Giornale serale di lunedi 2 giugno 2003

G8

- Una dichiarazione comune agli otto Grandi. L'iniziativa è del collettivo francese 'Spam' che raccoglie diversi gruppi del Movimento no global della Francia: Attac, la piattaforma delle Ong francesi Ecred, Greenpeace, Amnesty International, Amici della Terra, Agir Icci, le campagne contro il debito Ccfd e Ccadtm. I gruppi di Spam, tutti francesi, presenteranno il documento in giornata incontrando alcuni consiglieri di Chirac. L'iniziativa, spiega il portavoce dei Forum sociali italiani Vittorio Agnoletto, "non è stata mai discussa a livello di coordinamento europeo del movimento". Si tratta di una "iniziativa tutta francese", sottolinea Agnoletto, perché "l'asse del movimento italiano, confermato anche da questi giorni di mobilitazioni contro il G8, si poggia sulla rottura con i Black bloc, ma sulla scelta di non rincorrere i grandi, andando a chiedere l'elemosina". Agnoletto, inoltre, precisa che la posizione del movimento italiano è ampiamente condivisa dalla "stragrande maggioranza dei movimenti europei". In quanto all'iniziativa dei gruppi di Spam, potrà provocare ripercussioni negative nei rapporti internazionali tra i no global? "Il movimento non scomunica - risponde Agnoletto - non facciamo confusione: quella è una dinamica tutta francese che rispettiamo, ma la stragrande maggioranza del movimento è sulle posizioni ribadite più volte: che il G8 è illegittimo".

Sono rimasto interdetto per una iniziativa unilaterale assunta da una parte del movimento francese, iniziativa che obiettivamente legittima il G8, che e' illegittimo. A dirlo e' Alfio Nicotra, rappresentante di Rifondazione comunista nel movimento contro il neoliberismo e tra i principali organizzatori del Forum sociale europeo di Firenze. Oggi, infatti, una delegazione di una parte del movimento francese dovrebbe avere incontrato un consigliere di Jacques Chirac, consegnandogli un documento. Secondo Nicotra, si tratta di un gravissimo errore, un passo indietro. Poniamo un'immediata richiesta di chiarimento con queste parti del movimento francese (tra esse, la piu' conosciuta e' Attac, l'associazione nata dal think tank antineoliberista riunito attorno alla rivista di politica internazionale Le Monde Diplomatique) perche' la cosa potrebbe avere ripercussioni sull'organizzazione del Forum sociale europeo che si terra' a Saint Denis dall'11 al 14 novembre

Sono 28 le persone arrestate dalle polizie del Cantone di Ginevra e del Canton Vaud, in relazione alle manifestazioni verificatisi nella giornata di ieri e nella notte. Lo riferiscono le autorita' svizzera. A Losanna, capoluogo del Canton Vaud, sono state arrestate tre persone, dopo che ieri sono stati effettuati tra 300 e 400 fermi. Le autorita' non forniscono la nazionalita' dei tre arrestati. A Losanna, continuano, alla mezzanotte erano presenti ancora circa 2mila manifestanti: la maggioranza, infatti, e' partita. A Ginevra, invece, nella notte sono stati effettuati 50 fermi e 25 si sono tramutati in arresto. Non c'e' alcun italiano tra le persone arrestate: sono di nazionalita' svizzera, francese, portoghese, spagnola, algerina e peruviana. Una parte dei dimostranti, riferiscono sempre dalla polizia ginevrina, e' partita.

ancora G8

- Circa 40, abiti molto casual, felpe con cappuccio, bandana. Gli unici particolari che li distinguono da un perfetto manifestante da scontro di piazza sono una fascia rossa al braccio con al scritta 'Police' e un manganello tra le mani. Sono stati loro i primi, ieri sera intorno alle 21, a fare l'irruzione all'Usine, centro sociale ginevrino vecchio di 13 anni che in questi giorni di G8 ospita il media center degli attivisti di Indymedia, gli stessi che oggi in una conferenza stampa hanno proiettato il video dell'irruzione. I poliziotti vestiti da manifestanti spingono all'ingresso dell'Usine, si vede nel filmato. Intanto, intorno al centro sociale accorrono poliziotti in assetto antisommossa che si dispongono intorno allo stabile. La situazione si fa incandescente. Davanti all'Usine arrivano altri no global, curiosi, stampa. Poliziotti schierati poco più in là, sparano lacrimogeni e petardi assordanti per allontanare la folla. Intanto, i poliziotti 'travestiti' sono riusciti a varcare la soglia e a picchiare alcuni a attivisti. Lo racconta Jacqueline Soohen, 28 anni, giornalista canadese che, nell'atrio del centro, stava filmando la scenda dell'irruzione, prima di essere percossa dai poliziotti. Risultato: un dente rotto, colpi alla testa. Jacqueline è quindi svenuta ed è stata portata via in caserma dalla polizia, insieme ad altre 10 persone del centro (altre 3 donne e 7 uomini di diversa nazionalità). Sono stati tutti rilasciati "anche perché i poliziotti non hanno trovato alcuna prova che l'Usine fosse il quartier generale dei Black Bloc che hanno devastato Ginevra", hanno sottolineato in conferenza stampa. "Io e le altre donne fermate, siamo state lasciate in aperta campagna quando ci hanno rimesso in liberta", spiega Jacqueline". I poliziotti travestiti da manifestanti sono rimasti dentro l'Usine per circa un'ora. I loro colleghi in assetto antisommossa sono rimasti tutti fuori a presidiare la zona. Dentro, la polizia, dopo le violenze iniziali, ha adottato un comportamento più tranquillo, ammettono al centro sociale. Hanno perquisito il centro di Indymedia, intimando agli attivisti (presenti anche italiani) di spegnere telefoni e telecamere e di stare fermi. Nessun danno al centro. Nessuno oggetto o filmato è stato sequestrato. E gli attivisti, soprattutto gli italiani presenti a Genova nei giorni del G8 2001, riconoscono: "Il comportamento della polizia in questi giorni è stato per lo meno rispettoso dei diritti". Ma gli attivisti condannano senza mezzi termini l'irruzione "perché - spiega Francesca, di Indymedia Italia - la polizia ha sbagliato bersaglio: stando qui, non si è concentrata sulle devastazioni in corso al centro della città". Dietro l'irruzione all'Usine c'è la presenza stessa del centro sociale a Ginevra. La destra, raccontano gli occupanti, vorrebbe sgomberare il centro e proprio in questi giorni sono in corso le trattative per il rinnovo della convenzione con il Comune. Dopo l'irruzione di ieri all'Usine, si sta pensando di sporgere denuncia per le lesioni subite da alcuni attivisti.

E' ancora in terapia intensiva a Losanna, Martin Shaw, il no global inglese caduto ieri da un ponte dopo che la polizia ha tagliato la fune alla quale si era appeso nel corso della azioni attuate dal movimento per contestare il G8 in corso ad Evian. Nella stessa giornata di ieri, Shaw, che ha riportato fratture alla caviglia, al bacino e lesioni alle vertebre, è stato sottoposto a tre interventi. Oggi, al centro sociale 'Usine' è stato proiettato il video filmato da Indymedia del momento in cui un poliziotto taglia la corda alla quale era appeso Shaw ad un'estremità, ed un'altra attivista all'altra. Nel video si vede chiaramente che il blocco del ponte, attuato appunto con la corda che tagliava tarsversalmente la strada, si stava svolgendo in una situazione di relativa calma, nel senso che la polizia non era intervenuta a sgomberare la zona con lacrimogeni. Il filmato mostra anche il momento in cui, prima del tagli della fune, gli attivisti cercano di spiegare alla polizia che alle due estremità della corda erano appese due persone, sospese ad un'altezza di circa 20 metri. Prima che un poliziotto prendesse l'iniziativa di tagliare la fune per liberare la strada, gli attivisti riescono per lo meno ad afferrare una parte della corda e a salvare quindi una dei due attivisti sospesi nel vuoto. Per Shaw invece non c'è stato molto da fare. Adesso i suoi compagni vogliono sporgere denuncia per tentato omicidio.

- Non si possono lanciare scomuniche contro chi spacca le vetrine. Non serve il nostro approccio tutto italiano: in queste zone (Svizzera e Francia, ndr) manca un soggetto politico che coniughi radicalita' di contenuti con la non violenza. Il rappresntante del Prc nel movimento italiano contro il neoliberismo, Alfio Nicotra, trae le somme politiche di cio' che si e' visto in questi giorni a Ginevra. Nei disordini di ieri nella citta' lemana si sono viste migliaia di giovani prendere parte alle schermaglie con la polizia. A fianco degli incappucciati infatti, sono scesi in strada contro i 'flics' anche moltissimi giovani ginevrini, sia svizzeri che figli di immigrati. Il movimento italiano -aggiunge Nicotra- in tutte le sue componenti ha oggettivamente sottovalutato l'importanza delle manifestazioni contro il G8. Cio' non e' attribuibile solo alla stanchezza del moviemento in seguito alle manifestazioni per la pace, ma indagata in chiave politica e autocritica. Anche Nicotra infatti afferma di aver sottovalutato l'importanza dell'appuntamento ginevrino. Il fatto straordimnario -prosegue Nicotra- e' che le mobilitazioni di questi giorni confermano che anche in Francia e in Svizzera ci sono le condizioni per un movimento di massa. Nicotra spiega che a suo parere chi spacca le vetrine fa politicamente una sciocchezza, ma cio' non toglie che sulla questione occorra lavorare, e non semplicemente condannare. Non abbiamo percepito -conclude il comunista- che si giocava una partita importante. Non possiamo atteggiarci a principesa sul pisello

iraq

Un'amministrazione ad interim sarà instaurata in Iraq entro sei settimane e sarà affiancata da un consiglio allargato composto da 25 a 30 membri. Lo ha annunciato ieri un alto responsabile dell'amministrazione americana in Iraq. Il piano, non ufficiale, è stato svelato ieri dopo una riunione tra gli amministratori americani e i sette dirigenti politici iracheni inizialmente presi in considerazione per formare il nocciolo del futuro governo iracheno. Secondo questo responsabile, che ha parlato sotto anonimato, il consiglio allargato dovrà in particolare designare una commissione incaricata di stabilire una nuova costituzione. Dovrà anche proporre i nomi degli iracheni che opereranno come consiglieri presso i ministri del governo, prima di divenirne essi stessi membri.

israele

Israele ha chiesto agli Stati Uniti di poter partecipare alla ricostruzione dell'Iraq, come parte del processo di pace che starebbe per prendere il via in Medio Oriente. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Moshe Debi, ha dichiarato che la proposta è stata avanzata dal ministro degli Esteri Silvan Shalom ai due funzionari Usa incaricati di preparare il vertice di Aqaba (Usa-Anp-Israele), previsto per il 4 guigno: Elliot Abrams e William Burns. I due gli avrebbero risposto che prenderanno la proposta in considerazione. Israele sostiene che le sue società potrebbero lavorare in subappalto, collaborando con le compagnie statunitensi, specialmente nel campo delle costruzioni. La notizia dimostra quello che le ùassociazioni pacifiste denunciavano prima dell'inizio della occupazione angloamerricana dell'iraq, ovvero che la seconda guerra del golfo fosse una iniziativiva motivata anche dal rilancio della economia occidentale.

Anche se per il momento le forze della coalizione non hanno trovato nessun'arma di distruzione di massa in Iraq, le prove che Saddam quelle armi le avesse davvero sono definite "schiaccianti" dal ministro degli esteri britannico Jack Straw. Ma Straw ancora una volta non entra nei dettagli e non chiarisce quali siano queste prove. Sottolinea invece: Saddam non ha dato risposte agli ispettori, vuol dire che aveva qualcosa da nascondere. Mentre in Gran Bretagna crescono le polemiche contro Blair e il governo proprio sulla questioni delle 'introvabili' armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, Straw continua a difendere la posizione britannica. "E' da escludere che il governo ammetta di aver sbagliato perché non ci sarebbero prove, quelle prove ci sono e sono... schiaccianti"

l existe un sentiment d'urgence à Washington : la polémique enfle à propos des renseignements attestant de la présence d'armes de destruction massive en Irak, la principale raison avancée par l'administration américaine pour justifier la guerre. Les doutes sur leur véracité ne proviennent pas seulement de l'opposition démocrate, mais du sein même des services de renseignement et de l'armée.

Trois plaintes internes ont été déposées par des agents auprès du médiateur de la CIA au sujet de "la politisation" des informations sur l'Irak. "Je suis très fier du travail de nos analystes. L'intégrité de nos procédures a été maintenue de bout en bout, toute suggestion du contraire est tout simplement fausse", affirme en réponse George Tenet, le directeur de la CIA qui a décidé, fait inhabituel, de s'exprimer publiquement sur ce sujet.

Jeudi 29 mai, un "mémorandum" adressé au président Bush est apparu sur plusieurs sites Internet. Il a été rédigé par Veteran Intelligence Professionals for Sanity - un groupe anonyme d'anciens experts de la CIA et du département d'Etat. Ceux-ci affirment qu'il existe "un manque de confiance grandissant" dans la communauté du renseignement au sujet " des informations citées par vous et vos conseillers pour justifier la guerre".

Le groupe souligne que six semaines de recherche sans succès d'armes de destruction massive montrent que "soit ces armes ne sont tout simplement pas là, soit elles ne sont pas en quantité suffisante pour justifier les affirmations répétées selon lesquelles l'Irak posait une grande menace pour la sécurité de notre pays". Il demande au président d'autoriser le retour des inspecteurs des Nations unies en Irak. "Si les Etats-Unis ne font pas de découvertes incontestables d'armes interdites, l'échec alimentera les critiques déjà très répandues à l'étranger sur les raisons du conflit", écrivent-ils en ajoutant que des renseignements, dans le passé, ont "déjà été faussés pour des raisons politiques mais jamais d'une façon aussi systématique pour tromper nos représentants élus afin d'autoriser une guerre".

"CE N'EST PAS FAUTE D'ESSAYER"

Certains militaires font, aussi, part de leurs doutes. Le général James Conway, commandant du premier corps des marines, a fait état de sa surprise de n'avoir trouvé aucune arme chimique. S'adressant à des journalistes par téléconférence, l'officier a affirmé "penser sincèrement" d'après les renseignements reçus que des armes chimiques avaient été distribuées aux unités de la Garde républicaine. "Pendant des jours, nous n'avons pas dormi sans avoir un masque à gaz à portée de la main. Cela a été une surprise pour moi alors, et cela l'est toujours, de ne pas avoir trouvé de telles armes. Croyez-moi, ce n'est pas faute d'essayer. Nous avons cherché dans virtuellement chaque dépôt de munition, de la frontière koweïtienne à Bagdad."

Dans un article paru il y a deux semaines dans le magazine New Yorker, le journaliste Seymour Hersh dénonce le rôle joué dans cette affaire par une officine de renseignement au sein du Pentagone, le Bureau des plans spéciaux ("Office of Special Plans" ou OSP).

Créé après les attentats du 11 septembre 2001 par le numéro deux du département de la défense, Paul Wolfowitz, l'OSP a pour mission d'analyser le matériel apporté par la CIA et les renseignements militaires, d'établir des synthèses, et de les apporter au gouvernement. Travaillant à partir des témoignages d'exilés proches du Congrès national irakien et de son président Ahmed Chalabi, l'OSP aurait, selon le New Yorker, gonflé la menace des armes de destruction massive irakiennes et les liens entre Saddam Hussein et Al-Qaida.

Interrogé en Europe à ce sujet, Colin Powell a demandé d'attendre que le Congrès et la CIA apportent des réponses. Des commissions parlementaires ont ouvert des enquêtes.

Dans une lettre envoyée la semaine dernière à George Tenet, la commission du renseignement de la Chambre des représentants demande à ce que soit "réévalués" les renseignements fournis. "La commission veut s'assurer que les analyses apportées par la communauté du renseignement étaient exactes, valides et impartiales", expliquent le président républicain de la commission, Porter Goss, et la démocrate Jane Harman. "S'il apparaît que les informations étaient fausses, cela retirera beaucoup de crédibilité à l'administration", a ajouté Mme Harman.

Brent Scowcroft, le président du conseil du renseignement de la Maison Blanche, a également ouvert une enquête sur l'origine des informations à propos de la tentative de Bagdad pour obtenir de l'uranium au Niger. George Bush avait évoqué le renseignement dans un de ses discours l'an dernier.

Le Pentagone enverra à Bagdad, lundi 2 juin, une unité spéciale de 1 400 hommes pour prendre en main la recherche d'armes biologiques ou chimiques en Irak.

palestina

Il primo ministro palestinese Abu Mazen incontra oggi ad Ammam re Abdullah di Giordania a meno di quarantotto ore dell'atteso vertice di Aqaba tra Israele, Palestina e Stati Uniti. Abu Mazen ha già incontrato ieri la sua controparte giordana, Ali Abu Ragheb, e ripartirà domani per l'Egitto, dove si terrà un summit tra Stati uniti e Paesi arabi. Dopo l'incontro con Ragheb di ieri, Abu Mazen ha detto ai giornalisti di essere ottimista circa la possibilità di raggiungere un accordo con Hamas e i gruppi della jihad islamica per "fermare tutti" gli attentati suicidi contro obiettivi israeliani. "Non possso dire di aver raggiunto un accordo, ma spero di arrivare ad una specie di patto per fermare tutte le operazioni nei territori palestinesi ed israeliani". Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, che si recherà in Medio Oriente dopo il G8 di Evian, farà pressione sui leader arabi domani a Sharm al Sheikh perché appoggino apertamente il nuovo leader palestinese Abu Mazen ancora di più di quanto hanno fatto finora. Mercoledì il presidente Bush parteciperà ad Aqaba, in Giordania, all'atteso summit a tre con Abu Mazen e il primo ministro israeliano Ariel Sharon.

Almeno dieci insediamenti ebraici "manifestamente illegali" saranno smantellati nel prossimo futuro come parte degli impegni israeliani nel rispetto della 'roadmap' per la pace in Medio Oriente. E' quanto scrive il quotidiano israeliano Ha'retz, citando le dichiarazioni del viceministro della Difesa dello Stato ebraico, Ze'ev Boim. Il comunicato finale che il premier Ariel Sharon leggerà al vertice di Aqaba è attualmente materia di discussione anche con i diplomatici statunitensi: tuttavia è possibile che vi sia un esplicito riferimento alla questione degli insediamenti. Secondo fonti israeliane Sharon sottolineerà il diritto storico dei coloni israeliani ad insediarsi dovunque sembri loro opportuno, ma che lo stato ebraico rispetta la legalità internazionale ed è dunque pronto a sgomberare le colonie illegali. Il numero esatto di tali colonie non è chiaro: secondo le autorità militari sarebbero non più di una ventina gli insediamenti che non rispettano i criteri di legalità fissati dal governo, ma che solo una parte di questi verrebbero effettivamente sgomberati; il Consiglio dei Coloni da parte sua abbassa tale numero a otto, tutti creati su lotti di terreno non esplicitamente facenti parte del demanio statale.

Alla vigilia dei due importanti vertici di Sharm el-Sheik e Aqaba, continuano a segnalarsi scontri ed episodi di violenza nei territori occupati. Un palestinese armato è stato colpito e ucciso dai soldati israeliani presso il checkpoin di Kissufim. L'uomo aveva aperto il fuoco contro i soldati. Un altro incidente si è verificato invece presso Beit Hanoun a Nord di Gaza. Qui un ragazzo palestinese è stato colpito e ferito gravemente dai soldati israeliani.

"Se il vostro Primo ministro riconosce che vi è un'occupazione, che cosa vi aspettate che faccia il popolo sotto occupazione? Resistere": con queste parole il dirigente Tanzim Marwan Barghouti si è difeso davanti al tribunale di Tel Aviv che lo processa con l'accusa di terrorismo. Barghouti ha fatto riferimento alle parole pronunciate pochi giorni da Ariel Sharon, il quale ha ammesso che "l'occupazione israeliana dei Territori dovrà finire". "Sharon riconoscerà tra due giorni l'esistenza di uno Stato palestinese: e allora qual è il mio crimine?", ha chiesto il dirigente palestinese a due giorni dal vertice di Aqaba, nel quale si incontreranno il premier israeliano, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ed il primo ministro israeliano Abu Mazen. Barghouti, responsabile di al-Fatah in Cisgiordania, attende ora la requisitoria finale dell'accusa prima di conoscere la sentenza. E' da notare che le autorità israeliane hanno deciso di celebrare un processo a porte aperte proprio per sottolineare pubblicamente i legami fra la dirigenza palestinese ed il terrorismo: una decisione che ha però dato l'occasione a Barghouti di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale sulla situazione nei Territori.

perù

Lo Stato d'emergenza decretato in Perù dal governo, sarà ritirato nelle zone in cui verrà ristabilita la calma: è quanto ha detto alla stampa peruviana Luis Solari, il presidente del Consiglio dei ministri di Lima. Durante una conferenza stampa realizzata nel palazzo del governo ieri in nottata Solari, accompagnato da alcuni ministri dell'esecutivo, ha assicurato che le Forze armate resteranno a presidiare le zone in cui proseguono atti di violenza. "Il ritiro diretto dei soldati non dipende dalla volontà diretta del presidente della Repubblica Alejandro Toledo nè da quella di nessun membro dell'esecutivo, ma solo dal fatto che nel Paese torni l'ordine" ha detto il premier. Solari ha poi aggiunto che la misura presa mercoledì scorso non è un "capriccio" di qualcuno, ma la risposta a manifestazioni che sono sfuggite di mano agli stessi dirigenti che le hanno promosse. Intanto le forze armate e la polizia hanno diffuso un primo bilancio delle operazioni, precisando che nei primi tre giorni dello stato di emergenza nazionale una persona è morta, 61 sono rimaste ferite e 304 sono state arrestate in tutto il Paese. La Federazione nazionale degli studenti del Perù sostiene invece che le vittime degli scontri di ieri siano quattro.

migrazione

Una ondata di sbarchi senza precedenti quella che ha portato nel giro delle ultime 48 ore circa 900 migranti lungo le coste siciliane. Di questi oltre 650 sono giunti nella sola isola siciliana di Lampedusa. Gli altri sbarchi sono avvenuti a Pozzallo e in altre località lungo i litorali della provincia di Ragusa, e a Pantelleria. L'ultimo arrivo a Lampedusa è di ieri sera, quello di un gruppo formato da 90 migranti, tra i quali anche quindici donne e quattro bambini. Centri al collasso A Lampedusa ed in particolare nel ctp si è ormai in piena emergenza. La struttura non può infatti ospitare più di 150 persone. Un primo gruppo di 200 immigrati ha già lasciato l'isola e dopo avere raggiunto Agrigento, in pullman è stato trasferito ieri notte in strutture d'accoglienza della Calabria. Altri 230 sono stati invece trasferiti a Pozzallo.

palestina

"Se il vostro Primo ministro riconosce che vi è un'occupazione, che cosa vi aspettate che faccia il popolo sotto occupazione? Resistere": con queste parole il dirigente Tanzim Marwan Barghouti si è difeso davanti al tribunale di Tel Aviv che lo processa con l'accusa di terrorismo. Barghouti ha fatto riferimento alle parole pronunciate pochi giorni da Ariel Sharon, il quale ha ammesso che "l'occupazione israeliana dei Territori dovrà finire". "Sharon riconoscerà tra due giorni l'esistenza di uno Stato palestinese: e allora qual è il mio crimine?", ha chiesto il dirigente palestinese a due giorni dal vertice di Aqaba, nel quale si incontreranno il premier israeliano, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ed il primo ministro israeliano Abu Mazen. Barghouti, responsabile di al-Fatah in Cisgiordania, attende ora la requisitoria finale dell'accusa prima di conoscere la sentenza. E' da notare che le autorità israeliane hanno deciso di celebrare un processo a porte aperte proprio per sottolineare pubblicamente i legami fra la dirigenza palestinese ed il terrorismo: una decisione che ha però dato l'occasione a Barghouti di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale sulla situazione nei Territori.

il papa e i suoi più stretti collaboratori hanno espresso stamane al segretario di Stato americano, Colin Powell, l'auspicio che, grazie alla 'road map' in Terra Santa, i "due stati, israeliano e palestinese, possano finalmente godere della stessa sicurezza e stessa sovranita": è quanto riferisce un comunicato del portavoce vaticano, Joaquin Navarro Valls. La "ricostruzione materiale e politica" dell'Iraq con particolare riferimento anche al problema della "libertà religiosa" e le prospettive di pace aperte dalla "road map" in Terra Santa sono stati gli argomenti centrali dei colloqui, afferma ancora la nota.

gror030602 (last edited 2008-06-26 09:57:20 by anonymous)