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=== GR ORE 13.30 === = Lunedì 16 marzo =
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'''Diritti negati''' paola = Rassegna Stampa =
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Ogni anno quasi 3.500 bambini al di sotto dei 15 anni muoiono in seguito a maltrattamenti e violenze, nei ventisette paesi più ricchi del mondo. A denunciare la triste situazione è l'Unicef, presentando a Ginevra un rapporto elaborato dal Centro di Ricerca Innocenti a Firenze.
Il rapporto, che vuole tracciare un quadro comparativo degli abusi fisici subiti dai bambini nel mondo cosiddetto industrializzato, rivela che Messico, Portogallo e Stati Uniti hanno tassi altissimi di mortalità infantile a seguito di maltrattamenti, da 10 a 15 volte maggiori rispetto la media dei Paesi con la migliore situazione.
L'Italia, invece, insieme a un ristretto gruppo di paesi, ha un'incidenza molto bassa di maltrattamenti sui bambini. L'Unicef sostiene che la povertà, lo stress, l'abuso di alcool e di stupefacenti sono tra i fattori più strettamente e coerentemente correlati alla violenza e alla trascuratezza nei confronti dei bambini.

'''Muro israeliano''' zanza

 Incontrando ieri a Camp David re Abdallah II di Giordania, George W. Bush non ha avuto una sola parola di condanna nei confronti delle minacce israeliane rivolte al presidente democraticamente eletto dai palestinesi Yasser Arafat. Bush ha ripetuto le solite considerazioni a proposito di Arafat che, a suo avviso, avrebbe "fallito" come leader. Privo della benché minima volontà di cercare una soluzione alla questione israelo-palestinese, che comporterebbe severi provvedimenti nei confronti dello Stato ebraico, irrealistici nel caso di un uomo politico statunitense che ambisce a un secondo mandato presidenziale, l'inquilino della Casa Bianca ha espresso la speranza che emerga un giorno una dirigenza palestinese che sia impegnato al cento per cento nella lotta al terrorismo.
dall'indirizzo http://www.ansa.it/rubriche/rassegna/rassegnaoggi.shtml
è possibile vedere e leggere le prime pagine di tutti i quotidiani andando al link della rassegna stampa della camera dei deputati oppure a partire dalle 12 sono disponibili tutti i quotidiani di oggi on-line
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'''Israele''' matteo = GR ORE 13.30 =
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Il tracciato della grande barriera di separazione fra Israele e la Cisgiordania è oggetto di una consultazione ministeriale indetta oggi dal premier Ariel Sharon. In particolare, afferma la stampa israeliana, i ministri dovranno decidere se includere nel tracciato della barriera anche una enclave profonda circa 20 chilometri attorno alla popolosa colonia di Ariel, nella Cisgiordania centrale.
La stampa sostiene che in merito il governo israeliano è sottoposto ad energiche pressioni degli Stati Uniti, che si oppongono a quella enclave. Una delle soluzioni di compromesso è di accettare i suggerimenti di Washington (che cioé il tracciato passi il più vicino possibile alla linea di demarcazione in vigore fino al 1967) e che Ariel sia protetta separatamente da un recinto separato.
= spazio indy 18.3... Difendi officina99 =
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'''Obiezione''' paola '''DANIMARCA: MUORE 'CHRISTIANIA', IL SOGNO DEGLI ANNI '70'''
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 Un número aún desconocido de pilotos de la Fuerza Aérea israelí tiene intención de unirse al movimiento de los soldados que se niegan a servir en los territorios palestinos ocupados y se opondrá a perpetrar los 'asesinatos selectivos', según informa el diario Haaretz. COPENAGHEN - Lo 'Stato libero' di Christiania, la comunita' che dagli anni settanta rappresenta un esperimento sociale unico in Europa, e' destinato a scomparire. Il governo danese ha presentato il progetto che trasformera' Christiania in un quartiere di Copenaghen, sempre meno 'alternativo' e sempre piu' 'normalizzato'.
Il piano 'va molto al di la' delle previsioni - ha commentato il portavoce della comunita', Peter Post - si tratta di una vera liquidazione, non di una normalizzazione'.
Nata negli anni '70 in seguito all'occupazione di un quartiere militare dismesso nella zona portuale della citta', sviluppatasi tra alterne vicende e finalmente stabilizzata sulla base di accordi successivi con il governo, Christiana era stata edificata sul principio dell'autogestione e della proprieta' collettiva.
La sua fama si era costruita intorno alla libera circolazione delle droghe leggere, tollerata dalle autorita' che tra l'altro in questo modo potevano controllare il traffico degli stupefacenti ed evitare che si diffondesse in altre zone della citta'. In realta' l'esperimento andava molto al di la' dei banchetti di hascisc disposti lungo la cosiddetta 'Pusher street'. A Christiania ci sono numerosi ristoranti, gallerie d'arte, teatri, un cinema per i bambini, un asilo, diverse attivita' economiche. E da anni il 'libero Stato' e' la seconda attrazione turistica della capitale danese dopo la sirenetta, e costituisce anche un'importante valvola di sfogo per tutti gli emarginati, che tra i suoi confini trovano sempre accoglienza e ospitalita'.
I chioschi colorati sono spariti da tempo, nel tentativo di eliminare un motivo di polemica. Uno, il piu' pittoresco, decorato da un artista 'christianita' con scene di vita locale, e' stato trasportato al Museo Nazionale: servira' ad illustrare un fenomeno che ha inciso sulla storia sociale e del costume.
Il progetto del governo, illustrato oggi dai ministri delle Finanze e dell'Economia, Thor Pedersen e Bendt Bendsen, punta in primo luogo a smantellare il sistema di autogoverno assembleare che, si legge nel rapporto della commissione appositamente costituita, 'spesso impedisce di prendere qualunque decisione'.
Nell'ambito del processo di 'normalizzazione', inoltre, sara' abolita la proprieta' collettiva: le case saranno messe in vendita, trasformate in cooperative o affidate ad enti pubblici che le riaffitteranno a prezzi di mercato ai 'christianiti' che attualmente pagano un 'ticket' uniforme alla comunita'. Una ventina di abitazioni costruite abusivamente lungo le rive del lago saranno demolite in una prima fase, e successivamente altrettante cadranno sotto i colpi dei bulldozer.
La proprieta' collettiva e l'autogestione saranno salvaguardate solo per le istituzioni culturali e quelle per i bambini che, ha riconosciuto Pedersen, hanno dato buoni risultati.
'Le demolizioni hanno solo un sapore punitivo - ha commentato Peter Post - e l'abolizione della proprieta' collettiva significa negare lo spirito stesso di Christiania. Noi diremo no. Ma questo non significa un rifiuto in blocco. Significa solo che vogliamo trattare'.
Unica concessione del governo: Christiana restera' una zona vietata alla circolazione delle automobili
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Según el rotativo, que cita a fuentes del movimiento de los disidentes, esos oficiales de la Fuerza Aérea, el cuerpo de mayor prestigio para la opinión pública, llevan tres meses deliberando de puertas adentro. '''Il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya'''
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Los pilotos objetores estarían recogiendo "las últimas firmas" antes de hacer su anuncio público, lo que daría gran impulso al movimiento de los que se niegan a cooperar con la represión de los palestinos levantados por su independencia en Cisjordania y la Franja de Gaza. Il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya Di Elio Veltri e Paolo Sylos Labini – tratto da www.democraziaelegalità.it Visto su «Orizzonti Nuovi» nr.5 marzo 2004
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El rotativo de Tel Aviv indica que no se sabe aún si esos objetores de la Fuerza Aérea se plegarán a alguno de los movimiento de disidentes como el denominado 'Coraje de negarse', o si se asociarán en una organización autónoma. Lo scopo di questo articolo non è quello di ribadire la posizione che abbiamo sostenuto durante la guerra e contro l’invio del contingente italiano in Iraq. Né di polemizzare con gli amici del «triciclo», anche se riteniamo che avrebbero fatto bene a votare contro. Ci interessa, invece, informare i lettori e commentare un fatto che riteniamo di grande rilevanza. Nel libro «La guerra del petrolio» (Editori Riuniti), l’autore, Benito Li Vigni, entrato all’ENI con Mattei e rimasto nel gruppo fino al 1996, ricoprendovi posizioni di grande responsabilità, a proposito di Nassiriya scrive: «La presenza italiana in Iraq, al di là dei presupposti ufficialmente dichiarati, è motivata dal desiderio di non essere assenti dal tavolo della ricostruzione e degli affari. Questi ultimi riguardano soprattutto lo sfruttamento dei ricchi campi petroliferi.
Non a caso il nostro contingente si è attestato nella zona di Nassiriya dove agli italiani dell’ENI il governo iracheno, pensando alla fine dell’embargo, aveva concesso – fra il 1995 e il 2000 – lo sfruttamento di un giacimento petrolifero, con 2,5-3 miliardi di barili di riserve: quinto per importanza tra i nuovi giacimenti che l’Iraq di Saddam voleva avviare a produzione». Per completare l’informazione, va detto che contratti analoghi il regime iracheno aveva sottoscritto con Francia, Russia e Germania, contrarie alla guerra. Il contratto con l’ENI era particolarmente favorevole all’Italia per due ragioni: i costi di estrazione che la società di bandiera avrebbe dovuto affrontare sarebbero stati scontati con la produzione del petrolio estratto; una volta ammortizzati i costi, la produzione seguente, sarebbe stata divisa a metà tra ENI e Governo Iracheno. L’Operazione era importante a tal punto che uno dei più autorevoli giornali americani, commentandola, aveva scritto che se fosse andata in porto, l’ENI sarebbe diventata la più grande compagnia petrolifera del mondo.
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Al desencadenarse hace tres años el alzamiento, la 'Intifada de la mezquita de Al Aksa', un piloto de combate se unió a los disidentes, y también hubo casos similares durante la invasión militar de 1982 al Líbano. Pero esta sería la primera vez en que harían pública su protesta y la negativa a cumplir esas "ejecuciones extrajudiciales" de dirigentes y militantes palestinos. Resta da capire perché, dopo aver concluso la trattativa durata cinque anni, l’ENI non abbia cominciato a trivellare i pozzi. La risposta è legata alla decisione di Saddam di attendere la fine dell’embargo, per la quale aveva chiesto l’aiuto e l’intervento italiano, francese e tedesco presso la presidenza degli Stati Uniti, dichiarandosi anche disponibile, ciò che fece, a immettere sul mercato due milioni di barili al giorno per evitare l’aumento del prezzo del greggio. A questo punto qualche domanda è d’obbligo e riguarda l’attuale governo:

1) Era a conoscenza del contratto ENI-Saddam? Essendo il presidente dell’ENI, Poli, persona molto vicina al Cavaliere, non ci sono dubbi che il governo sia stato informato;
2) Gli americani, che sono i veri dòmini della situazione in Iraq e decidono chi deve partecipare agli affari, hanno confermato al nostro governo l’impegno iracheno cui campi petroliferi di Nassiriya?
3) Se così fosse, è lecito chiedere in cambio di cosa?
4) Forse, in cambio dell’impegno del governo di sostenere l’intervento americano in Iraq e di inviare e mantenervi i nostri soldati?
5) La Francia che pure ha interessi analoghi ai nostri, non si è fatta tentare, perché tiene alla sua autonomia più di ogni inconfessabile interesse: perché noi siamo tanto subalterni?

Non sarebbe utile che il centro sinistra chiedesse al governo di parlarne (
) alla Camera? Augurandoci che il governo faccia piena luce sull’argomento, anche per il rispetto che tutti dobbiamo ai 19 morti di Nassiriya (
)
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Ulteriori conferme della presenza dell'ENI a Nassiriya ci arrivano da un'Ansa del 22 marzo 2004!

Iraq: la mappa del petrolio, forte Total, fuori USA e GB
Ansa 22 marzo 2003 ore 15:10

ROMA - Riserve di petrolio certe e probabili per 130 miliardi di barili, che mettono l'Iraq al terzo posto per importanza dopo quelle di Arabia Saudita e Russia. Una ricchezza dalla quale sono, per ora, escluse le grandi compagnie anglo-americane e che vede, invece, tra quelle meglio piazzate, la franco-belga Totalfinaelf. Ma, ovviamente, la guerra potrebbe cambiare questa situazione. L'Eni e' in tratattive, insieme alla spagnola Repsol, per il giacimento di Nassiriya. A fare la mappatura del petrolio iracheno e' uno studio del Royal Institute of International Affairs, pubblicato dalla Staffetta petrolifera.
Secondo lo studio, che sara' presentato ufficialmente al Rome Energy Meeting di giovedi' 27 marzo, l'anno scorso l'Iraq ha estratto 2,5 milioni di barili di petrolio, il 2% della produzione mondiale. Ma questa quota potrebbe raddoppiare e arrivare in 5-10 anni fino al 6-7% una volta eliminate le sanzioni Onu e a condizione che si riuscisse a fare investimenti per piu' di 20 miliardi di dollari.
Totalfinaelf e' una delle compagnie piu' attive nel paese e ha firmato con Baghdad accordi preliminari per lo sfruttamento di giacimenti per un totale 10 miliardi di barili, in grado di raddoppiare le riserve a disposizione del gruppo. Presente la Russia, ma le sue societa' hanno avuto problemi, come e' successo alla Lukoil, per la cooperazione energetica con gli Usa. Piu' avvantaggiate le compagnie giapponesi e di paesi come Cina, Vietnam, Turchia e Siria. Per quanto riguarda l'Italia lo studio cita il giacimento di Nassiriya per il quale ha avviato negoziati insieme alla spagnola Repsol.
Ecco la mappatura degli accordi e dei contratti in atto o che le diverse compagnie stanno negoziando per i giacimenti iracheni, con le riserve di ciascuno in miliardi di barili:
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'''Palestina''' zanza

Vanno avanti intanto le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo dell'Anp. Il nuovo governo palestinese, che sarà nominato congiuntamente dal presidente dell'Anp Yasser Arafat e dal nuovo premier Ahmed Qrei (Abu Ala), comprenderà un sostenitore del movimento integralista Hamas e un esponente riformista appoggiato dagli Stati Uniti. Lo si è appreso da responsabili palestinesi. "Il governo sara' formato la settimana prossima", ha annunciato oggi un responsabile palestinese. La decisione di Al Fatah, la componente maggioritaria dell' Olp, di affidare la nomina del gabinetto, che sara' formato da 24 membri, al presidente e al primo ministro designato significa - secondo gli osservatori - che Arafat, contrariamente agli auspici di Stati Uniti e Israele, manterra' un ruolo di primo piano nel controllo dell'esecutivo e nella politica palestinese.

'''LONDRA''' matteo

Nel primo voto popolare del Regno Unito successivo alle polemiche sulla partecipazione britannica alla guerra in Iraq al fianco degli Usa, considerato altresì un vero e proprio test sulla popolarità di Tony Blair in seguito al caso Kelly, il premier ha subito pagato lo scotto dello scandalo: in elezioni suppletive svoltesi ieri, il Partito Laburista ha infatti perduto un importante seggio in quello che era da sempre considerato un suo feudo, il collegio di Brent East nel nord di Londra. Per 1.118 voti l'ha spuntata su Robert Evans, candidato governativo, Sarah Teather del Partito Liberaldemocratico, all'opposizione: cioè della formazione politica d'oltre Manica che si è battuta con più chiarezza contro il coinvolgimento della Gran Bretagna nel conflitto. Era da quidici anni che il Labour non perdeva una consultazione suppletiva; il seggio di Brent East era diventato vacante a giugno in seguito al decesso per cancro del deputato laburista Paul Daisley


'''Irak''' paola

Mince rayon de soleil dans la journée noire des Américains, l'ancien ministre irakien de la défense, Sultan Hachem Ahmed, n°27 sur la liste des 55 dirigeants du régime déchu les plus recherchés, se serait rendu aux forces américaines à Mossoul.
En 24 heures, les forces américaines ont enregistré de lourdes pertes en Irak - onze hommes au total -, qui témoignent de la persistance, voire de l'aggravation, de la situation dans le pays.

Trois soldats américains ont en effet été tués et deux autres blessés dans une embuscade jeudi 18 septembre dans la soirée près de Tikrit, ville d'origine du président déchu, Saddam Hussein, a annoncé vendredi un porte-parole militaire américain. Les soldats membres de la 4e division d'infanterie ont été attaqués à huit kilomètres au sud de la ville.

L'accrochage s'est produit entre 22 heures et 23 heures locales (entre 20 heures et 21 heures à Paris), ponctuant une lourde journée pour les troupes américaines, marquée notamment par l'attaque d'un convoi à l'ouest de Bagdad et par l'incendie d'un oléoduc dans le nord de l'Irak, au lendemain d'un message attribué à Saddam Hussein appelant à "intensifier la résistance".


Selon la chaîne de télévision Al-Arabiya, huit soldats Américains ont été tués dans l'attaque du convoi dans la ville de Khaldiya, à l'ouest de Bagdad. Une manifestation de joie s'est déroulée peu après sur le site de l'attaque pour chanter la gloire de Saddam Hussein. Un témoin, Mahmoud Ali, a indiqué avoir vu huit soldats gravement brûlés évacués du véhicule, tandis qu'un autre témoin, Youssef Ali, a affirmé en avoir vu quatre. Deux civils irakiens ont été blessés lors de tirs ayant suivi cette attaque, selon des témoins. L'armée américaine à Bagdad, tout en indiquant ne pas être au courant d'un tel incident, a fait état de deux blessés plus à l'est dans une attaque à l'explosif et à l'arme automatique contre un convoi.






'''BURUNDI''' zanza

BUJUMBURA: COPRIFUOCO E TENSIONE NELLA CAPITALE
General General, Standard

Da ieri sera è in vigore il coprifuoco notturno (dalle 19 alle 6 del mattino) in tre quartieri periferici a nord di Bujumbura, la capitale del Burundi, dove nella notte sono stati uditi molti spari. Il provvedimento e' stato introdotto a causa degli scontri in corso fuori città tra i due principali gruppi ribelli del Paese africano, le Forze per la difesa della democrazia (Fdd) e le Forze nazionali di liberazione (Fnl). Stando alle autorità amministrative citate i civili in fuga sarebbero oltre trentamila. Ieri è stata riaperta la ‘Strada nazionale 1’, la principale via di collegamento del Burundi, chiusa il giorno precedente a causa degli scontri. L’arrivo del flusso di sfollati fa crescere la tensione in tutta la capitale, dove stanotte alcune persone sono scomparse, probabilmente prelevate al proprio domicilio da uomini armati. Di loro, per ora, non ci sono tracce. Questi episodi alimentano il timore che i combattimenti in atto tra le due formazioni ribelli possano preludere a un nuovo attacco sulla città. Frange delle Fdd avrebbero ricevuto denaro dall’esercito per abbandonare i propri ranghi e ‘rompere’ l’eventuale alleanza con le Fnl: sarebbe questa l’origine della battaglia in atto tra le due formazioni armate. Sul piano politico, intanto, il presidente Domitien Ndayizeye, un hutu, ha rassicurato ieri i vertici dell’esercito, guidato dai tutsi (che rappresentano circa il 14 per cento della popolazione), illustrando i contenuti dei colloqui avuti nei giorni scorsi a Dar es Salaam (Tanzania) con il leader delle Fdd. La trattativa, per ora, non ha portato ad alcun accordo concreto con la ribellione, ma il capo di Stato ha preferito informare l’esercito sul fatto che non cederà alle richieste degli antigovernativi, i quali durante i negoziati hanno chiesto di rappresentare il 40 per cento delle forze armate e di guidare lo Stato maggiore dell’esercito. Ieri è stata anche riaperta ‘Radio Insanganiro’ (che significa ‘Punto di incontro’), un’emittente privata della capitale, colpevole, secondo il governo, di aver dato voce alla ribellione. Resta chiusa, invece, ‘Radio pubblica africana’, altra voce indipendente, di cui il ministro delle comunicazioni Albert Mbonerane ha ordinato la sospensione a tempo indeterminato. Intanto, le altre radio private di Bujumbura, molto seguite dalla popolazione, hanno deciso di mettere fine al ‘boicottaggio’ della copertura mediatica relativa alle attività di governo, adottato per protestare contro la chiusura di ‘Radio Insanganiro’.



 
'''Italia''' matteo





"Non c'è nessun allarme sui conti pubblici del prossimo anno". Ad assicurare che il pericolo per la finanza pubblica nel 2004 non è all'ordine del giorno è il ministro del Welfare Roberto Maroni che, al termine del Consiglio dei Ministri,riferisce che il governo ritiene che non si correrà il rischio di avvicinarsi a un rapporto del 3% e che anche di questo si è parlato ieri durante il vertice. "La nostra - ha detto Maroni - è una manovra che serve a tenere basso qusto rapporto, a differenza di quanto fanno Francia e Germania. Non c'è questo rischio".
Secondo indiscrezioni, ieri - nel corso del vertice di maggioranza - il ministro dell'Economia Giulio Tremonti avrebbe sottolineato la situazione piuttosto grave dei nostri conti.

"Di condono non si è parlato". Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha affermato che non si è toccato l'argomento e ai giornalisti che gli chiedevano se sarà trattato con un decreto a parte o se sarà introdotto in
Finanziaria, ha risposto: "Venerdì prossimo ci sarà il Consiglio dei ministri per la Finanziaria, vedremo".




 '''LAVORO: NAPOLI, APPELLO AL GOVERNO DEL SINDACO JERVOLINO''' zanza

 Un rinnovato forte appello e' stato rivolto dal sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino al governo e in particolare ai ministri Maroni, Tremonti e Pisanu, nonche' al sottosegretario Letta, per quanto riguarda il reddito minimo di inserimento. Il sindaco -si legge in una nota diramata dal Comune- ha ricordato al governo che, fin dall'8 gennaio, aderendo alle richieste della delegazione Anci era stata promessa dal ministro Maroni l'istituzione di un tavolo di confronto tra governo ed enti locali per discutere il futuro del Rmi. ''Finora -sottolinea il sindaco- malgrado le numerose sollecitazioni, nulla e' stato fatto e nulla risulta essere in programma''.

'''LAVORO 2''' matteo




 "A chi ha fatto del male ai poveri, San Gennaro penserà. Berlusconi noi crediamo nei miracoli".

E' lo striscione che campeggia vicino al Duomo,
dove si svolgono le celebrazioni per la solennità di San Gennaro.
Accanto alla cattedrale ci
sono oltre cento uomini delle forze dell'ordine.



Polizia, carabinieri e vigili urbani controllano tutti i varchi d' accesso al perimetro della cattedrale.

Alcune sigle, piuttosto eterogenee, di disoccupati (Aderenti all' ex Reddito minimo di inserimento, Lista Storica, Lista Flegrea, Forza Lavoro Disponibile e Movimento di Lotta per il Lavoro)
sono pronte a restare in sit-in sul sagrato del duomo.


Poco prima delle dieci si è ripetuto il fenomeno della
liquefazione del sangue del santo.
= Approfondimenti vari =

Lunedì 16 marzo

Rassegna Stampa

dall'indirizzo http://www.ansa.it/rubriche/rassegna/rassegnaoggi.shtml è possibile vedere e leggere le prime pagine di tutti i quotidiani andando al link della rassegna stampa della camera dei deputati oppure a partire dalle 12 sono disponibili tutti i quotidiani di oggi on-line

GR ORE 13.30

spazio indy 18.3... Difendi officina99

DANIMARCA: MUORE 'CHRISTIANIA', IL SOGNO DEGLI ANNI '70

COPENAGHEN - Lo 'Stato libero' di Christiania, la comunita' che dagli anni settanta rappresenta un esperimento sociale unico in Europa, e' destinato a scomparire. Il governo danese ha presentato il progetto che trasformera' Christiania in un quartiere di Copenaghen, sempre meno 'alternativo' e sempre piu' 'normalizzato'. Il piano 'va molto al di la' delle previsioni - ha commentato il portavoce della comunita', Peter Post - si tratta di una vera liquidazione, non di una normalizzazione'. Nata negli anni '70 in seguito all'occupazione di un quartiere militare dismesso nella zona portuale della citta', sviluppatasi tra alterne vicende e finalmente stabilizzata sulla base di accordi successivi con il governo, Christiana era stata edificata sul principio dell'autogestione e della proprieta' collettiva. La sua fama si era costruita intorno alla libera circolazione delle droghe leggere, tollerata dalle autorita' che tra l'altro in questo modo potevano controllare il traffico degli stupefacenti ed evitare che si diffondesse in altre zone della citta'. In realta' l'esperimento andava molto al di la' dei banchetti di hascisc disposti lungo la cosiddetta 'Pusher street'. A Christiania ci sono numerosi ristoranti, gallerie d'arte, teatri, un cinema per i bambini, un asilo, diverse attivita' economiche. E da anni il 'libero Stato' e' la seconda attrazione turistica della capitale danese dopo la sirenetta, e costituisce anche un'importante valvola di sfogo per tutti gli emarginati, che tra i suoi confini trovano sempre accoglienza e ospitalita'. I chioschi colorati sono spariti da tempo, nel tentativo di eliminare un motivo di polemica. Uno, il piu' pittoresco, decorato da un artista 'christianita' con scene di vita locale, e' stato trasportato al Museo Nazionale: servira' ad illustrare un fenomeno che ha inciso sulla storia sociale e del costume. Il progetto del governo, illustrato oggi dai ministri delle Finanze e dell'Economia, Thor Pedersen e Bendt Bendsen, punta in primo luogo a smantellare il sistema di autogoverno assembleare che, si legge nel rapporto della commissione appositamente costituita, 'spesso impedisce di prendere qualunque decisione'. Nell'ambito del processo di 'normalizzazione', inoltre, sara' abolita la proprieta' collettiva: le case saranno messe in vendita, trasformate in cooperative o affidate ad enti pubblici che le riaffitteranno a prezzi di mercato ai 'christianiti' che attualmente pagano un 'ticket' uniforme alla comunita'. Una ventina di abitazioni costruite abusivamente lungo le rive del lago saranno demolite in una prima fase, e successivamente altrettante cadranno sotto i colpi dei bulldozer. La proprieta' collettiva e l'autogestione saranno salvaguardate solo per le istituzioni culturali e quelle per i bambini che, ha riconosciuto Pedersen, hanno dato buoni risultati. 'Le demolizioni hanno solo un sapore punitivo - ha commentato Peter Post - e l'abolizione della proprieta' collettiva significa negare lo spirito stesso di Christiania. Noi diremo no. Ma questo non significa un rifiuto in blocco. Significa solo che vogliamo trattare'. Unica concessione del governo: Christiana restera' una zona vietata alla circolazione delle automobili

Il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya

Il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya Di Elio Veltri e Paolo Sylos Labini – tratto da www.democraziaelegalità.it Visto su «Orizzonti Nuovi» nr.5 marzo 2004

Lo scopo di questo articolo non è quello di ribadire la posizione che abbiamo sostenuto durante la guerra e contro l’invio del contingente italiano in Iraq. Né di polemizzare con gli amici del «triciclo», anche se riteniamo che avrebbero fatto bene a votare contro. Ci interessa, invece, informare i lettori e commentare un fatto che riteniamo di grande rilevanza. Nel libro «La guerra del petrolio» (Editori Riuniti), l’autore, Benito Li Vigni, entrato all’ENI con Mattei e rimasto nel gruppo fino al 1996, ricoprendovi posizioni di grande responsabilità, a proposito di Nassiriya scrive: «La presenza italiana in Iraq, al di là dei presupposti ufficialmente dichiarati, è motivata dal desiderio di non essere assenti dal tavolo della ricostruzione e degli affari. Questi ultimi riguardano soprattutto lo sfruttamento dei ricchi campi petroliferi. Non a caso il nostro contingente si è attestato nella zona di Nassiriya dove agli italiani dell’ENI il governo iracheno, pensando alla fine dell’embargo, aveva concesso – fra il 1995 e il 2000 – lo sfruttamento di un giacimento petrolifero, con 2,5-3 miliardi di barili di riserve: quinto per importanza tra i nuovi giacimenti che l’Iraq di Saddam voleva avviare a produzione». Per completare l’informazione, va detto che contratti analoghi il regime iracheno aveva sottoscritto con Francia, Russia e Germania, contrarie alla guerra. Il contratto con l’ENI era particolarmente favorevole all’Italia per due ragioni: i costi di estrazione che la società di bandiera avrebbe dovuto affrontare sarebbero stati scontati con la produzione del petrolio estratto; una volta ammortizzati i costi, la produzione seguente, sarebbe stata divisa a metà tra ENI e Governo Iracheno. L’Operazione era importante a tal punto che uno dei più autorevoli giornali americani, commentandola, aveva scritto che se fosse andata in porto, l’ENI sarebbe diventata la più grande compagnia petrolifera del mondo.

Resta da capire perché, dopo aver concluso la trattativa durata cinque anni, l’ENI non abbia cominciato a trivellare i pozzi. La risposta è legata alla decisione di Saddam di attendere la fine dell’embargo, per la quale aveva chiesto l’aiuto e l’intervento italiano, francese e tedesco presso la presidenza degli Stati Uniti, dichiarandosi anche disponibile, ciò che fece, a immettere sul mercato due milioni di barili al giorno per evitare l’aumento del prezzo del greggio. A questo punto qualche domanda è d’obbligo e riguarda l’attuale governo:

1) Era a conoscenza del contratto ENI-Saddam? Essendo il presidente dell’ENI, Poli, persona molto vicina al Cavaliere, non ci sono dubbi che il governo sia stato informato; 2) Gli americani, che sono i veri dòmini della situazione in Iraq e decidono chi deve partecipare agli affari, hanno confermato al nostro governo l’impegno iracheno cui campi petroliferi di Nassiriya? 3) Se così fosse, è lecito chiedere in cambio di cosa? 4) Forse, in cambio dell’impegno del governo di sostenere l’intervento americano in Iraq e di inviare e mantenervi i nostri soldati? 5) La Francia che pure ha interessi analoghi ai nostri, non si è fatta tentare, perché tiene alla sua autonomia più di ogni inconfessabile interesse: perché noi siamo tanto subalterni?

Non sarebbe utile che il centro sinistra chiedesse al governo di parlarne (…) alla Camera? Augurandoci che il governo faccia piena luce sull’argomento, anche per il rispetto che tutti dobbiamo ai 19 morti di Nassiriya (…)


Ulteriori conferme della presenza dell'ENI a Nassiriya ci arrivano da un'Ansa del 22 marzo 2004!

Iraq: la mappa del petrolio, forte Total, fuori USA e GB Ansa 22 marzo 2003 ore 15:10

ROMA - Riserve di petrolio certe e probabili per 130 miliardi di barili, che mettono l'Iraq al terzo posto per importanza dopo quelle di Arabia Saudita e Russia. Una ricchezza dalla quale sono, per ora, escluse le grandi compagnie anglo-americane e che vede, invece, tra quelle meglio piazzate, la franco-belga Totalfinaelf. Ma, ovviamente, la guerra potrebbe cambiare questa situazione. L'Eni e' in tratattive, insieme alla spagnola Repsol, per il giacimento di Nassiriya. A fare la mappatura del petrolio iracheno e' uno studio del Royal Institute of International Affairs, pubblicato dalla Staffetta petrolifera. Secondo lo studio, che sara' presentato ufficialmente al Rome Energy Meeting di giovedi' 27 marzo, l'anno scorso l'Iraq ha estratto 2,5 milioni di barili di petrolio, il 2% della produzione mondiale. Ma questa quota potrebbe raddoppiare e arrivare in 5-10 anni fino al 6-7% una volta eliminate le sanzioni Onu e a condizione che si riuscisse a fare investimenti per piu' di 20 miliardi di dollari. Totalfinaelf e' una delle compagnie piu' attive nel paese e ha firmato con Baghdad accordi preliminari per lo sfruttamento di giacimenti per un totale 10 miliardi di barili, in grado di raddoppiare le riserve a disposizione del gruppo. Presente la Russia, ma le sue societa' hanno avuto problemi, come e' successo alla Lukoil, per la cooperazione energetica con gli Usa. Piu' avvantaggiate le compagnie giapponesi e di paesi come Cina, Vietnam, Turchia e Siria. Per quanto riguarda l'Italia lo studio cita il giacimento di Nassiriya per il quale ha avviato negoziati insieme alla spagnola Repsol. Ecco la mappatura degli accordi e dei contratti in atto o che le diverse compagnie stanno negoziando per i giacimenti iracheni, con le riserve di ciascuno in miliardi di barili:

Approfondimenti vari

radiolina (last edited 2008-06-26 09:51:30 by anonymous)