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'''GUERRA DEL GAS: GRAVI DISORDINI A EL ALTO, NUMEROSE VITTIME'''


Evo Morales, leader dell’opposizione boliviana e del Mas (Movimento al socialismo), ha dichiarato che nove persone sono morte nei disordini avvenuti domenica a El Alto, una città a circa dieci chilometri dalla capitale, La Paz. Reparti dell'esercito e della polizia hanno affrontato duramente i manifestanti che aderiscono ad uno sciopero a tempo indeterminato legato alla ‘guerra del gas’, chiedendo le dimissioni del presidente della Repubblica Gonzalo Sanchez de Lozada. Le proteste sono iniziate quando il governo ha reso pubblica l’intenzione di esportare gas grezzo a un prezzo considerato basso verso Messico e Stati Uniti, utilizzando un porto cileno perso dalla Bolivia dopo la guerra del 1879. Dopo settimane di tensioni la situazione, dunque, sta sempre più degenerando nel caos mentre le autorità di La Paz hanno deciso di stroncare le proteste impegnando le forze armate che ieri hanno fatto uso delle armi d'ordinanza a El Alto, con un bilancio purtroppo ancora provvisorio di 9 morti, tra cui un bimbo di cinque anni e decine di feriti. Sabato sera il portavoce governativo Mauricio Antezana aveva annunciato la militarizzazione di El Alto, città sede dell'aeroporto internazionale, escludendo che la misura potesse essere interpretata come uno 'stato d'assedio regionale'. Antezana aveva infatti spiegato che il provvedimento si era reso necessario per bloccare “un tentativo di colpo di Stato ispirato dal leader dell'opposizione, Morales, in combutta con agenti stranieri”. Va comunque ricordato, come già riferito dalla nostra agenzia, che da quasi due settimane i militari avevano preso il controllo dell’aeroporto internazionale di El Alto, località per la quale passa anche l’autostrada che unisce La Paz con la regione del lago Titicaca. Da parte sua il leader del Mas ha respinto le accuse e chiesto ai soldati, agli ufficiali di grado intermedio e agli agenti di polizia di pensare al futuro del Paese aderendo alle manifestazioni in corso del Paese. Sta di fatto che la decisione di militarizzare El Alto è stato come gettare benzina sul fuoco. Alcune testimonianze parlano di un'operazione capillare, casa per casa, dei reparti speciali dell'esercito che hanno agito cercando gli oppositori considerati nemici dello Stato. Secondo molte associazioni – come riportato nei giorni scorsi dalla MISNA – il retroscena della guerra del gas è a dir poco inquietante. Il governo boliviano, infatti, avrebbe dato il via libera già dal 1994 ad alcune multinazionali per vendere a un prezzo pari a quasi la metà di quello di mercato (0,7 dollari per mille piedi cubici contro 1,3 dollari) 5 milioni di miliardi di piedi cubici di gas grezzo, incassando però solo il 18 per cento della somma pattuita sotto forma di royalties. I boliviani, però, sono costretti a ricomprare dalle stesse compagnie il gas e il petrolio che le multinazionali acquistano a costo ribassato, con l’aggravante che i prezzi dei carburanti nel Paese andino sono i più alti dell’intera America Latina.


'''SCIOPERO DEI TRENI'''

Oltre ai disagi per i viaggiatori lo sciopero dei treni indetto dal'Orsa e da altri sindacati autonomi si e' lasciato dietro le abituali polemiche sull'adesione. Secondo Trenitalia, lo sciopero di 24 ore ha fermato meno della meta' dei treni e ha circolato oltre il 62% dei convogli di media e lunga percorrenza.
L'Orsa da parte sua ha definito ''altissima'' l'adesione dei ferrovieri allo sciopero e ha affermato che ''in mattinata si e' attestata all'85% del personale addetto alla circolazione, con molte realta' ben oltre il 90%''.
Secondo il sindacato ''il quadro delle partenze nelle stazioni ed il numero limitatissimo di treni effettuati, hanno con estrema evidenza dimostrato come, ancora una volta, le rassicurazioni diffuse da FS si siano rivelate illusorie e dannose per gli utenti del servizio ferroviario''.
Inoltre ''le cifre fornite da FS sono completamente contraddette dalla cruda realta' osservabile nelle stazioni dove, esclusi i treni garantiti dei servizi minimi, la circolazione e' praticamente azzerata. Questa guerra delle cifre, attuata da FS, non modifica la realta' e finisce purtroppo per ritorcersi contro quei pochi e incolpevoli viaggiatori che si recano nelle stazioni e contrariamente alle informazioni fornite non trovano i treni promessi dai comunicati stampa delle FS''.
Il Sult dal canto suo ha detto che ''la percentuale di scioperanti si e' attestata mediamente oltre il 65 %'' e ''intere regioni si sono completamente bloccate. Nel Centro-Nord hanno circolato unicamente i treni garantiti. Al Sud minori adesioni hanno permesso di far circolare qualche treno in piu'''.
L'alta adesione alla protesta, secondo l'Orsa, ''e' motivata dall'importanza delle argomentazioni poste a base della lotta: regole sulla sicurezza del trasporto ferroviario, certezze di applicazione di un unico, vincolante contratto di lavoro ed il conseguimento della 'clausola sociale'''.
L'Orsa ha auspicato che governo, FS e Confindustria nei prossimi giorni attivino ''azioni positive'' per la composizione della vertenza e ha confermato che mercoledi' 15 si riunira' la sua segreteria generale per valutare l'esito dello sciopero. ''Ovviamente - ha sottolineato il sindacato - se si dovesse ancora verificare il disinteresse delle controparti e' facilmente prevedibile il ricorso a nuove azioni sindacali''.

GR ORE 9,30

IRAQ

Una fortissima esplosione ha squassato ieri il centro di Baghdad, e piu' precisamente la via Saadun dove sorge il Baghdad Hotel, usato da personale americano, causando almeno sei morti (tutti iracheni) oltre ad un kamikaze e una decina di feriti. Un soldato americano e' stato medicato sul posto. Alcuni gruppi di iracheni si sono riversati nella zona inneggiando all'esplosione. Secondo le prime ricostruzioni di testimoni, sui due lati della strada sono arrivate due auto. Qualcuno dice di aver visto una delle auto dirigersi verso l'hotel Baghdad, ritenuto l'albergo dei funzionari della Cia e di altri rappresentanti della coalizione a guida Usa, oltre che frequentato da imprenditori americani e da alcuni esponenti del governo iracheno di transizione.

Ho visto un'auto dirigersi verso l'albergo. Una delle guardie ha aperto il fuoco e e' esplosa, ha detto un testimone. Qualcun altro racconta invece che una delle due auto si e' schiantata contro il muro di cemento che circonda l'albergo esplodendo. Fiamme e una fitta colonna di fumo nero si sono subito levate avvolgendo l'edificio. L'esplosione ha ridotto in macerie parte dell'albergo e in frantumi vetri a distanza di vari isolati. Soldati americani mandati sul posto hanno circondato la zona mentre elicotteri la sorvolano.

Un soldato americano e' stato ucciso dallo scoppio di una mina nel nord dell'Iraq. Lo ha annunciato oggi un portavoce militare. Il militare e' morto, e un altro e' rimasto ferito, ha detto il portavoce, quando il loro veicolo Bradley e' finito sulla mina vicino alla citta' di Bayji. 'Il Bradley ha urtato una mina, ha detto il maggiore Gordon Tate a Tikrit, l'ordigno avrebbe potuto essere stato piazzato li' pochi minuti o alcune ore prima'.

GUERRA DEL GAS: GRAVI DISORDINI A EL ALTO, NUMEROSE VITTIME

Evo Morales, leader dell’opposizione boliviana e del Mas (Movimento al socialismo), ha dichiarato che nove persone sono morte nei disordini avvenuti domenica a El Alto, una città a circa dieci chilometri dalla capitale, La Paz. Reparti dell'esercito e della polizia hanno affrontato duramente i manifestanti che aderiscono ad uno sciopero a tempo indeterminato legato alla ‘guerra del gas’, chiedendo le dimissioni del presidente della Repubblica Gonzalo Sanchez de Lozada. Le proteste sono iniziate quando il governo ha reso pubblica l’intenzione di esportare gas grezzo a un prezzo considerato basso verso Messico e Stati Uniti, utilizzando un porto cileno perso dalla Bolivia dopo la guerra del 1879. Dopo settimane di tensioni la situazione, dunque, sta sempre più degenerando nel caos mentre le autorità di La Paz hanno deciso di stroncare le proteste impegnando le forze armate che ieri hanno fatto uso delle armi d'ordinanza a El Alto, con un bilancio purtroppo ancora provvisorio di 9 morti, tra cui un bimbo di cinque anni e decine di feriti. Sabato sera il portavoce governativo Mauricio Antezana aveva annunciato la militarizzazione di El Alto, città sede dell'aeroporto internazionale, escludendo che la misura potesse essere interpretata come uno 'stato d'assedio regionale'. Antezana aveva infatti spiegato che il provvedimento si era reso necessario per bloccare “un tentativo di colpo di Stato ispirato dal leader dell'opposizione, Morales, in combutta con agenti stranieri”. Va comunque ricordato, come già riferito dalla nostra agenzia, che da quasi due settimane i militari avevano preso il controllo dell’aeroporto internazionale di El Alto, località per la quale passa anche l’autostrada che unisce La Paz con la regione del lago Titicaca. Da parte sua il leader del Mas ha respinto le accuse e chiesto ai soldati, agli ufficiali di grado intermedio e agli agenti di polizia di pensare al futuro del Paese aderendo alle manifestazioni in corso del Paese. Sta di fatto che la decisione di militarizzare El Alto è stato come gettare benzina sul fuoco. Alcune testimonianze parlano di un'operazione capillare, casa per casa, dei reparti speciali dell'esercito che hanno agito cercando gli oppositori considerati nemici dello Stato. Secondo molte associazioni – come riportato nei giorni scorsi dalla MISNA – il retroscena della guerra del gas è a dir poco inquietante. Il governo boliviano, infatti, avrebbe dato il via libera già dal 1994 ad alcune multinazionali per vendere a un prezzo pari a quasi la metà di quello di mercato (0,7 dollari per mille piedi cubici contro 1,3 dollari) 5 milioni di miliardi di piedi cubici di gas grezzo, incassando però solo il 18 per cento della somma pattuita sotto forma di royalties. I boliviani, però, sono costretti a ricomprare dalle stesse compagnie il gas e il petrolio che le multinazionali acquistano a costo ribassato, con l’aggravante che i prezzi dei carburanti nel Paese andino sono i più alti dell’intera America Latina.

SCIOPERO DEI TRENI

Oltre ai disagi per i viaggiatori lo sciopero dei treni indetto dal'Orsa e da altri sindacati autonomi si e' lasciato dietro le abituali polemiche sull'adesione. Secondo Trenitalia, lo sciopero di 24 ore ha fermato meno della meta' dei treni e ha circolato oltre il 62% dei convogli di media e lunga percorrenza. L'Orsa da parte sua ha definito altissima l'adesione dei ferrovieri allo sciopero e ha affermato che in mattinata si e' attestata all'85% del personale addetto alla circolazione, con molte realta' ben oltre il 90%. Secondo il sindacato il quadro delle partenze nelle stazioni ed il numero limitatissimo di treni effettuati, hanno con estrema evidenza dimostrato come, ancora una volta, le rassicurazioni diffuse da FS si siano rivelate illusorie e dannose per gli utenti del servizio ferroviario. Inoltre le cifre fornite da FS sono completamente contraddette dalla cruda realta' osservabile nelle stazioni dove, esclusi i treni garantiti dei servizi minimi, la circolazione e' praticamente azzerata. Questa guerra delle cifre, attuata da FS, non modifica la realta' e finisce purtroppo per ritorcersi contro quei pochi e incolpevoli viaggiatori che si recano nelle stazioni e contrariamente alle informazioni fornite non trovano i treni promessi dai comunicati stampa delle FS. Il Sult dal canto suo ha detto che la percentuale di scioperanti si e' attestata mediamente oltre il 65 % e intere regioni si sono completamente bloccate. Nel Centro-Nord hanno circolato unicamente i treni garantiti. Al Sud minori adesioni hanno permesso di far circolare qualche treno in piu. L'alta adesione alla protesta, secondo l'Orsa, e' motivata dall'importanza delle argomentazioni poste a base della lotta: regole sulla sicurezza del trasporto ferroviario, certezze di applicazione di un unico, vincolante contratto di lavoro ed il conseguimento della 'clausola sociale. L'Orsa ha auspicato che governo, FS e Confindustria nei prossimi giorni attivino azioni positive per la composizione della vertenza e ha confermato che mercoledi' 15 si riunira' la sua segreteria generale per valutare l'esito dello sciopero. Ovviamente - ha sottolineato il sindacato - se si dovesse ancora verificare il disinteresse delle controparti e' facilmente prevedibile il ricorso a nuove azioni sindacali.

gror031013 (last edited 2008-06-26 09:54:32 by anonymous)