GR ORE 19.30

Italia

Manifestazioni scuola

Il 1 ottobre è una giornata nazionale contro la riforma Moratti.In tutta Italia si stanno organizzando feste e scioperi per protestare contro i decreti,chiedere il loro ritiro e abrogare una riforma che stravolge la scuola pubblica dal punto di vista didattico e da quello dell’organizzazione sociale dalle elementari alle superiori fino all'università. L'opposizione che per tutto l'anno scorso ha attraversato le scuole e le piazze italiane e che unisce genitori, studenti e personale della scuola , ricercatori universitari ha rallentato ovunque l'applicazione della riforma Moratti. Molte scuole sono riuscite a difendere gli organici, il tempo scuola, i piani dell'offerta formativa, a rifiutare la figura del tutor. Quella che doveva essere una marcia trionfale e’ diventata una strada irta e tormentata,e infatti non sono mancate reazioni che poco hanno a che fare con la democrazia. Dei circa 10 decreti attuativi che devono accompagnare la "riforma" (e che devono essere approvati a tutti gli effetti entro il 19 marzo 2005, pena la decadenza di tutta la legge), solo 1, quello sulle materne-elementari-medie, e’ stato effettivamente varato.

Giornata di mobilitazione per la scuola pubblica oggi in tutta italia

(audio cobas)

A milano, la polizia carica la manifestazione, manganellando gli studenti e le studentesse.

Occupazione a palermo

Occupazione a Pisa

Questa mattina un gruppo di compagni e compagne di università antagonista è entrato all'interno dello stabile ex-CNR a Pisa, in via San Lorenzo, molto vicino alla Marzotto. Siamo tornati ad occupare l’ex Cnr di via San Lorenzo, struttura di proprietà del S.Anna abbandonata dal 1999. L’area aveva, ed ha, una destinazione d’uso come pensionato per gli studenti della stessa scuola, ossia un futuro (ancora lontano visto il blocco al progetto per mancanza di fondi) di “campus universitario” per gli studenti d’eccellenza. Abbiamo scelto questo luogo per proseguire nel progetto “FINESTRE…” e cioè dichiarare ogni luogo sfitto della città (soprattutto se di enti pubblici) un luogo appropriabile in un contesto di diritto alla casa. Sappiamo bene quale è la condizione di emergenza abitativa pisana, quali sono gli oneri abitativi per gli studenti fuori sede ma anche per le stesse famiglie pisane. Immaginate quanti soldi si sottrarrebbero alla speculazione degli affitti se ogni luogo sfitto fosse recuperato ad uso abitativo. Allo stato attuale il progetto abitativo prevede che circa quaranta studenti acquisiscano la residenza all’interno dello stabile. Il progetto sociale prevede la creazione di una biblioteca, di un’aula studio, di uno spazio forum e di una sala proiezioni. Inoltre è nostra intenzione valorizzare il grande spazio verde all’interno dello stabile rendendolo accessibile alla cittadinanza.

Incontrotempo

Manifestazione a Milano domani

Esteri

Irak, cento morti per arrestare 37 persone

Forze americane e irachene questa notte hanno sferrato un'offensiva a Samarra, nel nord dell'Iraq, per prendere il controllo della città. In feroci combattimenti strada per strada, mentre l'aviazione bombardava dall'alto, sono rimasti uccisi 109 iracheni e un soldato Usa, secondo i comunicati ufficiali americani; anche civili, almeno 21, secondo fonti ospedaliere, con 180 feriti. In mattinata un comunicato del governo provvisorio ha annunciato che la polizia irachena controlla il centro di Samarra e la maggior parte delle zone adiacenti. L'attacco è cominciato poco dopo la mezzanotte, con una serie di raid aerei e colpi di artiglieria diretti verso obiettivi specifici della città, che era sotto controllo degli insorti da tre mesi. I ribelli hanno risposto con granate e colpi di mortaio. Nell'attacco, sempre secondo l'esercito Usa, le forze americane hanno distrutto molte postazioni di mortai e mezzi degli insorti. Dopo la strage a Samarra, gli Stati Uniti hanno annunciato che presto l'esercito sferrerà attacchi simili per riacquistare il controllo di Falluja, Ramadi e del quartiere di Sadr City, a Bagdad. Un comunicato dell'esercito fa sapere che il raid di Samarra è stato deciso per "assicurare il processo di stabilizzazione delle istituzioni democratiche, per uccidere o catturare forze anti-irachene e predisporre le condizioni per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione di Samarra". Oltre alle perdite di vite umane, la battaglia di questa notte a Samarra ha causato la distruzione di molti edifici civili. All'alba i carri armati e i veicoli corazzati americani pattugliavano tutta la città, mentre ancora risuonavano colpi di fucile sparati dai guerriglieri. E alla fine, il comunicato che annuncia la cattura di 37 miliziani: davvero un bel risultato, quello di oggi.

Palestina

Sarebbero almeno sei i palestinesi uccisi oggi nel nord della Striscia di Gaza, dove le forze armate israeliane hanno preso il controllo di 9 chilometri di territorio; a poche ore dall’approvazione, da parte del governo di Tel Aviv, dell’intensificazione dell’offensiva. Lo riferisce il quotidiano israeliano ‘Haaretz’, aggiungendo che 200, tra carri armati e bulldozzer, sono stati dispiegati lungo i confini settentrionale e orientale della Striscia. Nel campo profughi di Jabalya i combattimenti sono proseguiti per il terzo giorno e due palestinesi sono stati uccisi dall’esplosione di un obice israeliano, aggiungendosi ai 32 morti di ieri. Fonti militari israeliane hanno riferito che il razzo è stato sparato da un elicottero contro un gruppo di terroristi che si accingevano a loro volta a lanciare un razzo Qassam. Fonti palestinesi affermano che ieri migliaia di persone hanno tentato di abbandonare Jabalya – campo che ospita circa 100.000 persone - ma la loro fuga è stata bloccata dal vasto dispiegamento dell’esercito israeliano, suddiviso in tre fronti per impedire con maggiore efficacia lo spostamento di gruppi armati. Ciononostante, secondo le stesse fonti, un numero imprecisato di miliziani di Hamas avrebbe raggiunto Jabalya per organizzare la resistenza alle truppe di Tel Aviv. L’operazione israeliana, denominata 'Giornate di Penitenza', mira a impedire che la cittadina israeliana di Sderot finisca nuovamente bersaglio dei gruppi armati palestinesi che anche oggi, durante i funerali di due bambini di 2 e 4 anni, uccisi mercoledì dalla esplosione di un razzo, sono riusciti a sparare un missile artigianale esploso in una via del centro. Per ora non si ha notizia di vittime. Secondo il ministro della Difesa israeliano Shaul Mofaz e il capo di stato maggiore generale Moshe Yaalon, che stamattina hanno effettuato un sopralluogo nel nord della Striscia di Gaza, i risultati dell’azione militare “finora sono buoni; Yaalon ha detto che l'operazione è comunque destinata a proseguire. La radio militare israeliana ha intanto riferito che tre palestinesi sono stati inoltre uccisi a Gaza, dove i militari israeliani hanno sventato due attentati, uno al posto di frontiera di Erez e l'altro al valico di Kissufim. A Gerusalemme non si sarebbero invece verificati incidenti durante le preghiere del venerdì nella Spianata delle Moschee, dove quattro anni fa il primo ministro israeliano Ariel Sharon, alora capo dei nazionalisti del Likud, fece l’ormai storica passeggiata, in seguito alla quale ebbe inizio la seconda Intifada. Per timore di violenze l’accesso alla Spianata è stato ristretto oggi musulmani di età superiore ai 40 anni.

"Seria preoccupazione" è stata espressa dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan di fronte all’inasprimento delle violenze nella striscia di Gaza e nelle zone adiacenti, dove ieri sono stati uccisi almeno 23 palestinesi – nel grande e miserevole campo profughi di Jabalyia - e 3 israeliani. In un comunicato affidato al suo portavoce, Annan ha ribadito di essere "profondamente convinto che non esista soluzione militare a questo conflitto". La giornata di ieri è stata una delle più tragiche degli ultimi 24 mesi in Medio Oriente: gli scontri erano iniziati nella notte tra martedì e mercoledì, con la rappresaglia dei soldati di Tel Aviv dopo la morte di due bambini di 2 e 4 anni colpiti da missili ‘Qassam’ lanciati da Hamas contro la cittadina di Sderot, a sud della Striscia di Gaza. Già dal mattino le forze armate di Israele hanno intensificato le operazioni a Jabalyia, non lontano dalla colonia ebraica di Alei Sinai, nel nord dell’enclave palestinese, zona da cui partono gli artigianali razzi usati dai gruppi armati estremisti per colpire gli insediamenti israeliani. Nelle ore successive si è scatenata una vera battaglia nel grande campo profughi di Jabalyia, dove da anni oltre 100.000 palestinesi vivono in condizioni di assoluta miseria in una delle aree più densamente popolate del mondo. Miliziani palestinesi hanno cercato di respingere l’offensiva israeliana: almeno 23 le vittime, 7 uccise da una sola cannonata esplosa da una tank con la stella di David. La spirale di violenza non sembra destinata a esaurirsi: nonostante le richieste del ministro palestinese Saeb Erekat all’Europa per fermare il "crimine" in corso nella Striscia di Gaza, il ministro israeliano della Difesa Saul Mofaz ha annunciato "un’operazione prolungata su vasta scala".

Sei palestinesi sono morti nella nuova offensiva lanciata nella notte dalla forze israeliane nel nord della striscia di Gaza. L'operazione "Giorni di penitenza" scatenata dal premier Ariel Sharon per bloccare gli attacchi missilistici verso il sud di Israele e' entrata nel vivo con l'ingresso di 35 carri armati a Beit Hanun, altri 30 a Beit Lahiya e altri 30 nella zona orientale di Jabaliya. I soldati israeliani hanno creato una zona cuscinetto profonda sei chilometri per prevenire attacchi con i missili Qassam contro lo Stato ebraico.

Afganistan

Tra poco più di una settimana il popolo afgano verrà chiamato alle urne per eleggere il proprio presidente. Un’elezione presentata dalla Casa Bianca come la dimostrazione del fatto che la guerra americana in Afghanistan e la cacciata dei talebani hanno portato in quel paese la democrazia e la pace. Ma sono ancora loro, i jangsalaran come li chiamano gli afgani, i ‘signori della guerra’, che decidono le sorti dell’Afghanistan. Sono ancora loro che, con l’intimidazione, il ricatto, la minaccia, la violenza e la corruzione, tirano le fila della vita politica di questo paese. “Alla fine succede sempre quello che vogliono loro”. Con questa frase – pronunciata da un politico di Jalalabad – si apre l’inquietante rapporto pubblicato il 28 settembre dalla nota organizzazione statunitense Human Rights Watch (Hrw), intitolato “La legge delle armi: abusi e repressione alla vigilia delle elezioni presidenziali afgane” . Le cinquantadue pagine del documento descrivono una situazione che non lascia dubbi: l’Afghanistan non è pronto per queste elezioni, che non sono altro che una frettolosa messa in scena utile a tutti meno che al popolo afgano. Tradizionalmente gli afgani votano per il candidato indicato dai capi villaggio e dai capi tribù. Secondo le testimonianze raccolte da Hrw i signori della guerra che si sono candidati alle elezioni, o che sostengono un candidato, hanno adottato in tutto il paese un sistema di campagna elettorale molto semplice ed efficace. Hanno inviato propri emissari presso i capi locali per minacciarli apertamente di morte nel caso in cui non avessero ordinato alla gente del proprio villaggio o della propria tribù di votare per il candidato giusto. La richiesta, oltre che da minacce, era sempre accompagnata da grosse offerte di danaro. Nessuno ha detto di no. A questo, secondo il rapporto, va sommata la sistematica pratica intimidatoria e repressiva con cui i signori della guerra hanno impedito ai candidati indesiderati di fare propaganda elettorale nel proprio territorio. Questi fenomeni dovevano essere scongiurati da una legge che vietava la candidatura a tutti coloro che erano a capo di fazioni politico-militari. Peccato che quasi tutte le milizie private dei signori della guerra siano state nel frattempo formalmente inquadrate nel nuovo Esercito Nazionale. E molti altri non hanno fatto altro che creare una lista elettorale con un nome diverso dal proprio partito armato. Questo per quanto riguarda la ‘libertà di scelta’ e il livello di democraticità di queste elezioni. Note dolenti, secondo il rapporto, anche se si va a guardare la rappresentatività e il livello di partecipazione al processo elettorale. Il dato, trionfalmente sbandierato come prova di democrazia, secondo cui oltre dieci milioni di afgani si sono registrati per il voto sarebbe assolutamente sovrastimato perché molti si sono registrati più volte con nomi diversi pensando che la tessera elettorale fosse anche una tessera per usufruire della distribuzione di derrate alimentari. In realtà, secondo Hrw, gli iscritti effettivi sarebbero la metà: un numero compreso tra i cinque e i sette milioni. Tutto questo però, purtroppo, sembra non importare a nessuno. Il nove ottobre le televisioni occidentali (e soprattutto quelle americane impegnate nella campagna elettorale Usa) mostreranno gli afgani nei seggi elettorali, finalmente liberi di scegliere democraticamente il loro leader. Che alla fine risulterà essere lo stesso che per loro hanno ‘provvisoriamente’ scelto tre anni fa gli americani: Hamid Karzai. Perché alla fine – come diceva quel politico afgano – succede sempre quello che vogliono i signori della guerra.

Algeria

Dopo essere stato all’esame del primo ministro Ahmed Ouyahia, è passato all’esame del Consiglio dei ministri un disegno di legge che prevede alcune sostanziali modifiche del Codice della famiglia algerino, in vigore dal 1984: le revisioni al testo, che regola i rapporti in seno alla famiglia nel solco della religione musulmana, erano state promesse dal presidente Abdelaziz Bouteflika durante la campagna elettorale per le presidenziali del 1999, ma erano poi rimaste lettera morta. Poche le notizie note finora sulle modifiche: da indiscrezioni apparse sulla stampa locale e da alcune dichiarazioni del ministro della Giustizia, Tayeb Belaïz, il nuovo Codice sembrerebbe più favorevole alla donna: in caso di divorzio alla donna (e ai figli) l’ex-marito dovrà assicurare un alloggio; la tutela matrimoniale sarà abolita e, compiuta la maggiore età (19 anni), la donna non avrà bisogno dello ‘ouali’ (il tutore, generalmente il padre) per potersi sposare; la pratica della poligamia, anche se formalmente non sarà abolita, dipenderebbe dall’autorizzazione di un tribunale. Resterà invece interdetto il matrimonio tra un non-musulmano e una musulmana, così come resteranno immutate le attuali norme sull’eredità, largamente favorevoli al sesso maschile. Sul fronte dei diritti umani, il parlamento ha adottato un progetto di legge che modifica il codice penale e il codice di procedura penale definendo perseguibili i reati di molestia sessuale e tortura: pene severe sono previste se le torture sono state perpetrate da funzionari dello Stato.

Spagna

Il governo socialista di Josè Luis Rodriguez Zapatero ha mantenuto un'altra delle sue promesse elettorali e ha dato il via libera al disegno di legge con cui si rendono legali i matrimoni gay. Lo ha annunciato la portavoce dell'esecutivo, Maria Teresa Fernandez de la Vega. Gli articoli del disegno di legge garantiscono alle coppie gay gli stessi diritti dei coniugi eterosessuali compreso il divorzio, gli alimenti, il mantenimento dei figli, l'eredità, la cittadinanza e l'adozione, ma solo di bambini spagnoli. La normativa dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno, dopo il via libera del Parlamento. La Spagna sarà il terzo paese dell'Unione europea a legalizzare i matrimoni gay, dopo Olanda e Belgio. Nei giorni scorsi c'era stata una forte presa di posizione della chiesa spagnola contro la legge. La svolta nella Spagna di Zapatero avviene all'indomani di un'altra vittoria della comunità gay nel mondo. La scorsa notte la Camera dei rappresentanti americana ha detto no all'emendamento costituzionale voluto da Bush per proibire le unioni omosessuali negli Stati Uniti.

Spagna due

Stamattina alle 07.00 la polizia catalana (Mossos d'Esquadra) è entrata nel luogo dove si doveva tenere da oggi 1 ottobre fino a domenica 3 ottobre il deform, un festival autogestito di arte e cultura urbana. Il padrone della fabbrica occupata temporaneamente per il festival ha sporto denuncia contro le/gli occupanti che stavano allestendo lo spazio con strutture e opere d'arte costruite per l'evento con materiale riciclato.

La polizia ha intimato lo sgombero dello stabile; la situazione sembra tranquilla ma è stato fatto un appello per far accorrere gente sul posto. E' stato presentato ricorso contro l'ordinanza ma la polizia ha già cominciato a smantellare tutto. Sono stati confiscati degli oggeti personali tra cui una videocamera e alcune cassette.

Sempre dal newswire arriva notizia dello sgombero della TDN, fabbrica usata in queste settimane per la preparazione e il coordinamento delle iniziative del festival.

barcelona.indymedia.org/newswire/display/124596/index.php

GR ORE 13,00

IRAQ

Dodici persone sono rimaste uccise oggi negli scontri scoppiati tra le forze Usa e i miliziani del leader sciita Muqtada al Sadr nel quartiere Sadr City di Baghdad. Fonti ospedaliere e della milizia al Mahdi di al Sadr - citate da El Mundo - hanno precisato che si tratta di nove miliziani e tre civili iracheni. Secono quanto riferito dai miliziani, gli scontri sono scoppiati nelle prime ore di questa mattina, quando un convoglio Usa è penetrato nel quartiere sciita della capitale irachena.

Violenti combattimenti sono in corso da questa mattina all'alba a Samarra tra la resistenza irachena e le truppe statunitensi che hanno lanciato un'offensiva per riconquistare la citta' del triangolo sunnita a nord di Baghdad. Il bilancio, ancora provvisorio, e' di 94 morti e un ferito, secondo fonti Usa. Feriti anche due o tre soldati americani. Fonti ospedaliere a Samarra parlano invece di almeno 90 morti e 180 feriti. Nel corso dell'operazione, che ha portato alla riconquista di edifici governativi e della polizia, i militari Usa e le forze di sicurezza irachene hanno liberato un ostaggio turco detenuto a Samarra. Il ministero dell'Interno iracheno ha fatto sapere che la polizia irachena controlla ormai il centro e la maggior parte delle aree della citta' che in precedenza erano nelle mani dei rivoltosi. Le operazioni stanno andando avanti, ha aggiunto un portavoce sottolineando che che l'offensiva e' stata condotta per stanare ed eliminare i terroristi che hanno preso in ostaggio la citta. Secondo fonti americane, nel corso della battaglia che ha scosso Samarra sono state distrutte numerose postazioni di mortaio, equipaggiamenti per lanciarazzi e veicoli utilizzati per gli spostamenti dei ribelli. Quella di oggi e' la prima offensiva di tale ampiezza destinata a riprendere il controllo di una enclave ribelle prima delle elezioni previste per il gennaio 2005. Nel sud, a Bassora, si contano oggi otto morti (quattro civili e quattro poliziotti iracheni) in scontri intertribali. Intanto il ministero degli esteri indonesiano ha confermato il rapimento di due donne originarie di Giakarta che lavorano in Iraq per un'impresa britannica di elettricita'.

MO: GAZA, 32 I PALESTINESI UCCISI OGGI

PAKISTAN: BOMBA IN MOSCHEA SCIITA, 18 MORTI E 60 FERITI

LIBANO: EX MINISTRO FERITO IN ATTENTATO, MORTA GUARDIA DEL CORPO

USA: DIBATTITO, BUSH E KERRY INCIAMPANO SU SADDAM/BIN LADEN

Il presidente George W. Bush, in modo piu' plateale, e il senatore John Kerry, in modo meno marcato, hanno entrambi avuto un istante d'incertezza tra Osama bin Laden e Saddam Hussein, rispondendo a domande nel dibattito in diretta tv a Coral Gables, in Florida. Il dibattito si svolge nell'auditorium dell'Universita' di Miami: sfondo blu, tappeto rosso. Prima di prendere posto dietro i rispettivi podi, Bush a destra dello schermo, Kerry a sinistra, i due antagonisti si sono stretti la mano. Sorpresa, il colore delle cravatte e' invertito: fondo blu per Bush, anche se il colore dei repubblicani e' rosso; e fondo rosso per Kerry, anche se il colore dei democratici e' blu.

Il numero uno della Cia, Porter Goss, ha fatto una serie di modifiche in seno all'agenzia, tra cui la scelta di un nuovo numero tre. Goss ha annunciato in serata a Washington che Michael Kostiw, ex vicepresidente del colosso petrolifero ChevronTexaco, prendera' il posto di A.B 'Buzzy' Krongard come numero tre dell'agenzia di intelligence. Krongard era uno degli uomini di George Tenet, che ha diretto la Cia per diversi anni.

MILANO/SCONTRI E TENSIONI DURANTE CORTEO STUDENTI

CLANDESTINI: OLTRE 800 SBARCATI A LAMPEDUSA IN 36 ORE

NUOVA OCCUPAZIONE A PALERMO

comunicato ufficiale:

dopo l'esperienza di palazzo Sammartino riteniamo necessario proseguire la nostra lotta per gli spazi sociali: oggi 1 ottobre 2004 abbiamo occupato i locali dell'ex mensa dei cantieri navali di via Guli'166/168. Un nuovo spazio sociale è nato a Palermo nel quartiere acquasanta per potenziare i percorsi di lotta per la rivendicazione dei diritti sociali. Riteniamo giusto riutilizzare ogni spazio, strappato alle speculazioni economiche ed edilizie per farne luogo di aggregazione,per dare una risposta alla mancanza di servizi sociali, alla precarietà e all'emarginazione.

Per contatti Andrea 339-8890664

gror041001 (last edited 2008-06-26 09:48:19 by anonymous)