GR ORE 10.30

Palestina

L'esercito israeliano continuera' a prendere di mira obiettivi mirati, ossia a dare la caccia ai leader dei movimenti fondamentalisti palestinesi. Ad annunciarlo sono stati funzionari delle forze di sicurezza israeliane all'indomani del fallito raid su Gaza contro un esponente dell'ala militare di Hamas, che si e' salvato. Nell'attacco e' rimasto ucciso un passante. Le operazioni dell'esercito israeliano nei territori -hanno spiegato le stesse fonti citate dalla Radio israeliana- non sono una forma di rappresaglia, bensi' azioni destinate a prevenire attacchi terroristici.

Yasser Arfat si e' detto pronto a colpire gli estremisti palestinesi se Israele cessera' gli attacchi come quelli che negli ultimi giorni hanno fatto almeno sette morti e decine di feriti. "Sono pronto a fare applicare le leggi contro i miliziani" ha detto il presidente dell'Anp all'agenzia Reuters, "a condizione che Israele ponga fine agli attacchi". Il leader palestinese ha risposto al premier dell'Anp, Abu Mazen, che lo aveva accusato di scarsa fermezza nel colpire gli estremisti, dicendo di non voler rischiare una guerra civile prima che le Israele abbia ritirato le proprie truppe dai territorie posto fine agli attacchi mirati

Cecenia

Il ministro per le Politiche etiniche, per l'Informazione e per gli Affari esteri della repubblica russa del Dagestan, al confine con la Cecenia, Magomedsalikh Gusayev, è rimasto ucciso dall'esplosione di una bomba collocata sulla sua auto. Lo ha riferito Irina Volkova, portavoce della branca locale dei Servizi di sicurezza federali. Gusayev era sopravvissuto a un precedente attentato nel 2001. Secondo fonti della polizia, Gusayef, che era anche responsabile dei rapporti con la Cecenia, è morto sul colpo, mentre il suo autista, che lo stava accompagnando da casa al ministero a bordo di una Volga, si è salvato.

Mukhu Aliyev, premier del Daghestan, paese che confina con la Cecenia, ha affermato che l'uccisione di Gusayev a Makhachkala fa parte di una piano degli estremisti ceceni per decapitare i vertici della repubblica. Secondo Aliyev, citato dal sito informativo internet 'gazeta. ru', esiste una "lista di condannati a morte' da parte del 'tribunale della sharyah' e che le autorità di Mosca sono al corrente di tale lista.

Nell'agosto del 1999 una vasta incursione cecena in Daghestan fu il detonatore della seconda guerra caucasica che dura ancora oggi e che ha fatto decine di migliaia di morti dalle due parti. Secondo la rete televisiva Ntv nel corso dell'attentato sarebbe rimasta ferita anche una donna che transitava in automobile davanti al luogo dell'esplosione. Non è ancora chiaro se la bomba che ha ucciso Gusayev sia stata messa sotto l'auto oppure, come sostengono dei testimoni piazzata sul cofano mentre il ministro usciva di casa sua per recarsi in ufficio.

Irak, inchiesta a Londra'

Prosegue ed entra nel vivo l'inchiesta sulle circostanze che hanno condotto al suicidio del consulente scientifico del governo britannico David Kelly. Alla vigilia dell'attesa deposizione del premier Blair, oggi tocca al ministro della difesa Geoff Hoon rispondere alle domande del giudice Hutton. Ieri, la 'superspia' John Scarlett aveva difeso Blair e il suo responsabile per l'informazione Campbell dall'accusa di aver interferito nel lavoro dei servizi segreti. Dopo una giornata parzialmente favorevole a Blair, quindi, assume particolare rilevanza politica la deposizione odierna di Hoon. Infatti la carriera politica di Hoon potrebbe essere alla fine se, come sembra, il ministro dovrà accettare il ruolo di agnello sacrificale per salvare, almeno in parte, la faccia del primo ministro. Hoon dovrà ammettere di essere stato lui ad autorizzare la pubblicazione del nome di David Kelly. Sarà interessante vedere se il ministro accetterà di prendersi tutta la colpa o se invece tirerà fuori qualche rivelazione dell'ultimo minuto

Onu

E' stata approvata all'unanimita' stasera dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la molto dibattuta risoluzione intesa a rafforzare la protezione per il personale dell'ONU stessa e degli operatori umanitari nelle zone di conflitto. La versione approvata, sulla quale e' venuta meno l'opposizione degli Stati Uniti, non contiene piu' il riferimento alla Corte Penale Internazionale, contestato e rifiutato da Washington. La risoluzione iniziale, proposta dal Messico e co-sponsorizzata da Francia, Germania, Russia, Bulgaria, e Siria, era stata archiviata lo scorso aprile per l'opposizione di Washington, ed e' stata tolta dalla naftalina solo ultimamente, alla luce dell'attentato del 19 agosto contro la sede ONU di Baghdad. Proprio ieri la croce rossa internazionale aveva annunciato la sua decisione di lasciare l'irak, in aperto ocntrasto con l'amministyrazione americana per la mancanza di sicurezza applicata ai suoi membri.

Corea

Iniziano oggi a Pechino i negoziati a sei sulla crisi scoppiata a seguito della scoperta di un programma nucleare segreto in Corea del Nord. Al vertice prenderanno parte le due Coree, gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e il Giappone. Insieme i sei Paesi cercheranno di trovare una soluzione alla crisi scoppiata nell’ottobre 2002, quando Pyongyang ammise di possedere un programma nucleare, suscitando indignate reazioni e successive ritorsioni da parte della comunità internazionale e in particolare degli Stati Uniti. Gli osservatori internazionali non sono però molto ottimisti sull’esito del summit odierno, che dovrebbe durare fino al 29 agosto e che è stato preceduto da un’analoga riunione a Pechino, lo scorso aprile, tra Usa, Corea del Nord e Cina, conclusasi con un sostanziale nulla di fatto. Ai negoziati di oggi si confrontano sei nazioni con differenti punti di vista e richieste non sempre conciliabili. Gli Stati Uniti, per esempio, intendono riproporre alla Corea del Nord di mettere fine al suo programma nucleare e tornare ad aderire al Tnp (Trattato di non proliferazione nucleare), da cui Pyongyang si era ritirata il 10 gennaio scorso. In cambio Washington garantirebbe una politica di non aggressione al Paese comunista. Da parte loro i nordcoreani, che non hanno mai ammesso ufficialmente di possedere armi nucleari, vorrebbero invece ottenere dagli Usa un trattato ufficiale che garantisse la non aggressione, ma sembra improbabile che Washington accetti la proposta. La Cina intende giocare un ruolo di mediatrice: sebbene la Corea del Nord sia uno dei suoi più stretti alleati, Pechino non ha alcuna intenzione di veder proliferare armi nucleari vicino ai propri confini ma, d’altra parte, non vuole che Pyongyang sprofondi nella crisi economica e politica a causa dell’opposizione statunitense. La Corea del Sud prende parte al summit multilaterale tenendo bene a mente la pericolosità della presenza di armi nucleari nel Paese confinante, ma non dimenticando la ‘sunshine policy’, politica di riavvicinamento tra le due Coree avviata dall’ex presidente sudcoreano Kim Dae Jung. Più dura è la linea del Giappone, che approfitterà del vertice odierno per riproporre una questione che gli sta molto a cuore: il sequestro di 11 cittadini nipponici da parte di agenti segreti nordcoreani tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Infine la Russia, come la Cina, è alleata della Corea del Nord, alla quale la legano interessi economici e commerciali, perciò, pur opponendosi al possesso di armi nucleari da parte di Pyongyang, cercherà di svolgere un ruolo di mediazione tra le parti.

Amina Lawal

Comparirà oggi di fronte alla Corte islamica di Katsina, capitale dell’omologo Stato del nord della Nigeria, Amina Lawal, la donna condannata a morte per lapidazione per aver avuto una figlia al di fuori del matrimonio. Nella cittadina settentrionale nigeriana sono accorsi numerosi osservatori internazionali e alcuni avvocati, pronti a seguire l’udienza di appello contro la condanna alla pena capitale, prevista dalla sharìa (legge islamica) in caso di adulterio, decretata nel marzo dello scorso anno. La data della sua lapidazione è stata già fissata al 25 settembre prossimo, ma sono in molti a pensare che, come per il caso di Safiya Hussaini Tungar Tudu, il processo si chiuderà con un’assoluzione. Da quando la sharìa è stata introdotta nei 12 Stati del nord della Nigeria a prevalenza musulmana nessuna condanna a morte è mai stata eseguita. Il caso di Amina Lawal, come quello di Safiya, ha sollevato una grande attenzione e mobilitazione internazionale, complicando così i già delicati rapporti tra i 12 Stati del nord della Nigeria e il governo federale guidato dal presidente Olusegun Obasanjo, uno dei tanti cristiani che insieme agli animisti abitano i 24 Stati centro meridionali del Paese. Le crescenti pressioni internazionali hanno costretto, infatti, Obasanjo ad assicurare in passato che le corti di appello federali avrebbero annullato qualsiasi condanna a morte per lapidazione fosse stata emessa nel Paese. Una posizione che non è mai stata accolta positivamente da parte dei 60 milioni di musulmani che rappresentano la metà della popolazione dell’intera Nigeria.

Perù

La Comissione della verità offrirà per la prima volta ai peruviani un resoconto di grande validità e obiettività sulle terribile violenze che oppressero il Paese per quasi due decenni: un documento che qualcuno preferirebbe non venisse mai reso pubblico”: José Miguel Vivanco, direttore esecutivo della sezione Americhe di Human Rights Watch, non ha dubbi. Quello che accadrà domani, 28 agosto, con la divulgazione del rapporto conclusivo dell’organismo creato per fare luce sull’uccisione di 30mila civili e la scomparsa di almeno altri 6mila, negli anni 1980-2000 , rappresenta un evento di portata ‘storica’ per il Perù. Ma sono in molti a temere che il frutto di questo lavoro, iniziato nel 2000 sotto il governo ‘ad interim’ di Valentin Paniagua, resti lettera morta e le conclusioni della Commissione finiscano per essere facilmente dimenticate. La battaglia del neonato Movimento ‘Para que no se repita’ (affinché non si ripeta, ndr) sarà indirizzata proprio a far sì che il processo verso la verità sia seguito dalle successive tappe della giustizia e della riparazione per le vittime. Come scrive Cristiano Morsolin sull’agenzia Adital, diverse organizzazioni della società civile – tra cui il Centro di studi e azioni per la pace (Ceapaz), la Confederazione generale dei lavoratori del Perù, il Coordinamento nazionale per i diritti umani, assieme alla Commissione episcopale per l’azione sociale e alla Conferenza dei religiosi del Perù – hanno unito le proprie forze affinché sia dato seguito alle raccomandazioni della Commissione. “Per voltare la pagina di un libro, bisogna averlo letto e molti peruviani non lo hanno fatto o sono rimasti indifferenti - ha rilevato Francisco Soberón, del Coordinamento per i diritti umani – ora è importante che ci si impegni ad avviare un vero processo di riconciliazione con tutte le vittime”. Secondo le informazioni preliminari già emerse nelle ultime settimane, durante il suo operato, la Commissione ha raccolto un numero di testimonianze su atrocità e violazioni dei diritti umani largamente superiore alle aspettative. Questo potrebbe portare a rivedere drasticamente il numero delle vittime della violenza politica di quegli anni, contrassegnati da una guerra senza quartiere tra ‘Sendero Luminoso’ e l’esercito governativo: le ultime stime parlano infatti di 60mila morti. La maggior parte di questi crimini andrebbero attribuiti alla guerriglia, incluso il Movimento rivoluzionario Tupac Amaru (Mrta), ma le forze di sicurezza dello Stato sarebbero responsabili della sparizione di almeno 7mila persone.

Mumia Abu Jamal

Sembrano aggravarsi le condizioni di Mumia Abu Jamal, il giornalista detenuto ormai da 21 anni e accusato di un omicidio mai commesso dalle autorità statunitensi. Una grave malattia lo ha colpito alle gambe, ma le autorità carcerarie vietano la visita di un medico esterno che possa verificare realmente le sue condizioni. nelle carceri di massima sicurezza, ricorda il comitato americano di appoggio, anche le più semplici malattie possono diventare mortali, vista l'inesistenza delle cure. Un appello è stato lanciato dai suoi sostenitori, che invitano a protestare presso l'autorità carceraria. Maggiori informazioni sul sito di indymedia

gror030827 (last edited 2008-06-26 09:59:48 by anonymous)