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G.R. ore 19.30
Esteri
MO: BLAIR, SI'ISRAELE E PALESTINESI A CONFERENZA LONDRA/ANSA POSITIVI COLLOQUI DI BLAIR A GERUSALEMME E RAMALLAH - La campagna promozionale del premier britannico Tony Blair per una conferenza a Londra volta a facilitare il ritorno alla road map e' apparsa oggi coronata da successo. Blair, a conclusione di colloqui con i leader israeliani e palestinesi a Gerusalemme e Ramallah ha infatti ottenuto da questi il pubblico sostegno alla sua iniziativa che, ha spiegato, ha il fine di spianare la strada alla ripresa del processo di pace sulla base dell' itinerario (road map) fissato dal Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu), che e' finora rimasto al punto di partenza. I colloqui che Blair ha avuto col premier israeliano Ariel Sharon erano forse la parte piu' difficile della sua missione. Blair, che con Sharon ha cordiali rapporti e che Israele considera un amico, e' riuscito a superare le riserve del premier, sempre diffidente di fronte a interventi internazionali che potrebbero poi esercitare pressioni politiche non volute sul suo paese. Il primo ministro britannico ha spiegato che l' incontro internazionale in programma a Londra, 'non intende prendere il posto della road map, che ha gia' avuto l'assenso di israeliani e palestinesi. Secondo Blair essa si inserisce piuttosto in un processo che partendo dalla visione da tutti condivisa di due stati, in concreto richiede una serie di passi per uscire da uno stato prolungato di paralisi. Israele, ha detto Sharon, giudica importante e approva questa iniziativa britannica anche se non partecipera' al raduno londinese perche', ha spiegato, affrontera' questioni che riguardano solo i palestinesi. L'assenso palestinese era scontato ed e' stato confermato dal presidente dell' Olp Abu Mazen (Mahmud Abbas), col quale Blair si e' successivamente incontrato a Ramallah. Fonti palestinesi hanno tuttavia osservato che l'assensa di Israele da questo foro lo svuotera' almeno in parte di significati politici. ...intanto... messico MILIONI DI ETTARI DI TERRE SOTTRATTI AI CONTADINI DAI GRUPPI ARMATI Negli ultimi 15 anni in Colombia i gruppi armati illegali e i narcotrafficanti hanno sottratto ai 'campesinos' quasi 5 milioni di ettari di terre: lo rivela uno studio dalla 'Consultoría para los Derechos Humanos y el Desplazamiento Forzado' (Codhes), unito a dati raccolti dalla Pastorale sociale della Chiesa cattolica, organismi impegnati nell'analisi del fenomeno dello 'sfollamento forzato' e nell'assistenza ai profughi interni. Secondo il rapporto di Codhes, basato sulle testimonianze di oltre un migliaio di famiglie contadine distribuite in 114 comuni del Paese, la violenza prolungata dei gruppi armati contro i piccoli produttori rurali ha fatto sì che i paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc), impegnate in un negoziato di pace, siano oggi i principali 'terra-tenenti'. Il 70% delle 'appropriazioni indebite' di terra è attribuito a loro; il restante 30% alla guerriglia e alla criminalità comune. Tre le modalità più comuni cui i 'paras' hanno solitamente proceduto alla loro espansione territoriale: costringendo i contadini ad abbandonare le loro proprietà dietro minaccia di morte, espropriando con la forza gli appezzamenti o comprandoli a prezzi stracciati. Di fronte a un simile scenario, sostiene Codhes, la recente restituzione di circa 6.000 ettari seguita al disarmo di 1.400 uomini del 'Bloque Catatumbo' delle Auc, "deve costituire solo l'inizio di un processo di riparazione nei confronti delle vittime della guerra". Per Jorge Rojas, la 'politica del "dammi la tua terra, o la prenderò alla tua vedova", è ancora vigente in diverse zone del cosiddetto 'Eje Cafetero', la regione delle piantagioni di caffè, e nel dipartimento centrale di Valle del Caca, sebbene tutti i distretti ne abbiano pagato le conseguenze, soprattutto quelli di Tolima, Putumayo, Chocó, Antioquia, Caquetá, Cauca, Norte de Santander, Guaviare, Cesar e Bolívar. Il villaggio di Labado, nello Stato del Darfur meridionale, è stato raso al suolo dalle forze governative. Lunica vittima per ora accertata è un operatore locale di Medici senza Frontiere (Msf): lo riferisce la stessa organizzazione umanitaria che ha appreso dellattacco, avvenuto venerdì scorso, da alcuni suoi collaboratori rifugiatisi, con altri sfollati, nella città di Shariya. Il villaggio è stato dato alle fiamme e tutta la popolazione (27.000 abitanti) sono fuggiti nelle località vicine. Gli abitanti affermano che lattacco è stato condotto dalle forze governative che hanno bombardato il villaggio mentre le milizie arabe Janjaweed hanno attaccato via terra. Al momento possibile dare un bilancio complessivo delle vittime tra i civili. Le prime persone fuggite agli scontri hanno raggiunto a piedi le città di Shariya, 50 chilometri a nord di Labado, e di Kalma, 100 chilometri a ovest, dove i team locali di Msf hanno improntato i primi soccorsi per i profughi, ma non è ancora chiaro dove sia fuggita la maggior parte della popolazione inclusi 29 operatori di Msf, impegnati in un centro nutrizionale e una clinica. Lattacco a Labado conferma il ripetersi degli scontri nella regione occidentale del Sudan, malgrado la tregua siglata nellaprile scorso tra le parti in conflitto; mentre le organizzazioni umanitarie trovano sempre più difficoltà a portare il loro aiuto a causa delle violenza sul terreno. Ieri, inoltre, sono stati sospesi i negoziati di pace in corso a Abuja, capitale nigeriana, tra la delegazione governativa di Khartoum e quella dei due gruppi ribelli: lEsercito di liberazione del Sudan (Sla) e il Movimento per luguaglianza e la giustizia (Jem). Nel rinviare la ripresa dei colloqui a gennaio, le parti hanno ribadito il loro impegno a rispettare il cessate-il-fuoco. Il conflitto in Darfur è esploso nel 2003 quando i due gruppi di autodifesa popolare Sla e Jem si sollevarono in armi contro il governo di Khartoum accusato di trascurare la regione e di appoggiare milizie di predoni arabi, conosciuti con il nome di Janjaweed, che da anni seminano morte e distruzione nella zona. La crisi ha provocato finora un numero imprecisato di vittime (alcune decine di migliaia per le Nazioni Unite, 'solo' 5.000 secondo il governo sudanese), oltre un milione e mezzo di sfollati e almeno 200.000 profughi nel confinante Ciad. LUSSEMBURGO - La Corte europea di prima grado ha respinto l'appello di Microsoft per una sospensione delle sanzioni inflitte dalla Commissione, fino alla sentenza definitiva. A marzo la Commissione Ue aveva infatti inflitto alla società di Bill Gates, sotto processo per abuso di posizione dominante, particolari sanzioni e a pagare una multa record di 497 milioni di euro. Pagata la multa, al colosso dell'informatica preme invece ottenere la sospensione delle altre sanzioni, principalmente dell'obbligo di commercializzare una versione di Windows senza il software multimediale "Windows Media Player". La decisione nei confronti della Microsoft è stata presa personalmente dal presidente della Corte, Bo Vesterdorf. Alla Microsoft era stata imposta una multa di 497,2 milioni di euro versata in contanti, che è stata già pagata. La decisione della Commissione Ue era stata motivata dalle ragioni che il monopolio di Microsoft su Windows danneggia aziende concorrenti come RealNetworks, Realplayer ed Apple. Infatti a Microsoft è stato ordinato di dare alle aziende concorrenti le informazioni necessarie sui protocolli per rendere i loro sistemi compatibili con il software di Microsoft. Italia lavoro Oltre 300 dipendenti della Sma hanno occupato poco fa il raccordo autostradale Potenza-Sicignano degli Alburni, fra le uscite di Potenza ovest e Potenza centro, per sollecitare una soluzione alla loro vertenza. I manifestanti, che ieri hanno protestato davanti alla Regione Basilicata, sono giunti sul posto con cinque autobus e numerose automobili. Continua la protesta dei lavoratori dell'Istat, in assemblea permanente ormai da giorni, che anche stamani hanno bloccato la diffusione e la produzione dei dati statistici. I dipendenti dell'Istituto, scesi ieri in piazza davanti a Montecitorio, aspettano tra oggi e domani una convocazione dal ministro della Funzione pubblica, Mario Baccini, a cui ribadiranno le loro richieste ascoltiamo quali sono e la giornata d oggi Processo ai compagni antifascisti Mercoledì 22 dicembre, si celebra il secondo troncone del processo agli antifascisti milanesi per i fatti del gennaio 2004 a Genova Il primo processo si era concluso con una sentenza scandalosa di 1 anno e 11 mesi. Presidio di controinformazione mercoledi' mattina dalle ore 9 in largo 12 ottobre nei pressi del tribunale di Genova Da Milano: partenza da stazione Centrale alle 7.00 - Un combattente palestinese e' stato ucciso durante uno scambio di colpi con le forze israeliane che hanno compiuto una nuova incursione stamane nel campo profughi di Khan Yunis, nel sud della striscia di Haza. Lo riferiscono fonti mediche palestinesi. La vittima si chiamava Mohammad Al-Jardali, 20 anni, un attivista delle Brigate Abu Rich, un gruppo armato legato al movimento di al Fatah. Un Marine americano e' morto oggi in Iraq per le conseguenze delle ferite riportate in un incidente avvenuto ieri nella provincia occidentale di Al-Anbar. Almeno 18 soldati statunitensi di stanza in Iraq o comunque nell'area sono stati colpiti da una strana forma di polmonite acuta, che ha ha causato la morte di due di loro. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista di un'associazione medica statunitense (The Journal of the American Medical Association), la cosiddetta polmonite eosinofilica acuta - che provoca febbre, difficolta' respiratorie e un'infiltrazione di globuli rossi nei polmoni- e' stata diagnosticata in 18 casi tra i 183.000 militari statunitensi dislocati nella zona tra il marzo 2003 e il marzo 2004. La maggioranza dei malati erano uomini, con un'eta' media di 22 anni, tutti fumatori, la gran parte dei quali recenti. Lo studio del Walter Reed Army Medical Center di Washington, diretto da Andrew F.Shorr, non individua la causa della malattia, anche se fa notare che tutti i soldati ammalati (tranne uno) erano stato esposti in maniera prolungata all'inspirazione di sabbia sottile o di polvere. T Documenti interni dell'esercito degli Stati Uniti svelano nuovi casi di abusi inflitti dai soldati a prigionieri iracheni. Un detenuto sarebbe morto in circostanze sospette. Inoltre, durante perquisizioni di case sarebbe stato rubato del danaro. La documentazione, diverse centinaia di pagine, è stata ottenuta dall'Unione americana dei diritti civili (Aclu) in base alla legge statunitense sulla libertà d'informazione. Uno dei documenti afferma che un soldato americano ha ucciso nel settembre 2003 un prigioniero iracheno a Tikrit (Iraq settentrionale) che, secondo lui, stava cercando di fuggire. L'inchiesta ha mostrato che il militare non aveva proceduto alle intimazioni di rito. E' stato degradato ma non indagato penalmente. In un altro caso, un soldato ha minacciato di uccidere un detenuto durante un interrogatorio se avesse rifiutato di collaborare. Secondo gli inquirenti militari, questo genere di pratiche possono essere considerate come violazione delle convenzioni di Ginevra, ma l'Aclu non ha trovato traccia di procedimento contro il soldato. Infine, inquirenti militari affermano che un soldato si è sparato deliberatamente una pallottola nel piede sinistro nel maggio 2003 dopo aver perquisito le case di ribelli iracheni. Secondo il documento, il soldato si sarebbe sparato al piede dopo aver rubato 180mila dinari iracheni ed aver appreso che era stata aperta una procedura disciplinare contro di lui per la faccenda. Il danaro è stato poi scoperto nel suo giubbotto anti-proiettile e restituito agli iracheni. Queste nuove rivelazioni fanno seguito ad altre informazioni, rivelate la settimana scorsa, secondo le quali agenti dell'Fbi hanno inflitto sevizie a prigionieri di Guantanamo. Il presidente americano George W. Bush esige che siano eseguite inchieste approfondite per fare piena luce su questi fatti, ha affermato ieri il portavoce della Casa Bianca. "Le persone devono essere considerate responsabili e portate davanti alla giustizia se sono implicate nei misfatti e devono essere messe in atto misure di punizione e di prevenzione per impedire che ciò si ripeta" ha detto Scott McClellan. Sara' un aereo dell'aeronautica militare francese a riportare in patria nel tardo pomeriggio di oggi i due giornalisti Christian Chesnot e Georges Malbrunot, liberati ieri dopo quattro mesi di cattivita' in Iraq. Lo hanno reso noto fonti ufficiali parigine. Partito dalla base militare di Villacoublay, alle porte di Parigi, l'aereo, un Falcon 900 con 14 posti, dovrebbe atterrare nella stessa base "nel tardo pomeriggio". Sull'aereo, oltre al ministro degli Esteri francese, Michel Barnier -al quale il premier Jeanne-Pierre Raffarin, ha chiesto di andare personalmente a recuperare i due reporter a Baghdad- anche alcuni familiari dei cronisti e un medico. Nella notte Bernard Malbrunot, fratello di Georges, ha reso noto di aver ricevuto una telefonata del presidente francese, Jacques Chirac, il quale gli ha assicurato che i due giornalisti hanno trascorso la notte "in un luogo sicuro di Baghdad" e che arriveranno in Francia "via Cipro mercoledi' sera". Chirac, che ha interrotto le sue vacanze natalizie in Marocco per tornare in Francia, oggi "dopo che l'aereo con Christian Chesnot e Georges Malbrunot ha lasciato Baghdad", inviera' un messaggio, hanno fatto sapere fonti dell'Eliseo. Chesnot, collaboratore di 'Radio France', e Malbrunot, inviato speciale de 'Le Figaro', erano spariti il 20 agosto sulla strada tra Baghdad e Najaf insieme al loro autista-interprete siriano, Mohamed al-Jundi, trovato vivo lo scorso 12 novembre. Un'esplosione e' avvenuta oggi all'esterno di una caserma della Guardia Civil nel nord della Spagna, ma non ha causato feriti. Lo ha reso noto la radio statale precisando che l'esplosione, la cui origine e' ancora da accertare, e' avvenuta in una piccola citta' vicino a Saragozza. Allo studio il via libera alla vendita di diamanti e legname New York, 22 dic. (Ap) - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato ieri all'unanimità il mantenimento delle sanzioni imposte alla Liberia, ma si è impegnato a studiare la possibilità di togliere il divieto di vendita di diamanti entro tre mesi e il divieto di commercio del legname entro sei mesi. Nella risoluzione, il Consiglio ha riconosciuto gli impegni presi dal governo di transizione liberiano in vista di adempiere alle condizioni pretese dall'Onu per l'eliminazione delle sanzioni, tra le quali figurano l'embargo sulle armi e il divieto di lasciare il Paese per i suoi dirigenti politici. Il Consiglio ha tuttavia ritenuto che il governo "non ha ancora stabilito la sua autorità sull'insieme della Liberia". La risoluzione approvata ieri prolunga per sei mesi il divieto di esportazione dei diamanti, ma prevede di studiare la questione entro tre mesi al fine di togliere questa sanzione "appena possibile". Rinnova anche l'embargo sulle armi e sul legname, oltre al divieto di spostamento dei dirigenti della Liberia per un anno, questioni che saranno riesaminate entro sei mesi. CONGO: RAPITI TRE OPERATORI UMANITARI NEL NORD PAESE URUGUAY OPERAZIONE CONDOR, GIUDICE CHIEDE AL PARLAMENTO ATTI SU DUPLICE OMICIDIO A quasi trentanni dallassassinio dei parlamentari Zelmar Nichelini e Héctor Gutiérrez Ruíz, il giudice uruguaiano Pedro Hackenbruch ha chiesto al Parlamento, dietro richiesta della magistratura argentina (ed esattamente del giudice Daniel Rafecas), il fascicolo con tutti gli atti sul caso raccolti nel 1985, allorché fu restaurata la democrazia, da una commissione parlamentare ad hoc. Michelini e Gutiérrez Ruíz lasciarono lUruguay subito dopo il colpo di Stato del 1973, riparando in Argentina, dove nel maggio 1976 i loro cadaveri, con segni di torture, furono ritrovati in unautomobile privata del numero di matricola e delle targhe. Una volta restaurata la democrazia in Argentina (1983) per il duplice omicidio furono processati, senza esito, il generale Carlos Suárez Mason, uno dei massimi gerarchi del regime militare di Buenos Aires, e il generale di brigata Jorge Olivera Robiere; dal processo scaturì che leliminazione dei due politici fu decisa nellambito del cosiddetto Piano Condor, loperazione congiunta portata avanti tra gli anni Settanta e linizio degli anni Ottanta dalle più crudeli dittature militari sudamericane (in particolare quelle cilena, boliviana, argentina, uruguayana e brasiliana) con lobiettivo di perseguitare ed eliminare tutti gli oppositori politici. La richiesta del giudice Hackenbruch rappresenta ora una nuova possibilità di fare luce su una delle vicende più oscure della dittatura uruguayana, in particolare in una fase politica che vede, per la prima volta, la sinistra alla maggioranza. Tra laltro, il figlio di Zelmar Michelini, Rafael Michelini, è stato recentemente rieletto senatore proprio nelle file del Frente Amplio-Encuentro Progresista-Nueva Mayoría, la coalizione di sinistra che ha vinto le elezioni dello scorso 31 ottobre e che dal prossimo marzo esprimerà il primo presidente della Repubblica di sinistra della storia dellUruguay.
IRAQ/ FALLUJAH, DOMANI RIENTRO PRIMI SFOLLATI AD AL ANDALOUS IRAQ
Soldati inglesi potrebbero restare altri 10 anni in Iraq
ECUADOR AL CONGRESSO DELLA CONAIE DURO ATTACCO CONTRO GOVERNO GUTIÉRREZ
COLOMBIA
Unione Europea versus Microsoft
IRAQ: MORTO UN MARINE RIMASTO FERITO IN INCIDENTE
Un marine assegnato al primo corpo di spedizione e' deceduto a seguito delle ferite riportate in un incidente stradale avvenuto il 21 dicembre mentre stava svolgendo operazioni di sicurezza e stabilizzazione nella provincia di al-Anbar recita il comunicato dei militari. IRAQ: SOLDATI USA COLPITI DA FORMA RARA E LETALE DI POLMONITE
IRAQ: AEREO MILITARE FRANCESE RIPORTERA' IN PATRIA I REPORTER