G.R. ore 19.30

Esteri

MO: BLAIR, SI'ISRAELE E PALESTINESI A CONFERENZA LONDRA/ANSA POSITIVI COLLOQUI DI BLAIR A GERUSALEMME E RAMALLAH - La campagna promozionale del premier britannico Tony Blair per una conferenza a Londra volta a facilitare il ritorno alla road map e' apparsa oggi coronata da successo. Blair, a conclusione di colloqui con i leader israeliani e palestinesi a Gerusalemme e Ramallah ha infatti ottenuto da questi il pubblico sostegno alla sua iniziativa che, ha spiegato, ha il fine di spianare la strada alla ripresa del processo di pace sulla base dell' itinerario (road map) fissato dal Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu), che e' finora rimasto al punto di partenza. I colloqui che Blair ha avuto col premier israeliano Ariel Sharon erano forse la parte piu' difficile della sua missione. Blair, che con Sharon ha cordiali rapporti e che Israele considera un amico, e' riuscito a superare le riserve del premier, sempre diffidente di fronte a interventi internazionali che potrebbero poi esercitare pressioni politiche non volute sul suo paese. Il primo ministro britannico ha spiegato che l' incontro internazionale in programma a Londra, 'non intende prendere il posto della road map, che ha gia' avuto l'assenso di israeliani e palestinesi. Secondo Blair essa si inserisce piuttosto in un processo che partendo dalla visione da tutti condivisa di due stati, in concreto richiede una serie di passi per uscire da uno stato prolungato di paralisi. Israele, ha detto Sharon, giudica importante e approva questa iniziativa britannica anche se non partecipera' al raduno londinese perche', ha spiegato, affrontera' questioni che riguardano solo i palestinesi. L'assenso palestinese era scontato ed e' stato confermato dal presidente dell' Olp Abu Mazen (Mahmud Abbas), col quale Blair si e' successivamente incontrato a Ramallah. Fonti palestinesi hanno tuttavia osservato che l'assensa di Israele da questo foro lo svuotera' almeno in parte di significati politici.

...intanto... 3 I PALESTINESI MORTI A KHAN YOUNIS, 4 nella STRISCIA GAZA E' salito a tre il numero dei palestinesi uccisi in giornata dalle truppe israeliane nel campo profughi di Khan Younis, nel settore sud della Striscia di Gaza, teatro dall'alba di un'ennesima incursione su vasta scala, la seconda in una settimana, destinata a protrarsi per almeno 48 ore. La terza vittima, e' stato denunciato da fonti ospedaliere locali, e' stata colpita alla testa da proiettili; per ora non e' stato possibile identificarla. In precedenza erano morti un agente della polizia autonoma e un miliziano delle Brigate Abu Risch, gruppo radicale viicno a 'al-Fatah', la principale fazione dell'Olp. Sei i palestinesi rimasti feriti nelle ripetute sparatoprie con i soldati occupanti. In tutto oggi nell'enclave le persone che hanno perso la vita sono state peraltro quattro: alle tre di Khan Younis va aggiunto un ignoto palestinese che e' stato ferito in modo letale nei pressi di Beit Hanoun, nella parte settentrionale della Striscia; invano i medici hanno tentato di soccorrerlo, perche' gli israeliani non hanno permesso loro di avvicinarsi: l'uomo e' morto parecchie ore piu' tardi, dopo aver perso moltissimo sangue.

OPERATORE EGIZIANO ORASCOM DENUNCIA BOICOTTAGGI DA PARTE GUARDIE NAZIONALI IRACHENE E TRUPPE USA - Il padre della prima rete di telefonia mobile in Iraq dopo la guerra ('Iraqna') e titolare della piu' grande compagnia di telefonia mobile mediorientale e nordadfricana (Orascom), l' imprenditore egiziano Naguib Sawiris, ha denunciato boicottaggi da parte delle guardie nazionali irachene e delle truppe americane. In un' intervista al quotidiano internazionale arabo 'Al Sharq Al Awsat' Sawiris ha reso noto di aver presentato una denuncia al primo ministro iracheno, Iyad Allawi, protestando per l' arresto una settimana fa di due impiegati dell' Iraqna, accusati di aver aiutato insorti, ed una perquisizione degli uffici della societa'. Nell' occasione, secondo Sawiris, le guardie irachene avrebbero distrutto o rubato attrezzature, tra le quali sette computer. E' chiaro che ci sono dei concorrenti - denuncia il titolare dell' Iraqna, della quale dieci dipendenti furono sequestrati in settembre, e rilasciati successivamente - c'e' una personalita' politica, protagonista di vicende controverse in Iraq e all' estero, uno dei principali azionisti di una societa' kuwaitiana, che utilizza la sua influenza per ostacolare l' Orascom Abbiamo accertato - sostiene Sawiris - che l' operatore iracheno ha dato nostre frequenze alla societa' kuwaitiana e, nonostante le smentite, abbiamo stabilito che la nostra rete subisce interferenze da parte delle truppe americane. L' imprenditore egiziano non ha indicato il nome della compagnia, ne' del concorrente kuwaitiano, ma il giornale fa riferimento ad un' operatore che gestisce la rete di telefonia mobile nel sud dell' Iraq.

IRAQ/ RAFFICA DI VIOLENTE ESPLOSIONI IN CENTRO BAGHDAD

IRAQ/ FALLUJAH, DOMANI RIENTRO PRIMI SFOLLATI AD AL ANDALOUS IRAQ

Soldati inglesi potrebbero restare altri 10 anni in Iraq

ECUADOR AL CONGRESSO DELLA CONAIE DURO ATTACCO CONTRO GOVERNO GUTIÉRREZ

messico ANNIVERSARIO STRAGE DI ACTEAL, SETTE ANNI DOPO PREVALE L’IMPUNITÀ “Una settimana prima che il massacro avvenisse, parlai con il governatore, Julio César Ruiz Ferro, avvertendolo de pericolo che correvano alcune comunità indigene. Sfortunatamente, non diede peso alle mie affermazioni”: lo ha detto monsignor Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristóbal de las Casas, in occasione del settimo anniversario della strage di Acteal, passata alla storia come uno degli episodi più cruenti de3l conflitto in Chiapas. Secondo il presule, “ancora non è stata fata pienamente giustizia su Acteal perché molte persone informate dei fatti non hanno potuto testimoniare per timore di rappresaglie. Alcuni dei responsabili – ha aggiunto - potrebbero essere ancora liberi, mentre è possibile che gente innocente sia stata condannata e stia pagando per colpe mai commesse”. Il processo per i fatti di Acteal, celebrato nel 1999 e definito una “farsa” da diversi organismi a difesa dei diritti umani nazionali ed internazionali, si era concluso con la condanna di un centinaio di persone, in stragrande maggioranza indios anti-zapatisti che parteciparono materialmente alla strage riconosciuti colpevoli di omicidio, lesioni gravi e porto illegale di armi da fuoco di proprietà dell’esercito messicano. I mandanti non sono mai stati identificati. Secondo il presidente della Commissione nazionale dei diritti umani (Cndh) José Luis Soberanes Fernández le autorità statali e federali “devono agire al più presto per evitare che col passare del tempo prevalga l’impunità”. Soberanes ha ricordato inoltre che un numero indeterminato di persone, arrestate sette anni orsono, “sono ancora in attesa di giudizio”. Il 22 dicembre 1997, 45 indios della comunità di ‘Las Abejas’ riuniti in preghiera nell’eremo di Acteal, per la maggior parte donne e bambini, simpatizzanti dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), furono mutilati e uccisi da un gruppo di paramilitari legati al Partito rivoluzionario istituzionale (Pri, allora al governo). I giudici accertarono che durante l’assalto il generale dell'esercito Julio Santiago Diaz, condannato a 30 anni di prigione, si trovava a circa 200 metri dalla comunità indigena, con 40 agenti della polizia federale, ma non intervenne per sei ore e mezzo, ovvero per tutta la durata della strage. Oggi, come ogni anno da allora, sarà celebrata una cerimonia in memoria delle vittime.

BOLIVIA SCONTRI POLIZIA SENZA TERRA UCCISO UN CONTADINO

MILIONI DI ETTARI DI TERRE SOTTRATTI AI CONTADINI DAI GRUPPI ARMATI

Negli ultimi 15 anni in Colombia i gruppi armati illegali e i narcotrafficanti hanno sottratto ai 'campesinos' quasi 5 milioni di ettari di terre: lo rivela uno studio dalla 'Consultoría para los Derechos Humanos y el Desplazamiento Forzado' (Codhes), unito a dati raccolti dalla Pastorale sociale della Chiesa cattolica, organismi impegnati nell'analisi del fenomeno dello 'sfollamento forzato' e nell'assistenza ai profughi interni. Secondo il rapporto di Codhes, basato sulle testimonianze di oltre un migliaio di famiglie contadine distribuite in 114 comuni del Paese, la violenza prolungata dei gruppi armati contro i piccoli produttori rurali ha fatto sì che i paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc), impegnate in un negoziato di pace, siano oggi i principali 'terra-tenenti'. Il 70% delle 'appropriazioni indebite' di terra è attribuito a loro; il restante 30% alla guerriglia e alla criminalità comune. Tre le modalità più comuni cui i 'paras' hanno solitamente proceduto alla loro espansione territoriale: costringendo i contadini ad abbandonare le loro proprietà dietro minaccia di morte, espropriando con la forza gli appezzamenti o comprandoli a prezzi stracciati. Di fronte a un simile scenario, sostiene Codhes, la recente restituzione di circa 6.000 ettari seguita al disarmo di 1.400 uomini del 'Bloque Catatumbo' delle Auc, "deve costituire solo l'inizio di un processo di riparazione nei confronti delle vittime della guerra". Per Jorge Rojas, la 'politica del "dammi la tua terra, o la prenderò alla tua vedova", è ancora vigente in diverse zone del cosiddetto 'Eje Cafetero', la regione delle piantagioni di caffè, e nel dipartimento centrale di Valle del Caca, sebbene tutti i distretti ne abbiano pagato le conseguenze, soprattutto quelli di Tolima, Putumayo, Chocó, Antioquia, Caquetá, Cauca, Norte de Santander, Guaviare, Cesar e Bolívar.

SUDAN DARFUR: ATTACCO A UN VILLAGGIO, TRA LE VITTIME UN OPERATORE DI Medic Senza Ffontiere

Il villaggio di Labado, nello Stato del Darfur meridionale, è stato raso al suolo dalle forze governative. L’unica vittima per ora accertata è un operatore locale di Medici senza Frontiere (Msf): lo riferisce la stessa organizzazione umanitaria che ha appreso dell’attacco, avvenuto venerdì scorso, da alcuni suoi collaboratori rifugiatisi, con altri sfollati, nella città di Shariya. “Il villaggio è stato dato alle fiamme e tutta la popolazione (27.000 abitanti) sono fuggiti nelle località vicine”. Gli abitanti affermano che l’attacco è stato condotto dalle forze governative che hanno bombardato il villaggio mentre le milizie arabe Janjaweed hanno attaccato via terra. Al momento possibile dare un bilancio complessivo delle vittime tra i civili. Le prime persone fuggite agli scontri hanno raggiunto a piedi le città di Shariya, 50 chilometri a nord di Labado, e di Kalma, 100 chilometri a ovest, dove i team locali di Msf hanno improntato i primi soccorsi per i profughi, ma non è ancora chiaro dove sia fuggita la maggior parte della popolazione inclusi 29 operatori di Msf, impegnati in un centro nutrizionale e una clinica. L’attacco a Labado conferma il ripetersi degli scontri nella regione occidentale del Sudan, malgrado la tregua siglata nell’aprile scorso tra le parti in conflitto; mentre le organizzazioni umanitarie trovano sempre più difficoltà a portare il loro aiuto a causa delle violenza sul terreno. Ieri, inoltre, sono stati sospesi i negoziati di pace in corso a Abuja, capitale nigeriana, tra la delegazione governativa di Khartoum e quella dei due gruppi ribelli: l’Esercito di liberazione del Sudan (Sla) e il Movimento per l’uguaglianza e la giustizia (Jem). Nel rinviare la ripresa dei colloqui a gennaio, le parti hanno ribadito il loro impegno a rispettare il cessate-il-fuoco. Il conflitto in Darfur è esploso nel 2003 quando i due gruppi di autodifesa popolare Sla e Jem si sollevarono in armi contro il governo di Khartoum accusato di trascurare la regione e di appoggiare milizie di predoni arabi, conosciuti con il nome di Janjaweed, che da anni seminano morte e distruzione nella zona. La crisi ha provocato finora un numero imprecisato di vittime (alcune decine di migliaia per le Nazioni Unite, 'solo' 5.000 secondo il governo sudanese), oltre un milione e mezzo di sfollati e almeno 200.000 profughi nel confinante Ciad.

Colla per scarpe fuorilegge a Rio: era usata come narcotico

LUSSEMBURGO - La Corte europea di prima grado ha respinto l'appello di Microsoft per una sospensione delle sanzioni inflitte dalla Commissione, fino alla sentenza definitiva. A marzo la Commissione Ue aveva infatti inflitto alla società di Bill Gates, sotto processo per abuso di posizione dominante, particolari sanzioni e a pagare una multa record di 497 milioni di euro. Pagata la multa, al colosso dell'informatica preme invece ottenere la sospensione delle altre sanzioni, principalmente dell'obbligo di commercializzare una versione di Windows senza il software multimediale "Windows Media Player". La decisione nei confronti della Microsoft è stata presa personalmente dal presidente della Corte, Bo Vesterdorf. Alla Microsoft era stata imposta una multa di 497,2 milioni di euro versata in contanti, che è stata già pagata.

La decisione della Commissione Ue era stata motivata dalle ragioni che il monopolio di Microsoft su Windows danneggia aziende concorrenti come RealNetworks, Realplayer ed Apple. Infatti a Microsoft è stato ordinato di dare alle aziende concorrenti le informazioni necessarie sui protocolli per rendere i loro sistemi compatibili con il software di Microsoft.

Italia

Antifascismo - Milano - Udienza per Orlando e mila processo agli antifascisti milanesi per i fatti del gennaio 2004 a Genova Il primo processo si era concluso con una sentenza scandalosa di 1 anno e 11 mesi. Ascoltiamo oggi come è andata

Le fiamme non fermano le attività di un centro sociale A Bergamo il Paci paciana nelle fiamme Ascoltiamo la corrispondenza

lavoro

Lavoro vertenza Sma: occupata statale Basentana

Oltre 300 dipendenti della Sma hanno occupato poco fa il raccordo autostradale Potenza-Sicignano degli Alburni, fra le uscite di Potenza ovest e Potenza centro, per sollecitare una soluzione alla loro vertenza. I manifestanti, che ieri hanno protestato davanti alla Regione Basilicata, sono giunti sul posto con cinque autobus e numerose automobili.

ISTAT NUOVE PROTESTE

Continua la protesta dei lavoratori dell'Istat, in assemblea permanente ormai da giorni, che anche stamani hanno bloccato la diffusione e la produzione dei dati statistici. I dipendenti dell'Istituto, scesi ieri in piazza davanti a Montecitorio, aspettano tra oggi e domani una convocazione dal ministro della Funzione pubblica, Mario Baccini, a cui ribadiranno le loro richieste ascoltiamo quali sono e la giornata d oggi

9.30

Italia:

Processo ai compagni antifascisti Mercoledì 22 dicembre, si celebra il secondo troncone del processo agli antifascisti milanesi per i fatti del gennaio 2004 a Genova

Il primo processo si era concluso con una sentenza scandalosa di 1 anno e 11 mesi.

Presidio di controinformazione mercoledi' mattina dalle ore 9 in largo 12 ottobre nei pressi del tribunale di Genova Da Milano: partenza da stazione Centrale alle 7.00

MO: GAZA; NUOVA INCURSIONE ISRAELE, UN PALESTINESE UCCISO

- Un combattente palestinese e' stato ucciso durante uno scambio di colpi con le forze israeliane che hanno compiuto una nuova incursione stamane nel campo profughi di Khan Yunis, nel sud della striscia di Haza. Lo riferiscono fonti mediche palestinesi. La vittima si chiamava Mohammad Al-Jardali, 20 anni, un attivista delle Brigate Abu Rich, un gruppo armato legato al movimento di al Fatah.

GAZA, ISRAELIANI DEMOLISCONO CASE VICINO A NEVE DEKELIM

IRAQ: MORTO UN MARINE RIMASTO FERITO IN INCIDENTE

IRAQ: SOLDATI USA COLPITI DA FORMA RARA E LETALE DI POLMONITE

Almeno 18 soldati statunitensi di stanza in Iraq o comunque nell'area sono stati colpiti da una strana forma di polmonite acuta, che ha ha causato la morte di due di loro. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista di un'associazione medica statunitense (The Journal of the American Medical Association), la cosiddetta polmonite eosinofilica acuta - che provoca febbre, difficolta' respiratorie e un'infiltrazione di globuli rossi nei polmoni- e' stata diagnosticata in 18 casi tra i 183.000 militari statunitensi dislocati nella zona tra il marzo 2003 e il marzo 2004. La maggioranza dei malati erano uomini, con un'eta' media di 22 anni, tutti fumatori, la gran parte dei quali recenti. Lo studio del Walter Reed Army Medical Center di Washington, diretto da Andrew F.Shorr, non individua la causa della malattia, anche se fa notare che tutti i soldati ammalati (tranne uno) erano stato esposti in maniera prolungata all'inspirazione di sabbia sottile o di polvere.

TORTURE IRAQ/ NUOVI CASI DI ABUSI SU PRIGIONIERI IRACHENI

IRAQ: AEREO MILITARE FRANCESE RIPORTERA' IN PATRIA I REPORTER

Sara' un aereo dell'aeronautica militare francese a riportare in patria nel tardo pomeriggio di oggi i due giornalisti Christian Chesnot e Georges Malbrunot, liberati ieri dopo quattro mesi di cattivita' in Iraq. Lo hanno reso noto fonti ufficiali parigine. Partito dalla base militare di Villacoublay, alle porte di Parigi, l'aereo, un Falcon 900 con 14 posti, dovrebbe atterrare nella stessa base "nel tardo pomeriggio". Sull'aereo, oltre al ministro degli Esteri francese, Michel Barnier -al quale il premier Jeanne-Pierre Raffarin, ha chiesto di andare personalmente a recuperare i due reporter a Baghdad- anche alcuni familiari dei cronisti e un medico. Nella notte Bernard Malbrunot, fratello di Georges, ha reso noto di aver ricevuto una telefonata del presidente francese, Jacques Chirac, il quale gli ha assicurato che i due giornalisti hanno trascorso la notte "in un luogo sicuro di Baghdad" e che arriveranno in Francia "via Cipro mercoledi' sera". Chirac, che ha interrotto le sue vacanze natalizie in Marocco per tornare in Francia, oggi "dopo che l'aereo con Christian Chesnot e Georges Malbrunot ha lasciato Baghdad", inviera' un messaggio, hanno fatto sapere fonti dell'Eliseo. Chesnot, collaboratore di 'Radio France', e Malbrunot, inviato speciale de 'Le Figaro', erano spariti il 20 agosto sulla strada tra Baghdad e Najaf insieme al loro autista-interprete siriano, Mohamed al-Jundi, trovato vivo lo scorso 12 novembre.

SPAGNA: ESPLOSIONE PRESSO CASERMA POLIZIA, NESSUN FERITO

Un'esplosione e' avvenuta oggi all'esterno di una caserma della Guardia Civil nel nord della Spagna, ma non ha causato feriti. Lo ha reso noto la radio statale precisando che l'esplosione, la cui origine e' ancora da accertare, e' avvenuta in una piccola citta' vicino a Saragozza.

LIBERIA, L'ONU CONFERMA LE SANZIONI, MA PRESTO LE ATTENUERA

Allo studio il via libera alla vendita di diamanti e legname New York, 22 dic. (Ap) - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato ieri all'unanimità il mantenimento delle sanzioni imposte alla Liberia, ma si è impegnato a studiare la possibilità di togliere il divieto di vendita di diamanti entro tre mesi e il divieto di commercio del legname entro sei mesi. Nella risoluzione, il Consiglio ha riconosciuto gli impegni presi dal governo di transizione liberiano in vista di adempiere alle condizioni pretese dall'Onu per l'eliminazione delle sanzioni, tra le quali figurano l'embargo sulle armi e il divieto di lasciare il Paese per i suoi dirigenti politici. Il Consiglio ha tuttavia ritenuto che il governo "non ha ancora stabilito la sua autorità sull'insieme della Liberia". La risoluzione approvata ieri prolunga per sei mesi il divieto di esportazione dei diamanti, ma prevede di studiare la questione entro tre mesi al fine di togliere questa sanzione "appena possibile". Rinnova anche l'embargo sulle armi e sul legname, oltre al divieto di spostamento dei dirigenti della Liberia per un anno, questioni che saranno riesaminate entro sei mesi.

CONGO:

RAPITI TRE OPERATORI UMANITARI NEL NORD PAESE

URUGUAY

OPERAZIONE CONDOR, GIUDICE CHIEDE AL PARLAMENTO ATTI SU DUPLICE OMICIDIO

A quasi trent’anni dall’assassinio dei parlamentari Zelmar Nichelini e Héctor Gutiérrez Ruíz, il giudice uruguaiano Pedro Hackenbruch ha chiesto al Parlamento, dietro richiesta della magistratura argentina (ed esattamente del giudice Daniel Rafecas), il fascicolo con tutti gli atti sul caso raccolti nel 1985, allorché fu restaurata la democrazia, da una commissione parlamentare ad hoc. Michelini e Gutiérrez Ruíz lasciarono l’Uruguay subito dopo il colpo di Stato del 1973, riparando in Argentina, dove nel maggio 1976 i loro cadaveri, con segni di torture, furono ritrovati in un’automobile privata del numero di matricola e delle targhe. Una volta restaurata la democrazia in Argentina (1983) per il duplice omicidio furono processati, senza esito, il generale Carlos Suárez Mason, uno dei massimi gerarchi del regime militare di Buenos Aires, e il generale di brigata Jorge Olivera Robiere; dal processo scaturì che l’eliminazione dei due politici fu decisa nell’ambito del cosiddetto Piano Condor, l’operazione congiunta portata avanti tra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta dalle più crudeli dittature militari sudamericane (in particolare quelle cilena, boliviana, argentina, uruguayana e brasiliana) con l’obiettivo di perseguitare ed eliminare tutti gli oppositori politici. La richiesta del giudice Hackenbruch rappresenta ora una nuova possibilità di fare luce su una delle vicende più oscure della dittatura uruguayana, in particolare in una fase politica che vede, per la prima volta, la sinistra alla maggioranza. Tra l’altro, il figlio di Zelmar Michelini, Rafael Michelini, è stato recentemente rieletto senatore proprio nelle file del Frente Amplio-Encuentro Progresista-Nueva Mayoría, la coalizione di sinistra che ha vinto le elezioni dello scorso 31 ottobre e che dal prossimo marzo esprimerà il primo presidente della Repubblica di sinistra della storia dell’Uruguay.

gror041222 (last edited 2008-06-26 09:49:08 by anonymous)