gr 13.00

Iraq: iracheni si ritirano da Bassora ma si spara ancora

La battaglia per Bassora potrebbe arrivare presto a una fine, fonti militari britanniche affermano infatti che il grosso delle truppe irachene si sta ritirando dalla città, anche se alcune unità stanno continuando a combattere. Secondo l'inviato a Bassora della televisione araba Al Jazira, almeno cinquanta persone sono morte per i bombardamenti degli aerei americani e britannici. Tra le vittime, ha detto l'emittente, c'è una famiglia di quattro persone e un bimbo di due anni, morti ad una decina di chilometri dal centro della città di Bassora. L'inviato ha detto di aver visto i corpi delle vittime nell'ospedale, e tra queste, ha aggiunto, c'è un uomo che si ritiene di cittadinanza russa, ma non è chiaro se si tratta di un giornalista o di un pacifista giunto in Iraq come 'scudo umano'. (red)

Iraq: decine di morti tra i civili

Secondo l'inviato della televisione araba Al Jazira, nei bombardamenti in corso su Bassora almeno cinquanta civili hanno perso la vita. Il giornalista ha detto di averne visti alcuni in una casa distrutta. (red)

by robdinz Saturday March 22, 2003 at 12:00 PM

Ripristinato contatto telefonico con hotel "Andalus" di Baghdad. Impossibile comunicare con hotel "Zahrat Al Khaledj". Poche notizie, dato che i bombardamanti si sono susseguiti per tutta la notte fino alle 7.00 di questa mattina ora italiana, impedendo a chiunque di poter uscire per la città per capire cosa fosse accaduto. La città continua a bruciare, con più insistenza nella periferia est (rispetto al punto di osservazione dell'hotel "Andalus"). Certamente colpiti dei depositi di carburante (lo si capisce dal forte odore di carburante che l'incendio sprigiona) che appestano l'aria. Colpito anche un magazzino di olio d'oliva dove erano conservate tonnellate di olive, lattine e bottiglie di vetro. Feriti ricoverati negli ospedali dovrebbero essere circa 500. Vittime: impossibile una "contabilità". Le cifre dei feriti si riferiscono a quanti sono passati e registrati negli ospedali. Per le vittime, certamente nessuno le ha portate negli ospedali, la città è come paralizzata, a guardare le macerie fumanti del centro della capitale si capisce a colpo d'occhio che dovrebbero essere molte, dal momento che visibilmente risultano colpite molte abitazioni civili, palazzine in pietra e mattoni di 2/6 piani. Non essendoci rifugi per i civili, tutta la popolazione è rifugiata nelle case. Se le case sono bombardate se ne deduce con buona approssimazione che lì ci dovrebbero essere molte vittime. Non c'è personale della croce rossa, non vi sono osservatori "indipendenti", non c'è personale di organizzazioni umanitarie in grado di "controinformare" sul numero delle vittime. Questo si potrà fare solo dopo una intera giornata di stop ai bombardamenti. Perchè fino as allora la gente rimane chiusa nei luoghi che si è scelta. Una popolazione terrorizzata. C'è animazione di soldati per le strade che sembrano però impegnati ancora una volta a fermare giornalisti ed operatori dell'informazione indipendnenti.

CAGLIARI: PRESIDIO ANTIFASCISTA

DAVIDE CESARE ASSASSINATO IL 17 MARZO DAI FASCISTI Al venticinquesimo anniversario della morte di Fausto e Yaio a Milano i vigliacchi tornano ad uccidere. Si muore nelle piazze e nelle strade per mano fascista/poliziesca. FERMIAMOLI! TOGLIAMO SPAZIO DI AGIBILITA' AI FASCISTI SABATO 22 Marzo ore 15 in Piazza Costituzione PRESIDIO ANTIFASCISTA

TARANTO: MANIFESTAZIONE ORE 16.00 PIAZZA BESTAT

ORE 16.00 CONCENTRAMENTO A FINE CORTEO CONCERTO IN PIAZZA DUOMO OGGI POMERIGGIO LA PUGLIA SI MOBILITERA' A TARANTO PER URLARE IL NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA. DOPO IL CORTEO SI SVOLGERA' UN CONCERTO.

Aviano domenica 23 ore 14.00 by friuli venezia giulia Saturday March 22, 2003 at 10:53 AM

Per la manifestazione del 23 marzo ad Aviano, sono previsti vari pullman da tutta la regione: al momento, io ho notizia dei seguenti: da Monfalcone: ex area gaslini ore 11.45 da Trieste: largo barriera vecchia, ore 11.30 da Udine: piazza primo maggio, lato castello, ore 12.00 da Tolmezzo: stazione delle autocorriere, 11.30 Per prenotazioni ed informazioni, contattate le varie sedi di Rifondazione Comunista. E' possibile anche accordarsi per fermate lungo il percorso. Per chi volesse utilizzare il treno, gli orari degli arrivi a Pordenone sono i seguenti: da Udine : 12:58 e 13:41 da Venezia 12:58 e 13:45 Ci saronno bus-navetta dalla Stazione ad Aviano e poi per il ritorno. Chi arriva in macchina, potra parcheggiare l'auto nella zona industriale di Aviano, a circa mezzo chilometro dal luogo di partenza del corteo. Il clou della manifestazione e previsto di fronte alla Base: il corteo sfilera lungo la strada provinciale e quando saremo tutti/e davanti alla rete, ci fermeremo al suono della sirena antiarea per un die-in (tutti sdraiati per terra, come fossimo morti) o quantomeno un sit-in, per chi non se la sente di sdraiarsi. Al termine della sirena, con calma e senza dare l'assalto alla rete, a turno ciascuno potra attaccare alla rete volantini, striscioni, manifesti, pensieri, palloncini e quant'altro (ricordatevi di portare con voi il materiale necessario!). Questa azione e concordata con la Questura e con tutte le realta che hanno promosso/aderito alla manifestazione: confidiamo quindi che il tutto si svolga pacificamente e senza nessun incidente, ne tentativi di taglio della rete ed invasione della Base. Al termine, il corteo riprendera il suo percorso fino al piazzale del Centro Commerciale 'Ovvio'. Tappezziamo la rete della vergogna In questi giorni, la rete che cinge la Base Usaf di Aviano e stata ricoperta da un telo verde, per impedire che dalla strada si possa vedere quel che succede all'interno. Con questo gesto, la Base Usaf si estranea ancor piu dal territorio che la ospita. I cittadini italiani e del mondo intero non hanno il diritto di sapere cosa succede al di la della rete, questo mentre un signore a Washington si arroga il diritto di vita e di morte sull'intero popolo iracheno, ed in prospettiva su tutti coloro che non accettano con rassegnazione i suoi disegni di dominio globale. Invitiamo tutti/e i/le partecipanti alla manifestazione in programma per domenica 23 aprile a portare volantini, striscioni, fogli con disegni, pensieri ed appelli, per tappezzare completamente quella rete e nasconderla alla vergogna del mondo.

A few in military refuse to fight 'wrong war' Activists call stance brave; critics say it's cowardly By Deborah Sharp USA TODAY

MIAMI -- When Travis Clark joined the U.S. military at age 19, it seemed like a good way to travel and pay for college. It was 1996, the country was at peace, and Clark signed on for an eight-year hitch. Now, with a year left on his contract, the Marine reservist from Plantation, Fla., says he won't go if his unit is called to serve in a war against Iraq. He is adding his voice to a small chorus of like-minded military personnel who say they will not fight for a cause they do not support. This war is the wrong war, says Clark, 25. I can't put myself into the position of going into another country and forcing them to defend themselves against me. Unlike during the Vietnam War era, when hundreds of thousands of men dodged the draft or sought the status of conscientious objector, today's military is composed solely of volunteers. About 2.7 million men and women serve in active-duty and reserve forces. Peace groups say a hotline that counsels members of the military against war logged more than 3,500 calls in January, double its usual monthly average. Those who can prove a religious, ethical or moral opposition to all wars may apply for a discharge or transfer to a non-combat job as a conscientious objector. Those who don't receive such status but refuse to fight can face court-martial and penalties from dishonorable discharge to prison. About 500 servicemembers filed for conscientious objector status during the Persian Gulf War, according to the General Accounting Office, the investigative arm of Congress. Peace groups say as many as three times that number refused to fight, and many served prison sentences up to 18 months.

Gr ORE 10.00

Iraq

operazioni militari

Sono proseguiti per tutta la notte i massicci bombardamenti su tutto l'iraq, di cui molti diretti contro la capitale Bagdad, mentre le truppe di terra avanzano nel territorio iracheno. L'avanzata non è così trionfale come detto nelle prime ore: oggi i militari usa ammettono di non aver conquistato le città di cui ieri proclamavano la resa, e che la penetrazione si preannuncia più difficile del previsto.Il secondo giorno di shock e terrore prevede il bombardamento di oltre mille obiettivi e l'impiego di tutti i modelli di aerei da combattimento dispiegati nel Golfo, compresi i B-2 che non hanno ancora partecipato fino a ora ad alcuna azione. Secondo quanto anticipa l'emittente televisiva americana CBS, nelle prossime 24 ore saranno lanciati 600 missili da crociera, oltre che bombe a guida laser e satellitare. In questo momento ad essere bersaglio degli angloamericani e' la zona ovest della citta', che e' ormai completamente avvolta da una gigantesca nube di fumo. Fino a questo momento non e' ancora chiaro quali siano i bersagli colpiti.

I bombardamento della scorsa notte a Baghdad hanno causato 250 feriti. Lo ha detto il ministro iracheno dell'Informazione Said al Sahaf, smentendo poi che la penisola di Faw e il porto di Umm Qasr siano nella mani delle forze angloamericane. Intensi combattimenti sono in corso nel sud dell'Iraq, ha detto Sahaf ad una conferenza stampa, affermando che la battaglia per Faw continua e accusando i media di diffondere bugie.

Due elicotteri Sea King della marina britannica si sono scontrati in volo sopra acque internazionali nel Golfo. Sette membri dell'equipaggio risultano dispersi ed e' in corso una missione di soccorso. La collisione e' avvenuta alle 04.30 del mattino ora locale, secondo quanto ha reso noto il comando centrale britannico in Qatar. Questa mattina, un portavoce del Comando centrale inglese ha dichiarato alla Sky News, che si ritiene non ci siano sopravvissuti. L'incidente, comunque, -ha anche tenuto a precisare- non e' stato provocato da un'azione nemica.

Prigionieri

Le président irakien Saddam Hussein a donné l'ordre de traiter les prisonniers de guerre américano-britanniques "conformément à la convention de Genève", a déclaré samedi le ministre de l'Information irakien Mohammed Saïd Al-Sahhaf."Le président Saddam Hussein a ordonné hier (vendredi) de traiter les prisonniers selon la convention de Genève. On s'engage à appliquer les ordres du président malgré tous les crimes abominables commis à l'encontre du peuple irakien par cette bande de voyous internationaux", a-t-il dit lors d'une conférence de presse.Vendredi, le même ministre avait pourtant affirmé que son pays n'appliquerait pas les lois internationales concernant d'éventuels prisonniers de guerre, sans toutefois faire explicitement référence à la convention de Genève (adoptée en 1949) relative au traitement des prisonniers en temps de guerre.Il avait souligné que les Américains ou Britanniques qui seraient éventuellement faits prisonniers par l'armée irakienne seraient traités comme des "mercenaires, des tueurs à gages et des criminels de guerre"."Seraient-ils traduits devant des tribunaux de guerre irakiens ou d'autres tribunaux de guerre ? Cette question est en cours d'examen", avait ajouté le ministre."Mais, il est sûr que la loi internationale ne sera pas appliquée" à ces personnes, avait-il tranché car, selon lui "l'agression" américaine ne bénéficie pas de la légitimité internationale.

Dopoguerra

Come già chiesto dalla Francia ieri, anche il canada afferma che nel dopoguerra dovra' essere l'Onu ad occuparsi dell'amministrazione irachena. Il ministro degli Esteri canadese Bill Graham, parlando alla Camera dei Comuni, ha detto che sarebbe opportuno e davvero preferibile che l'organizzazione degli aiuti umanitari e la ricostruzione dell'Iraq fosse posta sotto l'egida internazionale. Pure, gli USA già da adesso vogliono ridisegnare l'assetto governativo, e prendere il comando del futuro governo: lo fanno chiedendo agli altri paesi di chiudere le ambasciate irachene nei loro territori, richiesta che è stata respinta già ieri da alcuni paesi europei. Oggi il Brasile ha respinto la richiesta degli Stati Uniti di espellere i diplomatici iracheni accreditati a Brasilia. Lo rende noto il ministero degli esteri precisando che il governo non vede i motivi per assecondare la richiesta di Washington.

Anche il Portogallo ha deciso di non assecondare gli Stati Uniti e la loro richiesta di espellere i diplomatici iracheni accreditati a Lisbona. Lo ha annunciato il Premier, Jose Durao, sottolineando che l'ambasciata irachena a Lisbona rimarra' aperta. Non vi sono ragioni per rispondere positivamente alla richiesta del dipartimento di Stato, ha precisato Durao in una conferenza stampa a Bruxelles.

Manifestazioni

continuano le manifestazioni di opposizione alla guerra in tutto il mondo

Oltre ai 1400 arresti del giovedì, a San Francisco vanno aggiunti i 400 arresti di venerdì. E nuove manifestazioni sono previste per oggi come dall'articolo su

Circa 2.500 persone sono scese in piazza questa mattina a Hobart (sud dell'Australia) per protestare contro la guerra. Altri tremila dimostranti circa hanno dato vita a un corteo a Brisbane, bloccando il traffico della città. Si tratta dell'ennesima dimostrazione di una serie di iniziative pacifiste organizzate negli ultimi giorni in Australia

Corea

La Corée du nord suspend ses négociations avec la Corée du sud La Corée du nord a annoncé samedi qu'elle suspendait les négociations avec la Corée du sud en raison du soutien du gouvernement de Séoul à la guerre contre l'Irak.Le chef de la délégation nord-coréenne, Pak Chang-Ryon, a décidé de reporter sine die ces négociations qui portaient sur une coopération économique et maritime selon un communiqué diffusé par les médias de Pyongyang.M. Pac accuse le sud d'avoir renforcé son dispositif militaire et notamment ses défenses contre le nord "sous le prétexte de la guerre en Irak", rapporte l'agence officielle nord-coréenne KCNA.Il a également condamné Séoul pour les manoeuvres militaires annuelles conduites avec les 37.000 militaires américains stationnés en Corée du sud."Le comportement des autorités sud-coréennes est une perfidie grossière envers un partenaire de dialogue et un geste irréfléchi qui constitue un obstacle machiavélique sur la voie des contacts et du dialogue entre les deux parties", a-t-il ajouté."Ces actions agressives de l'une des parties contre l'autre partenaire nous oblige à renvoyer" ces rencontres, a-t-il poursuivi en faisant porter la responsabilité de cette situation sur le sud.Au ministère de l'Unification à Séoul on indiquait samedi ne pas avoir été officiellement informé de cette décision.Cette décision survient au lendemain d'accusations de Pyongyang qui a dénoncé le comportement menaçant de Séoul susceptible de détruire les relations intercoréennes en raison du soutien accordé par le sud à l'offensive américaine en Irak.Vendredi, la Corée du Nord avait accusé les Etats-Unis de masser des forces au sud afin de lancer une frappe préventive contre ses installations nucléaires, à l'occasion de la guerre en Irak.L'agence officielle nord-coréenne KCNA avait affirmé que le vrai danger venait de Washington alors que la Chine, le Japon, la Corée du Sud et les Etats-Unis craignent que Pyongyang ne profite du conflit en Irak pour se livrer à de nouvelles provocations.KCNA affirmait que des grandes manoeuvres auxquelles participent en Corée du Sud des centaines de milliers de soldats américains et sud-coréens, appuyés par des bateaux de guerre et des avions, ont placé la péninsule au bord de la guerre.Ces manoeuvres "calculées pour coïncider avec l'attaque américaine contre l'Irak" prouvent que les Etats-Unis se préparent à une frappe, ajoutait l'agence.Selon Pyongyang, Washington a dépêché des forces de combat "plus importantes que d'habitude et équipées d'armes sophistiquées", dont le porte-avions Carl Vinson. "Elles comptent des centaines de milliers de soldats et des armes modernes diverses suffisants pour faire une guerre", a ajouté L'agence officielle estime qu'après avoir échoué à persuader la Corée du Nord à renoncer à ses ambitions nucléaires, Washington veut résoudre la crise par la force et que les manoeuvres doivent servir à fixer l'heure de déclenchement d'une attaque.En réponse aux accusations du nord, le ministère sud-coréen de l'Unification affirme que Séoul n'a pas accru son dispositif de défense. Les manoeuvres actuellement en cours avec les Etats-Unis constituent des exercices annuels habituels qui ont été notifiés à l'avance au nord, a-t-il indiqué."En dépit de ces faits il est regrettable que le Nord porte des accusations sans fondement et se méfie de notre volonté de réconciliation et de coopération", affirme le ministère dans un communiqué. "Pour le gouvernement (sud-coréen) la guerre en Irak ne doit pas avoir d'impact négatif sur les liens inter-coréens", ajoute Séoul.

Sud africa

Le vittime dell’apartheid in Sudafrica hanno aspettato “troppo” e occorre risarcirle al più presto. E’ questa la raccomandazione dell’arcivescovo Desmond Tutu, che ieri ha presentato al presidente Thabo Mbeki il dossier finale della Commissione per la Verità e la riconciliazione (Truth and Reconciliation commission, Trc), istituita per far luce su crimini e abusi commessi durante gli anni del regime segregazionista e presieduta dal religioso anglicano, premio Nobel per la pace nel 1984. A pagare l’indennizzo dei diritti violati, ha chiesto Tutu, dovrebbero essere aziende e multinazionali che hanno tratto profitto dal governo nazionalista dei ‘bianchi’: 270 milioni di dollari - raccomanda la Commissione - alle oltre 20mila persone che hanno subìto le conseguenze dell’apartheid. “Studieremo il rapporto con l’attenzione che merita – ha assicurato Mbeki dopo aver ricevuto i due volumi dalla Trc – e daremo presto una risposta alle raccomandazioni, compresa la questione dei risarcimenti”. Il capo di Stato di Pretoria ha promesso che le raccomandazioni relative alla riparazione ai torti e alle ingiustizie subìte dalla popolazione durante i governi dell’apartheid verrà affrontata al più presto dall’esecutivo. Dal 1996 al 1998 la Commissione ha ascoltato migliaia di testimonianze e ha concesso l’amnistia a oltre 1.200 persone sulle 5mila che l’avevano chiesta; secondo altre fonti, tuttavia, sarebbero 3500 i beneficiari dei provvedimenti di clemenza su un totale di 7mila richiedenti. Fino ad oggi, secondo i dati forniti dal ministro della giustizia Penuell Maduna, 16855 vittime hanno ricevuto dal governo risarcimenti pari a 50 milioni di rand sudafricani (circa 5,8 milioni di euro). La quota di denaro pubbilco ancora disponibile per ulteriori indennizzi ammonta a circa 900 milioni di rand (104 milioni di euro), ma la Commissione vuole che a sborsare queste cifre siano anche le multinazionali del razzismo.

gror030322 (last edited 2008-06-26 09:53:30 by anonymous)