GR ORE 19.30

Italia

Sciopero scuola (audio)

Questa mattina il mondo della scuola è tornato ancora in piazza contro la riforma Moratti. L’occasione è stata lo sciopero generale della scuola indetto dai Cobas, per chiedere il ritiro del decreto attuativo della contro-riforma. A scendere in piazza la arte più radicale dell’opposizione alla contro riforma della scuola, che si rivolge anche ai sindacati confederali per chiedere di generalizzare la battaglia, fino al ritiro della riforma ed alle dimissioni della Moratti. Le voci di alcuni insegnati scesi in piazza questa mattina A Roma alcune migliaia di persone hanno sfilato da piazza repubblica sotto una pioggia battente. Alcuna centinaia di persone in piazza anche a Bologna, in questo caso sotto una fitta nevicata. A Brescia centinaia di persone tra insegnanti, genitori e studenti del collettivo “studenti in lotta” hanno sfilato da piazza Loggia fino alla prefettura, dove una delegazione ha incontrato il Prefetto Cortellessa Dall’Orco. 2000 persone in piazza anche a Milano, nel corteo partito da Largo Cairoli.

Contro la moratti

Questa mattina all’Università della Calabria, come negli altri atenei italiani, è iniziata la settimana di mobilitazione contro il DDL Moratti. Raccolti dietro allo striscione “Blocchiamo le fabbriche del sapere – Cuciniamo la Moratti”, un folto numero di ricercatori, studenti, docenti e le diverse figure del precariato universitario hanno dato vita ad un cacerolazo che ha attraversato l’ateneo, bloccando le poche lezioni che si stavano tenendo (buona parte erano già state sospese). Di aula in aula, al ritmo di pentole, coperchi e slogan, il corteo si è ingrandito, raccogliendo l’adesione e la partecipazione di studenti e docenti che hanno prontamente sospeso l’attività didattica. Contemporaneamente, da oggi sono iniziati dei seminari autogestiti, per discutere della riforma, del precariato, di comunicazione alternativa, di libera circolazione dei saperi, dei migranti, di reddito e lavoro; praticando da subito altri percorsi didattici, che passino attraverso una reale condivisione dei programmi e della formazione da parte di docenti e studenti.

Genova (audio)

Da domani mattina un quadrilatero con al centro il palazzo di Giustizia sarà inibito a tutto il traffico e già da stasera sarà vietato anche il posteggio dei mezzi. Per quanto riguarda l'acceso all'aula in cui si terrà il dibattimento, oltre ai giornalisti (ma sono vietate telecamere e macchine fotografiche) potranno partecipare non più di 100 persone: il massimo consentito dalle dimensioni del locale. La Questura di Genova ha comunque raggiunto un accordo "informale" con i no global. Questi ultimi (che in un primo momento volevano partecipare in massa) potranno entrare a turno nell'aula, ogni tre quarti d'ora, sempre che l'entrata e l'uscita dei no global si svolga in ordine e senza incidenti. A vigilare sul normale andamento delle manifestazioni e del processo sono stati mobilitati 700 tutori dell'ordine (tra Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria).

genova

Gli ex portavoce del Genova Social Forum (la sigla che organizzo' le manifestazioni no global al G8 di Genova) in una lettera di autodenuncia si assumono tutte le responsabilita' di aver discusso e deciso le azioni promosse e praticate a Genova dalle reti che si riconoscevano nel Gsf. L'iniziativa, e' stata presa contro tutti coloro che vogliono sostenere che a Genova nel luglio 2001 si e' consumato un grande reato collettivo di devastazione e saccheggio. Contestiamo radicalmente - scrivono ancora gli ex portavoce nella lettera - il tentativo in atto di ribaltare la verita', dando una rappresentazione di una citta' in preda alla follia devastatrice dei manifestanti. Ricordiamo, invece, che in quei giorni ci fu una vera e propria sospensione dei diritti civili e politici, i manifestanti furono vittime di repressione inaudita che costo' la vita a Carlo Giuliani. Genova, sostiene ancora l'ex Gsf, e' una ferita aperta nella coscienza democratica e tutta l'Italia e il mondo sanno che in quei giorni e' successo qualcosa di grave e inaccettabile. Per questo, concludono, ci opponiamo al tentativo di riscrivere la storia e di accreditare la tesi che la citta' fu devastata dalle violenze dei manifestanti e ci autodenunciamo come responsabili di tutte le iniziative discusse e decise e di tutte le azioni promosse e praticate. La lettera e' firmata da Vittorio Agnoletto, Piero Bernocchi, Marco Bersani, Raffaella Bolini, Francesco Caruso, Luca Casarini, Chiara Cassurino, Peppe De Cristofaro, Luca De Fraia, Roberto De Montis, Maurizio Gubbiotti, Stefano Kovac, Bruno Manganaro, Alessandra Mecozzi, Massimiliano Morettini, Luciano Muhlbauer, Alfio Nicotra, Bruno Paladini, Angelo Pedrini e Sergio Tedeschi.

Carovane della pace (audio)

A genova domani ci sarà anche la carovana per la pace partita dal nord, che poi arriverà a roma per il 20 marzo. E anche dal sud è partita la carovana della pace, ieri da sigonella. Oggi è arrivata a palermo

Napoli (audio)

Si è svolta oggi l'ultima delle udienze preliminari per il processo che vede impututii poliziotti olpevoli di violenze nei confronti dei manifestanti durante il vertice del 17 marzo 2001

Alitalia

Istat (audio)

Questa mattina una delegazione di precari dell'Istat, riuniti in assemblea, ha ritardato per una decina di minuti l'uscita del PIL, impedendo l'accesso dei giornalisti alla sala stampa. Questa protesta si inserisce nel quadro dello stato di agitazione dichiarato da circa 2 mesi dai lavoratori Istat, che da tempo chiedono una seria gestione del personale in grado di immettere stabilmente in ruolo, nell'arco di 2/3 anni, i 456 contrattisti a termine. A questa richiesta, il presidente dell'Istat ha risposto pianificando una tornata concorsuale insufficiente nei numeri (solo 174 posti) e gravemente inadeguata nella forma, la quale non prevede il riconoscimento del lavoro prestato, in alcuni casi anche da 7 anni, all'interno dell'istituto dal personale precario.

San precario (audio)

e contro la precarietà e la flessibilità iniziative ieri, in occasione della festa di san precario...

Fiat

Da questa mattina oltre 200 camion sono fermi davanti allo stabilimento della Fiat di Melfi per protesta contro l'accordo del 29 gennaio fra il gruppo torinese e le organizzazioni degli autotrasportatori. La manifestazione e' iniziata ieri sera alle 22 con il fermo dei servizi di trasporto per Fiat Auto indetto da Confartigianato Trasporti. La nostra protesta si e' resa inevitabile - spiega il Presidente di Confartigianato Trasporti Elio Cavalli - a fronte dei contenuti di un accordo che penalizza gravemente le nostre imprese e che pertanto non abbiamo firmato. L'accordo, infatti, viola le normative in materia di autotrasporto merci, in particolare quella sulle tariffe obbligatorie, e di fatto legittima lo sfruttamento degli autotrasportatori. Il fermo si protrarra' fino a fino alle ore 24 del 5 marzo e nei prossimi giorni la protesta si estendera' agli altri stabilimenti della Fiat. Siamo pronti - sottolinea Cavalli - a riprendere il dialogo con Fiat Auto per poter ridiscutere i termini dell'intesa del 29 gennaio. Nel caso in cui dal Gruppo torinese arrivasse un segnale in tal senso, siamo disponibili ad interrompere le iniziative di protesta programmate.

Ambiente

Esteri

palestina

Almeno nove palestinesi sono stati catturati nella notte in Cisgiordania nel corso di distinte operazioni di rastrellamento condotte dalle truppe israeliane. Lo ha reso noto un portavoce dell'Esercito ebraico, secondo cui si trattava in tutti i casi di estremisti gia' sulla lista dei ricercati stilata dai servizi di sicurezza. Tra gli arrestati, tre sono membri di movimenti armati vicini a 'al-Fatah', la principale fazione in esno all'Olp di cui e' capo lo stesso presidente dell'Autorita' Nazionale Palestinese, Yasser Arafat; altri due appartengono invece a Hamas. Da sabato sera i militari d'Israele sono in stato di massima allerta per possibili attentati suicidi di ritorsione contro il raid aereo su Gaza citta', nel quale sono sttai uccisi tre attivisti della Jihad Islamica, compreso un dirigente. Il governo ebraico ha nondimeno disposto per oggi stesso la riapertura del valico di Erez, il principale tra quanti collegano Israele alla Striscia di Gaza, dopo l'attacco sferratovi giovedi' da un commando che provoco' la morte di un soldato; anche i due aggressori furono poi uccisi.

Costituzione irachena

All’alba di oggi il Consiglio Governativo iracheno ha varato una ‘costituzione provvisoria’ la cui stesura ha visto per settimane confrontarsi i membri del consiglio su questioni centrali come la laicità dello Stato o il suo fondamento islamico, i diritti delle donne e l’amministrazione autonoma dei territori settentrionali abitati dai curdi. Due giorni dopo la scadenza ufficiale per la definizione del documento, le parti hanno presentato quello che hanno definito un compromesso. I partecipanti alla stesura hanno sottolineato il clima costruttivo dei negoziati che si sono avvalsi di un linguaggio “alternativo e creativo” per non scontentare chi voleva il rispetto dei valori musulmani e le forze laiche che temevano la creazione di uno Stato islamico. La religione islamica sarà una fonte del diritto iracheno, ma non l’unica. D’altro canto le normative che regoleranno la Repubblica irachena non dovranno essere in contrasto con i principi dell’Islam, come ad esempio negli argomenti riguardanti il diritto di famiglia e la condizione della donna nel matrimonio. E’ stato approvato un principio federalista dello Stato e la creazione di una regione autonoma curda, sui cui dettagli di estensione e prerogative si dovrà esprimere l’Assemblea nazionale dopo le prime elezioni democratiche nel Paese, previste entro l’anno. Secondo analisti politici il documento, sebbene provvisorio, sarà probabilmente confermato nei suoi contenuti sostanziali nella Costituzione definita. La ‘costituzione ad interim’ deve essere approvata dall’amministratore americano in Iraq Paul Bremer, il quale ha fatto sapere che porrà il veto se vi risconterà frasi che indichino nell’Islam la “principale” fonte della legislazione.

Haiti (audio)

sono entrati nella capitale i gruppi anti aristide che hanno dato vita alla protesta di questi giorni, che ha costretto alla fuga il presidente dell'isola

venezuela

Slitta ancora il verdetto del Consiglio nazionale elettorale (Cne) venezuelano sul referendum revocatorio del mandato presidenziale di Hugo Chavez: il Cne ha infatti annunciato la revisione di oltre un milione di firme dei 3,4 milioni raccolti dall’opposizione per convocare il plebiscito che si sospetta possano essere state falsificate. Stando ad alcune fonti di stampa la calligrafia usata per le sottoscrizioni sarebbe praticamente la stessa per tutte. L’opposizione, pur ammettendo la possibile esistenza di irregolarità, aveva chiesto di procedere alla verifica in base alla proposta formulata dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa), ovvero un’analisi limitata ad un dato numero di firme scelte per sorteggio. Ma il relatore del Cne, Jorge Rodríguez, ha fatto sapere che visto l’elevato numero di sottoscrizioni sospette si procederà ad un’analisi più accurata. Non solo: a partire dal 18 marzo tutte le sottoscrizioni risultate dubbie dovranno essere ratificate dagli stessi firmatari presso un migliaio di centri di controllo allestiti in tutto il Paese. La decisione del Cne ha nel frattempo scatenato nuovi scontri tra anti-chavisti e la Guardia Nacional. Ieri sera, centinaia di migliaia di persone si sono radunate nel giardino botanico della capitale per esprimere il loro sostegno a Chavez. Il presidente si è rivolto alla folla lanciando una sfida a Gorge W. Bush: Andiamo a vedere, Signor Bush, chi durerà di più – ha detto il capo dello Stato - se lei alla Casa Bianca o io al Palazzo Miraflores. Scommettiamo in ‘bolivares’ o in dollari, come preferisce. Allo stesso tempo Chavez ha lanciato un avvertimento agli Usa, diffidandoli ad intervenire in Venezuela come sta accadendo ad Haiti. “Con tutto il rispetto all'amatissimo popolo di Haiti – ha sottolineato Chavez - devo dire a tutti coloro che potrebbero star pretendendo di applicare la stessa formula di Haiti al nostro Paese, che il Venezuela non è Haiti, né Aristide è Chavez, né Chavez è Aristide

Argentina

Rom

manifestazione di solidarietà con i rom davanti all'ambasciata slovacca oggi a Budapest

Russia

egitto

gror040301 (last edited 2008-06-26 09:56:57 by anonymous)