GR ORE 19.30

Iraq

Sono diecimila gli iracheni prigionieri delle forze di occupazione americane - il doppio di quelli resi noti finora - tra cui sei che si dichiarano americani e due britannici, ha affermato oggi il generale di brigata signora, Janis Karpinski, in occasione di una giornata porte aperte ai mezzi di comunicazione nella prigione di Abu Gharib 20 km a ovest di Baghdad. I precedenti bilanci forniti dall'esercito Usa parlavano di 5/5.500 prigionieri, trai quali 600 detenuti per ragioni di sicurezza, e 300 prigionieri di guerra. Solo questi ultimi hanno diritto al trattamento previsto dalle convenzioni internazionali. Questo significa che altri 3.800 cittadini iracheni che erano gia' in arresto, ma non ritenuti pericolosi per la sicurezza, sono stati 'trasferiti' in quest'ultima categoria per ordine del segretario alla difesa Donald Rumsfeld. La cosa e' avvenuta gia' da un mese, ma e' stata resa nota oggi. Essi sono detenuti nella regione a nord di Baghdad, sotto il controllo della Quarta divisione di fanteria Usa. Questi 3.800 hanno attaccato le forze della coalizione o sono sospettati di essere implicati in operazioni di questo tipo, o di avervi partecipato - ha spiegato Karpinski alla quale e' affidato il controllo delle prigioni e dei centri di detenzione in Iraq. Tra di essi, numerose centinaia di non iracheni. Sei, inoltre, affermano di essere americani, e due britannici, ha aggiunto l'ufficiale americano, aggiungendo che il loro accento conforterebbe tali nazionalita', ma i loro interrogatori no, essendo molto confusi. I giornalisti hanno chiesto a quale trattamento siano sottoposti in generale i detenuti iracheni - molte foto internazionali ne mostrano gruppi incappucciati e con le mani legate -, e in particolare i prigionieri non di guerra: quali diritti hanno, se possono vedere le famiglie o gli avvocati. A queste domande Karpinski ha risposto Non e' che non abbiano diritti...Ne hanno meno dei prigionieri di guerra. Il trattamento dei prigionieri fatti in Iraq aveva sollevato in passato - e continua a causare - dubbi e perplessita' da parte dell'opinione pubblica internazionale, e proteste da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Nel marzo scorso si era parlato di 300 civili arrestati sospettati di essere paramilitari. Coloro che sarebbero stati accusati di essere combattenti illegali, di aver violato le norme internazionali di guerra - era stato avvertito - non sarebbero stati considerati prigionieri di guerra. Si ventilo' anche la possibilita' che sarebbero stati mandati nella base navale Usa di Guantanamo (Cuba), dove gli americani detengono tuttora 680 sospetti appartenenti ad al Qaida e taleban nei confronti dei quali non applicano la Convenzione di Ginevra. Ma poi questa ipotesi fu smentita. Nessuno dei prigionieri iracheni finira' detenuto a Guantanamo, ma gli Usa hanno chiarito fin dall'inizio che saranno loro a processarli, e nessun tribunale o corte internazionale togliera' loro questa prerogativa, hanno sottolineato.

Veto statunitense

Arriva puntuale la reazione della Siria al veto posto dagli Stati Uniti alla risoluzione proposta da Damasco per ottenere una condanna delle Nazioni Unite ai propositi di Israele di espellere se non addirittura eliminare Yasser Arafat. "Il fatto che la delegazione degli Stati Uniti abbia fatto ricorso al veto è molto grave", ha commentato l'ambasciatore siriano all'Onu Fayssal Mekdad. "Complica solo la situazione in Medio Oriente che è già molto complicata" ha aggiunto Makdad. Per la Siria il testo di quella risoluzione era assai "equilibrato" nonostante quanto sostenuto dagli Usa. Per Nasser Al-Kidwa, osservatore palestinese alle Nazioni Unite, gli Usa con il veto alla risoluzione hanno perso la loro credibilità come onesti mediatori nel processo di pace in Medio Oriente. Al-Kidwa teme che ora possano esserci gravi ripercussioni. Il testo presentato dalla Siria ha ricevuto undici voti a favore, il voto contrario degli Stati Uniti e tre astensioni da parte di Gran Bretagna, Germania e Bulgaria. La Gran Bretagna si è astenuta perché quel testo non era abbastanza equilibrato, ha detto l'ambasciatore all'Onu Emry Jones Parry. La Germania non avrebbe votato perché il Consiglio di Sicurezza non si sarebbe assunto fino in fondo le sue responsabilità. La Bulgaria avrebbe deciso di non votare viste le divisioni tra i membri del Consiglio. L'ambasciatore degli Stati Untii John Negroponte ha ribadito in un breve discorso seguito al voto in sede di Consiglio di Sicurezza che la risoluzione non era accettabile per Washington perche' non conteneva una precisa condanna dei gruppi terroristici di Hamas e Jihad islamica e non si impegnava per portare avanti la Road Map, il piano di pace per il medio Oriente. Per quello che riguarda Arafat Negroponte ha ribadito che gli Stati Uniti si oppongono alla espulsione o eliminazione di Yasser Arafat, ma ha sottolineato che Washington continua a considerare il presidente dell'Anp un ostacolo sulla via della pace e quindi è a favore dell'"isolamento diplomatico" del leader palestinese.

Israele

E' saltata all'ultimo momento la prevista riunione del gabinetto ristretto israeliano per la Sicurezza, durante la quale oggi sarebbe dovuta essere formalizzata la decisione di porre mano alla costruzione di una ulteriore sezione del cosiddetto 'muro di sicurezza': la munitissima recinzione che, nelle intenzioni di Ariel Sharon e del suo staff, in futuro dovrebbe separare fisicamente lo Stato ebraico dalla Cisgiordania e, in seguito, anche dalla Striscia di Gaza, pur a costo di smembrare i territori palestinesi

Palestina

Un militante della Jihad Islamica e' rimasto ucciso nel corso di uno scontro a fuoco con soldati israeliani avvenuto verso l'alba nel centro storico di Nablus, in Cisgiordania. Lo hanno denunciato fonti delle forze di sicurezza dell'Autorita' Nazionale Palestinese, le quali hanno identificato la vittima come Fadi Abu Zant, 21 anni; il giovane figurava da tempo sulla lista dei ricercati per terrorismo da parte dei servizi segreti ebraici. Dal canto suo l'Esercito d'Israele ha confermato sia la sparatoria sia l'uccisione del ricercato, ma lo ha indicato come attivista non della Jihad bensi' delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, braccio armato di 'al-Fatah': la principale fazione in seno all'Olp di cui e' capo lo stesso presidente palestinese, Yasser Arafat. Il palestinese, e' stato precisato, era armato di una pistola e avrebbe preso a sparare dopo essere stato intercettato da alcuni militari ebraici durante un rastrellamento nella citta' vecchia

Giordania

Il congelamento dei conti di Hamas in Giordania e' durato solo un giorno. Il governatore della banca centrale Umayya Touqan ha emesso una circolare che cancella il provvedimento da lui stesso emanato lunedi, per bloccare i conti e le operazioni bancarie di sei capi di Hamas, fra cui il leader spirituale sceicco Ahmed Yassin, e di cinque associazione benefiche palestinesi legate al movimento integralista. La circolare diffusa ieri sera, e' stata resa nota oggi dal ministro dell'Informazione giordano Nabil al Sharif. Il congelamento dei conti dei leader di Hamas era stato deciso dal governatore della Banca Centrale senza consultare il governo, ha dichiarato al Sharif. La decisione di congelare i fondi del movimento, responsabile di tanti attentati suicidi in Israele, e' stata fortemente attaccata dall'opposizione, che ha accusato il governo di Amman di essersi piegato alle pressioni degli Stati Uniti. La Giordania era il primo paese arabo ad aver preso un simile provvedimento.

Armi nucleari

Quindici paesi della Lega araba hanno preparato una proposta di risoluzione nella quale si chiede a Israele di firmare il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e il protocollo aggiuntivo. Il testo potrebbe essere presentato alla conferenza generale dell'Aiea, in corso questa settimana a Vienna, e per essere approvata la risoluzione dovrebbe essere appoggiata da piu' di meta' dei 136 paesi membri dell'organizzazione. La bozza di risoluzione lancia un appello a Israele, l'unico stato del Medio Oriente che non fa parte del Tnp ad aderire al trattato senza ulteriori ritardi. A Israele viene chiesto di non elaborare, fabbricare, sperimentare ne' entrare in possesso in altra maniera di armi nucleari che non siano sotto gli accordi di salvaguardia dell'Aiea come misura importante per favorire l'aumento della fiducia tra i paesi dell'area. La proposta e' stata preparata, tra altri, da Egitto, Arabia Saudita, Siria, ma anche dalla Palestina, paese membro della Lega Araba che pero' ha solo lo status di osservatore all'interno dell'Aiea. Se anche la risoluzione non dovesse essere accettata dall'assemblea plenaria dell'Aiea, essa servira' comunque, si rileva, ad attirare l'attenzione sulla situazione di Israele rispetto agli accordi internazionali di non proliferazione nucleare

Stati uniti

Gli Stati Uniti intendono stilare un'unica lista con i nomi di oltre 100mila sospetti di terrorismo, in modo da evitare gli errori precedenti all'11 settembre. Il compito e' stato affidato ad un nuovo centro, che sara' operativo in dicembre e verra' guidato dall'Fbi, assieme alla Cia, il Dipartimento di Gisutizia e quello per la Sicurezza Interna. Al momento le diverse agenzie che si occupano di sicurezza hanno ciascuna la propria lista. Rivalita' burocratiche e problemi tecnologici rendono difficili gli scambi d'informazione, tanto da giungere a casi clamorosi come quello di due dei dirottatori dell'11 settembre che sono entrati indisturbati negli Stati Uniti malgrado fossero sulla lista nera della Cia. L'informazione non era stata passata all'Fbi, che avrebbe dovuto bloccarli alla frontiera La lista potra' essere consultata da membri di tutti i settori dell'amministrazione federale che ne avranno bisogno, agli aeroporti, le frontiere, negli uffici per la concessione dei visti. Un gruppo di lavoro sta mettendo a punto le procedure del centro, ed e' probabile che alla lista avranno accesso anche organizzazioni private come linee aeree o centrali elettriche e nucleari. Queste potrebbero anche cercare informazioni prima di assumere nuovo personale. Il progetto ha gia' sollevato le critiche di organizzazioni per i diritti civili, secondo le quali la lista dara' al governo maggiori poteri per cercare informazioni su cittadini americani che potrebbero avere legami non chiariti con il terrorismo. Kate Martin, direttore del Centro per gli studi nazionali sulla sicurezza, afferma ad esempio che il compito di stilare la lista doveva essere affidato al Congresso. Serve un dibattito pubblico sui criteri da usare per determinare chi e' un sospetto di terrorismo- ha detto, citata sul New York Times. Al di là della lista stessa, ciò che lascia sconcertati è la cifra di centomila persone, praticamente un esercito: un sostegno in più all'ipotesi che la lista sia solo un pretesto per tacitare le forme di opposizione.

Spagna

Da più parti era stata richiesta la sua liberazione, ma il giudice spagnolo Baltasar Garzon lo ha incriminato formalmente. Si tratta del giornalista di al Jazeera Tayssir Aloun, arrestato la scorsa settimana. L'accusa è contro Osama bin Laden e altre 34 persone, tra cui anche lui, per gli attentati dell'11 settembre 2001 alle Torri gemelle di New York e al Pentagono e attività connesse al terrorismo islamico, e per altri reati come frode fiscale, falsificazione di documenti e detenzione di armi Garzon, scrive il quotidiano spagnolo El Mundo, intende processare Osama bin Laden, il capo dell'organizzazione terroristica Al Qaida, per i "tre atti di terrorismo compiuti negli Stati Uniti l'11 settembre 2001". Il giudice spagnolo ha emesso per questo un ordine di cattura nei confronti di Bin Laden, motivato la richiesta di arresto con un documento di circa 700 pagine. Il giudice spagnolo ha inoltre confermato l'arresto di altri 11 sospetti che si trovano già in carcere in Spagna.

vertice dell'informazione

Pierre Gagné, directeur exécutif du Sommet mondial sur la société de l'information (SMIS), vient de notifier à Reporters sans frontières l'interdiction d'assister au Sommet qui se tiendra à Genève au mois de décembre. Cette décision ubuesque fait suite à la suspension de l'association, pour un an, de la Commission des droits de l'homme des Nations unies.

Reporters sans frontières s'indigne de cette interdiction absurde. « Exclure une association de défense de la liberté de la presse du SMIS est un acte grave et lourd de conséquences de la part du directeur exécutif du SMIS », s'insurge Robert Ménard, secrétaire général de l'association. « Comment l'ONU peut-elle encore espérer préserver une once de crédibilité au regard de ce type de décision, qui contrevient aux principes les plus élémentaires de la liberté d'expression ? », ajoute-t-il.

Pour rappel, Reporters sans frontières a été suspendue de la Commission des droits de l'homme à la demande des régimes les plus répressifs envers la liberté de la presse, pour avoir vigoureusement critiqué que la présidence de cette commission soit confiée à une représentante de la Lybie.

Le prochain Sommet mondial de l'information est un événement crucial sur le plan de la liberté d'expression. Des craintes ont déjà été exprimées par plusieurs organisations de défense des droits de l'homme concernant le projet de déclaration qui pourrait être adopté dès décembre par les pays membres de l'ONU. Les dictatures et autres régimes répressifs entendent profiter de ce sommet pour soumettre la diffusion d'information sur les réseaux à des mesures de contrôle et de censure. Les textes en préparation permettraient notamment de subordonner la liberté de la presse sur Internet aux « législations de chaque pays ».

Dans un tel contexte, l'interdiction faite à une association de défense la liberté d'expression d'accéder au SMIS est de nature à alarmer les défenseurs de la liberté. La farce onusienne des droits de l'homme continue…

AMNESTY INTERNATIONAL

Denuncia che nei Paesi poveri circa 123 milioni di bambini e bambine non entreranno in una classe. “Questo mese milioni di famiglie non avranno l’orgoglio di mandare a scuola i loro bambini – ha detto il direttore generale dell’Unicef, Carol Bellamy – Questa è una deprimente realtà in un mondo dove l’educazione è un diritto di ogni bambino, e rappresenta un pesante ostacolo agli sforzi per ridurre la povertà. Quanti più bambini vengono oggi esclusi dalla scuola, tanti più adulti in pochi anni verranno tagliati fuori”. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) in Africa sub-sahariana 46 milioni di bambini in età scolare non hanno mai messo piede a scuola, un dato che aumenta ogni anno. Altri 46 milioni di ragazzi dell’Asia meridionale non possono studiare. L’Unicef sottolinea che solo 2% dei bambini che non vanno a scuola, pari a 2,5 milioni, vive nei Paesi industrializzati, un dato comunque preoccupante per queste realtà. Ma è ancora più indicativo che i tre quarti della popolazione che non ha accesso all’istruzione vive in Africa e Asia. La situazione peggiore la soffrono le ragazze che costituiscono la maggioranza – intorno al 56 per cento - degli esclusi da una formazione scolastica.

Musica

Da 30 anni risiedeva a Parigi dove si era trasferito in esilio, e di recente aveva ottenuto un grande successo in Finlandia con l’opera «Fulgor y muerte de Joaquin Murieta».

Milano

Stamattina Reload (spazio occupato domenica 14 settembre in p.le segrino) e' stata svegliata dalla inopportuna presenza di camionette della polizia e di tutta la digos milanese schierata al completo, che ha proceduto ad identificare due occupanti presenti e a denunciarne un terzo . Lo spazio e' stato sgomberato e reso inaccessibile.

Benzinai

Dopo oltre un mese e mezzo dal suo inizio, i benzinai sospendono la loro azione di protesta nei confronti del "cartello" delle banche italiane e contro l'aumento delle commissioni sull'uso delle carte di pagamento. Da domani mattina, informano Faib/Aisa Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio. carte di credito e bancomat saranno di nuovo regolarmente accettate su tutti gli impianti della rete distributiva di carburanti, con la sola eccezione dei gestori i cui Pos sono collegati ai pochi istituti di credito che hanno inteso comunque aumentare le commissioni e fintanto che tali gestori non abbiano provveduto, come sta avvenendo, a cambiare banca. Il successo dell'iniziativa di protesta, anche per il ruolo assunto nella vertenza dal sottosegretario Giovanni Dell'Elce, puo' essere riassunto negli accordi definiti con i piu' importanti enti emittenti di carte di credito (American Express, Carta Si' e Diners), con i quali continueranno le trattative per giungere a un abbattimento anche delle attuali commissioni praticate sia agli esercenti che ai clienti finali. E' stato inoltre limitato il numero degli istituti di credito che hanno inteso aumentare le commissioni per il bancomat. Questo e' stato possibili nonostante l'atteggiamento irresponsabile di Cogeban, che gestisce il marchio Pagobancomat. Ma l'iniziativa sindacale non si esaurisce qui. Oltre ad aver gia' raccolto dai primi 6.000 gestori, le comunicazioni di disdetta definitiva dei contratti bancomat, Faib/Aisa, Fegica e Figisc/Anisa annunciano azioni nei confronti di Banca D'Italia, Antitrust e governo per impedire a Cogeban e al sistema bancario di proseguire nella loro opera di speculazione, abnorme, immotivata e silenziosa, ai danni dei gestori e degli automobilisti italiani

G.R. 13,00

MILANO - RELOAD SGOMBERATA

Stamattina Reload (spazio occupato domenica 14 settembre in p.le segrino) e' stata svegliata dalla inopportuna presenza di camionette della polizia e di tutta la digos milanese schierata al completo, che ha proceduto ad identificare due occupanti presenti e a denunciarne un terzo . Lo spazio e' stato sgomberato e reso inaccessibile. Reload e' nato per essere un laboratorio sperimentale sull'utilizzo delle nuove tecnologie, un luogo di progettazione e di transito di persone e saperi. Il quartiere ha manifestato interesse e attenzione immediati, informandosi, chiedendo e complimentandosi per avere trasfromato un luogo vuoto e lasciato a se stesso, in un posto vivo, propositivo e ricco di potenzialita' per tutto il territorio. Fin da subito gli occupanti hanno mostrato l'intenzione di essere pronti ad avviare una trattativa con la proprieta', RFI Ferrovie dello Stato. Di fronte a tale disponibilita' la risposta e' stata un rifiuto deciso a qualsiasi forma di dialogo. Da parte sua la questura ha agito con ottusa tempestivita'. Una risposta arrogante e allo stesso tempo un segnale preciso volto a ridefinire l'agibilita' politica nella citta' e nel quartiere: dopo il saluto a S. Antonio rock squat, la casa occupata e l'internet start point connecta, gli eventi della mattinata hanno confermato la volonta' di cancellare qualsiasi spazio sociale in un'area ormai aperta solo a speculazione edilizia e business, secondo la politica dettata dalla "citta' della moda". Chi ha messo le proprie cellule e i propri sogni nel progetto reload non si vuole fermare: toglierci uno spazio e' inutile, reload e' nata e gia' comincia ad urlare. Continueremo a essere presenti con le nostre pratiche comunic-attive, mai come ora reality hackers!

SIRACUSA

Maltempo, fiume Anapo straripa: salvate sette persone Il nubifragio che si è abbattuto sulla provincia di Siracusa ha provocato anche la rottura degli argini del fiume Anapo, in contrada Tivoli. Sette persone si sono rifugiate sul tetto delle loro abitazioni e sono state salvate dai vigili del fuoco. Siracusa è isolata. Tutte le vie di accesso sono bloccate, in direzione nord verso Catania, e in direzione sud verso Ragusa e la zona montana. Ferma anche la ferrovia per Catania

PALESTINA

Alle Nazioni Unite è stata inaugurata la 58ma sessione dell'Assemblea generale con l'insediamento del nuovo presidente, il ministro degli Esteri dell'isola caraibica di Santa Lucia, Julian Hunte. È stato lui a tracciare le priorità per i prossimi mesi, a partire dal Medio Oriente «dove la situazione continua a deteriorarsi e richiede un rinnovato impegno di tutte le parti, con nuove idee e un nuovo approccio.» In questi tempi turbolenti - ha detto Hunte davanti agli ambasciatori degli altri 190 Stati membri - i popoli del mondo guardano all'Onu per salvaguaradre ciò che è fondamentale per loro, dallo sviluppo sostenibile alla pace e alla sicurezza«.

Da Ramallah, Arafat: Il veto degli Usa all'Onu non mi meraviglia Il presidente palestinese Yasser Arafat ha dichiarato di non essersi affatto meravigliato quando ha ricevuto il veto americano sulla risoluziuone dell'Onu che chiedeva ad Israele di smettere di minacciarlo di espulsione. "Non siamo scossi - ha spiegato Arafat parlando ad alcuni intellettuali palestinesi nel suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania - da una risoluzione, che venga da una parte o da un'altra. Siamo più importanti di qualunque risoluzione".

Intanto il primo ministro israeliano ha rinviato la riunione del gabinetto di sicurezza che oggi avrebbe dovuto decidere la nuova fase della costruzione del muro di separazione fra Israele e Cisgiordania. Fonti vicine a Sharon negano che il rinvio sia dovuto alle pressioni degli Stati Uniti, contrari al progetto del muro. Ma ieri la Casa Bianca ha confermato di voler tagliare dal suo pacchetto di aiuti di nove miliardi di dollari le somme spese da Israele per gli insediamenti e di voler esaminare se fare altrettanto con i soldi impiegati nella costruzione del muro. Israele sostiene che il muro è necessario per difendersi dalle infiltrazioni dei terroristi, ma i palestinesi accusano il governo Sharon di voler alterare a suo vantaggio il confine e di separare diversi villaggi dalle loro terre coltivate. E' stata la radio statale israeliana ad annunciare l'annullamento della seduta, motivato con un'agenda del premier gia' troppo fitta di impegni. La riunione è stata rinviata alla settimana prossima. Domenica, in occasione della consueta apertura dei lavori settimanali, il governo di Sharon aveva reso noto che intendeva accelerare la costruzione del muro per prevenire il più presto possibile le eventuali infiltrazioni e i conseguenti attacchi di estremisti palestinesi. L'iniziativa, che secondo l'Autorità Nazionale Palestinese ha il solo scopo di annettere vaste estensioni di terra prima che nasca nel 2005 lo Stato palestinese idipendente previsto dalla Roadmap, è pesantemente avversata a livello internazionale.

Intanto questa notte soldati israeliani hanno ucciso in una sparatoria nella città vecchia di Nablus il ventunenne Fadi Abu Zant, ritenuto appartenente della Jihad islamica.

BRASILE

Otto contadini sono stati uccisi durante un'imboscata nello Stato del Parà (Amazzonia brasiliana) per una disputa legata al possesso della terra. L'episodio risale a venerdì 12 settembre scorso, ma se ne è avuta notizia soltanto oggi. Secondo quanto riferito alla MISNA dalla Commissione pastorale della terra (Cpt) del municipio di Tucuma, dove gli otto lavoratori sono stati freddati a colpi di arma da fuoco, quanto avvenuto è da ricondurre alle violenze perpetrate nei confronti dei contadini da 'fazendeiros', latifondisti, e 'grileiros', ovvero proprietari terrieri abusivi. Il presidente del Supremo tribunale federale Mauricio Correa ha criticato apertamente il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva per questa nuova strage di contadini nello Stato meridionale brasiliano, dove sono stati assassinati 31 dei 53 contadini uccisi in tutto il Paese dall'inizio dell'anno. Secondo Correa i continui episodi di violenza nei confronti dei contadini in Parà evidenziano "la necessità di effettuare, il prima possibile, una riforma agraria". Il presidente del tribunale federale ritiene infatti che il processo di riforma sia stato "sottovalutato" dall'esecutivo, al quale finora è "mancata l'energia per decidere e per passare dalle parole ai fatti.

COLOMBIA

Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia(Farc) hanno assicurato di non avere alcuna responsabilità nel sequestro degli otto turisti stranieri rapiti lo scorso fine settimana nella regione di Sierra Nevada di Santa Marta, nel nord del Paese. In un comunicato diffuso ieri, a firma del segretario dello stato maggiore centrale delle Farc-Ep (Forze armate rivoluzionarie della Colombia-Esercito del popolo), i guerriglieri denunciano davanti alla comunità nazionale e internazionale la falsità delle accuse rivolte contro di loro. Il movimento ribelle incolpa inoltre i servizi di intelligence militare colombiani di praticare il terrorismo di Stato, aggiungendo che il sequestro è in realtà una montatura messa in atto al solo scopo di esibire risultati concreti di fronte al presidente del Paese, Alvaro Uribe, la cui immagine risulterebbe danneggiata dalle recenti critiche contro le organizzazioni non governative.

CINA

La Cina è pronta alla sua prima missione spaziale. Il ministro per la scienza e la tecnologia Xu Guanhua ha confermato ieri alla stampa che “tutto sta procedendo senza problemi”. Il ministro non ha però voluto precisare quando esattamente Pechino lancerà il suo primo astronauta in orbita. C’è chi sostiene che la scia del razzo ‘Shenzhou V’ potrebbe attraversare il cielo il primo di ottobre, in occasione della festa nazionale cinese. Ma Xu ha lasciato intendere che il lancio potrebbe avvenire al più tardi entro l’anno. I vari moduli del razzo, costruito sul modello delle ‘Soyuz’ sovietiche, è da settimane giunto in una località del nordovest della Cina e viene assemblato in questi giorni.

G.R. 9,30

RIFORME COSTITUZIONALI

Ci siamo trovati d'accordo con una compattezza notevole di tutta la coalizione". Così il premier Silvio Berlusconi ha annunciato il via libera del Consiglio dei ministri alla bozza sulle riforme costituzionali. Il testo ora passerà alla Conferenza Stato-Regioni che farà le proprie osservazioni entro 20 giorni. Ci sarà poi un nuovo Consiglio dei Ministri per l'approvazione definitiva del ddl costituzionale. Secondo quanto annunciato da Berlusconi, il testo dovrebbe compiere il doppio passaggio parlamentare entro il 2004. Il progetto di riforma costituzionale del governo è sostanzialmente quello messo a punto dai quattro “saggi” della Casa delle Libertà. Il testi introduce novità per quel che riguarda i poteri del premier, la corte costituzionale, la composizione delle camere. In particolare alla Camera siederanno 400 deputati, più i rappresentanti degli italiani all’estero. Il Senato diventerà federale e sarà composto da 200 membri.

PENSIONI

Epifani boccia Tremonti - Il "patto tra generazioni" non piace al leader Cgil, né agli altri segretari. La maggioranza ha trovato un accordo sulla riforma della previdenza. Lo assicura Silvio Berlusconi, che precisa comunque che si tratta di un'intesa "ufficiosa" Non ufficiale, quindi, ma che soddisfa il presidente del Consiglio, che per quanto riguarda la legge finanziaria preannuncia entro questa settimana un vertice della Casa delle libertà. E proprio sulle pensioni il leader della Cgil Guglielmo Epifani torna all'attacco, criticando il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che in un 'ha dichiarato che "a ridosso del 2008 si potrà lasciare il lavoro solo con 40 anni di contributi o 65 anni di età". Epifani è convinto che 40 anni di contributi o/e 65 anni di età a partire dal 2008 non è la soluzione ai problemi del sistema previdenziale. "Se la proposta del Governo sulle pensioni fosse quella illustrata oggi da Tremonti sul Corriere della Sera non potrà trovare l'accordo, non solo della Cgil ma ritengo di tutto il movimento sindacale". Secondo Guglielmo Epifani la linea illustrata dal ministro dell'Economia "scardina sostanzialmente la riforma Dini, che per noi invece continua a essere una buona riforma". "Metteremo per iscritto la nostra posizione, che è quella già conosciuta. Sosterremo la nostra opinione, perché siamo convinti di avere ragione".

PALESTINA Nablus,

Fadi Abu Zant, ventunenne membro della Jihad islamica, è stato ucciso questa notte da soldati israeliani in una sparatoria nella città vecchia di Nablus

COLOMBIA

Le ‘Forze armate rivoluzionarie della Colombia’ (Farc) hanno assicurato di non avere alcuna responsabilità nel sequestro degli otto turisti stranieri rapiti lo scorso fine settimana nella regione di Sierra Nevada di Santa Marta, nel nord del Paese. In un comunicato diffuso ieri, a firma del segretario dello stato maggiore centrale delle Farc-Ep (Forze armate rivoluzionarie della Colombia-Esercito del popolo), i guerriglieri denunciano “davanti alla comunità nazionale e internazionale” la falsità delle accuse rivolte contro di loro. Il movimento ribelle incolpa inoltre i servizi di ‘intelligence’ militare colombiani di praticare il terrorismo di Stato, aggiungendo che il sequestro è in realtà una “montatura” messa in atto al solo scopo di “esibire risultati concreti” di fronte al presidente del Paese, Alvaro Uribe, la cui immagine risulterebbe danneggiata dalle recenti critiche contro le organizzazioni non governative.

AMNESTY INTERNATIONAL

Denuncia che nei Paesi poveri circa 123 milioni di bambini e bambine non entreranno in una classe. “Questo mese milioni di famiglie non avranno l’orgoglio di mandare a scuola i loro bambini – ha detto il direttore generale dell’Unicef, Carol Bellamy – Questa è una deprimente realtà in un mondo dove l’educazione è un diritto di ogni bambino, e rappresenta un pesante ostacolo agli sforzi per ridurre la povertà. Quanti più bambini vengono oggi esclusi dalla scuola, tanti più adulti in pochi anni verranno tagliati fuori”. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) in Africa sub-sahariana 46 milioni di bambini in età scolare non hanno mai messo piede a scuola, un dato che aumenta ogni anno. Altri 46 milioni di ragazzi dell’Asia meridionale non possono studiare. L’Unicef sottolinea che solo 2% dei bambini che non vanno a scuola, pari a 2,5 milioni, vive nei Paesi industrializzati, un dato comunque preoccupante per queste realtà. Ma è ancora più indicativo che i tre quarti della popolazione che non ha accesso all’istruzione vive in Africa e Asia. La situazione peggiore la soffrono le ragazze che costituiscono la maggioranza – intorno al 56 per cento - degli esclusi da una formazione scolastica.

Altra denuncia di Amnesty riguarda l'Algeria: Ogni mese, fino a cento persone in Algeria – soprattutto civili - continuano a essere uccise da gruppi armati, da forze di sicurezza e da milizie armate dallo Stato. E ancora, la tortura durante lo stato di custodia resta una pratica assai diffusa e diventa sistematica nei casi legati a quelle che le autorità descrivono come attività "terroristiche". Non solo, nessuna indagine completa, indipendente e imparziale è stata avviata sugli abusi di massa dei diritti umani compiuti dal 1992, che costituiscono crimini contro l’umanità compiuti del decennio scorso, in cui il Paese maghrebino è stato devastato da una crisi dei diritti umani di proporzioni terribili. Per questo – sostiene ora Amnesty International – "è ora che le autorità algerine inizino a rendere concrete le loro promesse di cambiamento e contrastino gli abusi dei diritti umani in maniera efficace".

HANS BLIX torna sui fantomatici armamenti iracheni -- I rapporti dei servizi segreti americani e britannici erano sbagliati: l'Iraq distrusse le sue armi di distruzione di massa dieci anni fa. E' quanto affermato dall'ex capo degli ispettori Onu in Iraq, Hans Blix, in un'intervista ad una radio australiana. Secondo Blix la ricerca di prove della presenza di armi chimiche, biologiche o nucleari frutterà al massimo la scoperta di documenti. "Più il tempo passa e più mi convinco che non si troverà nulla. Sono sempre più sicuro che l'Iraq abbia distrutto quasi tutto il suo arsenale nell'estate del '91".

gror030917 (last edited 2008-06-26 09:48:25 by anonymous)