GR ORE 19.30

Torino, tutte libere le persone arrestate sabato

Sono state liberate ieri sera le persone arrestate durante le azioni di sabato a torino, nell'ambito della tre giorni "Scateniamoci". Quetsa mattina, il processo per direttissima. (audio)

genova

Intanto continua sensa sosta l'opera dei magistrati nei confronti dei movimenti. Dopo le numerose perquisizioni di queste settimane, ultime quelle di Roma, oggi a genova è stato perquisito il centro sociale Pinelli. Gli agenti hanno trovato 5 piante di cannabis e della birra prodotta artigianalmente, tutti elementi di chiara pericolosità sociale, dunque. La sede al momento della perquisizione era deserta . Gli occupanti del centro sociale hanno denunciato la scomparsa di alcuni flop disk

Lece

Sono terminate oggi, con un corteo in città, le mobilitazioni contro il vertice dei ministri europei in priùogramnma questa settimana. Radio Paz, una radio via streaming nata lo scorso anno, ha seguito tutte le iniziative, e da un loro corrispondenze ascoltimao anche il resoconto dell agiornata di oggi. (audio)

carceri, nuova settimana di proteste

CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO, LA MALASANITA' E LA SCARSA E DISCRIMINATORIA APPLICAZIONE DELLA LEGGE GOZZINI, NELLA SETTIMANA DAL 20 AL 25 OTTOBRE I DETENUTI DI TUTTE LE CARCERI ITALIANE DARANNO VITA AD UNA SERIE DI PROTESTE PACIFICHE. DA TANTE CARCERI MIGLIAIA DI DETENUTI HANNO ADERITO ALL'APPELLO dell'associazione papillon VENERDI' 24 OTTOBRE, DURANTE LO SVOLGIMENTO DELLO SCIOPERO GENERALE, DAVANTI AL MINISTERO DI GIUSTIZIA (in via Arenula) SI SVOLGERA' UN SIT IN DI FAMILIARI DEI DETENUTI E DI QUANTI NON VOGLIONO RESTARE IN SILENZIO DAVANTI ALLA DRAMMATICA SITUAZIONE DELLE CARCERI ITALIANE.

Roma

Informiamo i Lavoratori della Tiburtina Valley e i Residenti di Case Rosse, Settecamini e Setteville, che sabato 11 ottobre si è tenuta una grande manifestazione in via di Salone n. 235 (presso la Engelhard) a seguito dell'aumento considerevole di casi di morte per tumore evidenziati di recente nella popolazione maschile di Case Rosse e Settecamini. Alleghiamo file con il Volantino e file con l'Interrogazione Parlamentare. Finora solo il quotidiano Metro ha dato la notizia.

Tutta la periferia est di Roma si trova attualmente in gravi condizioni ambientali, considerando, oltre alla Engelhard, la dismessa industria Chimeco, ancora piena di silos con rifiuti tossici, la discarica di Guidonia, le cementerie di Guidonia, dove si vorrebbe pure aggiungere una centrale termoelettrica. A SETTECAMINI e a CASE ROSSE SI MUORE per Cancro più che altrove

Questo fatto preoccupante è emerso dai dati ufficiali sulla mortalità per tumori dal 1987 al 2001 nella popolazione maschile di Case Rosse e Settecamini.* Che il territorio fosse molto esposto all'inquinamento ambientale del TRAFFICO e dell'ELETTROSMOG si sapeva da tempo. Ma che ci fosse in via di Salone anche un IMPIANTO di SMALTIMENTO di RIFIUTI PERICOLOSI che opera da 40 anni, i cittadini lo hanno appreso di recente, dopo l'interpellanza Parlamentare sull'Industria Chimica Engelhard presentata dall'On. Franco Giordano al Ministro per l'Ambiente On. Altero Matteoli.

Questo impianto, in corso di adeguamento perché non a norma di legge, è stato autorizzato di recente per lo smaltimento di 1.690 tonnellate l'anno di rifiuti pericolosi.

Palestina

Circa 400 famiglie rimaste senza un tetto, da 100 a 120 abitazioni demolite, almeno altre 70 danneggiate. Questi i numeri forniti oggi dal sindaco di Rafah Saed Zoarub a proposito dei danni del raid israeliano al campo profughi palestinese che, nel giro di tre giorni, ha provocato la morte di otto persone, tra cui due bambini, e il ferimento di altre sessanta. Già ieri, Peter Hansen, alto funzionario dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, recatosi a valutare i danni, aveva dichiarato che il campo sembra essere stato colpito da un violento terremoto, e che le case distrutte sarebbero fino a 120; una stima - aveva aggiunto - che comporta la perdita della propria abitazione per almeno 1500 palestinesi. L'esercito israeliano nei comunicati ufficiali aveva parlato di "diversi" edifici abbattuti, utilizzati da militanti palestinesi, senza però specificare il numero esatto delle case distrutte. L'Unrwa ha annunciato che verranno approntati al più presto dei rifugi per le famiglie rimaste senza casa. In passato, Rafah è stata ripetutamente oggetto di incursioni da parte delle truppe israeliane. Nei precedenti raid i militari hanno demolito circa duemila abitazioni mentre, nell'intera Striscia di Gaza, il numero di case abbattute sfiora le 6mila e 500 unità. Le forze armate israeliane hanno lanciato l'operazione a Rafah per distruggere i tunnel utilizzati dai contrabbandieri per attraversare la frontiera con l'Egitto, sfruttati secondo i militari anche per introdurre nella Striscia di Gaza missili e armi anticarro.

Obiettori

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha condannato l'accordo di pace raggiunto fra esponenti dell'opposizione israeliana e dell'Autorita' Palestinese, accusando gli autori di ostacolare i futuri negoziati di pace. Il ministro del Turismo Benny Eilon, del partito di destra Unione Nazionale, ha accusato i firmatari di collaborazionismo con il nemico. Il documento, noto come accordo di Ginevra, verra' firmato in Svizzera il 4 novembre, anniversario dell'assassinio del premeir israeliano Yitzhak Rabin. Elemento centrale del testo, presentato ieri in Giordania, e' la rinuncia dei palestinesi al 'diritto al ritorno', in cambio di importanti concessioni come la sovranita' palestinese sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio a Gerusalemme. La citta' santa verra' divisa, con i quartieri arabi che faranno parte dello stato palestinese, cosi' come gli insediamenti di Ariel, Efrat, Har Homa. Ma alcuni sobborghi ebraici di Gerusalemme in Cisgiordania - Givat Ze'ev, Maleh Adumin e Gush Etzion - faranno parte dello stato d'Israele

Palestina

Si terrà oggi a Ramallah la prima seduta dell’esecutivo ‘di emergenza’ guidato da Abu Ala (al secolo Ahmed Qrei), ma il posto del ministro degli interni resterà vuoto. La nuova squadra di governo, al momento otto ministri incluso il premier, ha rischiato di non avviare mai i lavori a causa dei forti disaccordi tra Abu Ala e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Yasser Arafat sulla persona a cui assegnare il dicastero degli interni, un ruolo chiave perché incaricato delle questioni di pubblica sicurezza e di riportare l’ordine nei territori occupati. Il 7 ottobre scorso il candidato scelto da Abu Ala, il generale Nasser Yussef, si è rifiutato di giurare davanti ad Arafat prima di aver ricevuto formale investitura dal Consiglio legislativo palestinese (cpl, il parlamento). Una mossa che ha scosso il fragile esecutivo e spinto Abu Ala a presentare le sue dimissioni, subito respinte da Arafat. La nuova intesa tra premier e presidente prevede che le competenze relative al ministero degli interni vengano per il momento demandate al Consiglio di sicurezza nazionale, forum presieduto dallo stesso Arafat. Il mandato dell’esecutivo di ‘emergenza’, nominato dopo le dimissioni del precedente primo ministro Abu Mazen, durerà fino alla fine del mese dopodiché potrebbe essere completamente rinnovato e si potrebbe addirittura arrivare alla nomina di un nuovo primo ministro.

Libertà di stampa

Il ministero dell'Informazione dell'Afghanistan ha chiuso uno dei principali quotidiani del Paese, il popolare Arman-e-Mili di proprieta' dello Stato. A darne notizia e' stato il direttore della testata, Mir Haidar Mutahar, secondo il quale si e' trattato di una punizione per l'eccessiva indipendenza mostrata dal giornale rispetto al governo del presidente Hamid Karzai. In particolare il provvedimento sarebbe scattato dopo il ripetuto rifiuto di pubblicare articoli del viceministro per la Cultura e di altri esponenti dell'esecutivo. L'Arman-e-Mili (La volonta' del popolo) ha piu' di 4mila abbonati. Il ministro della Cultura, Sayeed Makhdoom Raheen, ha negato che la chiusura sia legata a motivi politici. Si tratterebbe solo della necessita' di contenere i costi chiudendo una delle cinque testate di proprieta' del governo. Anzi, il ministro ha annunciato che in futuro restera' un solo giornale di proprieta' del governo

iraq-usa

Il presidente George W. Bush ha perso il controllo della politica irachena a causa di lotte interne in seno all'amministrazione americana, hanno dichiarato ieri i capi della commissione senatoriale degli affari esteri. L'amministrazione è anche criticata dal candidato all'investitura democratica alle presidenziali John Kerry per la sua incapacità a creare una vera coalizione internazionale e ad accordarsi con i governi stranieri. "E' una diplomazia disordinata, impulsiva, che usa la forza" ha dichiarato il senatore del Massachusetts. I leader della commissione del senato hanno invitato Bush a riprendere in mano la politica del dopoguerra in Iraq. "Non c'è una chiara articolazione tra l'amministrazione e i suoi obiettivi, il suo messaggio e il programma seguito. Esiste una separazione significativa in seno alla stessa amministrazione tra quelli che seguono Powell e i sostenitori di Rumsfeld". Turchia Il Consiglio di governo provvisorio iracheno ha trovato oggi due forti alleati contro il coinvolgimento militare della Turchia nel processo di stabilizzazione dell'Iraq. Alla vigilia del vertice in Malaysia dell'Organizzazione della Conferenza islamica (Oci), Giordania e Siria si sono schierati contro questa ipotesi e invocato la centralita' del ruolo dell'Onu nel dopoguerra iracheno. "Nessun Paese confinante dovrebbe avere un ruolo attivo in Iraq, perche' ciascuno ha un proprio interesse e giacche' questi Paesi confinanti non possono essere disinteressati, la cosa non puo' essere nell'interesse del popolo iracheno", ha detto Re Abdallah di Giordania. Sulla stessa linea si e' espressa poco dopo la Siria che ha sollecitato una risoluzione dell'Onu che autorizzi il dispiegamento di una forza multinazionale in Iraq e ha esortato la Turchia a non prendere iniziative al di fuori di questo contesto. Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio di governo iracheno, Hoshyar Zebari, il quale ha ribadito la sua posizione e, pur riconoscendo la necessita' di uno sforzo internazionale nella ricostruzione dell'Iraq, ha ribadito che "sarebbe meglio non coinvolgere nessuno dei Paesi confinanti, proprio per la delicatezza della situazione vista nella sua globalita'".

Iraq-onu

Gran Bretagna e Spagna presenteranno oggi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu una versione emendata della nuova proposta di risoluzione sull'Iraq. Fonti diplomatiche dell'Unione Europa affermano che il ministro degli Esteri britannico Jack Straw ne ha parlato oggi ai suoi colleghi dell'Ue riuniti a Lussemburgo, aggiungendo di sperare che la risoluzione sia approvata entro la fine della settimana. La nuova versione del testo, inizialmente proposto dagli Stati Uniti, e' stata riscritta per ottenere maggiore sostegno internazionale. Ad opporsi soprattutto Germania e Francia

Mumia

Un nuovo capitolo si aggiunge al gia' cospicuo contenzioso tra Parigi e Washington: il sindaco socialista della capitale Bertrand Delanoe ha concesso la cittadinanza onoraria della Ville Lumiere a Mumia Abu-Jamal, il detenuto nero americano, nel braccio della morte per l'assassinio di un poliziotto. E se la notizia e' passata quasi inosservata in Francia, ha scandalizzato i media conservatori americani. In assenza del premiato - che ha inviato un messaggio registrato per ringraziare i francesi - l'onorificenza, proposta dal gruppo comunista al consiglio comunale, e' stata consegnata ad Angela Davis, ex dirigente delle Black Panthers e rappresentante del comitato per la liberazione di Mumia. Delanoe ha sottolineato che dal 1971, quando fu attribuita a Pablo Picasso, nessun altro e' stato nominato cittadino onorario di Parigi e ha evocato questa barbarie che si chiama pena di morte. Mumia fu condannato a morte nel 1982, ma continua a proclamarsi innocente dell'assassinio del poliziotto Daniel Faulkner, rivendicato nel 1999 da un certo Arnold Beverly che affermo' alla polizia di aver ucciso su mandato della mafia. Nonostante cio' le autorita' americane continuano a negare la riapertura del processo. Finche' ci sara' su questo pianeta un luogo dove si potra' uccidere in nome della collettivita' non avremo finito il nostro lavoro, ha aggiunto Delanoe alzando il pugno in segno di solidarieta', Mumia e' un parigino. Parole immediatamente rimbalzate al di la' dell'oceano, che hanno fatto scandalo.

Ocalan

Appello per il trasferimento e la tutele dalla vita di Abdullah Ocalan!

Destano continua e crescente preoccupazione le condizioni di salute di Abdullah Ocalan, recluso ormai da quasi cinque anni nell’isola di Imrali, senza che gli sia consentito di incontrare i suoi avvocati e senza la possibilità di visite mediche da parte di sanitari indipendenti.

Sembra anzi di poter affermare che è in atto una spietata strategia volta alla liquidazione fisica del leader kurdo, come del resto esplicitamente ammesso da un generale turco durante una riunione a Bruxelles, in una dichiarazione che è stata ripresa dalla stampa turca.

Se tale scellerata strategia avesse successo si realizzerebbe una vera e propria catastrofe. Siamo infatti convinti che il destino personale di Ocalan sia fortemente intrecciato con quello della pace in Turchia e nell’intera regione medio-orientale. Il contributo che il leader kurdo può offrire appare estremamente prezioso nel momento in cui si evidenzia il fallimento della strategia unilateralista degli Stati Uniti e crescono di giorno in giorno le difficoltà per la pace. Sarebbe drammatica, in tale contesto, una ripresa del conflitto del Sud-Est della Turchia che deve essere evitata salvaguardando la vita di Ocalan e con il riconoscimento dei diritti del popolo kurdo e un’effettiva democratizzazione dell’intera Turchia.

Ciò appare indispensabile per risolvere in modo pacifico la questione kurda e porre le premesse della pace nell’intera regione, della democrazia in Turchia e dell’ammissione della stessa nell’Unione europea.

Quest’ultima ha importanti responsabilità. Il dialogo con la Turchia deve proseguire nella prospettiva dell’ammissione, ma a condizione che rilevanti avanzamenti siano effettivamente realizzati sulla strada della tutela dei diritti umani e dell’instaurazione dello Stato di diritto. Non possono essere tollerati pericolosi arretramenti e reviviscenze di un conflitto che va superato nella prospettiva del pieno accoglimento dei principi democratici.

Ancora più consistenti, sono, al riguardo, le responsabilità, anche morali, dell’Italia, Paese che a suo tempo accolse Ocalan e gli concesse, sia pure tardivamente, asilo politico con una sentenza del Tribunale di Roma. Oggi, che l’Italia è in prima fila nel caldeggiare l’ammissione della Turchia all’Unione europea, il suo governo deve chiedere con forza a quello di Ankara il pieno rispetto dei diritti umani, ivi compresi quelli di Ocalan. Chiediamo inoltre che sia lo stesso Presidente della Repubblica, in quanto supremo garante dell’ordine costituzionale e dell’onorabilità del nostro Paese in sede internazionale, a farsi carico di un passo in questo senso presso il governo turco.

Ciò, tanto più che il trattamento riservato al leader kurdo, con una detenzione in isolamento che dura oramai da quasi cinque anni, appare vietato dalle Convenzioni europee e internazionali applicabili.

Bolivia

A partire dall’alba, ci sono stati scontri tra i militari che portano e utilizzano armi da guerra e la popolazione che ha con sé bastoni e pietre. Nella mattina, dirigenti come Evo Morales (MAS), Jaime Solares (COB) e Felipe Quispe (CSUTCB) hanno ribadito un solo discorso: per negoziare, il governo deve firmare un documento nel quale si impegna a non permettere l’uscita del gas boliviano attraverso porti cileni o altro, e a lavorare in patria l’idrocarburo. E così cominciano una serie di massacri in varie zone a partire dall’alba. A metà mattina si verificano violenti scontri a Ballivian, con otto feriti. A Senkata altri episodi di repressione con quasi dieci feriti. All’una del pomeriggio la strada è lo scenario di spari e gas lacrimogeni e armi da guerra. Questi scontri arrivano a La Portada e Alto Pura Pura, a La Paz. L’obiettivo militar-governamentale: : portare 12 camion cisterna da Senkata a La Paz. Il trasporto è interrotto in diverse occasioni e al suo passaggio produce sempre più morti e feriti. Tra Senkata (El Alto) e La Portada (La Paz) i morti macchiano almeno venti chilometri del macabro percorso di petrolio distillato che è amministrato dalle stesse imprese transnazionali che ora vogliono esportare il gas boliviano come un “traffico di negri per il paese” Per tutto il giorno, gli abitanti di El Alto raccontano alle radio (Integración, Pachamama, Red Erbol e Waynatambo, oltre a Cruz del Sur e altre), l’impossibilità di raccogliere cadaveri, il vegliarli nella strada pubblica, il non poter soccorrere i feriti, e poi gli spari delle armi da guerra e dei gas lacrimogeni dagli elicotteri e da un aeroplano. Le televisioni, eccetto la Cadena A e RTP, non mostrano nulla del massacro e continuano con la loro programmazione, anche se esistono le condizioni tecniche per la programmazione in diretta come si fa in Parlamento o durante i concerti.

Nel pomeriggio il conflitto si sposta a Río Seco Villa Ingenio e Villa Lunari, dove gli effettivi militari sparano a qualsiasi civile gli si pari innanzi, provocando altri morti e feriti. I 26 morti di domenica 12, secondo quanto ha riportato la Red Erbol, sono : Miguel Pérez Cortez, Efraín Mamani, Carmelo Mamani, Vidal Pinto, Efraín Mita, Marcelino Caravajal, Constantino Quispe, Marcelo Machicado, Johnny Mamani, NN varón, Máximo Vallejos, Marcelo Mamani, Vicente Efraín Pinto, Augusto Hilari Pari, NN varón raccolto in avenida Bolivia, Damián Luna Palacios, Adolfo Huanca, Richard Charca, Félix Calle, NN varón, NN varón, NN varón (questi tre nella sede sociale di Villa Ingenio); Soldato Segnar García del Reggimento de Infantería de Charagua (Chaco cruceño). Esiste una altra lista di 92 feriti.

La benzina arriva alle stazioni di servizio con un annuncio del Ministro Carlos Sánchez Berzaín (detto ormai l’assassino) davanti alla televisione governativa. Lunghe code di veicoli provano ad avere un po’ di benzina

Gli ospedali di El Alto e La paz vedono arrivare una dopo l’altra ambulanze e macchine private che trasportano feriti, moribondi, o semplicemente morti. Le dodici cisterne sono costate 26 morti. Macabro, ma reale

E oggi il presidente Goni ha dichiarato che l'accordo non sarà reso attivo, e che intraprenderà un dialogo con le opposixzioni, ma questo non ha evitato nuovi morti nella giornata di oggi. Secondo fonti boliviane, sono almeno quattro i morti di oggi, che portano ormai a 40 in numero totale. Il presidente della repubblica boliviano Gonzalo Sanchez de Lozada, si rivolgera' presto alla nazione con un messaggio. Lo ha reso noto oggi il ministro della pubblica istruzione, Hugo Carvajal. Al termine di una riunione con il governo - ha precisato Carvajal - il capo dello stato ha deciso di parlare alla gente per chiarire la sua posizione. Intanto il Nuovo fronte rivoluzionario (Nfr), uno dei partiti di recente alleatisi con il Movimento nazionalista rivoluzionario (Mnr) guidato dal capo dello stato, ha deciso di ritirare i suoi tre ministri dal governo, senza provocare una crisi, ma di chiedere le dimissioni di Sanchez de Lozada

Iralnda

Pas d'accord sur l'Irlande du Nord Le mini-sommet sur l'Irlande du Nord, qui a réuni lundi à Londres les principaux protagonistes du processus de paix, s'est achevé en milieu d'après-midi sans qu'un accord n'ait été trouvé sur la convocation d'élections locales, ont reconnu plusieurs participants. Tony Blair, qui dirigeait les négociations aux côtés de son homologue irlandais Bertie Ahern, s'était pourtant montré optimiste en milieu de journée, assurant que les discussions "se présentaient très, très bien".

Berlino

Environ 5.000 retraités ont manifesté lundi à Berlin contre les réformes économiques et sociales du gouvernement allemand, dont un des chantiers est précisément la refonte du système des retraites. Les participants sont venus de toute l'Allemagne à l'appel de l'association les "Panthères grises". Le chancelier Gerhard Schroeder et son équipe doivent décider ce week-end s'ils gèlent les pensions l'an prochain afin de faire face au déficit des caisses de retraites, qui atteindra 9 milliards d'euros cette année.

G.R. 13,00

BOLIVIA

ANCORA SCONTRI PER GASDOTTO, PIU' DI 20 MORTI - La Paz, - Bagno di sangue a El Alto, fulcro della protesta contro la costruzione di un gasdotto dalla Bolivia verso gli Stati Uniti. Secondo fonti cattoliche, nelle cinque settimane di rivolta 26 contadini sono stati uccisi e altri 90 sono stati feriti. L'agenzia 'Fides' e gruppi pacifisti hanno accusato l'esercito di aver utilizzato armi pesanti contro la popolazione dell'abitato e a riprova della tensione nell'area, la compagnia di bandiera boliviana ha deciso di sospendere i voli in partenza e in arrivo all'aeroporto internazionale di La Paz, che si trova a meta' strada tra la capitale ed El Alto. I manifestanti vogliono costringere alle dimissioni il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada. Una delle cause scatenanti della protesta e' il progetto da 5 miliardi di dollari per la costruzione di un gasdotto che dovra' trasportare la materia prima boliviana fino alla costa del Pacifico passando per il Cile, Paese guardato con sospetto da molti boliviani. I sindacati ritengono inoltre insufficiente il 18 per cento degli introiti che lo Stato boliviano si e' riservato nell'affare

CINA-UE

PECHINO CHIEDE LA RIMOZIONE DELL'EMBARGO SULLE ARMI - Il governo cinese ha chiesto all' Unione Europea di rimuovere il divieto sulla vendita di armi alla Cina, che e' vigore dal massacro di piazza Tiananmen, avvenuto 14 anni fa. La richiesta e' contenuta nel primo documento ufficiale sulle relazioni tra Cina ed UE, diffuso oggi dall' agenzia d' informazione Xinhua. L' abolizione dell' embargo, secondo il documento, portera' alla rimozione degli ostacoli ad una maggiore cooperazione delle nostre industrie della difesa. L' embargo sembra essere stato efficace, ed in questi anni la Cina ha acquistato armi soprattutto dalla Russia. Il documento, il primo elaborato dal governo di Pechino sulle relazioni con un' entita' plurinazionale, afferma che i rapporti tra Cina ed Ue sono migliori che in ogni altro periodo storico. L' Ue viene invitata ad essere prudente nei propri rapporti con Taiwan, che la Cina considera una provincia ribelle che deve essere riunita alla madrepatria. In particolare, il documento chiede all' Europa di non vendere armi a Taiwan e di non accettare che entri a far parte degli organismi internazionali come paese indipendente. La Cina chiede anche all' Ue di non intrattenere rapporti con il governo tibetano in esilio, formato dal Dalai Lama, il leader tibetano che dal 1959 vive in India. Il vertice Cina-Ue si terra' il 30 ottobre prossimo a Pechino. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi vi prendera' parte come presidente di turno del Consiglio dell' Unione Europea.

IRAN

NUOVA MISSIONE AIEA NEI PROSSIMI GIORNI - Una nuova squadra di ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sara' in Iran la prossima settimana, nel tentativo di raccogliere nuovi elementi sul programma nucleare di Teheran, in vista dell'ultimatum del 31 ottobre posto dall'Agenzia. Cinque ispettori dell'Aiea hanno lasciato il Paese e un nuovo team arrivera' la prossima settimana - ha detto il giornale Iran Ali Akbar Salehi, rappresentante di Teheran presso l'agenzia - L'Iran e' un Paese democratico con un contesto democratico per le decisioni strategiche, diversamente da altri Paesi con una sola fonte decisionale. Il governo di Teheran ha tempo fino alla fine del mese per fornire all'Agenzia tutte le informazioni utili relative al suo programma che, come ripetuto piu' volte, non ha scopi militari, altrimenti il caso passera' al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che potrebbe eventualmente decidere l'imposizione di sanzioni. Portare il caso al Consiglio di Sicurezza sarebbe una sconfitta per l'Aiea, per non essere stata in grado di risolvere la questione - ha affermato Salehi - Inoltre, come puo' un Paese che aderisce pienamente al Trattato di non proliferazione nucleare essere sanzionato e gli altri che non lo hanno firmato restare del tutto immuni?. Il riferimento e' a Israele, che non ha mai firmato il Tnp, ma che avrebbe armi nucleari.

PALESTINA

Il prescelto di Yasser Arafat per il posto chiave di ministro dell'Interno, sia pure ad interim, è Hakam Balawi, già segretario generale del governo di emergenza palestinese guidato da Abu Ala. I membri del gabinetto Anp, intanto, si riuniscono per la prima volta a Ramallah. L'uomo indicato per gli Interni, in un primo tempo, era Nasser Yussef, che tuttavia non aveva giurato insieme agli altri sette componenti del gabinetto Abu Ala per forti contrasti con Arafat sui poteri eccezionali in materia di sicurezza. Sul tavolo del governo palestinese l'assegnazione degli altri dicasteri ai ministri e la data di future elezioni nei Territori. Un punto, quest'ultimo, ancora futuribile, poiché la Cisgiordania (escluse Betlemme e Gerico) è sotto occupazione militare israeliana e la striscia di Gaza è fi fatto tagliata in quattro segmenti isolati dai posti di blocco militari israeliani. ACCORDO ARAFAT-ABU ALA: PREMIER IN CARICA PER 3 SETTIMANE Nessun ministro dell'Interno: di fatto incarico va a leader Anp Roma - Il primo ministro palestinese Abu Ala resterà a capo dell'attuale esecutivo solo per le prossime tre settimane. Con tale singolare intesa, che prevede anche l'assenza di un titolare effettivo del ministero dell'Interno, i vertivi palestinesi hanno provveduto a risolvere momentaneamente la crisi istituzionale apertasi tempo fa con le dimissioni di Abu Mazen e proseguita con le difficoltà del nuovo primo ministro a rendere esecutivo il proprio governo. L'accordo stabilisce che il controllo delle 13 forze di sicurezza e dei servizi di spionaggio sarà assunto formalmente dal Comitato di Sicurezza Nazionale, i cui vertici faranno riferimento direttamente ad Arafat. Di fatto, dunque, sarà proprio il presidente palestinese ad assumere le funzioni di ministro dell'Interno del nuovo governo. Il leader dell'Anp ha ottenuto un doppio successo: controllo della sicurezza e stop a Yousef .Abu Ala ha comunicato al partito Fatah di non voler rimanere in carica oltre la scadenza delle tre settimane, dopo di che si aprirà una crisi di governo

PAKISTAN

PREOCCUPA LA COOPERAZIONE MILITARE INDIA-ISRAELE-RUSSIA = ISLAMABAD, NUOVA DELHI METTE A REPENTAGLIO EQUILIBRI REGIONALI - Non si e' fatta attendere la risposta del Pakistan all'accordo di cooperazione militare siglato da India, Israele e Russia venerdi' scorso - e che prevede l'acquisto da parte di Nuova Delhi di un sofisticato sistema radar 'Phalcon' israeliano e di alcuni aerei russi 'Ilyushin-76' concepiti per trasportarlo. Il ministro degli Esteri pakistano Khurshid Kasuri ha fortemente criticato l'accordo, sottolineando che l'India sta mettendo a repentaglio la sicurezza del Pakistan attraverso un atteggiamento che rischia di alterare l'equilibrio militare nella regione. Faremo tutto il possibile per scongiurare questa minaccia, ha detto Kasuri. L'attuazione dell'accordo tra India, Israele e Russia - il cui valore complessivo supera il milione di dollari - e' prevista per i prossimi mesi.

ITALIA

Lampedusa Novantuno migranti sbarcati da barcone di legno Poco dopo le otto di questa mattina sono sbarcati a Lampedusa da un barcone di legno 91 migranti tra i quali cinque donne e un bambino.

ASTENSIONE DEGLI AVVOCATI PENALISTI

Nuova astensione della Camera penale di Roma per la separazione delle carriere dei magistrati che i penalisti rivendicano da oltre trenta anni, come viene sottolineato in una nota del sindacato dei penalisti di Roma, firmato dal presidente Renato Borzone. La Camera penale romana -si legge in una loro nota- rileva con soddisfazione la piena riuscita dell'iniziativa di astensione dalle udienze nella Capitale. La Camera penale di Roma segnala come ancora una volta l'avvocatura romana si e' rivelata compatta nell'adesione alla battaglia liberale e di civilita' giuridica per la separazione delle carriere dei magistrati. Nelle aule giudiziarie, questa mattina sono stati distributi volantini che invitano all'astensione.

GR ORE 9,30

IRAQ

Una fortissima esplosione ha squassato ieri il centro di Baghdad, e piu' precisamente la via Saadun dove sorge il Baghdad Hotel, usato da personale americano, causando almeno sei morti (tutti iracheni) oltre ad un kamikaze e una decina di feriti. Un soldato americano e' stato medicato sul posto. Alcuni gruppi di iracheni si sono riversati nella zona inneggiando all'esplosione. Secondo le prime ricostruzioni di testimoni, sui due lati della strada sono arrivate due auto. Qualcuno dice di aver visto una delle auto dirigersi verso l'hotel Baghdad, ritenuto l'albergo dei funzionari della Cia e di altri rappresentanti della coalizione a guida Usa, oltre che frequentato da imprenditori americani e da alcuni esponenti del governo iracheno di transizione.

Ho visto un'auto dirigersi verso l'albergo. Una delle guardie ha aperto il fuoco e e' esplosa, ha detto un testimone. Qualcun altro racconta invece che una delle due auto si e' schiantata contro il muro di cemento che circonda l'albergo esplodendo. Fiamme e una fitta colonna di fumo nero si sono subito levate avvolgendo l'edificio. L'esplosione ha ridotto in macerie parte dell'albergo e in frantumi vetri a distanza di vari isolati. Soldati americani mandati sul posto hanno circondato la zona mentre elicotteri la sorvolano.

Un soldato americano e' stato ucciso dallo scoppio di una mina nel nord dell'Iraq. Lo ha annunciato oggi un portavoce militare. Il militare e' morto, e un altro e' rimasto ferito, ha detto il portavoce, quando il loro veicolo Bradley e' finito sulla mina vicino alla citta' di Bayji. 'Il Bradley ha urtato una mina, ha detto il maggiore Gordon Tate a Tikrit, l'ordigno avrebbe potuto essere stato piazzato li' pochi minuti o alcune ore prima'.

AFGHANISTAN ONU VERSO AMPIAMENTO MISSIONE ISAF A KUNDUZ = Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu appare pronto ad approvare oggi l'estensione del dispiegamento della forza multinazionale di pace in Afghanistan nella citta' di Kunduz, nel nord est del Paese. Lo riferiscono fonti dell'Onu, dopo che la bozza della nuova risoluzione e' stata distribuita sabato dagli Stati Uniti agli altri 14 membri del Consiglio di Sicurezza. Il 6 ottobre i 19 Paesi della Nato hanno gia' approvato l'estensione oltre Kabul dell'Isaf, la forza internazionale di protezione in Afghanistan. A Kunduz dovrebbero essere dispiegate truppe tedesche, fra i 230 e i 450 uomini. Si prevede che il Parlamento di Berlino concedera' l'autorizzazione a fine mese

GUERRA DEL GAS: GRAVI DISORDINI A EL ALTO, NUMEROSE VITTIME

Evo Morales, leader dell’opposizione boliviana e del Mas (Movimento al socialismo), ha dichiarato che nove persone sono morte nei disordini avvenuti domenica a El Alto, una città a circa dieci chilometri dalla capitale, La Paz. Reparti dell'esercito e della polizia hanno affrontato duramente i manifestanti che aderiscono ad uno sciopero a tempo indeterminato legato alla ‘guerra del gas’, chiedendo le dimissioni del presidente della Repubblica Gonzalo Sanchez de Lozada. Le proteste sono iniziate quando il governo ha reso pubblica l’intenzione di esportare gas grezzo a un prezzo considerato basso verso Messico e Stati Uniti, utilizzando un porto cileno perso dalla Bolivia dopo la guerra del 1879. Dopo settimane di tensioni la situazione, dunque, sta sempre più degenerando nel caos mentre le autorità di La Paz hanno deciso di stroncare le proteste impegnando le forze armate che ieri hanno fatto uso delle armi d'ordinanza a El Alto, con un bilancio purtroppo ancora provvisorio di 9 morti, tra cui un bimbo di cinque anni e decine di feriti. Sabato sera il portavoce governativo Mauricio Antezana aveva annunciato la militarizzazione di El Alto, città sede dell'aeroporto internazionale, escludendo che la misura potesse essere interpretata come uno 'stato d'assedio regionale'. Antezana aveva infatti spiegato che il provvedimento si era reso necessario per bloccare “un tentativo di colpo di Stato ispirato dal leader dell'opposizione, Morales, in combutta con agenti stranieri”. Va comunque ricordato, come già riferito dalla nostra agenzia, che da quasi due settimane i militari avevano preso il controllo dell’aeroporto internazionale di El Alto, località per la quale passa anche l’autostrada che unisce La Paz con la regione del lago Titicaca. Da parte sua il leader del Mas ha respinto le accuse e chiesto ai soldati, agli ufficiali di grado intermedio e agli agenti di polizia di pensare al futuro del Paese aderendo alle manifestazioni in corso del Paese. Sta di fatto che la decisione di militarizzare El Alto è stato come gettare benzina sul fuoco. Alcune testimonianze parlano di un'operazione capillare, casa per casa, dei reparti speciali dell'esercito che hanno agito cercando gli oppositori considerati nemici dello Stato. Secondo molte associazioni – come riportato nei giorni scorsi dalla MISNA – il retroscena della guerra del gas è a dir poco inquietante. Il governo boliviano, infatti, avrebbe dato il via libera già dal 1994 ad alcune multinazionali per vendere a un prezzo pari a quasi la metà di quello di mercato (0,7 dollari per mille piedi cubici contro 1,3 dollari) 5 milioni di miliardi di piedi cubici di gas grezzo, incassando però solo il 18 per cento della somma pattuita sotto forma di royalties. I boliviani, però, sono costretti a ricomprare dalle stesse compagnie il gas e il petrolio che le multinazionali acquistano a costo ribassato, con l’aggravante che i prezzi dei carburanti nel Paese andino sono i più alti dell’intera America Latina.

IMMIGRAZIONE

91 MIGRANTI SBARCATI A LAMPEDUSA - Novantuno immigrati, comprese 5 donne ed un bambino, sono sbarcati poco dopo le 8 a Lampedusa. Era su un barcone di legno che era stato intercettato dalla Guardia di Finanza. Indagini sono in corso per identificare gli scafisti.

SCIOPERO DEI TRENI

Oltre ai disagi per i viaggiatori lo sciopero dei treni indetto dal'Orsa e da altri sindacati autonomi si e' lasciato dietro le abituali polemiche sull'adesione. Secondo Trenitalia, lo sciopero di 24 ore ha fermato meno della meta' dei treni e ha circolato oltre il 62% dei convogli di media e lunga percorrenza. L'Orsa da parte sua ha definito altissima l'adesione dei ferrovieri allo sciopero e ha affermato che in mattinata si e' attestata all'85% del personale addetto alla circolazione, con molte realta' ben oltre il 90%. Secondo il sindacato il quadro delle partenze nelle stazioni ed il numero limitatissimo di treni effettuati, hanno con estrema evidenza dimostrato come, ancora una volta, le rassicurazioni diffuse da FS si siano rivelate illusorie e dannose per gli utenti del servizio ferroviario. Inoltre le cifre fornite da FS sono completamente contraddette dalla cruda realta' osservabile nelle stazioni dove, esclusi i treni garantiti dei servizi minimi, la circolazione e' praticamente azzerata. Questa guerra delle cifre, attuata da FS, non modifica la realta' e finisce purtroppo per ritorcersi contro quei pochi e incolpevoli viaggiatori che si recano nelle stazioni e contrariamente alle informazioni fornite non trovano i treni promessi dai comunicati stampa delle FS. Il Sult dal canto suo ha detto che la percentuale di scioperanti si e' attestata mediamente oltre il 65 % e intere regioni si sono completamente bloccate. Nel Centro-Nord hanno circolato unicamente i treni garantiti. Al Sud minori adesioni hanno permesso di far circolare qualche treno in piu. L'alta adesione alla protesta, secondo l'Orsa, e' motivata dall'importanza delle argomentazioni poste a base della lotta: regole sulla sicurezza del trasporto ferroviario, certezze di applicazione di un unico, vincolante contratto di lavoro ed il conseguimento della 'clausola sociale. L'Orsa ha auspicato che governo, FS e Confindustria nei prossimi giorni attivino azioni positive per la composizione della vertenza e ha confermato che mercoledi' 15 si riunira' la sua segreteria generale per valutare l'esito dello sciopero. Ovviamente - ha sottolineato il sindacato - se si dovesse ancora verificare il disinteresse delle controparti e' facilmente prevedibile il ricorso a nuove azioni sindacali.

gror031013 (last edited 2008-06-26 09:54:32 by anonymous)