto la direzione del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld, l’esercito statunitense.

Il cambiamento climatico “dovrebbe andare oltre il dibattito scientifico interno alle preoccupazioni relative alla sicurezza nazionale Usa”, hanno dichiarato gli autori, tra i quali Peter Schwartz, consulente Cia ed ex responsabile delle pianificazioni al Royal Dutch/Shell Group, e Doug Randall, di Global Business Network con sede in California. Uno scenario catastrofico imminente, collegato al cambiamento climatico “è plausibile e modificherebbe gli obbiettivi della sicurezza nazionale statunitense in modi che dovrebbero essere considerati immediatamente”. Fin dall’anno prossimo inondazioni diffuse causate dall’innalzamento del livello dei mari produrranno cambiamenti radicali per milioni di persone.

La scorsa settimana l’Amministrazione Bush è stata messa sotto attacco da un gran numero di rispettati scienziati e ricercatori, che hanno dichiarato che la scienza addomesticata deve seguire l’agenda politica e che l’Amministrazione Bush ha censurato tutti gli studi non allineati. Jeremy Symons, un ex funzionario dell’EPA (Agenzia per la Protezione Ambientale) ha affermato che censurare il documento per 4 mesi è stato un ulteriore esempio del tentativo, da parte della Casa Bianca, di seppellire agli occhi dell’opinione pubblica la minaccia proveniente dal cambiamento climatico.

I principali climatologi, comunque, ritengono che il loro verdetto potrebbe dimostrarsi un catalizzatore che potrebbe indurre Bush ad accettare il fatto che il cambiamento climatico sia un fenomeno reale e in corso. Sperano anche che convincerà gli Stati Uniti a firmare trattati per ridurre la mutazione del clima.

Un gruppo di eminenti scienziati britannici si è recentemente recato alla Casa Bianca per esprimere il proprio timore sul riscaldamento globale. Questa visita è parte di un tentativo che si sta intensificando di condurre gli Usa a considerare la minaccia più seriamente. Alcune fonti hanno dichiarato all’Observer che i funzionari americani sono apparsi estremamente sensibili sul tema quando hanno riscontrato che la protesta del popolo statunitense sta uscendo sempre più dal controllo.

Uno di loro ha persino dichiarato che la Casa Bianca aveva scritto una lettera di protesta riguardo ai commenti attribuiti al Professor Sir David King, il preminente consigliere scientifico del governo Blair, dopo che aveva definito la posizione del Presidente Bush sull’argomento come indifendibile.

Tra gli scienziati presenti ai colloqui alla Casa Bianca vi era: il Professor John Schellnhuber, l'ex principale consigliere per l’ambiente per il governo tedesco e dirigente del principale gruppo di ricercatori britannici sul clima, appartenenti al Tyndall Centre per la Ricerca sui Cambiamenti Climatici. Egli ha affermato che i timori interni al Pentagono dimostrerebbero il “capovolgimento” della linea di condotta del Pentagono, con la persuasione di dover convincere Bush ad accettare la realtà del cambiamento climatico.

Sir John Houghton, ex direttore esecutivo dell'ufficio meteorologico - e la principale figura che ha paragonato il rischio climatico alla minaccia terroristica, ha dichiarato: “se il Pentagono sta inviando questo tipo di messaggio, è perché questo documento è effettivamente d’importanza cruciale”.

Bob Watson, dirigente del gruppo di ricercatori della Banca Mondiale ed ex responsabile di “Intergovernmental Panel on Climate Change”, ha aggiunto che l’avvertimento proveniente dalla ricerca del Pentagono non può essere più ignorato.

“Bush può ignorare il Pentagono? E’ difficile far sparire un documento come questo. L’imbarazzo sarebbe enorme. Dopotutto Bush ha una singola priorità ed è la difesa nazionale. Il Pentagono non è wacko, un gruppo di liberali, generalmente è conservatore. Se il cambiamento climatico viene percepito come minaccia alla sicurezza nazionale e all’economia, Bush dovrà agire. Ci sono due gruppi che l’Amministrazione Bush tende ad ascoltare: la lobby del petrolio e il Pentagono”, ha aggiunto Watson.

“Abbiamo un Presidente che ritiene che il riscaldamento globale sia una menzogna, e al di là del fiume Potomac abbiamo il Penagono che si sta preparando alle guerre causate dalla modifica del clima. E’ piuttosto spaventoso che l’Amministrazione Bush inizi ad ignorare il suo stesso governo, riguardo a questo argomento”, ha affermato Rob Gueterbock, di Greenpeace.

Già ora, secondo Randall e Schwartz, il pianeta ha una popolazione più alta di quanta potrebbe sostenerne. Entro il 2020 la scarsità di acqua e di energia sarà “catastrofica” e quasi impossibile da rimediare. Il risultato sarà di far piombare il mondo nella guerra. Avvertono che 8.200 anni fa le condizioni climatiche portarono alla distruzione dei raccolti, alla carestia, a tragedie per i popoli e migrazioni di massa. Avvenimenti che si ripeteranno molto presto.

Randall ha riportato all’Observer che le conseguenze a valanga di un rapido cambiamento climatico potrebbero creare un caos planetario. “E’ un argomento deprimente” ha detto. “E’ una minaccia unica alla sicurezza nazionale perché non ci sono nemici che puntino le armi contro di noi e non abbiamo alcun controllo sul pericolo”.

Randall ha aggiunto che potrebbe già essere troppo tardi per evitare il disastro. “Non sappiamo esattamente a che punto del processo ci troviamo. Potrebbe iniziare domani e non lo sapremo per i prossimi 5 anni”.

“Per alcune nazioni le conseguenze delle modifiche climatiche sono già inevitabili. E’ ovvio che interrompere immediatamente l’utilizzo di combustibili di origine fossile sarebbe utile”.

Gli scenari riportati nel documento sono così drammatici, ha dichiarato Watson, che potrebbero dimostrarsi vitali per gli esiti delle elezioni. Il democratico John Kerry ritiene che il cambiamento climatico sia un problema reale. Gli scienziati, disillusi dalla posizione tenuta da Bush, stanno minacciando di mettere a disposizione di Kerry il documento del Pentagono, per la sua campagna.

Il fatto che Marshall sia così caustico e critico aiuterà la causa di Kerry. Marshall, 82 anni, è una leggenda all’interno del Penagono, che guida una think-tank che si occupa di soppesare i rischi per la sicurezza nazionale, denominato Office of Net Assessment. Chiamato 'Yoda' dai membri del Pentagono, che rispettano la sua vasta esperienza, è ritenuto essere il fautore della linea tenuta dal Dipartimento della Difesa sui missili balistici.

Symons, che ha lasciato l’EPA in segno di protesta per le continue interferenze politiche, ha sostenuto che il censurare il documento è un ulteriore esempio dei tentativi della Casa Bianca di insabbiare la questione climatica: “E’ l’ennesimo esempio del perché questo governo dovrebbe finirla di nascondere la testa sotto alla sabbia relativamente a questo argomento”.

Symons ritiene che gli stretti collegamenti dell’Amministrazione Bush con le più potenti compagnie petrolifere siano di vitale importanza nel comprendere perché le questioni relative al cambiamento climatico siano state accolte sempre con scetticismo dall’Ufficio Ovale. “Questa Amministrazione sta ignorando l’evidenza solo per favorire un pugno di grandi aziende nel settore dell’energia e del petrolio”, ha aggiunto.

Tradotto da Nuovi Mondi Media

Approfondimenti varii

radiolina (last edited 2008-06-26 09:51:30 by anonymous)