GR ORE 9.30

palestina

Giornata di grande violenza nella striscia di Gaza.. Cinque militari israeliani e 15 palestinesi sono rimasti uccisi. Poi un accordo ha portato al ritiro dei carri armati con la stella di David da Gaza City e alla consegna ad Israele dei resti dei soldati uccisi martedi'. La riconsegna dei corpi e' avvenuta in piena notte, al valico di Erez, Due funzionari dell'Autorita' nazioanmle palestinese e un diplomatico egiziano hanno dato a inviati israeliani un cofanetto con i resti dei sei soldati saltati in aria su una mina. Poco prima, nel corso di un improvvisato incontro con giornalisti, un uomo mascherato che si e' definito il portavoce delle brigate dei Martiri di el Aqsa ha letto un comunicato: Abbiamo consegnato i resti agli agenti dell'intelligence egiziano. E ha aggiunto che l'accordo aveva cone condizione il ritiro delle truppe israeliane dal quartiere di Zeitun, a Gaza City. Ritiro che e' avvenuto un'ora prima della diffusione del comunicato. E' stata anche consegnata agli egiziani una lista dei martiri i cui corpi sono tenuti dal nemico israeliano, ma il portavoce non ha specificato se l'accordo preveda esplicitamente la riconsegna dei resti dei palestinesi uccisi. Contemporaneamente pero' gli israeliani infierivano sul campo profughi di Rafah, nel sud della striscia, vicino al quale nel pomeriggio altri cinque israeliani - quattro soldati e un ufficiale - erano morti quando il loro mezzo blindato era saltato su una mina. Nel momento stesso in cui i carri armati uscivano da Gaza City, lasciando dietro di se' un bilancio di otto palestinesi uccisi, un elicottero apache lanciava un missile a Rafah, uccidendo sette palestinesi e ferendone altrettanti, alcuni in modo grave. L'esercito israeliano non ha rilasciato dichiarazioni sull'operazione militare. Secondo i residenti, un elicottero israeliano ha lanciato un missile in direzione di un gruppo di palestinesi riuniti nel campo profughi di Rafah. Tutte le vittime sono civili, secondo le fonti palestinesi. Due precedenti attacchi aerei non avevano fatto vittime, secondo queste fonti.

Torture

La Cia non aveva specialisti in interrogatori fino all'inizio della guerra al terrorismo. Per questo motivo, si doveva affidare a privati per interrogare i detenuti. Alcuni di questi si trovano ora sotto inchiesta per la morte di alcuni prigionieri in Iraq e Afghanistan. "Non c'è una riserva nella Cia di esperti addestrati in interrogatori", ha affermato il ex alto esponente dell'agenzia d'intelligence americana, Milt Bearden. "Non c'è mai stato", aggiunge. Il direttore della Cia George Tenet aveva accennato alla questione nella testimonianza di fronte alla Commissione 11 settembre, affermando che gliUsa hanno bisogno di altri cinque anni per avere il tipo di servizio clandestino di cui, secondo lui, il paese ha bisogno. In questo servizio, specificano ex funzionari della Cia, rientra anche la questione degli interrogatori. L'attenzione sulle torture contro i prigionieri iracheni ha di nuovo fatto crescere l'attenzione sugli interrogatori dei prigionieri effettuati dalla Cia. In almeno due casi ci sono coinvolti privati a contratto con l'agenzia d'intelligence Usa. Non è chiaro quanti siano i privati a contratto Cia in Iraq per gli interrogatori. L'esercito ne aveva a contratto 27. La Cia continua a rifiutarsi di parlare dei suoi interrogatori. L'agenzia d'intelligence ha un network di strutture di detenzione in tutto il mondo. Le regole per la detenzione e le linee guida per gli interrogatori sono diverse da quelle dell'Esercito, ma l'agenzia si è sempre rifiutata di renderle puvvliche. I privati a contratto sono soggetti alle stesse regole degli agenti della Cia.

Irak

Col trasferimento della sovranità agli iracheni gli Usa dovrebbero consegnare anche il controllo delle carceri. È quanto chiede in un'intervista al Times Adnan Pachachi, membro del consiglio governativo e probabile primo presidente dell'Iraq del dopoguerra. "Tutte le prigioni dovranno essere sotto il controllo del governo iracheno sovrano. Su questo non c'è alcun dubbio" dice Pachachi al Times. Si tratta di una richiesta ambiziosa e destinata a mettere in seria difficoltà il Pentagono e lo stesso governo britannico. Pachachi si dice favorevole anche allo smantellamento del carcere di Abu Ghraib, teatro dei recenti casi di torture.

venezuela

Al momento e' esclusa l'introduzione in Venezuela di uno stato di emergenza per mantenere sotto controllo la situazione dopo l'arresto di 100 paramilitari negli ultimi quattro giorni. Lo ha reso noto ieri sera il ministro dell'informazione Jesse Chacon. Al termine del Connsiglio di sicurezza e difesa della nazione presieduto dal presidente Hugo Chavez, Chacon ha detto che lo stato di emergenza e' sempre una possibilita che viene valutata ma il governo, ha assicurato, ha il pieno controllo della situazione. Il ministro ha per l'occasione ricordato che l'arresto in massa dei paramilitari - una trentina sono ancora latitanti - ha permesso di disarticolare una rete internazionale