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La storia di joy,lo stato stupra e si autoassolve con formula piena

Oggi si è tenuto a Milano il processo con rito abbreviato per la denuncia fatta da Joy per violenza sessuale contro l’ispettore di Ps Vittorio Addesso. L'ispettore della polizia di stato, in servizio al centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, è stato assolto con formula piena. L'assoluzione è stata disposta dal giudice per l'udienza preliminare Simone Luerti, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Gianluca Prisco, nel procedimento con rito abbreviato scelto dall'imputato.

Joy si è ribellata per se stessa, ma anche per tutte quelle che, nella stessa situazione, non hanno avuto il modo o il coraggio di farlo e per tutte quelle che troveranno, nel suo esempio, la forza per non subire. La sua vicenda è emblematica. Le istituzioni pensano che quelle/i che hanno subito violenza per mano dei loro funzionari, staranno zitte/i per non subire ulteriori vessazioni, contando, anche, sull’omertà di chi, pure, è a conoscenza dei fatti. Se questo non succede c’è la vendetta, come è accaduto per Joy, che è stata pestata, insieme alle sue compagne, da Addesso e commilitoni, con la scusa della rivolta di Corelli. Anche qui nel silenzio di chi vede e sa. Se la ritorsione non funziona, come non ha funzionato con Joy, che, al processo per la rivolta di Corelli, ha denunciato la violenza sessuale ed il successivo pestaggio, allora c’è la denuncia per calunnia che, anche in questo caso, accomuna Joy a tutte le vittime della violenza delle istituzioni e ai loro familiari che hanno il coraggio di rendere pubbliche le vicende. Joy è stata denunciata per calunnia direttamente al processo e da un giudice donna. Le istituzioni usano, di norma, la denuncia e la querela, contro quelle /i che osano chiedere loro conto di violenze e/o ingiustizie subite, perché sono consapevoli della disparità dei rapporti di forza. "Ci chiediamo se tanta attenzione alle garanzie dell'imputato sarebbe stata osservata a parti inverse -hanno detto i legali di Joy, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini-. E' infatti la parola di una straniera contro un rappresentante dello Stato".

NAPOLI. CONTINUA LA LOTTA DEGLI OPERATORI SOCIALI Ancora manifestazioni di protesta, stamane a Napoli, degli operatori sociali, in campo da settimane contro i tagli che stanno bloccando le attività delle strutture impegnate nel welfare e mettendo in pericolo circa duemila posti di lavoro. I manifestanti, alcune centinaia, si sono radunati in piazza del Municipio. Uno di loro si è arrampicato su una gru, all'interno del cantiere della metropolitana, e poi si è calato giù. Gli altri hanno attuato blocchi a singhiozzo del traffico. Sul posto si è radunato un gruppo di agenti di polizia in assetto antisommossa. Oggi sulla vertenza è intervenuta con una dura nota la Conferenza episcopale campana, giudicando «intollerabili» le proporzioni assunte dalla crisi del settore e invocando un impegno comune delle istituzioni in proposito. 35milioni di euro distipendi di lavoro pregresso.

MILANO. Di lavoro si muore, ancora Un operaio di 36 anni è morto questa mattina schiacciato dal crollo di un muro in costruzione, in un cantiere edile a Lainate (Milano). Sul posto è intervenuto il 118 di Milano; ripetuti i tentativi di rianimazione, purtroppo inutili. Il giovane è stato dichiarato morto al Pronto soccorso dell'ospedale di Garbagnate.

Parte la campagna per il Referendum sull'acqua pubblica

Il logo della campagna referendaria è stato scelto online da oltre diecimila persone, le firme raccolte in due mesi sono state oltre un milione quattrocentomila. È una grande mobilitazione nazionale quella che si muove intorno al referendum sull’acqua bene comune. Il popolo dell’acqua ha lanciato oggi la campagna “2 si per l’acqua bene comune” in vista della chiamata alle urne dei cittadini per esprimersi contro la privatizzazione dell’acqua. Due quesiti su tre sono stati accettati dalla Corte Costituzionale e quindi l’obiettivo del comitato referendario è di arrivare a una ripubblicizzazione dei servizi idrici che mandi in soffitta la legge Ronchi.

Accorpare la data del Referendum a quella delle elezioni amministrative previste per metà maggio e una moratoria sul decreto Ronchi che blocchi le privatizzazioni già in corso, in attesa dell’esito della consultazione popolare. Sono questi i due obiettivi immediati del comitato. La campagna verrà autofinanziata dai cittadini a sottoscrizione e i soldi saranno restituiti ai donatori una volta ottenuto il rimborso elettorale. Il calendario delle iniziative prevede i banchetti per l’autofinanziamento nelle principali piazze italiane il 5 e 6 febbraio, un Festival dell'acqua a San Remo, programmato nella città ligure negli stessi giorni del Festival della Canzone Italiana, al carnevale di Viareggio ci sarà un carro sull’acqua bene comune. L’appuntamento più importante resta la  manifestazione Nazionale convocata per il 26 marzo a Roma.

Si tratta del primo referendum, come detto da tempo, promosso da realtà sociali e non da partiti politici. Il comitato referendario ha denunciato i tanti falsi miti che nascondono gli interessi delle multinazionali sull’acqua . “E’ una grande mistificazione dire che la direttiva europea prevede l’obbligo di privatizzazione – dicono - è falso che la privatizzazione apre alla concorrenza e quindi a un abbassamento delle tariffe e al miglioramento dei servizi, dalle esperienze già in atto abbiamo visto esattamente il contrario perchè l’acqua è un monopolio naturale e il prezzo è deciso da chi detiene il monopolio”

2 febbraio 1977: assalto alla sede MSI di Roma

2 febbraio 1977. Mentre alla Camera viene approvata una risoluzione che impegna il ministro dell'istruzione Malfatti, preoccupato dal precipitare degli eventi all'università, a sospendere a tempo indeterminato la circolare sui piani di studio, migliaia di giovani si ritrovano alla Sapienza, dove il giorno prima un gruppo di fascisti aveva sparato e ferito gravemente due studenti. In 50.000 partono in corteo dirigendosi dapprima al Policlinico dove è ricoverato in gravi condizioni Guido Bellachioma e poi verso la sede del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna che viene assaltata e data alle fiamme al coro di "Sommacampagna è bruciata, la nostra vendetta è appena cominciata". A quel punto, in migliaia si dirigono verso la facoltà di Magistero che è stata occupata, quando improvvisamente in piazza Indipendenza una 127 bianca irrompe in coda al corteo. Ne escono due agenti in borghese che iniziano a sparare raffiche di colpi d'arma da fuoco. Sono le squadre speciali di Kossiga alla loro prima apparizione. Si tratta di poliziotti in borghese con mansioni speciali per le manifestazioni. Altri spari giungono dai diversi punti della piazza e dal corteo. Rimangono gravemente feriti uno degli agenti in borghese e due studenti, Paolo Tommasini, di 24 anni e Leonardo (Daddo) Fortuna, di 22 anni.

Sono da subito chiare per gli studenti le responsabilità della polizia nella sparatoria. Nel pomeriggio si tiene all'università un'assemblea indetta dal Comitato di lotta che denuncia la trappola poliziesca di piazza Indipendenza e chiede l'abrogazione della circolare Malfatti.

Intanto il Pci attraverso il suo giornale si schiera a difesa dell'operato delle forze dell'ordine e accusa gli studenti cosiddetti autonomi di essere sullo stesso piano dei fascisti. Questa presa di posizione del Partito comunista, totalmente proiettato verso il compromesso con la Dc, segnerà di fatto una spaccatura rinsanabile con il movimento che rivendicava invece la sua autonomia dalle organizzazioni partitiche. Per i fatti di piazza Indipendenza nessun poliziotto è stato mai processato. Paolo e Daddo furono condannati per tentato omicidio e si fecero lunghissimi anni di galera portandosi dietro le ferite di quel giorno. L'infernale macchina repressiva di Kossiga aveva appena iniziato a mietere le sue vittime.

ZAM, uno spazio nuovo in movimento e per i movimenti a Milano vedi tu se ne vuoi parlare DI SEGUITO IL COMUNICATO SU INDY LOMBARDIA

L’avventura è cominciata. Siamo dentro, da sabato. Stiamo lavorando, pulendo, imbiancando, aggiustando, costruendo. Passano vicini di casa a guardare, qualcuno entra, chiede, commenta, si propone, sostiene. Ci raccontano di questo spazio, abbandonato da tempo, dei migranti che in alcuni periodi vi hanno vissuto in condizioni indegne, al freddo e al buio, dell’infamia della Polizia Municipale che li ha sgomberati solo per continuare a lasciare muri vuoti a prendere acqua e a degradare in condizioni sempre peggiori progressivamente. Abbiamo occupato uno spazio in Barona, un quartiere stimolante, a metà strada tra un’antica tradizione popolare e di sinistra (con diversi luoghi d’aggregazione come il Bitte ed il Barrio’s) e le trasformazioni urbanistiche che stanno cambiando tutta la metropoli. Sabato siamo entrati in tanti, insieme, alla luce del sole. Nel corso delle prima due giornate sono venute a conoscere Zam in diverse centinaia, a ballare con noi, a far festa, a discutere e pensare. In queste poche ore siamo invasi da idee, proposte e sorrisi. Gente che si preannuncia per la prima assemblea di gestione, persone che chiamano per offrire mobili da recuperare, spettacoli teatrali da proporre, gruppi musicali da far suonare. Tanti amici di vecchia data, tanta gente nuova e mai vista. Non siamo bravi noi, non è un merito che possiamo rivendicare in esclusiva. Se abbiamo avuto una capacità è stata semplicemente quella di credere in Milano, nei suoi soggetti in movimento. Diciamo le cose come stanno: ce ne vorrebbero almeno una alla settimana di occupazioni! Altro che gli isterismi di De Corato, altro che fantomatiche strategie che non ci sono (e il bello è proprio che non ci siano!) Da un po’ di tempo a questa parte a Milano si respira un’aria diversa: merito delle lotte che hanno attraversato questa città, di chi le ha fatte vivere, dall’alto di una torre o di un carroponte come nei cortei contro la riforma Gelmini, merito di chi ha occupato scuole, facoltà universitarie, spazi sociali, luoghi di lavoro, strade e piazze. Noi siamo e vogliamo essere semplicemente una piccola parte di tutto ciò. La disponibilità e l’entusiasmo che si stanno aggregando intorno a questo progetto sono il frutto di un processo sociale ricco e complesso, di mobilitazione e partecipazione, che per fortuna non comincia né finisce con la nostra collettività ed esperienza. Siamo dentro uno spazio nuovo che sta già vivendo in queste prime ore in mille modi, siamo qui perchè a Milano c’è ancora un’enorme carenza di luoghi d’aggregazione, di produzione culturale, sociale, politica, di spazi in cui alimentare il conflitto sociale. Ma siamo dentro uno spazio occupato e liberato per avere un’arma in più per far vivere tutto ciò non solo dentro queste mura ma anche più in generale dentro la città. Una base da cui partire, un avamposto per attaccare, uno spazio comune d’avanzamento per i movimenti. In queste ore frenetiche ed entusiasmanti ci tenevamo a trovare due minuti per dire tutto ciò, per ringraziare chi c’ha aiutato da tempo e chi si sta coinvolgendo ora. A breve proseguiremo con altre riflessioni, comunicazioni, proposte, iniziative. Zam, uno spazio nuovo in movimento e per i movimenti a Milano. Ne sentirete delle belle. Zam – Zona Autonoma Milano VIA OLGIATI 12 BARONA, MILANO

ESTERI

Berlino. Mobilitazioni e azioni da stamattina contro lo sgombero li liebig 14

TI RICORDI VALENTINA CHE HA FATTO IL BAR CON NOI E FAGIOLINO A CRAC? LEI VIVE A BERLINO FORSE BERNARDO O FAGIOLINO HANNO IL NUMERO, IN TAL CASO DOVRESTI COMPRARE UNA SCHEDA INTENAZIONALE.

Da stamattina si stanno svolgendo a Berlino e in altre città della Germania, diverse azioni e mobilitazioni contro lo sgombero dello squat liebig14. La polizia di Berlino è intervenuta in forze questa mattina per sfrattare un gruppo di squatter che da anni occupa un palazzo in un quartiere a Est della capitale. Secondo il tabloid BZ, poliziotti in tenuta antisommossa hanno arrestato nove persone - sei uomini e tre donne - che si trovavano all'interno dell'immobile. Non è chiaro ancora se nel palazzo ci siano altri squatter, mentre in strada circa 300 persone continuano a protestare contro l'operazione. La polizia, riporta la stampa, è intervenuta con circa 2.500 agenti, oltre a mezzi blindati e camion con cannoni ad acqua. Il palazzo, sulla Liebigstrasse, nel quartiere di Friedrichshain, era stato occupato da artisti e militanti di sinistra subito dopo la caduta del Muro, nel 1989, e nel 1999 era stato acquistato da investitori privati. Dopo una lunga battaglia legale, i proprietari erano riusciti a ottenere gli ordini di sfratto nel novembre del 2009, ma fino a oggi il gruppo di squatter si era rifiutato di lasciare l'immobile.

Il Senato – dicono gli occupanti- preferisce imporre la propria forza con un dispiegamento di forze dell'ordine composto da più di 2000 uomini armati e violenti, per difendere una politica di pianificazione urbana disumana. Tale atteggiamento autoritario nuoce tutti i cittadini di Berlino e in particolare il quartiere di Friedrichshain Nord.

More info:

http://liebig14.tk/

http://de.indymedia.org/

Egitto, al-Jazeera: alcuni morti e decine di feriti durante le proteste al Cairo

la cronaca della giornata... Secondo alcuni testimoni, intervistati da al-Jazeera, l'esercito non è ancora intervenuto nelle manifestazioni anti-governative Incalza la tensione in piazza Tahrir, al Cairo, dove gli scontri fra manifestanti anti-governativi e sostenitori del presidente Hosni Munbarak hanno mietuto diverse vittime. Si contano inoltre una decina di feriti. A riferirlo è l'emittente televisiva araba al-Jazeera, che riporta le parole di alcuni testimoni oculari, secondo cui l'esercito non è ancora intervenuto, nonostante si odano colpi di arma da fuoco. Intanto, il ministero dell'Interno egiziano ha smentito le voci secondo cui agenti governativi in borghese si siano mescolati alla folla di manifestanti per fomentare la tensione e provocare violenze.

È l'Ottavo giorno di mobilitazioni. piazza taharir non si è mai completamente svuotata dai due milioni di partecipanti di ieri, ma l'esercito avea richiesto, in mattinata, a tutti i manifestanti di "tornare a casa e far tornare il paese ad una vita normale". Per oggi era stata annunciata nell'adiacente piazza Mustafa Mahmoud una manifestazione a sostegno del presidente Hosni Mubarak.

...dal punto di vista politico

Ieri notte aveva chiesto all'Egitto, in un messaggio registrato e diffuso dalla TV nazionale, di "scegliere tra caos e stabilità" affermando di aver già dato gli ordini di perseguire e punire chi si era reso colpevole del caos degli ultimi giorni. In pratica ieri il dittatore del Cairo annunciava ai milioni di manifestanti in piazza che il regime, oltre ad essere sordo alle chiare e nette richieste di dimissioni e di radicale cambiamento, avrebbe iniziato a colpire duro, ben più duro di quanto fatto dall'inizio delle mobilitazioni. In queste ore è partita infatti l'offensiva sia sul piano militare che politico: per mostrare al mondo (e far tornare sui suoi passi Obama,che ieri ha alzato la voce contro Moubarak) che ormai il regime non può fare a meno del pugno di ferro, di altre, tante fucilate. L'establishment sta giocando la carta squadrista: sbandati prezzolati, poliziotti senza divisa, militanti del partito del Raiss sono da questa mattina all'attacco del movimento. Hanno puntato su piazza elTahrir armati di pistole (se è vero quanto affermato da aljazeera per cui già si stanno contando i morti da colpi di arma da fuoco), di bastoni, di fruste; arrivati a piedi, a cavallo e in cammello vogliono prendersi la massima visibilità occupando la piazza su cui si concentra da giorni l'attenzione dell'opinione pubblica globale, e di tanti proletari che aspettano di urlare di gioia per una piazza da dedicare concretamente alla liberazione. Il movimento al Cairo sta attraversando uno dei momenti più critici dalla sua nascita, deve fronteggiare da una parte l'attacco militare degli squadristi di Moubarak e riprendersi piazza elTahrir e poi rompere lo schema caos-stabilità che potrebbe rinsaldare in ultima battuta il Raiss sul trono.

Israele pretende 'bustarelle' per far entrare la merce a Gaza

WikiLeaks rivelava che, per far entrare la propria merce a Gaza, compagnie statunitensi erano costrette da ufficiali israeliani al pagamento di "tangenti". Uno dei numerosi documenti WikiLeaks rivelati lo scorso dicembre, includeva un documento diplomatico statunitense in base al quale, i carichi merci diretti verso la Striscia di Gaza erano collusi con giri di corruzione.

Questo era emerso da numerose testimonianze di uomini d'affari americani ai quali, per poter far entrare il carico con i propri prodotti "Made in Usa" a Gaza, Israele aveva chiesto il pagamento di vere e proprie "bustarelle".

Il 14 giungo 2006 è una delle tante date alle quali risalgono alcuni di questi episodi. Quel giorno, le compagnie americane che furono sottoposte al pagamento della "tangente" furono Coca-Cola Co., Caterpillar Inc. e Motorola Inc. Tutte avevano lamentato il fenomeno di corruzione presso i valichi di frontiera tra Israele e la Striscia di Gaza.

A fine maggio scorso, diverse navi cargo statunitensi attesero dai 3 ai 4 mesi prima di poter entrare a Gaza. Il loro carico ammontava a circa 1,9 milione dollari. Ai distributori fu detto di dover pagare delle "tasse straordinarie", il cui valore, tuttavia, corrispondeva a 75 volte quelli che erano i costi standard stabiliti per questo processo dagli ufficiali del governo di Israele.

All'epoca, gli ufficiali israeliani negarono qualunque anomalia di questa natura al valico di Karni (al-Mintar) sostenendo che, al contrario, le proprie operazioni (commerciali) avevano subito una battuta d'arresto sin dall'assoluto insediamento di Hamas (giugno 2007) nella Striscia di Gaza.

Dai documenti WikiLeaks trapela invece che, presso il valico di Karni, ai distributori di Cola-Cola fu chiesto di pagare oltre 3 mila dollari per ciascun carico.

Interessante la testimonianza di Joerg Hartmann, dirigente della compagnia Coca-Cola in Cisgiordania. "Quale sarebbe il ricavo del pagamento di 3 mila dollari?", si chiese. Hartmann allora pretese che, qualora avesse pagato, il suo carico si sarebbe dovuto posizionare, per lo meno, tra le prime file di camion in attesa di entrare a Gaza. Sembra che le prime due o tre file di camion che entrano el territorio palestinese assediato siano riservate alle compagnie israeliane, da cui la nomea di "fila israeliana". Ovviamente, queste pagano costi decisamente inferiori, a detta di Hartmann.

L'uomo d'affari statunitense accusa un "ufficiale di alto rango" di essere a capo di un giro di corruzione proprio su quel valico, mentre aggiunge che, a condividere la speculazione, dall'altra parte vi sarebbero partner palestinesi.

Tangenti e blocco. Altri casi sono emersi poi dai distributori delle compagnie Procter & Gamble Co., Caterpillar, Philip Morris, Westinghouse, Hewlett-Packard Co., Motorola., Aramex e Dell Inc.. Tutte hanno denunciato casi di corruzione presso i valichi di frontiera con Israele.

Pare che almeno due, quali Coca-Cola e Westinghouse, abbiano pagato a Israele questa "tangente" mentre, il rappresentante di Caterpillar avrebbe raccontato di essersi rifiutato di pagare 2.667 dollari per il passaggio verso Gaza di due piccoli generatori.

In realtà, il giro di corruzione qui emerso era stato smascherato ben prima che Hamas prendesse il controllo della Striscia di Gaza. Prima di allora, infatti, la chiusura dei valichi di frontiera era comunque frequente a causa delle decisioni unilaterali di Israele come per i fatti di violenza tra le parti sul campo. Tuttavia, secondo quanto Hartmann riferiva a diplomatici Usa nei documenti, i rischi che, qualora si fosse imposto un blocco sulla Striscia di Gaza, il fenomeno sarebbe soltanto potuto crescere, erano stati previsti.

In seguito all'attacco omicida dei commando israeliani contro la Freedom Flotilla (maggio 2010), solo dietro pressione internazionale, il valico alla frontiera con Gaza aveva ricevuto attenzione con alleggerimenti che restano comunque sporadici (in questi giorni invece si è tornati ad una chiusura ad oltranza dei valichi di frontiera con la Striscia di Gaza, in conseguenza ai fatti che stanno investendo l'Egitto ndr).

"Siamo a conoscenza (del fenomeno di corruzione, ndr)... Nessuno qui ha niente a che vedere con questi fatti", aveva detto uno dei portavoce delle autorità israeliane, Adar Avisar.

Parallelamente, già nel 2006 era stata la Banca mondiale (Bm) a lanciare un monito sulle modalità operative in atto presso il valico di Karni, quando lo aveva definito "polo di corruzione per entrambi i lati della frontiera".

http://english.aljazeera.net/news/middleeast/2011/01/20111617116558943.html

gror 110202 (last edited 2011-02-02 18:37:32 by anonymous)