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G. R. 10.00

LIBANO

Il ritiro delle truppe siriane dal Libano sarà totale e avverà in tempi rapidi, è questione di settimane appena. Lo dichiara, in un'intervista a 'la Repubblica', Butheina Cha'aban, uno dei ministri più vicini al presidente siriano. Si tratta di un ritiro completo all'interno delle frontiere siriane e non di un ripiegamento all'interno del territorio libanese - spiega il ministro - il ritiro verà completato entro aprile, e cioè prima della scadenza fissata per la presentazione del rapporto stilato dall'Onu. Sulle minacce di nuove sansioni da parte dell'America, Cha'aban continua: La decisione politica è presa, ed è netta. Se all'America ciò non basta vuol dire che il vero problema non sono le forze siriane, bensì la Siria in quanto tale. Il fatto è che restano soltanto da stabilire i dettagli tecnici dell'operazione. E su chi sostituirà le forze siriane in Libano, il ministro conclude dovrebbe subentrare l'esercito libanese. Ma se l'Onu vuole condividere una parte della responsabilità, che sia. Aspettiamo l'inviato Roed-Larsen questa settimana. La decisione spetta al Libano: a noi spetta soltanto il ritiro delle nostre truppe.

IRAQ

Sono almeno otto i morti provocati dai violenti scontri scoppiati oggi a Baquba, citta' situata 65 chilometri a nord di Baghdad e compresa nel famigerato 'Triangolo Sunnita'. Secondo fonti ospedaliere, infatti, oltre a sette membri delle forze governative avrebbe perso la vita anche un civile. Ignoti guerriglieri hanno dapprima attaccato con armi automatiche e granate un gruppo di soldati regolari nel sobborgo occidentale di al-Mouradiyah, uccidendone cinque; sei commilitoni delle vittime hanno subito lesioni. Quindi gli assalitori hanno fatto saltare in aria un'auto-bomba nel vicino quartiere di al-Moualimeen mentre stava sopraggiungendo un convoglio di veicoli della polizia, che intendeva portare rinforzi ai militari: un passante e due agenti sono rimasti uccisi, ulteriori undici persone sono state ferite, e tra esse cinque civili. Baquba, a popolazione mista sunnita e sciita, e' sovente teatro di operazioni dei ribelli.

Un altro sequestro di di un uomo d'affari giordano, un civile: si tratta, per la cui liberazione i rapitori hanno chiesto il pagamento di un riscatto dall'importo equivalente a 250.000 dollari. A darne notizia e' stato uno dei fratelli della vittima da Amman.

Soldati americani hanno arrestato 52 persone oggi nel corso di perquisizioni nel sud di Baghdad, mentre marine Usa accompagnati da soldati iracheni hanno arrestati diversi ribelli in una moschea piu' a sud.Circa 500 soldati della 3.a divisione di fanteria e della 82.a divisione aerotrasportata hanno compiuto rastrellamenti alla ricerca di sospetti implicati in attacchi contro l'esercito americano. Nel corso di questa operazione nella zona agricola di Dura, alla periferia sud di Baghdad, in un edificio sono state arrestate 52 persone, tra cui 39 tra donne e bambini. Un attacco a meno di un chilometro da questa edificio era costato la vita ad alcuni soldati Usa della 3.a divisione di fanteria

Il capo di stato maggiore dell'esercito iracheno, il generale curdo Babaker Badrkan Zibari, smentisce le voci che parlano di una cattura in siria di Al Zarqawi. Se conoscessi dove sta, sarei andato a prenderlo e fino a quando non l'abbiamo catturato io non parlerò". Così risponde alle domande dei giornalisti il capo dello stato maggiore congiunto dell'esercito iracheno. Lo scrive il quotidiano panarabo edito a Londra Al Sharq Al Awsat.

PALESTINA

Due israeliani sono stati feriti in un attacco vicino alla Tomba del Patriarca, a Hebron. Uno di loro, gravemente. Secondo quanto ha riferito un portavoce militare israeliano, un commando ha aperto il fuoco contro gli israeliani prima di riuscire a fuggire.

La citta' cisgiordana di Hebron (150 mila abitanti) e' stata subito isolata dall'esercito israeliano. Perlustrazioni sono in corso nella 'Casbah' della citta', secondo fonti locali. Lo stato di allerta e' stato proclamato anche nella vicina colonia ebraica di Kiryat Arba dove gli abitanti hanno appreso che un suicida potrebbe essere pronto ad entrare in azione. La sparatoria di oggi a Hebron ha esasperato gli animi fra i coloni ebrei della citta' che in un comunicato stampa hanno accusato il governo di Ariel Sharon di aver messo a repentaglio la loro vita con le continue concessioni ai palestinesi. Il passaggio sotto totale controllo dell'Anp di alcune citta' cisgiordane e' in questi giorni una delle questioni che sono dibattutte dai dirigenti israeliani e palestinesi. Ieri fonti palestinesi hanno reso noto che gia' martedi' l'Anp potrebbe assumere il controllo di Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale.

Un palestinese e' rimasto ucciso la scorsa notte nella citta' cisgiordana di Ramallah, secondo quanto riferisce il quotidiano della Autorita' nazionale palestinese 'al-Hayat al-Jadida'. La vittima e' stata identificata in Fadi Jabarin Shobakye, 23 anni, un membro dell'Apparato di intelligence dell'Anp. Secondo il giornale questi si e' trovato coinvolto in una aspra sparatoria con un reparto della difesa civile cittadina. Le ragioni della disputa non sono state precisate.

BOLIVIA

Il presidente della Bolivia, Carlos Mesa, ha annunciato poche ore fa che oggi presenterà le sue dimissioni al Parlamento, a causa delle manifestazioni che stanno bloccando il Paese. Da giorni sindacati e contadini locali hanno organizzato scioperi e blocchi stradali che hanno provocato disordini soprattutto a La Paz e El Alto, non lontano dalla capitale, contro il rincaro del prezzo dell’acqua potabile (l’ultimo aumento del 23% è di dicembre) e la vendita del gas all’estero. L’annuncio di dimissioni è stato definito “un ricatto” da Morales, che ha accusato Mesa di “incapacità di risolvere i problemi del Paese”. Nell’ottobre del 2003 Mesa era vicepresidente quando prese il posto di Gonzalo Sánchez de Lozada, costretto alle dimissioni da analoghe proteste contro la vendita del gas all’estero; in quella circostanza le proteste di massa vennero sedate in modo violento dalle forze dell’ordine, che a El Alto – sobborgo abitato da strati molto poveri della popolazione sulle alture intorno a La Paz – uccisero almeno 67 persone e ne ferirono centinaia.

MOLDOVA

il Partito Comunista filo-occidentale ha vinto le elezioni in Moldova con circa il 99 per cento dei voti già scrutinati, conquistando la maggioranza parlamentare. Il gruppo di Vladimir Voronin ha ottenuto il 46% delle preferenze, una percentuale però insufficiente per la rielezione del presidente.