ORE 9,30

Nucleare: tuttora chiusa al traffico la statale Jonica

2003-11-17 - 08:24:00

Da quasi 24 ore, la strada statale 106 Jonica che collega la Calabria con la Puglia, attraverso la Basilicata e' chiusa al traffico. Cio' a causa dei blocchi istituiti dai manifestanti che protestano contro il decreto del Governo che prevede la realizzazione a Scanzano Jonico (Matera) del deposito unico italiano delle scorie nucleari. Il blocco era cominciato ieri mattina.

Medio Oriente. Sharon a Roma per tre giorni di colloqui

Una visita di lavoro in Italia lunga e ricca di colloqui quella che il premier israeliano Ariel Sharon inizierà oggi a Roma. Per tre giorni il primo ministro di Israele, in restituzione della visita compiuta da Silvio Berlusconi a Gerusalemme nel giugno scorso, sarà ospite di un albergo della capitale protetto da ferree misure di sicurezza che ne limiteranno molto gli spostamenti non strettamente necessari.

Sharon atterrerà a Roma questa mattina. Nel pomeriggio avrà i primi incontri con il presidente del Senato Marcello Pera e quello della Camera Pier Ferdinando Casini. Successivamente avrà modo di avere uno scambio di opinioni con i rappresentanti della Comunità ebraica italiana (circa 150 persone).

La seconda giornata della visita inizierà, martedì mattina, con un colloquio con il ministro della Difesa Antonio Martino. Quindi, nel tardo pomeriggio, l'incontro a palazzo Chigi con il premier Silvio Berlusconi che sarà seguito da una conferenza stampa congiunta e da una cena di lavoro.

La terza e ultima giornata della visita si aprirà con un colloquio con il ministro degli Esteri Franco Frattini, il quale per quella data sarà rientrato da Bruxelles dove si sarà consultato con il ministro degli esteri israeliano Sylvan Shalom e con il segretario di Stato americano Colin Powell.

Dopo un incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a metà pomeriggio, Sharon chiuderà la sua visita in Italia ricevendo, insieme, il segretario e il presidente dei Ds Piero Fassino e Massimo D'Alema, ed il leader della Margherita Francesco Rutelli. Non è previsto nessun incontro con esponenti vaticani. In serata Ariel Sharon farà rientro in Israele.

REFERENDUM VENEZIA-MESTRE: NIENTE QUORUM MA MOLTI NO/

Questo divorzio non s'ha da fare. Lo hanno detto i veneziani alla quarta edizione del referendum per la separazione di Venezia e Mestre. Lo hanno detto in due modi, non andando a votare, e quindi determinando la non validita' della consultazione (ha votato il 39,28% degli aventi diritto, una percentuale largamente inferiore al quorum), e anche pronunciandosi in stragrande maggioranza contro la separazione (65,63% i no). Mestre, comune autonomo gia' nel Lombardo Veneto, lo rimase anche dopo l'unita' d'Italia e nel 1923 ricevette il titolo di citta'. Tre anni dopo, pero', venne annessa a Venezia con decreto governativo. Una unificazione che, pur con alterne vicende, e' praticamente durata fino ad oggi. Il primo referendum per la separazione data 1979: la discussione fu appassionata e occupo' anche le prime pagine dei giornali. Vinsero i no, di larga misura: 71,37% contro il 27,19% dei si. Dieci anni dopo gli autonomisti ci riprovarono. Perdettero, ma con un margine piu' ristretto: 41,53% contro il 56,86% degli avversari della separazione. Questo fece nascere probabilmente la convinzione che, a forza di insistere, prima o poi l'autonomia l'avrebbe spuntata. Il terzo round fu combattuto, in un clima assai meno rovente della prima volta, nel 1994: anche qui i favorevoli vennero battuti, ma si accorcio' ulteriormente il distacco tra le due posizioni: 54,79% i no, 43,97 i si. Anche la percentuale dei votanti ando' via via diminuendo: infatti dal 79,53% della prima tornata al 74.01% della seconda, per arrivare al 67.78% della terza. Subito dopo il primo referendum, il fronte divorzista si divise in due posizioni: il padre fondatore dell' autonomismo mestrino, Piero Bergamo, ora scomparso, disse che era improbabile pensare ad un nuovo referendum, mentre, da parte lagunare, il Presidente del Movimento Autonomia Venezia, Francesco Mario D'Elia annuncio' la prosecuzione della battaglia. La diversita' dei pareri sembra rispettare l'evoluzione delle posizioni autonomiste: se al principio erano soprattutto gli abitanti di Mestre che volevano sottrarsi al dominio di una Venezia giudicata opprimente dal punto di vista economico, politico e culturale, con l'andare degli anni prese spazio una volonta' veneziana di separarsi dalla terraferma, quasi fosse una palla al piede onerosa di cui liberarsi. Ma, evidentemente, neanche questa aspirazione ha avuto molta storia. Mi pare che i risultati siano inequivocabili - ha detto il sindaco Paolo Costa commentando l'esito referendario -. Tutta la citta' ha bocciato non il referendum ma questo tema. Non vuol piu' sentir parlare di separazione. Da domani - ha concluso il sindaco - possiamo ricominciare a lavorare, a utilizzare le nostre energie solo per far crescere la citta', per renderla piu' unita, piu' forte, per farle mantenere o riconquistare il suo ruolo di grande capitale regionale, di grande citta' metropolitana italiana, di grande citta' europea

SERBIA: ELEZIONI PRESIDENZIALI FALLITE PER LA TERZA VOLTA

17/11/2003 - 9.01.00

Crisi istituzionale in Serbia, dove anche ieri, per la terza volta in poco meno di un anno, non e' stato raggiunto il quorum del 50 per cento necessario per rendere valide le elezioni presidenziali. Ha votato infatti solo il 39 per cento degli aventi diritto. Dopo lo scioglimento del Parlamento la scorsa settimana, la Serbia rimane quindi senza presidente in carica (il presidente del Parlamento ne faceva funzione). A preoccupare gli osservatori vi e' un altro segnale: le elezioni di ieri sarebbero state stravinte dal candidato ultranazionalista, e grande alleato dell'ex presidente Slobodan Milosevic, Tomislav Nikolic, con il 46 per cento dei consensi. Il candidato del Dos, la formazione democratica al governo, il favorito della vigilia, Dragoljub Micunovic, e' stato votato solo dal 35 per cento. E' una sconfitta per la Serbia -ha dichiarato Micunovic. Ancora piu' drastico il vice Premier, Zarko Korac, per cui il risultato delle elezioni di ieri e' una tragedia. Stiamo entrando in una fase pericolosa, drammatica -ha aggiunto. Le elezioni legislative sono state fissate per il prossimo 28 dicembre.