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equador
Continua la mobilitazione dei popoli indigeni ecuadoriani per mantenere viva l'attenzione sulla denuncia lanciata contro la multinazionale Chevron-Texaco per i danni ecologici provocati in Amazzonia in 20 anni di sfruttamento petrolifero. Ieri a Quito, durante una conferenza stampa, Aurora Donoso ha lanciato una campagna di boicottaggio: la gente smetta di comprare i prodotti e gli additivi che produce la multinazionale statunitense. "Non vogliamo che questa compagnia rimanga impunita" ha dichiarato la Danoso, soffermandosi sui danni alla salute e all'ambiente che soffrono i popoli indigeni dell'Amazzonia, appartenenti alle comunità ickwa, Siona, Secoya e Huaorani. Queste comunità accusano la Chevron-Texaco di aver versato nei fiumi e nelle terre della regione oltre 16 milioni di litri di acqua inquinata e di aver invaso due milioni e mezzo di ettari di bosco, sia per le installazioni nei campi petroliferi che per aprire il cammino del tracciato dell'oleodotto. La militante ecologista ha documentato, attraverso investigazioni mediche, che lo sfruttamento petrolifero nell'area amazzonica ha determinato un rilevante aumento del rischio di contrarre il cancro, accelerando ?il processo di estinzione di popoli autoctoni? come i Tetetes, i Sansahuari e soprattutto i Cofanes, questi ultimi ridotti oggi ad appena 300 persone contro le 15mila del 1971. Giungono, intanto, importanti novità anche dal conflitto tra gli indigeni Kichwa di Sarayaku (Pastaza) e la Compagnia Generale di Combustibili (Cgc). La Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) ha sollecitato il governo del presidente Lucio Gutiez a garantire la vita e la sicurezza degli abitanti di questa comunità oggetto di minacce da parte dell'esercito e di civili". La Cidh ha anche disposto di investigare sulle violenze occorse il 26 gennaio scorso quando alcuni indigeni, entrati nell'accampamento della Cgc Blocco 23 per sollecitare il personale della compagnia ad abbandonare la loro terra, vennero fermati con la forza dall?esercito. A questo si sommano vari episodi denunciati dai dirigenti di numerosi comitati territariolo che hanno ricevuto chiamate telefoniche con minacce di morte.
bologna
Si sono ritrovati davanti al Fermi, noto istituto superiore bolognese, studenti medi di 9 scuole, studenti universitari di 10 facoltà ricercatori, dottorandi per poi dirigersi verso uno spazio inutilizzato da due anni e ubicato in via Mazzini 164. Lo stabile è stato liberato e donato alla città empre più carente di spazi pubblici. E' prevista domani alle 18.00 un'assemblea pubblica aperta alla citt࠰er presentare il nuovo spazio e cominciare a programmare l'utilizzo dello stesso.
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