GR ORE 19.30

iran

L'Iran ha ammesso oggi che la fotografa canadese Zahra Kazemi è stata picchiata a morte. Tre giorni fa le stesse autorità iraniane avevano detto che la donna, 54 anni, era morta in ospedale per un ictus.

L'ambassadeur de la République islamique d'Iran en France, Seyed Sadegh Kharazi, a affirmé mercredi que la photographe irano-canadienne, Zahra Kazemi, avait été inhumée, dimanche ou lundi en Iran, selon Reporters sans frontières (RSF).RSF a ajouté que l'ambassadeur n'était pas "en mesure de préciser le lieu exact de l'inhumation"..Dans un communiqué, l'organisation de défense de liberté de la presse "condamne cet homicide et demande l'exhumation du corps pour les besoins de l'enquête".Cette déclaration de l'ambassadeur d'Iran contredit les informations fournies mardi par l'agence officielle de presse iranienne Irna selon laquelle une commission d'enquête avait ordonné que le corps ne soit pas enterré avant la fin des investigations demandées dimanche par le président Mohammad Khatami.

Iraq

Ad oggi, 220 soldati Usa sono morti in Iraq dall'inizio delle operazioni militari. Lo riferisce il Pentagono. Il governo britannico riporta 42 vittime tra i suoi soldati. Dal primo maggio, quando il presidente degli Stati Uniti George W, Bush ha dichiarato la fine della guerra vera e propria, sono morti in Iraq 82 soldati Usa. Non si conosce il numero di morti da parte irachena, né tra i soldati né tra i civili. Le stime parlando di diverse migliaia di persone.

Si è svolta questa mattina a Bassora una manifestazione di protesta contro il neo consiglio governativo provvisorio iracheno che guiderà il Paese nei prossimi mesi. Lo rende noto la Tv araba Al-Arabia che ha trasmesso alcune immagini della protesta. La manifestazione si è svolta nel centro della città meridionale dell'Iraq. Alcune migliaia di persone hanno protestato contro la nascita di questo novo consiglio, affermando di non considerarlo rappresentativo del popolo iracheno. In particolare sono intervenuti i capi delle tribù sciite della zona che hanno contestato la rappresentanza sciita in seno al consiglio. "La nascita di questa istituzione - ha affermato un Imam sciita - è funzionale agli interessi americani nel Paese, e non salvaguarda gli interessi del popolo iracheno".

Il dipartimento di Stato americano ha revocato le restrizioni sull'uso del passaporto americano per recarsi in Iraq ma continua a sconsigliare agli americani di viaggiare nel paese. Secondo il portavoce Richard Boucher, il rischio per la sicurezza resta alto e la capacita' della diplomazia di fornire servizi d'emergenza agli americani e' ancora limitata. Boucher ha anche detto che il passaporto americano non garantisce necessariamente l'ingresso in Iraq. L'Autorita' provvisoria della coalizione ha imposto tutta una serie di requisiti per l'entrata e l'uscita dal paese.

Palestina

Il tassista Eliahu Goral, 61 anni, liberato oggi dalle forze speciali israeliane dopo una settimana di prigionia, era stato rapito da criminali comuni palestinesi, che avevano cercato di "cederlo" alle organizzazioni armate. Nessun gruppo militante ha accettato tuttavia di prenderlo in consegna. Lo ha detto la radio israeliana, secondo cui i sequestratori non avevano alcun rapporto con le organizzazioni militanti palestinesi. La liberazione dell'uomo è avvenuta in seguito a una operazione congiunta di polizia, esercito e servizi di sicurezza. Il tassista era tenuto prigioniero in un edificio disabitato a Beitunia, sobborgo di Ramallah in Cisgiordania. Era sorvegliato da un solo palestinese, che all'irruzione dei militari ha cercato di fuggire, ma è stato catturato. In precedenza, erano stati catturati altre due persone coinvolti nel sequestro, rintracciati grazie a intercettazioni telefoniche. Sono stati loro a rivelare la "prigione" del tassista. Altri complici nel campo profughi di ramallah sono stati arrestati successivamente. I sequestratori avevano cercato di intavolare confuse trattative, chiedendo prima un riscatto, poi - forse per confondere le acque - la liberazione di prigionieri palestinesi. Quando è apparso chiaro che dai colloqui non sarebbe stato possibile ottenere la liberazione dell'ostaggio, gli israeliani hanno deciso di muoversi. Nel corso della vicenda, l'Autorità palestinese si è impegnata a fornire assistenza alle forze israeliane e - secondo i media di Israele - c'è stato un costante contatto fra Anp e i funzionari israeliani. Ma, alla fine, la sicurezza di Israele ha deciso di agire autonomamente.

Marocco

Il ministro degli esteri marocchino Mohamed Benaissa ha espresso oggi il categorico rifiuto del Marocco a ogni decisione sul Sahara occidentale che gli venisse imposta. La dichiarazione di Benaissa e' stata fatta dopo conversazioni telefoniche di re Mohammed VI con il presidente americano George Bush, quello francese Jacques Chirac e il capo del governo spagnolo Jose Maria Aznar. Benaissa ha preferito non essere piu' esplicito ma l'agenzia di stampa marocchina chiarisce che Rabat ha respinto i termini dell'ultimo piano proposto da James Baker, inviato del segretario generale dell'Onu per il Sahara occidentale. Il piano prevede che lo status definivo del territorio, ex colonia spagnola, venga deciso tra cinque anni con un referendum in cui e' prevista anche l'eventualita' dell'indipendenza, considerata inaccettabile dal Marocco.

Colombia

Il governo colombiano ha annunciato un accordo per l'inizio di negoziati con i gruppi paramilitari di estrema destra riuniti sotto l'organizzazione Autodifesa unita della Colombia (Auc). Lo rende noto un comunicato dell'ufficio del presidente colombiano Alvaro Uribe, firmato dalla commissione governativa incaricata dei colloqui di pace e dai leaders dei ribelli. La milizia paramilitare ha accettato di dare inizio alla propria smobilitazione entro la fine dell'anno. "La fase esplorativa del processo di pace è finita", si legge nel comunicato, "e si apre un nuovo stadio delle trattative". Il gruppo Auc - che nei 39 anni di guerra civile in Colombia si è reso protagonista di azioni sanguinose - ha accettato l'idea di una Colombia libera dalla droga, "fenomeno che distrugge la democrazia, la coesistenza, l'economia e l'ambiente". Il controllo delle coltivazioni di coca è alla radice della guerriglia tra le varie fazioni di destra e sinistra (le Forze armate rivoluzionarie colombiane, Farc) che travaglia da decenni la nazione colombiana.

Kenia

Si sono rifiutati di rispondere al giudice tre dei dieci militari argentini indagati per quello che è passato alla storia come il massacro di Margarita Belén, costato la vita a 22 prigionieri politici del passato regime. Gli ufficiali a riposo Athos Renes e Jorge Carnero Sabrol e Horacio Losito, in servizio e già addetto militare presso l’ambasciata argentina a Roma, hanno fatto scena muta, avvalendosi di una norma a riguardo prevista dalla Costituzione. È presumibile che anche gli altri accusati, la cui deposizione è prevista per oggi, faranno lo stesso. L’inchiesta contro i dieci militari ha subito rallentamenti dovuti peraltro a una duplice richiesta di ricusazione del giudice di Resistencia, Carlos Skidelsky, entrambe le volte respinta. Secondo la ricostruzione della strage fornita dagli avvocati del Centro di studi legali e sociali (Cels) la mattina del 13 dicembre 1976 una pattuglia guidata dal colonnello Renes prelevò dal carcere di Resistencia (provincia del Chaco) 22 detenuti spiegando di aver ricevuto l’ordine di trasferirli in un altro penitenziario. I reclusi, tutti esponenti dell’opposizione politica, furono invece fucilati nella località di Margarita Belén. Per anni i responsabili dell’esercito affermarono che i prigionieri erano stati uccisi durante uno scontro a fuoco con un presunto gruppo di ribelli che aveva tentato di liberarli durante il trasferimento. Tra i sospettati come mandanti dell’eccidio, anche se attualmente non incriminato, è incluso l’ex capo dell’esercito, Ricardo Brinzoni, nel 1976 alto funzionario del governo militare del Chaco. Il neo presidente Néstor Kirchner ha da poco rimosso dall’incarico lo stesso Brinzoni e altri 27 generali.

ITALIA

roma

roma, case

occupato oggi l'edificio iacp, pre protestare contro il tentativo di sgombero di alcune occupazioni a roma, in primis quello del quarticciolo

Il Coordinamento Cambia lo Sponsor (Cocs) è' intervenuto presso le scuole Piranesi di via Fabriano a Nuova Gordiani, S.Francesco di viale Ruspoli ad Acilia e presso la scuola di Largo Borghi a Prima Porta per cancellare gli ultimi loghi Nike presenti sui campetti donati un anno fa dalla multinazionale dello sport al Comune di Roma. L'operazione conclude la campagna "Fuori la Nike dalla scuola", promossa da Rete Lilliput. Cinque scuole li hanno coperti autonomamente i loghi dell'azienda, dietro invito del Comune; un campo è stato smobilitato del tutto; nelle restanti tre scuole è intervenuto il Cocs. Ora il Comune è invitato a dotarsi di una "Commissione Etica" di valutazione delle sponsorizzazioni in base al livello di responsabilità sociale delle aziende interessate. Per lo sviluppo di una coscienza del consumo anche nei ragazzi, è stata proposto alle scuole romane un percorso ludo-didattico su diritti dei bambini e lavoro minorile, che partira' ad ottobre e culminera' con un evento centrale a meta' dicembre, in occasione della Festa dell'Altraeconomia organizzata in collaborazione con il Comune di Roma e con le altre associazioni impegnate nella costruzione di un altro mondo possibile.

gror030716 (last edited 2008-06-26 10:05:35 by anonymous)