GR ORE 19.30

Irak

L'Honduras ha deciso di seguire l'esempio spagnolo e ha annunciato il ritorno immediato nel minor tempo possibile dei propri 370 soldati in Iraq. Lo ha dichiarato in un discorso radiotelevisivo il presidente Ricardo Maduro. Le truppe honduregne fanno parte della brigata Plus Ultra a guida spagnola, cosi' come i soldati inviati da El Salvador e dalla Repubblica Domenicana. Ma questi ultimi due paesi hanno annunciato che le loro truppe rimarranno nel pase arabo.

Irak

La Thailandia ritirera' i suoi soldati dall'Iraq se la situazione sul campo diventera' troppo pericolosa, ha affermato oggi il primo ministro Thaksin Shinawatra. La sicurezza dei soldati thailandesi in Iraq e' prioritaria rispetto alla loro missione umanitaria, ha detto ai giornalisti. Siamo partiti per prestare il nostro aiuto, ma se ci facciamo uccidere perche' restare? - si e' chiesto Thaksin - se saremo in grado di somministrare cure mediche o di aiutare alla ricostruzione dell'Iraq manterremo la nostra presenza, ma partiremo se non potremo riempire la nostra missione. Bangkok ha inviato in settembre 450 militari, con compiti strettamente umanitari. Il contingente si trova a Kerbala, nel centro dell'Iraq, nella zona del comando polacco, lo stesso di cui fanno parte gli spagnoli. Due soldati thailandesi sono sttai uccisi in dicembre in un attacco al loro campo

Irak

Il capo della polizia della citta' irachena di Kut e il suo vice sono stati licenziati per non essere riusciti a fermare le violenze che all'inizio del mese hanno causato una ventina di morti. Lo ha annunciato oggi una fonte della coalizione. La coalizione ha deciso di licenziare il generale Abdel Monem Mahan e il suo vice Hossein Gaftan per non essere riusciti a contenere i combattimenti tra partigiani del leader radicale sciita Moqtada Sadr e le forze della coazlione e della polizia locale, ha detto la fonte. L'esercito Usa e la polizia irachena hanno ripreso il controllo della citta' il 9 parile scorso dopo giorni di disordini.

Iraq

E' partito poco prima delle 13 - le 15 in Iraq - il convoglio della Croce rossa italiana e della Mezzaluna rossa con gli aiuti umanitari per Falluja, la citta' irachena sotto assedio americano

Per il momento la tregua regge, nonostante scontri sporadici Roma, Centinaia di iracheni sono in coda da stamattina all'ingresso est di Fallujah, per ricevere l'autorizzazione a rientrare dopo essersi sottoposti a un controllo da parte dei marine americani. Le prime famiglie sono già arrivate in città, l'emittente satellitare Al Jazeera ha mostrato le immagini dei gruppi di profughi che hanno fatto ritorno, mentre sventolano fazzoletti e bandiere bianche. Lo scenario che si mostrava nelle prime ore di stamattina ai testimoni, era quello di un centinaio di mezzi, fra camion e automobili che trasportano civili, in coda davanti a un posto di controllo nella zona del raccordo per l'autostrada che collega Baghdad alla frontiera con la Siria e la Giordania, che lentamente venivano fatti passare. La città ha subito notevoli distruzioni. Le forze americane hanno attaccato nelle ultime due settimane diversi quartieri . Il risentimento fra i profughi è altissimo. Molti residenti di Fallujah hanno raccontato di civili uccisi dai soldati Usa, soprattutto nella prima settimana, quando si sono verificati intensi combattimenti nelle strade e i mezzi corazzati, l'artiglieria e gli aerei da guerra Usa hanno martellato le zone residenziali della città. Secondo le autorità dell'esercito Usa, i tiri sono stati precisi e diretti solo contro i miliziani che hanno usato i civili come scudi umani. In ogni caso, secondo l'ospedale della città (che in base gli accordi raggiunti oggi dovrebbe essere pienamente accessibile da domani), nei primi sette giorni di guerra sono morti oltre 600 iracheni e per lo più erano civili. Ma la tragedia ha senza dubbio indisposto i civili nei confronti della polizia e i soldati Usa, nonostante l'accordo raggiunto ieri inviti i residenti alla cooperazione contro i miliziani.

Iraq: cronaca

Otto persone sono state ferite nell'esplosione di 2 bombe al passaggio di un convoglio americano a Mossul. Tra i feriti vi sono 5 soldati Usa. Lo si e' appreso da fonti americane e irachene. Intanto a Baghdad 21 persone sono state uccise da colpi di mortaio sparati contro la prigione della citta'. Lo si apprende da un portavoce americano

Intervista alla Bbc, nuovo avvertimento alla guerriglia sunnita Roma, 20 apr. - Il generale Usa Mark Kimmitt, vice comandante delle operazioni militari della coalizione, lancia un nuovo avvertimento alla guerriglia sunnita che si è asserragliata a Fallujah. In un'intervista alla Bbc, il generale statunitense ha ricordato che le truppe Usa sono pronte a ricominciare l'offensiva, se i combattenti non consegneranno le armi. Il suo è apparso come un 'ultimatum', anche se privo di una scadenza precisa. L'obiettivo, ha spiegato Kimmitt, è quello di riportare Fallujah sotto il controllo delle truppe della coalizione.Il generale Kimmit ha inoltre lasciato intendere che le truppe americane non avrebbero affrontato nessun negoziato diretto con la guerriglia che, secondo lui, comprenderebbe anche combattenti stranieri

Irak

E' calato nettamente negli ultimi due mesi il sostegno dei britannici alla politica irachena del premier Tony Blair. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio condotto dall'istituto Icm per il quotidiano "The Guardian". Il mese più sanguinoso dall'inizio dell'invasione dell'Iraq ha fatto registrare una forte perdita di consensi per la politica di Blair, con il 48% degli intervistati che sostiene che la guerra non è giustificata. Dal sondaggio risulta inoltre che i due terzi dei britannici hanno poca o nessuna fiducia nella gestione americana della situazione in Iraq, con il 79% che ritiene sia troppo pericoloso per i civili dipendenti di compagnie britanniche essere in Iraq. La maggioranza dei britannici, pari al 58%, ancora sostiene che le truppe anglo-americane devono rimanere in Iraq anche se è una sempre crescente minoranza, il 42% per l'esattezza, a ritenere che Blair dovrebbe seguire l'esempio del nuovo governo spagnolo e riportare le truppe a casa entro sei mesi. Intanto il consenso personale di Blair resta al minimo storico del 20%.

E "Diteci cosa volete che facciamo e dateci i mezzi per farlo". Così l'inviato speciale in Iraq del segretario generale dell'Onu Kofi Annan, Lakhdar Brahimi, non dichiara esplicitamente la necessità di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma dichiara che le risoluzione 1511 non è adeguata alla situazione attuale. L'inviato Onu ha rifiutato di entrare oltre nel merito della situazione irachena ma ha sostenuto che "certamente è nell'interesse di tutti aiutare l'Iraq a stabilizzarsi e a ricostruirsi in pace". Alle Nazioni Unite - ha continuato Brahimi - spetta "di svolgere un ruolo imparziale e di preoccuparsi dei problemi del popolo iracheno

Iraq

Palestina

Il re di Giordania, paese amico degli Stati Uniti e che ha concluso la pace con Israele, doveva recarsi alla Casa Bianca domani, dopo la visita del presidente egiziano Hosni Mubarak il 12 aprile e quella del primo ministro israeliano Ariel Sharon il 14. Ma le dichiarazioni di Bush di sostegno al piano Sharon di disimpegno dai Territori e soprattutto le concessioni sulla questione dei profughi e dei confini, non sono piaciute ai paesi arabi. La tensione e' salita con l'omicidio mirato di Rantisi, anche perche' molti esponenti arabi hanno accusato gli Stati Uniti di aver dato luce verde all'operazione israeliana. In Giordania vi sono state numerose manifestazioni di proteste per la morte di Rantisi e i partiti di opposizione hanno chiesto la cancellazione dell'incontro con Bush. Domenica il primo ministro giordano Faisal Fayez, che aveva accompagnato il sovrano negli Stati Uniti, ha interrotto il viaggio per tornare in patria.

Palestina

L'Algeria ha proposto ieri alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione che chiede in particolare la fine delle "esecuzioni extragiudiziarie" israeliane, nel corso di una sessione del Consiglio di sicurezza convocata d'urgenza su richiesta della Lega araba per dibattere sulla situazione in Medio Oriente dopo l'assassinio mirato del capo di Hamas, Abdel Aziz Rantisi. Circa quaranta Paesi si sono espressi nel corso di questa riunione e tutti, a eccezione degli Stati Uniti, hanno condannato le recenti operazioni militari israeliane. La delegazione palestinese ha accusato gli Stati Uniti di aver permesso a Israele di assassinare Rantisi mettendo il 25 marzo il loro veto a una precedente risoluzione che condannava l'eliminazione, qualche settimana fa, del fondatore e capo spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. Israele ha risposto che era stato costretto a prendere "misure difensive", quali l'assassinio di Rantisi, perche' i palestinesi rifiutano di sottomettersi al loro obbligo di arrestare i terroristi e di smantellare i movimenti radicali come quello di Hamas. Il progetto di risoluzione presentato ieri dall'Algeria, solo Paese arabo a sedere attualmente al Consiglio di sicurezza, esige la fine delle "esecuzioni extragiudiziarie" di Israele e di "tutti gli atti di violenza, compresi gli atti di terrorismo". Chiede anche che sia rispettato il diritto internazionale. Il testo non fa alcun riferimento ad Hamas, ciò che ha fatto dire all'ambasciatore americano aggiunto James Cunningham che gli Stati Uniti probabilmente opporranno oggi il loro veto

Palestina

Nella notte, i militari dello Stato ebraico hanno ucciso un palestinese disarmato a Hebron, in Cisgiordania, nel corso di un’operazione per catturare un sospetto militante che avrebbe avuto una cintura esplosiva. Dopo aver circondato un’abitazione, i soldati hanno ordinato ai residenti di uscire; quando un uomo ha cercato di abbandonare l’edificio dalla porta posteriore, è stato colpito a morte. Non aveva documenti, ma secondo ‘Haaretz’ “l’uomo non aveva armi ed è diventato chiaro che la vittima non era la persona ricercata”. Sono continuati anche stamani i lanci dei rudimentali razzi ‘Kassam’ da parte dei palestinesi contro le colonie ebraiche nella striscia di Gaza, che ieri avevano provocato il ferimento di sette israeliani, tra cui una neonata di sei mesi. Il sito on-line del quotidiano ‘Haaretz’ riferisce che l’ordigno scagliato oggi ha provocato due feriti leggeri e ha danneggiato un’abitazione nell’insediamento di Nissanit, nel nord dell’enclave palestinese. La radio israeliana ha citato fonti militari, secondo le quali il numero dei colpi di mortaio e di razzi ‘Kassam’ contro obiettivi israeliani è cresciuto notevolmente dopo l’assassinio sabato scorso – da parte delle forze israeliane e su ordine del primo ministro Ariel Sharon – di Abdel Aziz Rantisi, il leader di Hamas che aveva sostituito lo sceicco Ahmed Yassin, a sua volta ucciso dai missili di Israele lo scorso 22 marzo. Stamani il ministro della difesa di Tel Aviv, Shaul Mofaz, è stato contestato da un gruppo di coloni ebrei dopo essere giunto per un sopralluogo nella Striscia di Gaza. MO, scontri a Gaza: israeliani uccidono tre palestinesi

Israele

Scarcerazione per MORDECHAI VANUNU, EX TECNICO NUCLEARE ISRAELIANO

IL 21 APRILE 2004 MORDECHAI VANUNU, EX TECNICO NUCLEARE ISRAELIANO VERRA' SCARCERATO DOPO 18 ANNI TRASCORSI IN PRIGIONE. RAPITO DAI SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI FU INCARCERATO CON L'INGIUSTA ACCUSA DI SPIONAGGIO E TRADIMENTO PER AVER DENUNCIATO ALL'OPINIONE PUBBLICA INTERNAZIONALE L'ATTIVITA' ILLEGALE DI ISRAELE IN MATERIA DI ARMAMENTI NUCLEARI. USCIRA' DAL CARCERE MA SARA' ANCORA PRIGIONIERO NEL SUO PAESE DA CUI NON POTRA' USCIRE NE GLI SARA' PERMESSO DI AVERE CONTATTI CON LA STAMPA. Alla vigilia della liberazione gli attivisti contro il nucleare si sono dati appuntamento per oggi in tarda giornata davanti ai cancelli del centro di detenzione Shikma, nella città costiera di Ashkelon

Processo Leila Zana e altri tre kurdi

Domani 21 aprile, LEYLA ZANA , EX DEPUTATA CURDA, IN CARCERE DAL 1994 INSIEME Ad altri tre deputati kurdi, SARanno GIUDICATi PER LA SECONDA VOLTA, su richiesta della Corte Suprema Europea per i Diritti Umani, PER NON AVER MAI RINUNCIATO A RIVENDICARE IL RICONOSCIMENTO DELL'IDENTITA' CURDA E LA NECESSITA' DI PERCORSI DI PACE E DI CONVIVENZA TRA TURCHI E CURDI. Ricordiamo che Leila Zana fu accusata di separatismo e condannata a 15 anni di carcere nel primo processo, perchè, nel 1991, APPENA ELETTA IN PARLAMENTO, ha pronunciato CORAGGIOSAMENTE IL SUO GIURAMENTO IN LINGUA turca e CURDA E ha osato METTERE TRA I CAPELLI UN NASTRO CON I COLORI DEL KURDISTAN ROMPENDO COSI' IL DIVIETO TOTALE DELLE LEGGI TURCHE PER OGNI RIFERIMENTO ALL'IDENTITA' CURDA. Dalle udienze che si sono svolte finora (almeno 11 dopo un anno dall'avvio del secondo processo) appare chiaro come la Turchia mantenga salda la volontà di ignorare le aspettative della Corte Suprema Europea che spera quantomeno in un giusto processo, e continui a respingere le numerose richieste di libertà. Ormai le udienze durano meno di 3 ore e si continua a rimandare una conclusione a cui tutti, eccetto la Turchia sono giunti: Leyla Zana e gli altri tre coimputati devono essere liberati. Domani è previsto un presidio dalle 17.30 fino alle 19 a Piazza Montecitorio, organizzato dalle DiN e dal Comitato fermiamo la guerra per chiedere la liberazione immediata di Leila Zana e degli altri tre deputati.

India

Episodi di violenza hanno contrassegnato l’apertura dei seggi elettorali nel Jammu e Kashmir, travagliato Stato settentrionale dell’India, Paese dove, a partire da oggi fino a inizio maggio, si vota per eleggere i parlamentari della quattordicesima legislatura. Un soldato di guardia a un seggio elettorale nel villaggio di Rafiabad - circa 60 chilometri a nord di Srinagar, capitale estiva del Jammu e Kashmir - è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da sospetti estremisti separatisti. Nelle stesse ore, nelle vicinanze di Bandipore (Kashmir settentrionale), una bomba è esplosa all’esterno di un seggio, ferendo sei civili, tra cui due addetti alle procedure di voto. Sempre nel nord dello Stato, a Wanigam, due paramilitari sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco. Nel Kashmir, conteso da oltre mezzo secolo tra India e Pakistan e da decenni terreno di una sanguinosa guerriglia separatista, il governo federale indiano ha inviato almeno 15.000 paramilitari per supportare la polizia locale (composta da circa 70.000 agenti) durante lo svolgimento delle elezioni

Guantanamo

Un "limbo giuridico", così era stato definito lo status dei prigionieri detenuti nella base americana di Guantanamo, nell'isola di Cuba: circa 600, provenienti da 44 Paesi diversi dei quali dovrà ora occuparsi la Corte Suprema degli Stati Uniti I prigionieri vengono considerati semplicemente "nemici combattenti" allo scopo di escludere l'applicazione della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra e le relative garanzie legali; attualmente viene loro applicata la giurisdizione militare a discrezione di colui che è il comandante delle forze armate in tempo di guerra, ovvero il Presidente. L'Amministrazione, nel frattempo, può decidere di trattenere i detenuti senza aver formalizzato alcuna accusa e di procedere agli interrogatori senza alcun limite di tempo, e senza che i prigionieri possano ricorrere ad alcuna assistenza legale. Quindi, senza i diritti sanciti dal sistema legale statunitense per tutti i detenuti sul suo territorio. Questo perché la base di Guantanamo non viene considerata territorio degli Stati Uniti: in barba a qualsiasi evidenza, la magistratura federale ha già stabilito in una precedente sentenza di non avervi giurisdizione e che la base non può essere considerata alla stregua di un porto di ingresso nel Paese. La Corte Suprema è chiamata da oggi a pronunciarsi su un problema di giurisdizione: ovvero se dei detenuti stranieri non riconosciuti come prigionieri di guerra e che si trovano fuori dal territorio statunitense ma sotto l'autorità delle forze armate americane possano avvalersi delle garanzie costituzionali previste dall'ordinamento federale degli Stati Uniti, ma, soprattutto se sia lecito per il comandante delle forze armate, ovvero il Presidente - e quindi di riflesso il potere esecutivo - condurre una guerra nella maniera che ritiene più adatta, senza interferenze da parte di altri poteri quale quello giudiziario.

ITALIA

Processo Genova

Oggi nuova udienza del processo di Genova a carico di 26 compagni e compagne accusati di devastazione e saccheggio per i fatti di Genova del 2001. Si continua a visionare il materiale video. Sentiamo un commento sull'udienza dell'avvocato Mirco Mazzali tratto dallo spazio di radio Gap andato in onda questo pomeriggio

Processo Marini (approfondimento)

Si tiene/è tenuta oggi, martedì 20 aprile 2004, l’udienza presso la Corte di cassazione del Tribunale di Roma del processo contro compagne e compagni anarchici accusati di banda armata e associazione sovversiva. Si tratta del terzo grado del cosiddetto “processo Marini” per il nome del Pubblico Ministero che ha orchestrato tutta la faccenda giudiziaria e repressiva. Per ora ancora non sappiamo come si è conclusa l'udienza dati i tempi lunghi dei dibattimenti, ve ne daremo notizia appena riusciremo a metterci in contatto. Qualora la cassazione confermasse le sentenze queste diventerebbero effettive e numerose compagni/e finirebbero in carcere.

breve riepilogo delle tappe salienti di 8 anni di processi ai dannio di compagne/i dell’area anarchica

Molte/i ricorderanno la mattina del 17 settembre 1996, quando i carabinieri dei Ros fecero irruzione nelle abitazioni di una sessantina di anarchici in tutta Italia, per eseguire perquisizioni e arresti. I PM Marini e Ionta in quell’occasione dichiararono di aver sgominato una pericolosa banda armata denominata “Orai” (Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalista), nome esotico che nessuno ha mai sentito e che non ha mai rivendicato nessuna azione. Questa “banda” si sarebbe autofinanziata con i proventi di rapine e sequestri, denaro che sarebbe servito alla pubblicazione di alcuni giornali e riviste anarchiche. L'organizzazione, secondo l'impianto accusatorio, agirebbe con un doppio livello: "il primo, palese e pubblico, rappresentato dall'attività politica nell'ambito del movimento, dai dibattiti nei cosiddetti “centri occupati”, da manifestazioni, pubblicazioni e convegni; il secondo, occulto e compartimentato, finalizzato al compimento di attività illegali come attentati, rapine, sequestri di persona ed altri reati". Queste sono le trame accusatorie, macchinose e precostituite, che il PM Marini ha portato avanti per tutti gli anni di processo, iniziato appunto nel gennaio 1996 a danno di 68 compagne/i, fra cui numerosi anarchici, accusati di “banda armata” e “associazione sovversiva”.

Il 31 maggio 2000, dopo quasi tre anni di processo, la sentenza di primo grado del processo Marini contro vari anarchici/e accusati banda armata e associazione sovversiva, aveva portato alla condanna di ben 13 compagne/i, con pene molto elevate, e che in secondo grado, nel febbraio 2003 sono aumentate, arrivando da un minimo di 6 anni fino a condanne per 30 anni e in un caso all'ergastolo più isolamento diurno per 18 isolamenti diurno. In poche parole, questa incursione contro gli anarchici è stata decisa, studiata e programmata a tavolino dai carabinieri del Ros di Roma. A confermarlo un documento ad uso interno dei ROS recapitato nel luglio 1997 a Radio Black Out di Torino Il documento datato 1994 spiega per filo e per segno il come e il perché di una inchiesta giudiziaria contro decine e decine di anarchici, avviata grazie all'utilizzo di una collaboratrice di giustizia. Si tratta dunque di una programmazione di un'inchiesta giudiziaria che ripercorre le tappe fondamentli delle lunghe indaginisugli anarchici condotte dall'Arma (e non solo) e dalla magistratura negli ultimi 20 anni, a partire dal '76.

Perugia

Presidio permanente in solidarietà ai compagni e alle compagne erretstate/i Il Comitato Liberi Subito, composto da singoli ed organizzazioni facenti parte del movimento contro la guerra in Iraq e costituitosi immediatamente dopo gli arresti di due compagne e un compagno del Campo Antimperialista e di due compagni kurdi del DHKC, avvenuti il 1 aprile 2004, ha indetto una inizitiva di lotta in solidarietà e per la scarcerazione degli arrestati. Questa mobilitazione, affermano nel comunicato, vuole denunciare l’attacco politico alle due organizzazioni coinvolte, a cui fa riscontro la miseria giuridica delle accuse rivolte agli arrestati stessi. Da martedì 20 a venerdì 23 aprile, sarà realizzato un presidio permanente (24 ore su 24) a Corso Vannucci (P.zza della Repubblica), a Perugia. Qui alcuni militanti italiani, austriaci e tedeschi del movimento contro la guerra, proseguiranno lo sciopero della fame iniziato nella giornata di lunedì 19 aprile, in attesa della decisione del Riesame del Tribunale della Libertà che sarà presa venerdì 23.

Fiat

Nell' area industriale di Melfi (Potenza) prosegue il blocco dei lavoratori della Fiat. Stamani neanche i lavoratori del primo turno, quello delle sei, sono entrati in fabbrica. L'intera area industriale e' chiusa da cinque blocchi stradali fatti dai lavoratori, che contestano il comportamento dell' azienda in relazione alla decisione di metterli in liberta' stamani, dopo uno sciopero di dipendenti della Arvil, addetti al trasferimento delle merci nello stabilimento. La risposta dalla Fiat alla richiesta di incontro urgentissimo fatta dai manifestanti che ieri sera hanno consegnato alla direzione aziendale di Melfi un documento sull' organizzazione del lavoro, il salario e i turni di lavoro, è stata negativa. La fuat infatti non si è presentata al previsto incontro. Si è svolto nel pomeriggio l'incontro tra i sindacati e la regione, dal quale dovrebbe scaturire l'apertura di un nuovo tavolo di trattative tra Fiat e sindacati. I lavoratori sono ancora adesso in attesa della conferma diu una data

Sicilia

Un migliaio di metalmeccanici della provincia di Siracusa hanno manifestato a Punta Cugno, nel siracusano, l'area industriale attrezzata circa 20 anni fa per la realizzazione di grandi infrastrutture dove vi sono state costruite importanti piattaforme petrolifere. L'iniziativa e' nell'ambito dello sciopero provinciale indetto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm contro la politica di disimpegno dei grandi gruppi industriali e la recente decisione dell'Eni di chiudere parte degli impianti, azione che avrebbe nella provincia pesanti ricadute sul fronte dell'occupazione.

Lavoro

I 163 lavoratori dell'Imesi di Carini (Palermo), lo stabilimento controllato da Ansaldo Breda, specializzato nella produzione di materiale rotabile, stanno operando un blocco lungo l'autostrada Palermo-Trapani, all'altezza dello svincolo di Carini in entrambe le direzioni e le forze dell'ordine hanno deviato il traffico verso la statale. Il prefetto di Palermo, Giosue' Marino, ha convocato d'urgenza i sindacati per provare a sbloccare la vicenda. La riunione comincera' tra breve. L'azione di protesta, arrivata dopo tre settimane di assemblea permanente, e' stata organizzata per ottenere lo stop della cassa integrazione. Nel corso dell'incontro conclusosi nella tarda serata di ieri presso l'assessorato regionale all'Industria, non hanno ricevuto alcuna garanzia l'assessore Marina Noe', ha comunicato d'altro canto di non avere avuto alcuna notizia in merito dal ministero delle Attivita' produttive, secondo quanto riferisce Alessandro Bucoli, delegato di fabbrica dell'Imesi. L'assessore, sempre secondo il sindacalista della Cgil, avrebbe detto che oltre alla prevista vendita di capannoni e terreni da parte di Ansaldo a favore dell'industriale toscano, Piero Mancini, gia' titolare della Keller di Palermo, acquisita due anni fa e mai rimessa in funzione, il gruppo di Pistoia potrebbe cedere anche una grossa quota dei lavoratori, in quanto l'operazione si configurerebbe come cessione di ramo d'azienda. "Una prospettiva che ci allarma - ha detto Bucoli - e contro la quale metteremo in campo ogni azione. Da qui non ci spostiamo se nel frattempo non ci danno certezze riguardo la cassa integrazione".

marghera

E' stata rinviata al 13 maggio prossimo l'udienza del processo d'appello per le morti e l'inquinamento causate dalle lavorazioni del Cvm al Petrolchimico di Porto Marghera. La decisione e' stata presa dopo la nomina del nuovo componente del collegio giudicante, Gino Contini, in sostituzione di Daniela Perdibon, ricusata dalle difese. Il presidente della corte, Francesco Aliprandi, ha quindi comunicato che dalla prossima udienza si riprendera' con l'esame delle istanze di rinnovo del dibattimento, avanzate nell'appello dalla pubblica accusa. L'avvocato Domenico Pulitano', legale dell'Enichem, ha pero' avanzato una richiesta di integrazione della relazione, che a suo dire avrebbe omesso di citare le memorie difensive. Nessuna ulteriore istanza preliminare, al momento, e' stata depositata dalle difese.

Roma

si è svolto questa mattina un presidio sotto il provveditorato indetto dagli studenti dell'Istituto Grafico Gastaldi AUDIO – uno studente sentito stamattina

GR ORE 13.00

Irak

L'Honduras ha deciso di seguire l'esempio spagnolo e ha annunciato il ritorno immediato nel minor tempo possibile dei propri 370 soldati in Iraq. Lo ha dichiarato in un discorso radiotelevisivo il presidente Ricardo Maduro. Le truppe honduregne fanno parte della brigata Plus Ultra a guida spagnola, cosi' come i soldati inviati da El Salvador e dalla Repubblica Domenicana. Ma questi ultimi due paesi hanno annunciato che le loro truppe rimarranno nel pase arabo.

Irak

La Thailandia ritirera' i suoi soldati dall'Iraq se la situazione sul campo diventera' troppo pericolosa, ha affermato oggi il primo ministro Thaksin Shinawatra. La sicurezza dei soldati thailandesi in Iraq e' prioritaria rispetto alla loro missione umanitaria, ha detto ai giornalisti. Siamo partiti per prestare il nostro aiuto, ma se ci facciamo uccidere perche' restare? - si e' chiesto Thaksin - se saremo in grado di somministrare cure mediche o di aiutare alla ricostruzione dell'Iraq manterremo la nostra presenza, ma partiremo se non potremo riempire la nostra missione. Bangkok ha inviato in settembre 450 militari, con compiti strettamente umanitari. Il contingente si trova a Kerbala, nel centro dell'Iraq, nella zona del comando polacco, lo stesso di cui fanno parte gli spagnoli. Due soldati thailandesi sono sttai uccisi in dicembre in un attacco al loro campo

Irak

E' calato nettamente negli ultimi due mesi il sostegno dei britannici alla politica irachena del premier Tony Blair. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio condotto dall'istituto Icm per il quotidiano "The Guardian". Il mese più sanguinoso dall'inizio dell'invasione dell'Iraq ha fatto registrare una forte perdita di consensi per la politica di Blair, con il 48% degli intervistati che sostiene che la guerra non è giustificata. Dal sondaggio risulta inoltre che i due terzi dei britannici hanno poca o nessuna fiducia nella gestione americana della situazione in Iraq, con il 79% che ritiene sia troppo pericoloso per i civili dipendenti di compagnie britanniche essere in Iraq. La maggioranza dei britannici, pari al 58%, ancora sostiene che le truppe anglo-americane devono rimanere in Iraq anche se è una sempre crescente minoranza, il 42% per l'esattezza, a ritenere che Blair dovrebbe seguire l'esempio del nuovo governo spagnolo e riportare le truppe a casa entro sei mesi. Intanto il consenso personale di Blair resta al minimo storico del 20%.

Irak

E' atteso per le prossime ore il via libera al corridoio umanitario che permettera' la Croce Rossa Italia e alla Mezzaluna Rossa di portare soccorsi alla popolazione di Falluja. Il convoglio umanitario nella sede della C.R.I. a Baghdad, e' pronto per partire. Gli operatori sono in attesa della prevista via libera, che arrivera' a breve - secondo quanto si apprende - da parte dell'ambasciatore italiano Gianludovico De Martino e dell'autorita' provvisoria della coalizione. Gli operatori umanitari porteranno nella citta' assediata dagli statunitensiacqua potabile, medicine e viveri.

Irak

Il capo della polizia della citta' irachena di Kut e il suo vice sono stati licenziati per non essere riusciti a fermare le violenze che all'inizio del mese hanno causato una ventina di morti. Lo ha annunciato oggi una fonte della coalizione. La coalizione ha deciso di licenziare il generale Abdel Monem Mahan e il suo vice Hossein Gaftan per non essere riusciti a contenere i combattimenti tra partigiani del leader radicale sciita Moqtada Sadr e le forze della coazlione e della polizia locale, ha detto la fonte. L'esercito Usa e la polizia irachena hanno ripreso il controllo della citta' il 9 parile scorso dopo giorni di disordini.

Palestina

Il re di Giordania, paese amico degli Stati Uniti e che ha concluso la pace con Israele, doveva recarsi alla Casa Bianca domani, dopo la visita del presidente egiziano Hosni Mubarak il 12 aprile e quella del primo ministro israeliano Ariel Sharon il 14. Ma le dichiarazioni di Bush di sostegno al piano Sharon di disimpegno dai Territori e soprattutto le concessioni sulla questione dei profughi e dei confini, non sono piaciute ai paesi arabi. La tensione e' salita con l'omicidio mirato di Rantisi, anche perche' molti esponenti arabi hanno accusato gli Stati Uniti di aver dato luce verde all'operazione israeliana. In Giordania vi sono state numerose manifestazioni di proteste per la morte di Rantisi e i partiti di opposizione hanno chiesto la cancellazione dell'incontro con Bush. Domenica il primo ministro giordano Faisal Fayez, che aveva accompagnato il sovrano negli Stati Uniti, ha interrotto il viaggio per tornare in patria.

Palestina

L'Algeria ha proposto ieri alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione che chiede in particolare la fine delle "esecuzioni extragiudiziarie" israeliane, nel corso di una sessione del Consiglio di sicurezza convocata d'urgenza su richiesta della Lega araba per dibattere sulla situazione in Medio Oriente dopo l'assassinio mirato del capo di Hamas, Abdel Aziz Rantisi. Circa quaranta Paesi si sono espressi nel corso di questa riunione e tutti, a eccezione degli Stati Uniti, hanno condannato le recenti operazioni militari israeliane. La delegazione palestinese ha accusato gli Stati Uniti di aver permesso a Israele di assassinare Rantisi mettendo il 25 marzo il loro veto a una precedente risoluzione che condannava l'eliminazione, qualche settimana fa, del fondatore e capo spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. Israele ha risposto che era stato costretto a prendere "misure difensive", quali l'assassinio di Rantisi, perche' i palestinesi rifiutano di sottomettersi al loro obbligo di arrestare i terroristi e di smantellare i movimenti radicali come quello di Hamas. Il progetto di risoluzione presentato ieri dall'Algeria, solo Paese arabo a sedere attualmente al Consiglio di sicurezza, esige la fine delle "esecuzioni extragiudiziarie" di Israele e di "tutti gli atti di violenza, compresi gli atti di terrorismo". Chiede anche che sia rispettato il diritto internazionale. Il testo non fa alcun riferimento ad Hamas, ciò che ha fatto dire all'ambasciatore americano aggiunto James Cunningham che gli Stati Uniti probabilmente opporranno oggi il loro veto

Palestina

Nella notte, i militari dello Stato ebraico hanno ucciso un palestinese disarmato a Hebron, in Cisgiordania, nel corso di un’operazione per catturare un sospetto militante che avrebbe avuto una cintura esplosiva. Dopo aver circondato un’abitazione, i soldati hanno ordinato ai residenti di uscire; quando un uomo ha cercato di abbandonare l’edificio dalla porta posteriore, è stato colpito a morte. Non aveva documenti, ma secondo ‘Haaretz’ “l’uomo non aveva armi ed è diventato chiaro che la vittima non era la persona ricercata”.

Sono continuati anche stamani i lanci dei rudimentali razzi ‘Kassam’ da parte dei palestinesi contro le colonie ebraiche nella striscia di Gaza, che ieri avevano provocato il ferimento di sette israeliani, tra cui una neonata di sei mesi. Il sito on-line del quotidiano ‘Haaretz’ riferisce che l’ordigno scagliato oggi ha provocato due feriti leggeri e ha danneggiato un’abitazione nell’insediamento di Nissanit, nel nord dell’enclave palestinese. La radio israeliana ha citato fonti militari, secondo le quali il numero dei colpi di mortaio e di razzi ‘Kassam’ contro obiettivi israeliani è cresciuto notevolmente dopo l’assassinio sabato scorso – da parte delle forze israeliane e su ordine del primo ministro Ariel Sharon – di Abdel Aziz Rantisi, il leader di Hamas che aveva sostituito lo sceicco Ahmed Yassin, a sua volta ucciso dai missili di Israele lo scorso 22 marzo. Stamani il ministro della difesa di Tel Aviv, Shaul Mofaz, è stato contestato da un gruppo di coloni ebrei dopo essere giunto per un sopralluogo nella Striscia di Gaza.

Libia

A partire da questa settimana, gli Stati Uniti revocheranno l'embargo contro la Libia, in vigore dal 1986. L'annuncio ufficiale da parte della Casa Bianca, secondo il Financial Times, potrebbe arrivare gia' nella giornata di domani. La decisione e' stata determinata dall'impegno del paese arabo a smantellare i propri programmi di armamenti di distruzione di massa e dal versamento di un secondo pagamento da un miliardo di dollari ai familiari delle 270 vittime della strage di Lockerbie.

India

Episodi di violenza hanno contrassegnato l’apertura dei seggi elettorali nel Jammu e Kashmir, travagliato Stato settentrionale dell’India, Paese dove, a partire da oggi fino a inizio maggio, si vota per eleggere i parlamentari della quattordicesima legislatura. Un soldato di guardia a un seggio elettorale nel villaggio di Rafiabad - circa 60 chilometri a nord di Srinagar, capitale estiva del Jammu e Kashmir - è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da sospetti estremisti separatisti. Nelle stesse ore, nelle vicinanze di Bandipore (Kashmir settentrionale), una bomba è esplosa all’esterno di un seggio, ferendo sei civili, tra cui due addetti alle procedure di voto. Sempre nel nord dello Stato, a Wanigam, due paramilitari sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco. Nel Kashmir, conteso da oltre mezzo secolo tra India e Pakistan e da decenni terreno di una sanguinosa guerriglia separatista, il governo federale indiano ha inviato almeno 15.000 paramilitari per supportare la polizia locale (composta da circa 70.000 agenti) durante lo svolgimento delle elezioni

Protocollo di kyoto

Il presidente russo Vladimir Putin annuncerà da qui a breve che la Russia è pronta a ratificare il Protocollo di Kyoto, il trattato del 1997 sulla riduzione dell'emissione dei gas responsabili dell'effetto serra. Lo riporta il quotidiano economico russo "Kommersant", citando una fonte del Cremlino. Secondo l'autorevole organo di stampa, Putin utilizzerà l'imminente visita del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, atteso questo pomeriggio a Mosca per una due giorni, per annunciare che la ratifica del Protocollo avverrà in tempo per il prossimo summit Russia-Ue. "Kommersant" ha inoltre pubblicato un documento preparato dai ministeri dell'Energia e dello Sviluppo economico russi in cui si afferma che il Protocollo non presenta minacce allo sviluppo economico della nazione. In precedenza Putin aveva affermato che il suo gabinetto non aveva ancora adottato una decisione sull'argomento mentre il suo consigliere economico, Andrei Illarionov, ripeteva che il Protocollo di Kyoto avrebbe severamente danneggiato la potenziale crescita economica del Paese. L'Unione europea e altri Paesi sostenitori dell'accordo hanno esercitato una forte pressione sulla Russia perchè ratificasse il Protocollo

Fiat

Nell' area industriale di Melfi (Potenza) prosegue il blocco dei lavoratori della Fiat. Stamani neanche i lavoratori del primo turno, quello delle sei, sono entrati in fabbrica. L'intera area industriale e' chiusa da cinque blocchi stradali fatti dai lavoratori, che contestano il comportamento dell' azienda in relazione alla decisione di metterli in liberta' stamani, dopo uno sciopero di dipendenti della Arvil, addetti al trasferimento delle merci nello stabilimento. La risposta dalla Fiat alla richiesta di incontro urgentissimo fatta dai manifestanti che ieri sera hanno consegnato alla direzione aziendale di Melfi un documento sull' organizzazione del lavoro, il salario e i turni di lavoro, è stata negativa. La fuat infatti non si è presentata al previsto incontro. E' In corso invece adesso l'incontro tra i sindacati e la regione.

Sicilia

Un migliaio di metalmeccanici della provincia di Siracusa stanno manifestando a Punta Cugno, nel siracusano, l'area industriale attrezzata circa 20 anni fa per la realizzazione di grandi infrastrutture dove vi sono state costruite importanti piattaforme petrolifere. L'iniziativa e' nell'ambito dello sciopero provinciale indetto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm contro la politica di disimpegno dei grandi gruppi industriali e la recente decisione dell'Eni di chiudere parte degli impianti, azione che avrebbe nella provincia pesanti ricadute sul fronte dell'occupazione.

Lavoro

I 163 lavoratori dell'Imesi di Carini (Palermo), lo stabilimento controllato da Ansaldo Breda, specializzato nella produzione di materiale rotabile, stanno operando un blocco lungo l'autostrada Palermo-Trapani, all'altezza dello svincolo di Carini in entrambe le direzioni e le forze dell'ordine hanno deviato il traffico verso la statale. Il prefetto di Palermo, Giosue' Marino, ha convocato d'urgenza i sindacati per provare a sbloccare la vicenda. La riunione comincera' tra breve. L'azione di protesta, arrivata dopo tre settimane di assemblea permanente, e' stata organizzata per ottenere lo stop della cassa integrazione. Nel corso dell'incontro conclusosi nella tarda serata di ieri presso l'assessorato regionale all'Industria, non hanno ricevuto alcuna garanzia l'assessore Marina Noe', ha comunicato d'altro canto di non avere avuto alcuna notizia in merito dal ministero delle Attivita' produttive, secondo quanto riferisce Alessandro Bucoli, delegato di fabbrica dell'Imesi. L'assessore, sempre secondo il sindacalista della Cgil, avrebbe detto che oltre alla prevista vendita di capannoni e terreni da parte di Ansaldo a favore dell'industriale toscano, Piero Mancini, gia' titolare della Keller di Palermo, acquisita due anni fa e mai rimessa in funzione, il gruppo di Pistoia potrebbe cedere anche una grossa quota dei lavoratori, in quanto l'operazione si configurerebbe come cessione di ramo d'azienda. "Una prospettiva che ci allarma - ha detto Bucoli - e contro la quale metteremo in campo ogni azione. Da qui non ci spostiamo se nel frattempo non ci danno certezze riguardo la cassa integrazione".

marghera

E' stata rinviata al 13 maggio prossimo l'udienza del processo d'appello per le morti e l'inquinamento causate dalle lavorazioni del Cvm al Petrolchimico di Porto Marghera. La decisione e' stata presa dopo la nomina del nuovo componente del collegio giudicante, Gino Contini, in sostituzione di Daniela Perdibon, ricusata dalle difese. Il presidente della corte, Francesco Aliprandi, ha quindi comunicato che dalla prossima udienza si riprendera' con l'esame delle istanze di rinnovo del dibattimento, avanzate nell'appello dalla pubblica accusa. L'avvocato Domenico Pulitano', legale dell'Enichem, ha pero' avanzato una richiesta di integrazione della relazione, che a suo dire avrebbe omesso di citare le memorie difensive. Nessuna ulteriore istanza preliminare, al momento, e' stata depositata dalle difese.

vicenza

Sono 5mila gli studenti convenuti a Vicenza per protestare contro la riforma del ministro Moratti. Il ministro per l'Istruzione doveva essere presente ad un convegno sulla formazione presso la fiera di Vicenza che invece ha disertato all'ultimo momento. La manifestazione che si svolge nei pressi della stazione di Vicenza ha coinvolto un massiccio schieramento di forze tra carabinieri e polizia e ha raggruppato studenti provenienti da tutto il Veneto. Secondo i dati della Questura, i manifestanti sono circa 5mila e il corteo si sta svolgendo in modo tranquillo. Nel pomeriggio a Vicenza sarà presente il ministro del Welfare Roberto Maroni

Stragi naziste

E' iniziato il processo a carico dei tre ex nazisti accusati del massacro di Sant' Anna di Stazzema, avvenuto nel paesino apuano il 12 agosto 1944. Gli imputati, Gerhard Sommer, Heinrich Sonntag e Alfred Schoneberg non sono in aula. Il Tribunale Militare e' presieduto da Franco Ufilugello, a latere Enrico Lussu. Secondo il Codice Penale Militare, gli imputati devono rispondere di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluriaggravata e continuata

GR ORE 9.30

Irak

L'Honduras ha deciso di seguire l'esempio spagnolo e ha annunciato il ritorno immediato nel minor tempo possibile dei propri 370 soldati in Iraq. Lo ha dichiarato in un discorso radiotelevisivo il presidente Ricardo Maduro. Le truppe honduregne fanno parte della brigata Plus Ultra a guida spagnola, cosi' come i soldati inviati da El Salvador e dalla Repubblica Domenicana. Ma questi ultimi due paesi hanno annunciato che le loro truppe rimarranno nel pase arabo.

Irak

La Thailandia ritirera' i suoi soldati dall'Iraq se la situazione sul campo diventera' troppo pericolosa, ha affermato oggi il primo ministro Thaksin Shinawatra. La sicurezza dei soldati thailandesi in Iraq e' prioritaria rispetto alla loro missione umanitaria, ha detto ai giornalisti. Siamo partiti per prestare il nostro aiuto, ma se ci facciamo uccidere perche' restare? - si e' chiesto Thaksin - se saremo in grado di somministrare cure mediche o di aiutare alla ricostruzione dell'Iraq manterremo la nostra presenza, ma partiremo se non potremo riempire la nostra missione. Bangkok ha inviato in settembre 450 militari, con compiti strettamente umanitari. Il contingente si trova a Kerbala, nel centro dell'Iraq, nella zona del comando polacco, lo stesso di cui fanno parte gli spagnoli. Due soldati thailandesi sono sttai uccisi in dicembre in un attacco al loro campo

Irak

E' calato nettamente negli ultimi due mesi il sostegno dei britannici alla politica irachena del premier Tony Blair. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio condotto dall'istituto Icm per il quotidiano "The Guardian". Il mese più sanguinoso dall'inizio dell'invasione dell'Iraq ha fatto registrare una forte perdita di consensi per la politica di Blair, con il 48% degli intervistati che sostiene che la guerra non è giustificata. Dal sondaggio risulta inoltre che i due terzi dei britannici hanno poca o nessuna fiducia nella gestione americana della situazione in Iraq, con il 79% che ritiene sia troppo pericoloso per i civili dipendenti di compagnie britanniche essere in Iraq. La maggioranza dei britannici, pari al 58%, ancora sostiene che le truppe anglo-americane devono rimanere in Iraq anche se è una sempre crescente minoranza, il 42% per l'esattezza, a ritenere che Blair dovrebbe seguire l'esempio del nuovo governo spagnolo e riportare le truppe a casa entro sei mesi. Intanto il consenso personale di Blair resta al minimo storico del 20%.

Irak

Un mediatore iracheno si e' detto oggi ottimista sull'applicazione dell'accordo di tregua a Falluja, annunciato ieri dalle forze della coalizione al termine delle trattative con i notabili della citta' sunnita a ovest di Baghdad. Siamo ottimisti sulla volonta' dei combattenti di rispettare il cessate il fuoco deciso dalla coalizione e dai notabili della citta, ha detto Faud Raoui, del Partito islamico iracheno. La crisi e' stata circoscritta in qualche modo, cosa che ha evitato alla città la distruzione ed e' cominciato un ritorno alla normalita, ha aggiunto Raoui secondo il quale il capo della polizia e il comandante della difesa civile sono tornati a pattugliare Falluja insieme con i marines. Secondo il responsabile iracheno inoltre sarebbero già cominciate le consegne di armi, alcune delle quali sono state lasciate nei posti di polizia. L'accordo prevede pattugliamenti delle forze della coalizione con le unità di sicurezza irachene, la consegna delle armi, una amnistia per coloro che riconsegneranno armi pesanti, l accesso agli ospedali e disposizioni sulle sepolture. Inoltre la polizia locale dovrà indagare sulla uccisione del 31 marzo di quattro civili americani. In tutto il periodo dell'assedio di Falluja contrassegnato anche da violenti combattimenti, oltre 600 iracheni sono morti, secondo fonti ospedaliere locali

Palestina

Il re di Giordania, paese amico degli Stati Uniti e che ha concluso la pace con Israele, doveva recarsi alla Casa Bianca domani, dopo la visita del presidente egiziano Hosni Mubarak il 12 aprile e quella del primo ministro israeliano Ariel Sharon il 14. Ma le dichiarazioni di Bush di sostegno al piano Sharon di disimpegno dai Territori e soprattutto le concessioni sulla questione dei profughi e dei confini, non sono piaciute ai paesi arabi. La tensione e' salita con l'omicidio mirato di Rantisi, anche perche' molti esponenti arabi hanno accusato gli Stati Uniti di aver dato luce verde all'operazione israeliana. In Giordania vi sono state numerose manifestazioni di proteste per la morte di Rantisi e i partiti di opposizione hanno chiesto la cancellazione dell'incontro con Bush. Domenica il primo ministro giordano Faisal Fayez, che aveva accompagnato il sovrano negli Stati Uniti, ha interrotto il viaggio per tornare in patria.

Palestina

L'Algeria ha proposto ieri alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione che chiede in particolare la fine delle "esecuzioni extragiudiziarie" israeliane, nel corso di una sessione del Consiglio di sicurezza convocata d'urgenza su richiesta della Lega araba per dibattere sulla situazione in Medio Oriente dopo l'assassinio mirato del capo di Hamas, Abdel Aziz Rantisi. Circa quaranta Paesi si sono espressi nel corso di questa riunione e tutti, a eccezione degli Stati Uniti, hanno condannato le recenti operazioni militari israeliane. La delegazione palestinese ha accusato gli Stati Uniti di aver permesso a Israele di assassinare Rantisi mettendo il 25 marzo il loro veto a una precedente risoluzione che condannava l'eliminazione, qualche settimana fa, del fondatore e capo spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. Israele ha risposto che era stato costretto a prendere "misure difensive", quali l'assassinio di Rantisi, perche' i palestinesi rifiutano di sottomettersi al loro obbligo di arrestare i terroristi e di smantellare i movimenti radicali come quello di Hamas. Il progetto di risoluzione presentato ieri dall'Algeria, solo Paese arabo a sedere attualmente al Consiglio di sicurezza, esige la fine delle "esecuzioni extragiudiziarie" di Israele e di "tutti gli atti di violenza, compresi gli atti di terrorismo". Chiede anche che sia rispettato il diritto internazionale. Il testo non fa alcun riferimento ad Hamas, ciò che ha fatto dire all'ambasciatore americano aggiunto James Cunningham che gli Stati Uniti probabilmente opporranno oggi il loro veto

India

Episodi di violenza hanno contrassegnato l’apertura dei seggi elettorali nel Jammu e Kashmir, travagliato Stato settentrionale dell’India, Paese dove, a partire da oggi fino a inizio maggio, si vota per eleggere i parlamentari della quattordicesima legislatura. Un soldato di guardia a un seggio elettorale nel villaggio di Rafiabad - circa 60 chilometri a nord di Srinagar, capitale estiva del Jammu e Kashmir - è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da sospetti estremisti separatisti. Nelle stesse ore, nelle vicinanze di Bandipore (Kashmir settentrionale), una bomba è esplosa all’esterno di un seggio, ferendo sei civili, tra cui due addetti alle procedure di voto. Sempre nel nord dello Stato, a Wanigam, due paramilitari sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco. Nel Kashmir, conteso da oltre mezzo secolo tra India e Pakistan e da decenni terreno di una sanguinosa guerriglia separatista, il governo federale indiano ha inviato almeno 15.000 paramilitari per supportare la polizia locale (composta da circa 70.000 agenti) durante lo svolgimento delle elezioni

Fiat

Nell' area industriale di Melfi (Potenza) prosegue il blocco dei lavoratori della Fiat. Stamani neanche i lavoratori del primo turno, quello delle sei, sono entrati in fabbrica. L'intera area industriale e' chiusa da cinque blocchi stradali fatti dai lavoratori, che contestano il comportamento dell' azienda in relazione alla decisione di metterli in liberta' stamani, dopo uno sciopero di dipendenti della Arvil, addetti al trasferimento delle merci nello stabilimento. Oggi si dovrebbe conoscere la risposta dalla Fiat alla richiesta di incontro urgentissimo fatta dai manifestanti che ieri sera hanno consegnato alla direzione aziendale di Melfi un documento sull' organizzazione del lavoro, il salario e i turni di lavoro. A Potenza, inoltre, nella sede della Regione Basilicata, e' in programma un incontro tra l'assessore alle Attivita' produttive, Carmine Nigro, e il responsabile delle relazioni industriali di Fiat Auto, Giorgio Giva.

gror040420 (last edited 2008-06-26 10:01:24 by anonymous)