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''' nuove antifa '''

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Lunedì 16 marzo

Rassegna Stampa

dall'indirizzo http://www.ansa.it/rubriche/rassegna/rassegnaoggi.shtml è possibile vedere e leggere le prime pagine di tutti i quotidiani andando al link della rassegna stampa della camera dei deputati oppure a partire dalle 12 sono disponibili tutti i quotidiani di oggi on-line

GR ORE 13.30

tuvuofalamericano

rivendicazione al qaida

http://www.lahaine.org/b2/articulo.php?p=2793&more=1&c=1

(in castigliano)

In nome di Allah Il Clemente il Misericordioso.

Se punite fatelo nella misura del torto subito (Corano 16/126).

Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli come loro hanno scacciato voi: la persecuzione e' peggio dell'omicidio (Corano 2/191).

A color che ti aggrediscono, devi fare la stessa cosa.

Le brigate Abu Hafsi Al-Misri avevano gia' promesso nel comunicato precedente (comunicato di Al-Qaida in relazione alle esplosioni di Karbala' e Baghdad) datato 11 del mese islamico di Muharram 1425 che corrisponde al 2 marzo 2004, che avrebbero preparato una nuova operazione. Ed eccola, le brigate mantengono le loro promesse. Gli squadroni della morte sono riusciti a penetrare nel profondo dell'Europa crociata (la Spagna) colpendola in maniera dolorosa. Si tratta solo di una parte del pagamento di vecchi conti con la Spagna crociata alleata dell'America nella sua guerra contro l'Islam.

Dov'e' l'America, Aznar? Chi ti proteggera' da noi, la Gran Bretagna, il Giappone e l'Italia, e gli altri che operano con voi? Quando colpimmo le forze italiane a Nassiriya lanciammo un monito per voi e per gli agenti dell'America affinche' ritiraste la vostra alleanza contro l'Islam e non avete compreso il messaggio.

Adesso mettimao i puntini sulle i. Speriamo che lo comprendiate questa volta.

Noi delle brigate Abu Hafs Al-Misri non ci rattristiamo per la morte di quelli che vengono definiti civili. E' forse permesso loro uccidere i nostri bambini, le nostre donne ed i nostri anziani ed i nostri giovani in Afghanistan, in Iraq, in Palestina ed in Kashmir ed e' invece vietato a noi uccidere loro? Dice Allah (gloria a Lui l'Altissimo): E a chi vi attacca rispondete nello stesso modo.

Fermatevi davanti a noi e liberate i nostri prigionieri e uscite dalle nostre terre e noi ci fermeremo.

I popoli alleati dell'America devono fare pressioni sui propri governi affinche' si ritirino subito dall'alleanza con gli americani contro il terrorismo (l'Islam). se voi fermate la guerra, noi fermeremo la nostra.

Noi diciamo: Vi avvertiamo che le brigate del fumo della morte arriveranno vicino a voi molto presto, vedrete i vostri morti a migliaia, se Allah vorra', questo e' un avvertimento.

In un'altra operazione gli squadroni dei soldati di Gerusalemme hanno colpito la festa dei massoni ebrei ad Istanbul, ed e' la festa principale dei massoni nella quale sono stati uccisi tre dei loro capi, e se non ci fosse stato un errore tecnico sarebbero morti tutti i massoni.

Diciamo inoltre alle brigate Bilal ibn Rabah che la direzione e' d'accordo su quanto proposto, L'operazione avra' inizio con l'arrivo del delegato.

E diciamo inoltre alle Brigate Abu Ala Al-Harithi che la direzione ha deciso che lo Yemen sara' il terzo pantano per i dittatori del nostro tempo che sono gli americani, la punizione per il governo apostata verra' nella seconda fase dopo quella di Musharraf.

Per questo bisogna mettere in allerta tutte le cellule e iniziare l'operazione nel 4515 SB (ndr., e' riferimento in codice). E non dimenticate il massacro, non dimenticate Abu Ala Al-Harithi, non dimenticate il dotto Al-Rabbani che lo Yemen ha consegnato all'Egitto e lo sceicco Abdel Qader Abdel Aziz che e' stato arrestato tre mesi dopo i fatti dell'11 settembre.

E diciamo a coloro che uccidono i dotti islamici sunniti in Iraq che la pagheranno. E diciamo ai musulmani nel mondo che il colpo del vento nero della morte ( il colpo atteso contro l'America) ora si trova nella fase finale al 90% e se Allah vuole e' vicino. (Nel momento giusto i Mujahidin) vinceranno i fedeli della vittoria di Allah.

Un avviso per la Umma (la nazione islamica ndr.) non avvicinatevi alle istituzioni civili e militari americane e dei loro alleati.

Allah e' il piu' grande, l'Islam e' prossimo.

- Brigate Abu Hafs Al-Misri (Al-Qaeda) - Giovedi' 20 Muharram 1425 corrispondente al 11 marzo 2004.

( in italiano)

comunicato di ETA

http://www.jotake-lahaine.org/eta/mar14.html

(in euskera)

http://italy.indymedia.org/news/2004/03/499835.php

(traduzione al italiano di un articolo in GARA sul comunicato)

spazio indy 25.3

Anniversario fosse ardeatine

Fosse Ardeatine, 60 anni dopo, Roma non dimentica Il 24 marzo 1944 in un’azione di guerra a Roma in via Rasella, un gruppo di partigiani dei Gap uccideva 33 soldati del battaglione Bozen e ne feriva 38 facendo scoppiare una carica esplosiva e attaccando la colonna nemica con armi automatiche e il lancio di bombe da mortaio leggere. Accuratamente preparata, l’azione colpiva uno dei battaglioni specializzati in azioni di rappresaglia e faceva seguito a una serie di massacri perpetrati nei mesi precedenti dai tedeschi nelle zone intorno alla capitale ai danni di persone innocenti, spesso donne, vecchi e bambini: 18 vittime a Canale Monterano, 32 a Saturnia, 14 a Blera, 40 a San Martino, 14 a Velletri ecc. In seguito all’azione partigiana Hitler comunicò che Roma doveva essere interamente distrutta e tutta la popolazione deportata, ma subito dopo rettificò che per la vendetta sarebbe stato sufficiente radere al suolo l’intero quartiere nel quale si era svolta l’azione. Infine Kesselring e il comandante della piazza di Roma, Kurt Maeltzer, stabilirono le modalità della rappresaglia: dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso. L'eccidio avvenne immediatamente e fu affidato al colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Priebke: il giorno dopo l’azione partigiana, 335 uomini furono uccisi alle fosse Ardeatine, ciascuno con un colpo alla nuca. La maggior parte delle vittime venne prelevata dal carcere di Regina Coeli e dal comando di via Tasso, cinquanta furono scelte e consegnate dal questore fascista Caruso. 60 anni dopo nonostante c'è chi chiede la grazia per il boia Priebke, accanto alle iniziative istituzionali del comune di roma e/o della provincia, ci sarà un corteo itinerante per le vie del pigneto organizzato dal csoa ex-snia.

Appuntamento alle ore 17 all'isola pedonale del Pigneto (vedi com'e' andata).

nuove antifa

http://italy.indymedia.org/news/2004/03/509210_comment.php#509416

solidarieta' con i detenuti

FIRENZE: 27 MARZO SOTTO SOLLICCIANO 16/03/2004

Giornata in solidarietà con i detenuti e le detenute 60.000 detenuti letteralmente accatastati in strutture che ne possono contenere al massimo 40.000. Di questi 2/3 sono detenuti per consumo o spaccio di droga, per immigrazione o per piccoli furti, cioè per reati creati dalla stessa società che poi li punisce. Il carcere non serve ad altro che a contenere e a nascondere i conflitti e le contraddizioni che i nostri sistemi economici, sociali e politici determinano. FUORI Cambiare il carcere significa liberarsi dalla sua necessità, cambiando i meccanismi sociali che oggi lo rendono indispensabile per il mantenimento dell'ordine costituito e degli apparati di potere. Significa far si che tutti e tutte vivano in condizioni migliori, eliminando per primi i meccanismi che creano forti sperequazioni economiche. Significa cambiare la cultura della separazione e della repressione. DENTRO Non si può immaginare punizione peggiore della privazione della libertà, ma non c'è limite al peggio: in carcere il dramma di questa non-esistenza è amplificato dalle terribili condizioni di vita a cui sono costretti i detenuti. Mancano i generi di prima necessità, dalle saponette ai medicinali; mancano i servizi igienici come bagni e docce; manca l'assistenza sanitaria; si può aspettare mesi e mesi per un semplice intervento, mentre versano in stato di quasi totale abbandono i malati più gravi, come quelli affetti da A.I.D.S.. FIRENZE: SOLLICCIANO Nel carcere presentato come uno dei migliori esempi di democraticizzazione avvenuta in seguito alla riforma Gozzini la situazione è comunque sotto i limiti del rispetto della dignità umana. Nei mesi scorsi Ladri di Biciclette ha cercato di portare FUORI del carcere le voci e le richieste dei detenuti, gli unici in grado di raccontare cos'è e com'è veramente il carcere. Ora Ladri di Biciclette vorrebbe portare DENTRO al carcere le voci di chi sta FUORI cercando di rompere il muro di cemento e di indifferenza che permette il mantenimento di istituzioni totali che calpestano la dignità dell'individuo.

Per non dimenticarsi del carcere e di chi vi è recluso e per esprimere a tutti/e la nostra solidarietà

SABATO 27 MARZO GIORNATA IN SOLIDARIETA' CON I DETENUTI E LE DETENUTE DALLE 15:00 PRESIDIO Sul palco: Egin, Terramara, Roy Paci, Jah Sazzah (Aretuska), Parto delle Nuvole Pesanti, Bisca, Malasuerte, Arpioni. Diretta radio PER UN MONDO SENZA GALERE! LIBERI TUTTI E TUTTE!

Per contatti: ladridibiciclette@inventati.org

proteste uni

Una riforma da dimenticare In molte università italiane, studenti, ricercatori e docenti sono in mobilitazione per protestare contro il DDL Moratti, che introduce logiche di precarizzazione nei confronti dei ricercatori, sostituendo il contratto a tempo indeterminato con contratti a tempo, di durata decennale. Ma non solo: vengono ridotti i fondi, già esigui, destinati alla ricerca e si assiste alla subordinazione della ricerca pubblica nei confronti di finanziamenti privati, marginalizzando il ruolo della ricerca ad interessi di parte. A Palermo, dopo la giornata di protesta nazionale in cui è stato occupato simbolicamente il rettorato, è iniziato un percorso di protesta che vede uniti docenti, ricercatori e studenti nel dire no al ddl Moratti e al decreto-legge Zecchino.

.:Corteo del 6/3/2004 [foto] .:Assemblea di ateneo del 11/3/2004 [report] e del 18/3/2004 [report]

Prossimi appuntamenti: Facoltà di lettere e filosofia di Palermo in assemblea permanente Martedì 23/3/2004 ore 9:30 sit-in contro il ddl Moratti in viale delle Scienze (fra Architettura ed Economia) con gazebo informativo Sciopero generale del 26/3/2004

spazio indy 18.3... Difendi officina99

DANIMARCA: MUORE 'CHRISTIANIA', IL SOGNO DEGLI ANNI '70

COPENAGHEN - Lo 'Stato libero' di Christiania, la comunita' che dagli anni settanta rappresenta un esperimento sociale unico in Europa, e' destinato a scomparire. Il governo danese ha presentato il progetto che trasformera' Christiania in un quartiere di Copenaghen, sempre meno 'alternativo' e sempre piu' 'normalizzato'. Il piano 'va molto al di la' delle previsioni - ha commentato il portavoce della comunita', Peter Post - si tratta di una vera liquidazione, non di una normalizzazione'. Nata negli anni '70 in seguito all'occupazione di un quartiere militare dismesso nella zona portuale della citta', sviluppatasi tra alterne vicende e finalmente stabilizzata sulla base di accordi successivi con il governo, Christiana era stata edificata sul principio dell'autogestione e della proprieta' collettiva. La sua fama si era costruita intorno alla libera circolazione delle droghe leggere, tollerata dalle autorita' che tra l'altro in questo modo potevano controllare il traffico degli stupefacenti ed evitare che si diffondesse in altre zone della citta'. In realta' l'esperimento andava molto al di la' dei banchetti di hascisc disposti lungo la cosiddetta 'Pusher street'. A Christiania ci sono numerosi ristoranti, gallerie d'arte, teatri, un cinema per i bambini, un asilo, diverse attivita' economiche. E da anni il 'libero Stato' e' la seconda attrazione turistica della capitale danese dopo la sirenetta, e costituisce anche un'importante valvola di sfogo per tutti gli emarginati, che tra i suoi confini trovano sempre accoglienza e ospitalita'. I chioschi colorati sono spariti da tempo, nel tentativo di eliminare un motivo di polemica. Uno, il piu' pittoresco, decorato da un artista 'christianita' con scene di vita locale, e' stato trasportato al Museo Nazionale: servira' ad illustrare un fenomeno che ha inciso sulla storia sociale e del costume. Il progetto del governo, illustrato oggi dai ministri delle Finanze e dell'Economia, Thor Pedersen e Bendt Bendsen, punta in primo luogo a smantellare il sistema di autogoverno assembleare che, si legge nel rapporto della commissione appositamente costituita, 'spesso impedisce di prendere qualunque decisione'. Nell'ambito del processo di 'normalizzazione', inoltre, sara' abolita la proprieta' collettiva: le case saranno messe in vendita, trasformate in cooperative o affidate ad enti pubblici che le riaffitteranno a prezzi di mercato ai 'christianiti' che attualmente pagano un 'ticket' uniforme alla comunita'. Una ventina di abitazioni costruite abusivamente lungo le rive del lago saranno demolite in una prima fase, e successivamente altrettante cadranno sotto i colpi dei bulldozer. La proprieta' collettiva e l'autogestione saranno salvaguardate solo per le istituzioni culturali e quelle per i bambini che, ha riconosciuto Pedersen, hanno dato buoni risultati. 'Le demolizioni hanno solo un sapore punitivo - ha commentato Peter Post - e l'abolizione della proprieta' collettiva significa negare lo spirito stesso di Christiania. Noi diremo no. Ma questo non significa un rifiuto in blocco. Significa solo che vogliamo trattare'. Unica concessione del governo: Christiana restera' una zona vietata alla circolazione delle automobili

Il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya

Il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya Di Elio Veltri e Paolo Sylos Labini – tratto da www.democraziaelegalità.it Visto su «Orizzonti Nuovi» nr.5 marzo 2004

Lo scopo di questo articolo non è quello di ribadire la posizione che abbiamo sostenuto durante la guerra e contro l’invio del contingente italiano in Iraq. Né di polemizzare con gli amici del «triciclo», anche se riteniamo che avrebbero fatto bene a votare contro. Ci interessa, invece, informare i lettori e commentare un fatto che riteniamo di grande rilevanza. Nel libro «La guerra del petrolio» (Editori Riuniti), l’autore, Benito Li Vigni, entrato all’ENI con Mattei e rimasto nel gruppo fino al 1996, ricoprendovi posizioni di grande responsabilità, a proposito di Nassiriya scrive: «La presenza italiana in Iraq, al di là dei presupposti ufficialmente dichiarati, è motivata dal desiderio di non essere assenti dal tavolo della ricostruzione e degli affari. Questi ultimi riguardano soprattutto lo sfruttamento dei ricchi campi petroliferi. Non a caso il nostro contingente si è attestato nella zona di Nassiriya dove agli italiani dell’ENI il governo iracheno, pensando alla fine dell’embargo, aveva concesso – fra il 1995 e il 2000 – lo sfruttamento di un giacimento petrolifero, con 2,5-3 miliardi di barili di riserve: quinto per importanza tra i nuovi giacimenti che l’Iraq di Saddam voleva avviare a produzione». Per completare l’informazione, va detto che contratti analoghi il regime iracheno aveva sottoscritto con Francia, Russia e Germania, contrarie alla guerra. Il contratto con l’ENI era particolarmente favorevole all’Italia per due ragioni: i costi di estrazione che la società di bandiera avrebbe dovuto affrontare sarebbero stati scontati con la produzione del petrolio estratto; una volta ammortizzati i costi, la produzione seguente, sarebbe stata divisa a metà tra ENI e Governo Iracheno. L’Operazione era importante a tal punto che uno dei più autorevoli giornali americani, commentandola, aveva scritto che se fosse andata in porto, l’ENI sarebbe diventata la più grande compagnia petrolifera del mondo.

Resta da capire perché, dopo aver concluso la trattativa durata cinque anni, l’ENI non abbia cominciato a trivellare i pozzi. La risposta è legata alla decisione di Saddam di attendere la fine dell’embargo, per la quale aveva chiesto l’aiuto e l’intervento italiano, francese e tedesco presso la presidenza degli Stati Uniti, dichiarandosi anche disponibile, ciò che fece, a immettere sul mercato due milioni di barili al giorno per evitare l’aumento del prezzo del greggio. A questo punto qualche domanda è d’obbligo e riguarda l’attuale governo:

1) Era a conoscenza del contratto ENI-Saddam? Essendo il presidente dell’ENI, Poli, persona molto vicina al Cavaliere, non ci sono dubbi che il governo sia stato informato; 2) Gli americani, che sono i veri dòmini della situazione in Iraq e decidono chi deve partecipare agli affari, hanno confermato al nostro governo l’impegno iracheno cui campi petroliferi di Nassiriya? 3) Se così fosse, è lecito chiedere in cambio di cosa? 4) Forse, in cambio dell’impegno del governo di sostenere l’intervento americano in Iraq e di inviare e mantenervi i nostri soldati? 5) La Francia che pure ha interessi analoghi ai nostri, non si è fatta tentare, perché tiene alla sua autonomia più di ogni inconfessabile interesse: perché noi siamo tanto subalterni?

Non sarebbe utile che il centro sinistra chiedesse al governo di parlarne (…) alla Camera? Augurandoci che il governo faccia piena luce sull’argomento, anche per il rispetto che tutti dobbiamo ai 19 morti di Nassiriya (…)


Ulteriori conferme della presenza dell'ENI a Nassiriya ci arrivano da un'Ansa del 22 marzo 2004!

Iraq: la mappa del petrolio, forte Total, fuori USA e GB Ansa 22 marzo 2003 ore 15:10

ROMA - Riserve di petrolio certe e probabili per 130 miliardi di barili, che mettono l'Iraq al terzo posto per importanza dopo quelle di Arabia Saudita e Russia. Una ricchezza dalla quale sono, per ora, escluse le grandi compagnie anglo-americane e che vede, invece, tra quelle meglio piazzate, la franco-belga Totalfinaelf. Ma, ovviamente, la guerra potrebbe cambiare questa situazione. L'Eni e' in tratattive, insieme alla spagnola Repsol, per il giacimento di Nassiriya. A fare la mappatura del petrolio iracheno e' uno studio del Royal Institute of International Affairs, pubblicato dalla Staffetta petrolifera. Secondo lo studio, che sara' presentato ufficialmente al Rome Energy Meeting di giovedi' 27 marzo, l'anno scorso l'Iraq ha estratto 2,5 milioni di barili di petrolio, il 2% della produzione mondiale. Ma questa quota potrebbe raddoppiare e arrivare in 5-10 anni fino al 6-7% una volta eliminate le sanzioni Onu e a condizione che si riuscisse a fare investimenti per piu' di 20 miliardi di dollari. Totalfinaelf e' una delle compagnie piu' attive nel paese e ha firmato con Baghdad accordi preliminari per lo sfruttamento di giacimenti per un totale 10 miliardi di barili, in grado di raddoppiare le riserve a disposizione del gruppo. Presente la Russia, ma le sue societa' hanno avuto problemi, come e' successo alla Lukoil, per la cooperazione energetica con gli Usa. Piu' avvantaggiate le compagnie giapponesi e di paesi come Cina, Vietnam, Turchia e Siria. Per quanto riguarda l'Italia lo studio cita il giacimento di Nassiriya per il quale ha avviato negoziati insieme alla spagnola Repsol. Ecco la mappatura degli accordi e dei contratti in atto o che le diverse compagnie stanno negoziando per i giacimenti iracheni, con le riserve di ciascuno in miliardi di barili:

Approfondimenti vari

radiolina (last edited 2008-06-26 09:51:30 by anonymous)