IL "SUOPOLIO" DI GASPARRI

dal il Manifesto

27 novembre Martedì il giorno del «suopolio» Dopo una giornata di scontro sui tempi per la discussione della legge di Mediaset, passa la proposta del presidente del senato Pera: la commissione potrà continuare a lavorare, ma anche se non avrà finito in aula si andrà comunque martedì. E si dovrà votare. Gasparri: «Nessun problema, la firma di Ciampi può arrivare anche prima dei trenta giorni a disposizione» MICAELA BONGI ROMA Ancora qualche giorno in commissione lavori pubblici. E poi, martedì prossimo, la legge Gasparri approderà in ogni caso nell'aula di palazzo Madama per essere approvata definitivamente il giorno stesso. E' questa, di fronte al muro contro muro, la «mediazione» proposta ieri pomeriggio in conferenza dei capigruppo dal presidente del senato Marcello Pera e passata a maggioranza. Di fronte all'ostruzionismo dell'opposizione, la Casa berlusconiana (che in mattinata aveva riunito i capigruppo) spingeva perché si andasse subito in aula con il provvedimento aperto (la commissione aveva votato appena sette emendamenti sui circa 320 presentati, 270 dei quali dichiarati ammissibili) e, dunque, senza relatore. Il relatore in questione, il forzista Luigi Grillo, nel primo pomeriggio, nonostante il centrosinistra contestasse duramente lo strappo (proteste liquidate da uno sprezzante Gasparri come «un supplemento di satira»), dava già per scontato che del lavoro della commissione, giudicato alla stregua di una perdita di tempo, si sarebbe fatto tranquillamente a meno, pur di consegnare al Cavaliere la sua legge in tempi utili per salvare Retequattro: «Non ci sono le condizioni per andare avanti», sentenziava Grillo. In ogni caso, la capigruppo avrebbe dovuto fissare un nuovo calendario. E così, i lavori dell'aula (che stava esaminando il nuovo decreto «antenna selvaggia» che permetterà alla Gasparri di non confliggere anche con la sentenza della Consulta sulla materia) vengono sospesi. Alle 17.30 si riuniscono i presidenti dei gruppi con Pera. Un'oretta dopo esce il capogruppo della Margherita, Willer Bordon, e annuncia trafelato che quella che sarà fatta passare per una «mediazione» non è altro che un'inaccettabile forzatura perché «domani il provvedimento sarà incardinato in aula e il voto finale potrebbe arrivare martedì». A altri esponenti dell'opposizione non risulta però che le cose siano effettivamente andate nel modo riferito da Bordon. Che in effetti aveva fatto un po' di confusione. Perché alla vice presidente dei senatori della Quercia, Maria Grazia Pagano, che propone il rinvio argomentando che «in ogni caso si arriverebbe alla prossima settimana, dunque forzare non conviene nemmeno alla maggioranza», Pera risponde appunto con la sua proposta. La forzatura però non è affatto esclusa: martedì, anche se i lavori in commissione non saranno terminati, si andrà comunque in aula, con o senza relatore. E con i tempi contingentati: 9 ore di discussione. Una soluzione che però consente a Pera di non mostrarsi completamente schiacciato sulle esigenze della Casa berlusconiana e alla stessa Casa di avere la certezza che martedì (al massimo mercoledì mattina), la tormentata legge sarà consegnata al «mero proprietario» di Mediaset. Evitando il rischio che il provvedimento si vada a infilare in un calendario fitto che comprende la delega sulla giustizia e la procreazione assistita. La Quercia comunque si assegna un punto («tutti i giornali parlavano di approvazione della legge già oggi», commenta il diessino Antonello Falomi) e i manifestanti che davanti al senato protestano contro la Gasparri e contro la censura accolgono con favore la notizia che la commissione potrà ancora lavorare fino a martedì. Ma la Margherita resta sulle sue posizioni: «Si riduce il parlamento al ruolo di una cassette delle lettere dove arrivano decisioni prese altrove - insiste Bordon - l'attività del parlamento viene regolata in modo improprio perché sono in ballo gli interessi del presidente del consiglio».

Dal canto suo, Gasparri non si mostra turbato dal nuovo calendario d'aula: «Mi sembra una soluzione ragionevole, anche se il provvedimento fosse stato incardinato in aula domani, si sarebbe arrivati al voto martedì». Cioè il 2 dicembre. Il che significa che se il presidente Ciampi si prendesse tutto il tempo a disposizione prima di firmare la legge (cioè trenta giorni), tutto lo sforzo fatto dai seguaci del premier per consentire a retequattro di rimanere a terra verrebbero vanificati, visto che la sentenza della Consulta fissa il 31 dicembre come termine ultimo per il trasferimento sul satellite. Ovviamente, il governo si aspetta che Ciampi firmi prima. Ma l'atteggiamento del Colle resta un'incognita. All'aventuale schiaffo (il rinvio del provvedimento alle camere), la Cdl potrebbe comunque rispondere con un altro schiaffo. Chiedere al Quirinale di promulgare la legge senza modifiche. E a quel punto Ciampi non potrebbe far altro che firmare.

2 dicembre

Legge Gasparri, ultimo atto Oggi, al più tardi domattina, il via libera definitivo del senato. Titoli Mediaset in salita. L'opposizione: «La partita non finisce qui». E già si guarda al Quirnale, alla Consulta, all'Europa MICAELA BONGI ROMA ACologno monzese e Arcore per stappare le bottiglie di champagne probabilmente si aspetteranno le mosse del Quirinale. Ma il «mero proprietario» e il presidente di Mediaset, Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, un primo brindisi lo avranno fatto già ieri, quando hanno visto il titolo del gruppo guadagnare un più 2,43 per cento, insieme al più 3,75 registrato da Mondadori. Effetto benefico della legge Gasparri, che oggi, al più tardi domani mattina, otterrà il via libera definitivo dall'aula di palazzo Madama. L'opposizione tenterà di giocare le ultimissime carte. Il Comitato per la libertà e il diritto all'informazione moltiplica le iniziative contro il provvedimento: domani pomeriggio (a legge presumibilmente approvata) a Roma davanti palazzo San Macuto (dove la vigilanza discute il caso Raiot) e poi al Pantheon, ma anche davanti alle sedi Rai di altre città. Nella Casa berlusconiana, però, non è più consentito indugiare su un testo arrivato ormai alla quarta lettura e a ridosso dei termini indicati dalla Consulta per il trasferimento di Retequattro su satellite.

La commissione lavori pubblici del senato è tornata nuovamente a riunirsi alle 21 di ieri sera, con più di 200 emendamenti ancora da discutere. Ma il presidente Marcello Pera, di fronte alle proteste dell'opposizione che denunciavano la forzatura sui tempi, l'altra settimana era stato chiaro: aveva sì concesso ancora qualche giorno di tempo ai lavori della commissione; aggiungendo però che in ogni caso l'aula avrebbe dovuto votare nella giornata di oggi. Dove, dunque, il testo arriverà «aperto», senza cioè che sia terminato l'esame in commissione e senza relatore. Perché, appunto, Retequattro va salvata entro dicembre. Che poi il ddl, che affida la soluzione a un improbabile miracolo digitale, risponda alla sentenza della Corrte costituzionale, come giura Gasparri, è tutto un altro discorso: per adeguarsi effettivamente alle indicazioni della Corte (che esclude periodi transitori per il passaggio tra analogico e digitale terrestre, il cui completamento è previsto dalla Gasparri nel 2006) il miracolo, infatti, si dovrebbe compiere subito.

Questa mattina in apertura di seduta l'opposizione (i cui capigruppo, ieri, hanno inviato a tutti i senatori di maggioranza una copia del libro di Carlo Rognoni Inferno tv, Berlusconi e la legge Gasparri), presenterà le pregiudiziali di costituzionalità. Per la Margherità toccherà a Luigi Zanda, per i Ds a Massimo Villone. Poi, dopo il voto sulle pregiudiziali (che verosimilmente saranno respinte), si passerà alla discussione generale. I tempi concessi da Pera sono comunque strettissimi. Né l'opposizione confida nella votazione a scrutinio segreto (che potrebbe essere concessa dal presidente per una decina di emendamenti): questa volta nella Casa non sono ammesse defezioni.

Dal canto suo l'opposizione assicura che la battaglia non terminerà con l'approvazione della legge di Mediaset: «Penso che il cammino di questa legge non si esaurirà con l'approvazione in senato - sostiene ad esempio il senatore diessino Antonello Falomi -. Dopo ci sarà la firma del presidente della repubblica» e, se Ciampi firmerà, arriveranno «i ricorsi di tutti gli interessi colpiti: ci saranno passaggi alla Corte cositituzionale, c'è un esposto della Margherita alla Corte di giustizia europea, c'è il garante della concorrenza e del mercato...». Incalza Paolo Gentiloni, deputato della Margherita: «Da noi arriva un richiamo costante al messaggio di Ciampi sul pluralismo. Un messaggio molto importante che forse è destinato a rimanere l'unico indirizzato al parlamento».

A sollecitare un esplicito appello al capo dello stato perché rispedisca il ddl alle camere è il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «La Gasparri è molto peggio delle leggi Cirami e Schifani messe insieme, è un attentato alla democrazia e alla Costituzione», protesta il leader del Sole che ride. E Beppe Giulietti mette in guardia dal rischio di «un conflitto istituzionale senza precedenti». «Questa rischia davvero di essere la legge che lacera i rapporti tra le forze politiche e le istituzioni - incalza il deputato diessino - sarebbe un errore gravissimo trasferire l'eventuale modifica della Gasparri sul tavolo del presidente della repubblica, della Consulta o della Commissione europea». Sulla stessa lunghezza d'onda Marco Rizzo, Pdci: «Se ha un senso il messaggio alle camere del presidente della repubblica, se le sentenze della suprema corte hanno un valore, se i pareri delle autorità indipendenti sono importanti, allora questa legge dovrebbe essere rispedita al mittente».

Ma, al di là degli auspici e degli appelli più o meno espliciti, l'atteggiamento che assumerà il Quirinale resta un incognita. Il tam-tam su un rinvio alle camere del testo da parte di Ciampi (al quale la Cdl sarebbe pronta a rispondere con la richiesta di promulgare comunque la legge) si è fatto sentire anche nelle ultime ore. Ma in realtà questa ipotesi in ambienti dell'Ulivo viene ritenuta altamente improbabile.

Spazio Indy 01 12 03

Un anarchico italiano

Il 5, 6 e 7 dicembre 2003 compagni provenienti dall'Italia e dall'estero si riuniranno a Napoli per cercare di raccontare e capire la figura di Errico Malatesta, un uomo dotato di qualità apparentemente contrastanti. L'uomo della comprensione e dell'apertura all'altrui punto di vista, ma anche colui che, per fermezza di convincimenti e chiarezza di idee,divenne ed è a tutt'oggi punto di riferimento dell'anarchismo italiano ed internazionale.

E' stato uno dei rivoluzionari più famosi del suo tempo, simbolo di libertà per tutte le componenti del movimento operaio italiano. Dal dopoguerra c'è stato un tentativo di cancellarlo dalla memoria storica, insieme a tutto ciò che ha rappresentato e continua a rappresentare. Questo convegno è un'occasione non solo per chi condivida le idee e gli obiettivi di Malatesta, ma anche per tutti coloro che desiderano confrontarsi con la storia non ufficiale.


Cop 9

In Italia le emissioni di anidride carbonica uno dei principali gas serra e responsabile del riscaldamento globale, dovevano scendere ai livelli del 1990. E invece sono salite del 7,3%. Proprio in Italia, a Milano, si apre dall'1 al 12 dicembre la Cop 9 (Conference of parties), il summit mondiale sul clima e i cambiamenti climatici. Dovrebbe servire a far definitivamente partire il protocollo di Kyoto, un accordo varato nel 1997, che doveva portare i Governi di tutto il mondo a mettere in pratica la Convenzione sui cambiamenti climatici (1992) e ad arrestare la produzione dei gas che alterano e amplificano l'effetto serra, ai livelli di tredici anni fa. 84 Paesi hanno firmato, 62 hanno ratificato ma è ancora tutto fermo: non è il numero che conta, ma chi produce le emissione inquinanti. Gli Usa, che producono 5 mila tonnellate di Co2 all'anno, contro le mille dell'India, non firmano. Non è una questione ambientale. E' in gioco la gestione della risorsa più preziosa per l'economia liberista, ovvero il petrolio, e qui, più che altrove si decidono equilibri politici nazionali e internazionali. La discussione, si concentrerà sull'applicazione dei meccanismi flessibili per la riduzione e per il commercio delle emissioni, sulle sanzioni da applicare, sull'utilità dei bacini di assorbimento del carbonio, che potrebbero prevedere l' uso di alberi geneticamente modificati. Si anche parlerà del ruolo della Banca Mondiale nella gestione finanziaria del Protocollo. Sarà tutto inutile se la Russia, deciderà di subire le pressioni americane, e non accetterà di firmare, con il supporto di Cina e India, il Mandato di Milano, che si prevede venga ratificato in questi giorni. Sono previste manifestazioni per ribadire che l'atmosfera è un bene collettivo dei popoli della terra, il petrolio e l'economia neoliberista la stanno distruggendo. Per ricordare che è necessario spezzare la dipendenza dai combustibili fossili, il controllo dei quali è il motivo scatenante ultime guerre che hanno segnato il pianeta.


Argentina

Nella mattinata di martedì 25 novembre la polizia ha attaccato violentemente il Movimiento de Trabajadores Desocupados di Neuquén, che si trovava in assemblea per contrastare il sistema di pagamento dei salari, quello delle schede magnetiche prepagate, utilizzabili solo nei negozi abilitati e per il pagamento di servizi. Per piu' di tre ore la polizia ha represso con pallottole di gomma, di piombo e con lacrimogeni i piqueteros e i cittadini del quartiere, che hanno cercato di resistere con pietre e barricate. Il bilancio: 19 persone ferite e soccorse in ospedale, tra cui cinque colpite da pallottole di piombo, e l'arresto di Pepe, uno studente lavoratore della fabbrica della Zanon, che, dopo essere stato colpito da oltre 60 pallottole di gomma è rimasto in gravi condizioni all'interno di un commissariato di polizia per diverse ore. Per le mancate cure e a causa della gravita' della ferita, Pepe ha perso l'occhio sinistro. Dopo Salta e Jujuy, ora Neuquén: i governatori provinciali, con la complicità del governo nazionale, continuano a reprimere i movimenti sociali attraverso la violenza della polizia e le politiche affamatrici. Il cosiddetto "effetto k ", che con il nuovo presidente Kirchner avrebbe dovuto portare alla rinuncia definitiva della criminalizzazione della protesta, ha invece generato l'ennesima violenta azione repressiva ai danni di chi lotta per una vera "trasformazione sociale".


Macello


Boicotta Easy London


Spazio Indy Gio 4.12

Milano in tilt (aggiornamenti su commenti e conseguenze legali

http://www.italy.indymedia.org/features/lombardia/#bottom

Cop 9 http://www.italy.indymedia.org/features/eco/#1130

Monza sgomberata

(e daje...ma sviluppare un dibattito sulle possibilita'/modalita' di occupare?) menzionare anke sgombero crash e altri sgomberi in quest'autunno

http://www.italy.indymedia.org/features/lombardia/#bottom


APPUNTAMENTI

Cop 9

Nola CM:

venerdi' 5 dicembre

ore 19:00 museo etnomusicale i gigli di nola via san felice 43

28 Dec Trapani

31 Dec Rebibbia